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l'edificio del maglio museo

Le origini

"la quantità di notizie disponibili sull'attività dei magli è inversamente proporzionale alla loro antichità: quelli di Nossa sono antichissimi e non si sa nulla sulle loro origini.

E' noto invece che i bergamaschi sono stati per secoli maestri nell'arte della fusione del ferro .

Non sappiamo quali fossero le prime strutture esistenti subito dopo l'anno mille; probabilmente è riferita al '500 la descrizione che il Guerinoni fa degli impianti esistenti, costituiti da:

due case per lavaggio del minerale
un'officina per lavare le sabbie del minerale e per la fonderia
tre forni fusori con tre fuochi grandi e due piccoli 

Zuanne da Lezze nel 1592 ricorda:

"questa gente è povera; lavorano nella ferarezza nel far chiodi...facendosi in questo luogo circa pesi 5000 de chiodi" E indica la presenza di

un maglio grosso
un maglio piccolo
sette macine da mulino 

Nella storia

La ruota idraulica era utilizzata fino all’Undicesimo secolo per muovere i mulini per macinare i cereali, ma con la rivoluzione che si stava verificando proprio in quel tempo (si parla infatti di rinascita dopo l’anno 1000), si cercò di applicare ben presto il movimento generato dalla ruota anche per altri usi. Sono proprio di quest’epoca infatti le prime notizie dei mulini da ferro, i primi rudimentali magli che sorsero in più località europee. Sembra che l’invenzione dei magli sia opera dei monaci certosini che nelle loro abbazie della Stiria, della Carinzia, del Piemonte e della Lombardia avevano ideato dei congegni per sfruttare l’energia idraulica come ci dimostra questo documento dell’abbazia di Clarivaux:

"Il fiume entra nell’abbazia per quanto lo permette il muro della chiusa. Prima si getta nel molino del granturco, dove il grano viene franto sotto il peso delle ruote, e dove il setaccio separa la farina dallo scarto. [...]Ma il fiume non ha ancora smesso di lavorare, perché ora viene immesso nelle cardatrici che seguono il molino del granturco. Nel molino esso ha preparato il cibo dei frati, ed ora il suo dovere è quello di aiutare a prepararne gli abiti. Il fiume non si rifiuta, né si nega ai compiti che gli sono richiesti: così esso alza ed abbassa alternativamente i pesanti martelli ed i magli, o per essere più esatti, i piedi di legno della macchina per cardare. …"

La diffusione ed il perfezionamento

Ben presto questi meccanismi si diffusero per tutta Europa: già nel XII secolo abbiamo notizie di magli in Francia, in Italia, in Slesia, in Danimarca, in Austria e in Inghilterra. Nel frattempo, mentre il meccanismo del maglio si diffondeva, esso subiva delle trasformazioni e delle specializzazioni: in Germania, nelle fucine Krupp, esisteva un maglio (detto anche martinetto) in cui l’albero era parallelo al manico e grosse camme, poste vicino alla mazza battente spingevano dal basso all’alto il martello che poi ricadeva sull’incudine, in un’illustrazione del XVII secolo vediamo invece un maglio all’italiana in cui l’albero era perpendicolare al manico e le camme abbassavano ritmicamente la culatta del maglio (questa macchina è del tutto analoga a quella presente nelle fucine di Nossa), in fine nell’Encyclopédie di Diderot e D’Alambert è illustrato un meccanismo in cui albero e manico sono disposti come nel maglio di Krupp, ma le camme fanno forza sulla culatta del meccanismo.

I magli si distinguevano però non solo in base al dispositivo di funzionamento: per battere i blumi si usavano grossi magli del peso compreso tra i 500 ed i 1600 kg, mossi da una ruta del diametro di due metri, invece per lavorare grossi pezzi metallici si usavano magli del peso di circa 300 kg in grado di dare fino a 120 colpi al minuto, per le piccole lavorazioni invece si usavano magli piccoli di 60 – 80 kg che potevano dare anche 200 colpi al minuto.

I magli potevano subire modifiche anche in base al lavoro che dovevano fare, per esempio in Val Sabbia nel Bresciano è possibile vedere un maglio con la testa d’asino particolarmente allungata e tondeggiante per lavorare i paioli di rame.

La rivoluzione industriale

Oltre alle importantissime innovazioni che interessarono la siderurgia nel XVIII e nel XIX secolo, la rivoluzione industriale fu fondamentale per l’introduzione di una nuova fonte di energia: il vapore che fu ben presto usato anche nelle grandi fucine per muovere il maglio. Questo nuovo macchinario era costituito da due cavalletti in ferro a forma di A, da un pistone, da un’asta e dalle solite mazza battente ed incudine: il vapore entrava nel pistone e, con la sua pressione, faceva sollevare per mezzo dell’asta la mazza battente, giunto a fine corsa il vapore veniva fatto uscire dalla camera e per inerzia la mazza battente ricadeva sull’incudine, a Terni, alla fine dell’Ottocento venne istallato un maglio analogo a quello a vapore in cui però il fluido per il sollevamento non era più il vapore ma l’aria compressa; questo maglio il più grande del mondo era alto 18 metri, la mazza misurava 3,8 per 2,2 per 1,5 metri, i suoi colpi facevano tremare tutta la città ed era in grado di lavorare lingotti spessi anche un metro

Il maglio oggi

Nelle officine oggi si usano nuovi macchinari, simili ai magli ma che permettono di modellare il ferro in modo più veloce e preciso infatti laminatoi e presse hanno preso il posto del maglio, stampando anche migliaia di pezzi all’ora.

Tuttavia il maglio resiste ancora nelle antiche fucine dove spesso è fermo o lavora per i visitatori, ma anche nelle officine dei carpentieri, dove si può trovare un maglio elettrico; questo è costituito fondamentalmente da un motore alimentato dalla corrente elettrica, da un volano (una pesante ruota che permette di mantenere un ritmo costante quando la macchina lavora) e da una biella che trasmette il movimento alla mazza battente. Caratteristica importante di questo maglio è che la forza del colpo non viene solo dall’inerzia della mazza battente ma dalla forza data dal motore per cui non sono più necessarie grosse mazze battenti per aumentare la potenza della macchina.

 

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