L’elefante batté per terra con la sua grossa zampa e cantò : “Pircà. Pircà, sumandendem, sumandjai”. Poco dopo gli animali sentirono qualcuno che rideva. Si voltarono videro il camaleonte che si sbellicava dalle risate. Allora gli chiesero: “Perché ridi, camaleonte? Noi ci stiamo ammazzando dalla fatica per trovare l’acqua e tu te ne stai lì a ridere? ”Il camaleonte continuò a ridere e rispose che stava ridendo dell’ elefante. Gli altri animali replicarono: “Come sei stupido! Non ti rendi conto che l’elefante con il suo peso e con la sua enorme zampa può fare dei buchi in un istante?”
“Voi credete veramente che l’elefante possa fare dei buchi?” chiese il camaleonte, continuando a ridere. “Stiamo a vedere!” 
L’elefante alzò di nuovo la sua grande zampa, la sbatté con forza per terra e cantò: “Pircà, pircà, sumandendem, sumandjai…”
Ma niente: ne buco ne acqua. Allora il camaleonte si avvicinò e disse: “Avvicinatevi che voglio dirvi una cosa. Voi pensate che sia con la forza che si riescono a fare le cose, non è vero? Io vi mostrerò invece che non è così. ”Quando gli animali sentirono ciò si misero a ridere. La pernice e la faraona si sbellicavano dalle risate. Intanto il camaleonte con le sue due unghie grattava il suolo e cantava : “ Nhocofè, nhocofè, sumandendem, sumandjai…” . Quale non fu la sorpresa di tutti, quando, poco dopo,  videro un po’ d’acqua uscire dal foro fatto dal camaleonte. Questi si guardò intorno e disse agli altri animali: “Vedete, non vi avevo detto che non è con la forza che si riescono a fare tutte le cose? L’elefante così pesante, con tutta la sua forza, non è riuscito a combinare niente, io invece che non ho forza alcuna sono riuscito a bucare il terreno con le mie due unghie scavando, scavando pazientemente. 

La pazienza e la perseveranza valgono più della forza.”

Favola tradizionale guineense a cura di Manuel Luis Fernandes 

 

 

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