Home page             Tradizioni           S. Natale           Capodanno

 

 

La settimana santa

 

La Settimana Santa a Bultei è molto sentita.

E’ una preparazione alla S. Pasqua ed è dedicata principalmente alle funzioni religiose tradizionali che sono state tramandate per varie generazioni dai nostri nonni e che presentano molte affinità con la religiosità popolare spagnola.

 

La domenica delle palme

È la Domenica che precede la Settimana Santa.

 Nel nostro paese si fa una solenne processione che parte dalla chiesa di S.Pietro fino alla chiesa parrocchiale e alla quale partecipano il parroco, i confratelli e i fedeli che portano in mano le palme e i rami d’ulivo benedetti e cantano invocazioni e inni sacri. Il parroco celebra quindi la S. Messa e poi vengono distribuite a tutte le famiglie una piccola croce di palma ed un ramoscello di ulivo benedetto.

 Anni addietro, si benedicevano ‘sas raigas”: i sostegni della vite e “su zuncu”: una specie di erba secca resistente, che serviva per legare i sostegni della vite. Nella piazza antistante la chiesa parrocchiale si accendeva un fuoco, il parroco dava la benedizione e poi i contadini portavano nelle loro vigne le loro erbe benedette con la speranza di ottenere un’abbondante produzione di vino.

 

 Già da alcuni anni, la sera tardi, vengono organizzati dei quadri viventi che rappresentano alcuni episodi della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Si fa quindi la processione alla quale partecipano moltissime persone di Bultei e di altri paesi.

 

Il Giovedì Santo

 

Come tutti sanno, il Giovedì Santo è un giorno molto importante per la Cristianità, perché si ricorda l’ultima cena di Gesù con gli apostoli.

In chiesa si prepara un altare detto:”il sepolcro” (dove si mette l’Eucaristia)che viene addobbato con tantissimi fiori e con dei piatti che contengono piantine di grano lasciate crescere all’ombra, chiamate in dialetto “su trigu”.

Il sepolcro è venerato durante la notte da tanti fedeli in preghiera. Da questo giorno, le campane cessano di suonare, in segno di lutto, per riprendere solo la notte di Pasqua e annunciare la resurrezione di Gesù.

 

 

Il Venerdì Santo

 

Si ricorda la passione e la morte di Gesù Cristo. 

Il mattino si usa fare la processione con la statua della Madonna Addolorata, chiamata in dialetto “Sas chircas “. Durante la processione si cantano “Sos gosos” il cui ritornello dice:

 

“Non mi giamedas Maria,

si non mama de dolore,

sette ispadas de dolore,

su coro m ‘ana trapassadu”.

Di pomeriggio, in chiesa, c’è la solenne finzione in cui si ricorda la crocifissione e morte di Gesù. Si leggono alcune pagine del Vangelo, molto belle e toccanti e si presenta il Crocifisso che tutti baciano con devozione. Segue quindi la deposizione di Gesù: “s ‘iscravamentu” : due uomini che rappresentano Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, salgono su due scale che sono appoggiate alla Croce e tolgono dal capo di Gesù la corona di spine e dalle mani e dai piedi i chiodi. Poi depongono la statua di Gesù in una ‘lettiga”. Si fa quindi una processione.

 

Alcuni confratelli (giovani del paese che indossano una tunica bianca) reggono una statua di Gesù e altri quella della Madonna che ha in capo un velo nero. Si cantano gli inni penitenziali e i “gosos”, che esprimono i lamenti della Madonna:

 

“Cagliadebbos criaduras,

lassade pianghere a mie.

 

Questa processione, alla quale partecipa sempre tanta gente, si conclude in chiesa.

  

Pasqua o “Pasca ‘e Abrile”

 

È una festa molto sentita dagli abitanti di Bultei ed è la festa più solenne della Settimana Santa, perché ricorda la Resurrezione di Cristo.

Il momento culminante e più caratteristico di questa festività, a Bultei, è l’incontro tra gesù e la Madonna: “S ‘intoppu”. 

Si formano due processioni, che partono rispettivamente dalle chiese di S. Margherita di S. Pietro. In un punto del centro del paese, i due cortei si incontrano: viene tolto alla Madonna il velo nero che la ricopre, si fanno tre

genuflessioni in quell’istante, mentre le campane squillano festosamente, l’aria rintrona di spari di allegria che continuano per una decina di minuti mentre tutti si scambiano gli auguri.

 

Pane, dolci e cibi tradizionali

 

Anticamente la Pasqua era l’occasione per preparare pane e dolci caratteristici. I dolci tipici, che si preparavano in tutte le case, erano le “casadinas”: dolci tradizionali di forma generalmente rotonda o quadrata fatti con pasta sfoglia e un ripieno a base di: ricotta fresca , zucchero, uova, farina e uva passa. Si faceva poi del pane speciale, di diverse forme, e, per i bambini le “cozzuleddas chin s’ou”, cioè delle focacce che avevano incastonato nella pasta, un uovo.

Si ritiene che le attuali uova pasquali di cioccolata, siano una continuazione trasformata di questa tradizione.

Ci si ritrovava a tavola in allegria con parenti ed amici; in nessuna casa mancava il tradizionale arrosto di carne di agnello, accompagnato dai migliori vini.

 

 

Pasquetta

 

È il giorno successivo a quello di Pasqua. 

La mattina in chiesa si celebra la S. Messa, poi si usa andare a pranzo in campagna, con gruppi di amici.

Anticamente questa festa era chiamata: “Festa di Satana” perché si diceva che si andava a festeggiare in campagna per fare un dispetto al diavolo.

 

Benedizione delle case

 

Nei giorni successivi, il parroco fa il giro del paese per benedire le case e le famiglie che le abitano con l’acqua benedetta.

E accompagnato da due chierichetti di cui uno tiene l’acqua santa e l’altro dei libretti che contengono preghiere.

Il parroco, appena entra nelle case dice:"Pace a questa casa e ai suoi abitanti" poi recita una preghiera e fa gli auguri alla famiglia.

Si usa dare al parroco un'offerta e ai chierichetti dei soldini e dei dolci

up

  chiesa di San Saturnino