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Il Testo integrale del discorso di Bush Servizio Foto1 - Foto 2
Guerra in IRAQ Segue ... Il dopo Guerra in IRAQ
Ancora sangue sul Ramadan: esplosione a Baghdad, autobomba a Falluja
Baghdad 28 Ott - Dopo la strage di ieri, continua l'offensiva della guerriglia ; 6 morti, tra cui un bambino, a Fallujia, dove un kamikaze si è fatto esplodere a bordo di un'auto nei pressi del commissariato locale. Forte esplosione nella zona sud di Baghdad, ancora incerta la natura della deflagrazione. -Un'autobomba e' esplosa a Falluja, a ovest di Baghdad, nei pressi del locale commissariato di polizia. L'attentato, secondo un responsabile dellla polizia irachena citato dall'agenzia Reuters, e' stato compiuto da un kamikaze e ha fatto sei morti, cinque civili e l'attentatore suicida. "Cinque civili sono stati uccisi", ha detto il maggiore Assad Abul Karim. E secondo diverse fonti di stampa una forte esplosione e' stata avvertita nella zona sud di Baghdad. L'emittente araba al Arabia conferma la notizia, ma precisa che i suoi inviati stanno ancora cercando di raggiungere il luogo dello scoppio. "Al momento non si conoscono le cause- ha detto l'inviato della TV araba Al-Arabia - e abbiamo notevoli difficolta' a raggiungere il luogo dell'esplosione a causa della chiusura di molte strade". Dopo la lunga serie di attentati che ha colpito ieri la capitale irachena, per motivi di sicurezza le truppe americane hanno deciso di chiudere e impedire la circolazione in molte arterie cittadine. Ed è di quattro militari americani feriti il bilancio dell'ennesimo agguato avvenuto questa mattina nella citta' di Khalidiya, a ovest di Baghdad, contro una pattuglia di soldati. Secondo alcuni testimoni oculari, ripresi dalla Tv araba Al-Arabia, miliziani armati hanno attaccato il convoglio lanciando diversi missili del tipo RBG. La notizia e' stata confermata anche da fonti mediche. Intanto, a 24 ore dai micidiali attentati che ieri hanno squassato Baghdad, provocando la morte di circa 40 persone e il ferimento di oltre 200, il gen. Usa Mark Hertling, responsabile della sicurezza nella capitale irachena, si e' detto certo che dietro gli attacchi ci sono "militanti stranieri" e non iracheni. Uno degli attentatori - ha aggiunto il generale - e' stato catturato poco prima che potesse far esplodere la Land cruiser su cui si trovava ed e' stato trovato in possesso di un passaporto siriano. La serie di attentati con autobombe, tutti susseguitisi in meno d'un'ora, e' stata l'episodio piu' sanguinoso della guerriglia, in una citta' di cinque milioni di abitanti, contro le forze d'occupazione americane e quanti lavorano al loro fianco e sono considerati "collaborazionisti". La Croce Rossa Internazionale non ha ancora preso alcuna decisione relativamente all'evacuazione del suo staff internazionale dall'Iraq. Tuttavia, sia l'emittente araba Al-Jazira sia il netword tedesco Ard, citando il capo della delagazione della Croce Rossa in Iraq, hanno parlato di un'imminente evacuazione dello staff a partire gia' da oggi. Il segretario di Stato Usa Colin Powell ha invitato invece la Croce Rossa e le altre organizzazioni umanitarie a non lasciare il paese per non condere una vittoria "ai terroristi".
(Aggiornato il 28 Ottobre 2003 ore 14:00)
AUTOBOMBA A FALLUJA, E' ANCORA STRAGE
FALLUJA (IRAQ) 28 OTT - Un'autobomba e' esplosa oggi a Falluja, a ovest di
Baghdad, vicino ad un commissariato di polizia. L'attentato, secondo un
responsabile dellla polizia irachena citato dall'agenzia Reuters, e' stato
compiuto da un kamikaze e ha fatto cinque morti, quattro civili e
l'attentatore suicida. ''Quattro civili sono stati uccisi'', ha dteto il
maggiore Assad Abul Karim.
RIAD - Gli Stati Uniti hanno emesso un avviso per i propri cittadini in
cui si consiglia di rinviare viaggi non indispensabili in Arabia Saudita per
timore di attacchi terroristici.
Ci sono dati credibili su piani per attaccare gli interessi dell'aviazione
occidentale in Arabia Saudita.
C'e' infatti apprensione a Washington, per il secondo giorno del Ramadan a
Baghdad e in Iraq, dopo che ieri una serie di attacchi suicidi -almeno
quattro- ha colpito il quartier generale della Croce Rossa internazionale e
tre stazioni di polizia nella capitale irachena, uccidendo 43 persone e
ferendone oltre duecento.
L'ondata di attacchi coordinati ha sconvolto Baghdad nel primo giorno
del mese di digiuno sacro all'Islam. A Washington, il presidente americano
George W. Bush vede, nelle stragi, il segno della ''disperazione'' dei nemici
di fronte ai progressi delle forze di occupazione americane nel restaurare
l'ordine e nel ripristinare i servizi essenziali. La serie di attentati di
Baghdad sembra confermare i timori per il Ramadan che l'Fbi, negli Stati
Uniti, e la Cia, all'estero, avevano tradotto in messe in guardia contro
attacchi agli interessi americani. L'allerta e' stata ripetuta, la scorsa
notte, in particolare per l'Arabia Saudita. La serie di attentati con
autobombe, tutti susseguitisi in meno d'un'ora a Baghdad, e' stata l'episodio
piu' sanguinoso della guerriglia, in una citta' di cinque milioni di abitanti,
contro le forze d'occupazione americane e quanti lavorano al loro fianco e
sono considerati ''collaborazionisti''.
Dodici vittime ci sono state nell'attacco alla Croce Rossa, almeno 27
vittime sono state accertate -secondo i dati di cui si dispone a
Washington- negli altri episodi. In uno degli attacchi alle stazioni di
polizia, e' stato ucciso un soldato americano e alcuni sono rimasti feriti,
mentre, fra le vittime, vi sarebbero anche due civili americani (potrebbe
trattarsi di agenti dell'intelligence, ma si tratta d'indiscrezioni
giornalistiche e mancano conferme ufficiali). Fra i militari americani, v'e'
chi attribuisce gli attacchi a terroristi non iracheni o a Paesi non
identificati che starebbero sobillando la resistenza contro le forze
d'occupazione. Ma altri militari riconoscono che ben pochi elementi stranieri
sono stati finora arrestati nei rastrellamenti in Iraq.
(Aggiornato il 28 Ottobre 2003 ore 12:00)
Inferno a Baghdad, due attentati in pochi minuti; 10 morti oltre 22 feriti
Bagdad 27 Ott - Autoambulanza imbottita di esplosivo contro il palazzo della Croce Rossa, violenta deflagrazione nei pressi del ministero dell'Industria; Dieci morti e 22 feriti il bilancio provvisorio. La guerriglia irachena torna a colpire dopo l'attentato di ieri mattina contro l'hotel Rasheed. - La guerriglia irachena torna a colpire. Due violente esplosioni hanno squarciato questa mattina il centro di Baghdad. La prima è avvenuta a poca distanza dal palazzo dove hanno sede gli uffici della Croce Rossa Internazionale, nel quartiere di Karrada: contro l’edificio è stata lanciata, sembra, una autoambulanza imbottita di esplosivo. Fonti ospedaliere parlano di dieci morti e di 22 feriti. Pochi minuti dopo un'altra forte deflagrazione ha squassato il cuore della capitale irachena. Questa volta la zona interessata e' quella nella quale si trova il ministero dell'Industria. Testimoni raccontano di una enorme nuvola di fumo che si leva dai luoghi degli attentati. Ieri mattina all'alba un'altro attacco aveva devastato l'albergo Rasheed, dove risiedeva il vice segretario alla Difesa Usa Wolfowitz, rimasto illeso.
(Aggiornato il 27 Ottobre 2003 ore 09:00)
BAGHDAD, SOLDATI USA FERITI DA BOMBA
BAGHDAD 25 OTT - Tre soldati di una pattuglia americana sono stati feriti oggi all'alba a Baghdad dall'esplosione di una bomba collocata al margine di una strada che essi stavano percorrendo. Lo ha detto un ufficiale americano, aggiungendo che i feriti non sono in pericolo di morte. Il capitano Ty Wilson, della 1/a divisione corazzata, ha detto che una bomba artigianale, forse un proiettile di mortaio fatto detonare con un comando a distanza, e' esplosa stamattina verso le 07:00 sulla rampa di uscita di un'autostrada nella zona sudoccidentale di Baghdad. ''E' stato un Ied (ordigno esplosivo improvvisato) esattamente come tutti gli altri qui in citta' - ha detto Wilson -. Hanno colpito una pattuglia''. L'ordigno, che era piazzato accanto al guard rail d'acciaio. sotto un albero, esplodendo ha investito un veicolo Humvee.
ANCORA SANGUE AMERICANO, UCCISI ALTRI QUATTRO SOLDATI
BAGDHAD 17 OTT - Un soldato americano e' stato
ucciso da una bomba e due sono rimasti feriti oggi nella zona di Baghdad. Lo
riferiscono fonti militari americane. Ieri, tre soldati americani e due
poliziotti iracheni erano stati uccisi in scontri a Kerbala dove una pattuglia
e' stata presa di mira con granate e colpi di kalashnikov sparati dai tetti
della case nella citta' santa irachena. Nello stesso attacco, altri quattro
militari americani e cinque poliziotti iracheni sono rimasti feriti.
KIRKUK, FALLITO ATTENTATO A CAPO VIGILI - Una serie di attacchi e violenze
ha contraddistinto la serata di giovedi' a Kirkuk, nel Kurdistan iracheno.
presi di mira soprattutto i collaborazionisti (con l'occupante) e le truppe
americane. Il capo dei vigili ha dichiarato di essere sfuggito a un attentato
poco prima della mezzanotte (locale). Un razzo si e' abbattuto sulla sua
automobile, distruggendola, mentre egli si trovava a una ventina di metri. Il
funzionario ha affermato che si tratta del terzo tentativo di ucciderlo. Una
bomba e' scoppiato nel giardino della casa di un giovane ritenuto un
collaborazionista. Nello scoppio e' morta l'anziana madre dell'uomo, che in
passato aveva ricevuto numerose lettere di minaccia. In un terzo attacco, un
razzo ha colpito la sede di Kirkuk della Intesa nazionale irachena, il
raggruppamento del presidente in carica del Consiglio nazionale provvisorio.
Infine una automobile e' esplosa vicino al quartier generale in citta' del
contingente americano, senza provocare vittime. A Bassora, nel sud del paese,
secondo quanto riferito da fonti del ministero della difesa di Londra, una
pattuglia britannica si e' trovata coinvolta in uno scontro tra gruppi
iracheni rivali. Costretti a sparare, i soldati britannici hanno ucciso un
civile iracheno.
MARINES SBARCANO IN OPERAZIONE ANTI-CONTRABBANDO - Un gruppo di marines
sta operando nel Sud dell'Iraq, dove e' sbarcato per partecipare a
un'operazione anti-contrabbando che ha gia' condotto all'arresto di numerosi
sospetti e al sequestro di chiatte e di auto-cisterne. Della partecipazione
dei marines all'operazione, ha dato notizia, giovedi', in un briefing al
Pentagono, il capo di Stato Maggiore americano, generale Richard Myers. I
marines sbarcati nel Sud dell'Iraq appartengono alla 13.a unita' di spedizione
ed erano nel Golfo a bordo della nave da guerra Peleliu. La 13.a unita' di
spedizione e' forte di circa 2.000 marinai e 2.200 marines: si ignora quanti
siano mpegnati nell'operazione anti-contrabbando. Il mese scorso, gli ultimi
marines rimasti avevano lasciato il territorio iracheno, dopo avere
partecipato all'attacco all'Iraq e alla prima fase dell'occupazione militare.
L'operazione anti-contrabbando si chiama 'Sweeney'. Il generale Myers ne ha
fatto un bilancio in cifre: 75 arresti a tutt'oggi, sequestrati 20 chiatte
piene, 15 chiatte vuote, otto battelli per il trasporto del petrolio, 36
auto-cisterne per il trasporto del petrolio, nove furgoncini con un carico di
petrolio e 10 pompee di benzina''. Il capo di Stato Maggiore, che rispondeva a
domande di giornalisti avendo al fianco il segretario alla difesa Donald
Rumsfeld, ha anche confermato l'arresto, avvenuto nei pressi di Mossul, di Aso
Hawleri, uno dei leader del gruppo estremista curdo-islamico Ansar al-Islam,
considerato legato alla rete terroristica di Osama bin Laden al Qaida.
L'arresto, avvenuto mei giorni scorsi, non era stato finora confermato dalle
fonti statunitensi.
(Aggiornato il 17 Ottobre 2003 ore 14:00)
Battaglia a Karbala, uccisi tre soldati Usa
KARBALA 17 Ott - Tre soldati americani e due poliziotti iracheni sono stati
uccisi oggi in scontri a Kerbala, in Iraq. Lo riferiscono fonti della
coalizione. Nello scontro, avvenuto ieri sera, hanno perso la vita anche due
poliziotti iracheni.
(Aggiornato il 17 Ottobre 2003 ore 10:00)
CONSIGLIO ONU APPROVA RISOLUZIONE ALL'UNANIMITA'
NEW YORK 17 OTT - Il Consiglio di Sicurezza ha approvato all'unanimita' la
nuova risoluzione sull'Iraq. La risoluzione invita il Consiglio Governativo
iracheno a sottoporre entro il 15 dicembre al Consiglio di Sicurezza ''un
calendario e un programma per la redazione della nuova costituzione e per
l'indizione di elezioni democratiche in base alla nuova costituzione''.
Il segretario di Stato americano Colin Powell s'e' oggi detto ''molto, molto
soddisfatto'' del varo all'unanimita' della risoluzione.
Il ministro degli Esteri francese, Dominique De Villetin, ha detto oggi a
Bruxelles che Parigi non dara' un ''contributo militare'' alla stabilizzazione
dell' Iraq, ma ha confermato che Francia, Russia e Germania voteranno questo
pomeriggio a favore della nuova risoluzione americana all' Onu: i tre paesi,
ha precisato, daranno ''una spiegazione di voto comune'' davanti al Consiglio
di sicurezza.
(Aggiornato il 17 Ottobre 2003 ore 09:00)
SI EUROPEO ALLA NUOVA RISOLUZIONE ONU
BRUXELLES 16 Ott - Il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder ha annunciato, in
una conferenza stampa durante il vertice europeo di Bruxelles, che la
Germania, la Francia e la Russia voteranno a favore della nuova risoluzione
Onu sull'Iraq. "Abbiamo riconosciuto che la risoluzione è un importante passo
nella giusta direzione; le obiezioni da noi sollevate sono state accolte". La
decisione è stata presa nel corso di un incontro in videoconferenza di 45
minuti fra Schroeder, il presidente francese Chirac e quello russo Vladimir
Putin. Dopo un'incessante attività diplomatica, gli Stati Uniti erano riusciti
a strappare un accordo sulla nuova bozza con la Cina, il Pakistan e, come
anticipato stamattina dal Washington Post, con Mosca.
ATTACCO AMBASCIATA TURCA; UN MORTO E 3 FERITI
ANKARA 14 Ott - Un morto e tre feriti e' il bilancio fornito dal Ministero degli esteri turco delle persone colpite dall'esplosione di un autobomba guidata da un kamikaze davanti all'ambasciata turca di Baghdad. ''Il kamikaze e' morto e non e' stato ancora identificato. Due agenti di polizia iracheni ed un inserviente dell'ambasciata turca sono rimasti leggermente feriti'', ha dichiarato all'Ansa un portavoce dello stesso ministero. Intanto la Russia ha ribadito oggi la sua richiesta di 'alcune modifiche, ma molto importanti' alla bozza di risoluzione americana sull'Iraq, in discussione al Consiglio di sicurezza dell'Onu. TURCHIA CHIEDE UNITA' INTERNAZIONALE - Il Ministero degli esteri turco, condannando l'attacco suicida di oggi contro l'ambasciata turca a Baghdad, ha sottolineato la necessita' che la comunita' internazionale mostri unita' al fine di stabilizzare la sicurezza in Iraq ed ha confermato che la Turchia e' determinata ad assumersi ''responsabilita' e sacrifici''. ''Questo vile attacco alla nostra ambasciata e' una continuazione dei recenti raid terroristici in Iraq. Tutte queste azioni dimostrano la serieta' del problema sicurezza in Iraq. E' stata confermata ancora una volta la necessita' che tutti i membri della comunita' internazionale mostrino al piu' presto un'armonica unita' e contribuiscano a stabilizzare la sicurezza in Iraq'', recita una dichiarazione scritta dello stesso Ministero. ''Come Paese vicino dell'Iraq desideroso sin dall'inizio ad assumere responsabilita' e sacrifici, la Turchia continuera' con determinazione nei suoi sforzi per aiutare questo Paese (l'Iraq, ndr)'', conclude la dichiarazione.
(Aggiornato il 14 Ottobre 2003 ore 18:00)
IRAQ - SOLDATI USA A RISCHIO SUICIDIO
Washington 13 Ott - A Washington c'è preoccupazione per il morale e per lo
stato psico-fisico dei soldati Usa da molti mesi stanziati in Iraq: il numero
di suicidi tra i militari è insolitamente elevato e l'esercito ha chiesto ad
una squadra di specialisti di determinare quali ne siano le cause. Negli
ultimi sette mesi sono 14 i casi di suicidio accertati. In termini comparativi
- 17ogni 100mila uomini contro una media standard 10 ogni 100mila - già questo
è un dato inquietante ma al Pentagono si sta indagando anche su un'altra
decina di decessi archiviati come "incidenti". Inoltre sarebbe insolitamente
elevata anche la quantità di casi psichiatrici scoppiati dopo la fine
ufficiale delle ostilità: quasi 500 soldati sono stati rimpatriati proprio per
questo motivo. Ad acuire il disagio c'è probabilmente lo stato di allerta
continua determinato dalle azioni terroristiche e dalla guerriglia logorante
condotta dalle forze avverse all'occupazione. Dopo gli attentati sanguinosi
dei giorni scorsi - ad esempio - questa mattina un blindato Bradley è finito
su una mina a Bayji, provocando la morte di uno degli occupanti.
LA CIA NEL MIRINO DEI KAMIKAZE A BAGHDAD
BAGHDAD 13 OTT- La guerriglia irachena ha alzato il tiro ieri, ma, anche se
per un soffio, ha mancato il bersaglio: obiettivo dell'attacco suicida era il
Baghdad Hotel, piccolo albergo nel centro della capitale irachena, dove
risiedono impiegati e funzionari della Cia. Ma i morti, sei, sono tutti
iracheni. A questi si aggiungono uno o due kamikaze. In Italia intanto, il
portavoce di Fi Bondi, ha escluso un passaggio in Parlamento sulla
prosecuzione della missione italiana in Iraq. Rizzo (Pdci): chiederemo a
Casini un dibattito in Parlamento. E Cento (Verdi) ha affermato che dopo il
successo della marcia della pace di ieri da Perugia ad Assisi, 'e' tornato il
momento di far pronunciare nuovamente il Parlamento con una mozione per il
ritiro dei nostri soldati'.
Una fortissima esplosione ha squassato oggi il centro di Baghdad, e piu'
precisamente la via Saadun dove sorge il Baghdad Hotel, usato da personale
americano, causando almeno sei morti (tutti iracheni) oltre ad un kamikaze e
una decina di feriti. Un soldato americano e' stato medicato sul posto. Alcuni
gruppi di iracheni si sono riversati nella zona inneggiando all'esplosione.
Secondo le prime ricostruzioni di testimoni, sui due lati della strada
sono arrivate due auto. Qualcuno dice di aver visto una delle auto dirigersi
verso l'hotel Baghdad, ritenuto l'albergo dei funzionari della Cia e di altri
rappresentanti della coalizione a guida Usa, oltre che frequentato da
imprenditori americani e da alcuni esponenti del governo iracheno di
transizione.
''Ho visto un'auto dirigersi verso l'albergo. Una delle guardie ha aperto
il fuoco e e' esplosa'', ha detto un testimone. Qualcun altro racconta invece
che una delle due auto si e' schiantata contro il muro di cemento che circonda
l'albergo esplodendo. Fiamme e una fitta colonna di fumo nero si sono subito
levate avvolgendo l'edificio. L'esplosione ha ridotto in macerie parte
dell'albergo e in frantumi vetri a distanza di vari isolati. Soldati americani
mandati sul posto hanno circondato la zona mentre elicotteri la sorvolano.
(Aggiornato il 13 Ottobre 2003 ore 09:00)
ESPLOSIONE ALBERGO BAGHDAD USATO PERSONALE USA, ALMENO 10 MORTI
BAGHDAD 12 OTT - Due forti esplosioni hanno colpito oggi un albergo nel centro di Baghdad utilizzato da personale delle forze di sicurezza americane. Lo hanno detto testimoni oculari che hanno affermato di aver visto due auto in fiamme sui due fianchi dell'Hotel. Secondo la polizia ci sarebbero almeno dieci morti e numerosi feriti. Secondo l'edizione online della Cnn, parte dell'Hotel che si chiama Baghdad e' stata ridotta in macerie e la zona e' piombata nel caos. Un testimone ha detto che una delle due auto si e' schiantata contro il muro di cemento che circonda l'albergo esplodendo.
(Aggiornato il 12 Ottobre 2003 ore 12:00)
ENNESIMO AGGUATO
CONTRO MILITARI USA A BAGHDAD
BAGHDAD 09 Ott - Nuova imboscata a Baghdad ai danni delle truppe
americane: alle 20:00 ora locale (le 19:00 in Italia) due soldati sono
rimasti uccisi e quattro feriti nel corso di un'operazione di pattugliamento
nel quartiere sciita di Al Sadr, a nord-est della capitale irachena. La
notizia è stata diffusa oggi dal Comando militare Usa. Il popoloso e
sterminato sobborgo (un tempo chiamato 'città di Saddam') poche ore prima
era stato teatro di un'altra strage, un attentato-suicida dinanzi a un
commissariato di polizia, in cui erano morti tre agenti e cinque civili. I
soldati appartenevano alla prima divisione blindata e stavano effettuando un
servizio di pattugliamento quando sono caduti in una imboscata verso le 20
di ieri, secondo quanto hanno annunciato dallo stato maggiore americano.
(Aggiornato il 09 Ottobre 2003 ore 21:00)
BAGHDAD: AUTOBOMBA FA STRAGE, UCCISO DIPLOMATICO SPAGNOLO
BAGHDAD 09 OTT - Un diplomatico spagnolo di stanza a Baghdad, Jose' Antonio
Bernal Gomez, e' stato ucciso oggi nella capitale irachena mentre usciva dalla
sua residenza. Lo hanno detto oggi fonti ufficiali citate dall'agenzia
spagnola Efe. Bernal, ufficiale di aeronautica, era il responsabile in Iraq
del Centro nazionale di intelligence (Cni) spagnolo, con status diplomatico e
rango di addetto all'informazione dell'ambasciata a Baghdad, informa il
giornale madrileno El Mundo nella sua edizione online. Secondo fonti del
ministero spagnolo gli Esteri, citate dalla radio Cadena Ser, quando Bernal e'
uscito dalla sua casa, in un quartiere residenziale della capitale irachena,
era atteso da tre uomini armati. Vedendoli avrebbe tentato di fuggire, ma e'
stato raggiunto dai loro spari. Bernal e' il secondo spagnolo morto in Iraq
dalla fine della guerra: il primo era il capitano Manuel Martin-Oar, rimasto
ucciso nell'attentato contro la sede delle Nazioni Unite a Baghdad.
L'esplosione che ha investito una stazione di polizia a Baghdad ha
provocato la morte di due poliziotti iracheni e di cinque civili. Lo ha
detto un poliziotto alla Reuters. Un poliziotto iracheno sul luogo
dell'attentato polizia a Baghdad ha detto che si e' trattato di un'autobomba
guidata da un kamikaze. ''Abbiamo trovato la testa del kamikaze. Era stata
strappata via dal corpo. Aveva la barba e il suo corpo era carbonizzato'', ha
precisato alla Reuters. ''Stavamo davanti alla stazione di polizia, una
macchina si e' avvicinata e si e' scagliata contro altre auto e c'e' stata una
forte esplosione'', ha detto il poliziotto Anwar Abdul Rahim, ricoverato in un
vicino ospedale. L'attentato e' avvenuto in un quartiere sciita nella parte
nordorientale della capitale irachena. Il numero delle vittime, tra sette e
dieci, costituisce il bilancio piu' grave degli attentati a Baghdad dopo
quello contro la sede delle Nazioni Unite che ha ucciso ad agosto 22 persone.
(Aggiornato il 09 Ottobre 2003 ore 11:20)
ATTACCO CON MORTAIO CONTRO MINISTERO ESTERI A BAGHDAD
BAGHDAD 07 Ott - Un ufficiale della polizia irachena ha detto che l'attacco di oggi al complesso del ministero degli esteri e' stato compiuto a colpi di mortaio. ''Un colpo di mortaio e' stato tirato senza colpire il suo obiettivo contro il ministero degli esteri e non ha causato vittime'' ha detto il capitano Ali Khadim. Testimoni avevano in precedenza parlato di un'esplosione e di colpi d'arma da fuoco.
(Aggiornato il 07 Ottobre 2003 ore 11:20)
ANCORA UN SOLDATO USA MORTO IN UN ATTENTATO
BAGHDAD 04 OTT - Un militare americano e' morto
e un altro e' rimasto ferito in un'imboscata, venerdi' sera a Baghdad. Ne ha
dato notizia oggi un portavoce dell'esercito Usa, precisando che l'agguato e'
avvenuto in un quartiere sud-orientale della capitale irachena.
MILITARI USA SPARANO CONTRO EX SOLDATI, UN MORTO E SEI FERITI -
Un ex soldato iracheno e' morto e altri sei sono rimasti feriti dagli spari
delle truppe americane a Baghdad durante una manifestazione per chiedere il
pagamento dello stipendio. Secondo dei testimoni, centinaia di ex soldati
infuriati hanno inveito e lanciato pietre contro i militari Usa, che hanno
risposto con manganellate e spari in aria. Nei disordini sette iracheni sono
rimasti feriti. ''Siamo venuti qui pacificamente per ritirare i nostri soldi'',
ha detto alla Reuters l'ex soldato Adnan Faris, ''non abbiamo fatto nulla per
provocarli''. Un portavoce americano ha detto di non avere al momento
informazioni sull'incidente. Le autorita' hanno deciso di pagare una
'liquidazione' ai soldati del disciolto esercito iracheno che sono rimasti
senza lavoro, per cui una folla si e' radunata presso il vecchio aeroporto,
per prelevare la somma, circa 40 dollari a testa.
LA CIA CONFERMA, NESSUN' ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA - Gli Stati Uniti
non sono ancora riusciti a trovare in Iraq alcun segno di armi per la
distruzione di massa. Lo ha confermato, in un rapporto al Congresso, David
Kay, l'ex-ispettore dell'Onu adesso responsabile della squadra di esperti che
sta dando da mesi la caccia alle armi in Iraq. ''Non abbiamo trovato alcun
deposito di armi ADM'' e neanche prove della esistenza di tali armi, anche se
non e' possibile escludere un tentativo di riavviare questi programmi per
quanto probabilmente ''ad un livello molto rudimentale'', afferma il rapporto.
Kay, presentando giovedi' un rapporto alle Commissioni Intelligence della
Camera e del Senato (in seduta segreta), ha comunque sottolineato che le
ricerche delle ADM sono ancora in corso ''e non siamo ancora giunti al punto
dove e' possibile escludere definitivamente la esistenza di arsenali di tali
armi o il fatto che siano esistiti prima della guerra''.
Il direttore della Cia George Tenet ha respinto, in una lettera al
Congresso, le critiche di alcuni parlamentari su presunte carenze delle
informazioni fornite dall'intelligence Usa, prima della guerra, sui programmi
di Saddam per produrre armi bio-chimiche. Tenet ha notato, nella sue lettera
alla Commissione Intelligence della Camera, che ''e' ancora presto'' per
valutare il lavoro dell'intelligence, vista la non completezza delle
informazioni sinora disponibili. Si e' intanto appreso che potrebbe costare un
miliardo di dollari la caccia della Casa Bianca alle introvabili armi per la
distruzione di massa (ADM) di Saddam Hussein. La ricerca, finora infruttuosa e
gia' costata oltre 300 milioni di dollari, ricevera' una iniezione di fondi
per altri 600 milioni di dollari. La cifra e' contenuta nella sezione segreta
dei fondi per 87 miliardi di dollari chiesti dalla Amministrazione Bush al
Congresso per la ricostruzione dell'Iraq e dell'Afghanistan.
(Aggiornato il 04 Ottobre 2003 ore 10:20)
LA CIA CONFERMA, NESSUN ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA
WASHINGTON 03 OTT - Gli Stati Uniti non sono
ancora riusciti a trovare in Iraq alcun segno di armi per la distruzione di
massa. Lo ha confermato, in un rapporto al Congresso, David Kay,
l'ex-ispettore dell'Onu adesso responsabile della squadra di esperti che sta
dando da mesi la caccia alle armi in Iraq. ''Non abbiamo trovato alcun
deposito di armi ADM'' e neanche prove della esistenza di tali armi, anche se
non e' possibile escludere un tentativo di riavviare questi programmi per
quanto probabilmente ''ad un livello molto rudimentale'', afferma il rapporto.
Kay, presentando giovedi' un rapporto alle Commissioni Intelligence della
Camera e del Senato (in seduta segreta), ha comunque sottolineato che le
ricerche delle ADM sono ancora in corso ''e non siamo ancora giunti al punto
dove e' possibile escludere definitivamente la esistenza di arsenali di tali
armi o il fatto che siano esistiti prima della guerra''.
Il direttore della Cia George Tenet ha respinto, in una lettera al
Congresso, le critiche di alcuni parlamentari su presunte carenze delle
informazioni fornite dall'intelligence Usa, prima della guerra, sui programmi
di Saddam per produrre armi bio-chimiche. Tenet ha notato, nella sue lettera
alla Commissione Intelligence della Camera, che ''e' ancora presto'' per
valutare il lavoro dell'intelligence, vista la non completezza delle
informazioni sinora disponibili. Si e' intanto appreso che potrebbe costare un
miliardo di dollari la caccia della Casa Bianca alle introvabili armi per la
distruzione di massa (ADM) di Saddam Hussein. La ricerca, finora infruttuosa e
gia' costata oltre 300 milioni di dollari, ricevera' una iniezione di fondi
per altri 600 milioni di dollari. La cifra e' contenuta nella sezione segreta
dei fondi per 87 miliardi di dollari chiesti dalla Amministrazione Bush al
Congresso per la ricostruzione dell'Iraq e dell'Afghanistan.
I soldi, se concessi dal Congresso, permetteranno di aumentare la forza
del Gruppo di Ricerca, composto al momento da 1200 persone, che sotto la guida
dell'ex-ispettore dell'Onu David Kay sta dando la caccia alle armi piu'
devastanti (e piu' imbarazzanti) del presunto arsenale di Saddam. Ma l'attivita'
del Gruppo di Ricerca, che ha sostituito la precedente Task Force 75 (gestita
dal Pentagono), ha suscitato polemiche perche' il problema, per i critici
della amministrazione Bush, non puo' essere risolto aumentando il personale o
aumentando i fondi a disposizione della forza coordinata da Kay (che risponde
alla Cia e non piu' al Pentagono). Viene fatto notare che gran parte dei
'cacciatori di ADM' sono inoperosi a Baghdad, a volte per intere settimane, in
attesa che maturino le condizioni per una missione. Ma gli indizi per seguire
la pista delle presunte ADM non sono abbondanti.
La somma di un miliardo di dollari che l'amministrazione Bush intende
spendere in Iraq per la caccia alle fantomatiche ADM sta provocando polemiche
mentre negli Stati Uniti stanno gia' proliferando nelle ultime settimane
numerose teorie sulla apparente introvabilita' di questi arsenali. Una teoria,
non respinta dallo stesso rapporto presentato da Kay oggi al Congresso, e' che
Saddam Hussein abbia creato un imprudente bluff lasciando credere di avere le
ADM (senza averle) col suo comportamento ambiguo e con falsi messaggi inviati
alle truppe (compreso l'ordine di usare le ADM in caso di attacco da parte
delle truppe americane).
(Aggiornato il 03 Ottobre 2003 ore 10:20)
ALTRI DUE AGGUATI NELLA NOTTE, DUE SOLDATI USA MORTI
BAGHDAD 02 OTT - Altri due soldati americani sono morti nella notte tra
mercoledi' e giovedi' in altrettanti agguati in Iraq, portando a 365 il numero
dei caduti della coalizione angloamericana nel conflitto contro l'Iraq, di cui
314 americani. Con quelli di oggi sono tre gli attacchi mortali condotti
contro militari Usa nel giro di poche ore in Iraq. Ieri, una donna soldato e'
rimasta uccisa - e altri tre feriti - in un attacco della guerriglia
irachena a un convoglio vicino alla principale base militare americana a
Tikrit, citta' natale del deposto presidente Saddam Hussein. Nella notte, due
le imboscate: attorno alla mezzanotte, nella citta' di Baghdad e' stata
attaccata con armi di piccolo calibro una pattuglia americana in
perlustrazione: un soldato morto e uno ferito. Qualche ora piu' tardi vicino
alla citta' di Samarra, un centinaio di km a nord della capitale, un attacco
con granate Rpg contro un convoglio della Quarta divisione fanteria ha ucciso
un altro militare Usa.
Ancora un attacco contro un obiettivo americano. Un convoglio americano
formato da diversi camion cisterna e' stato oggi vittima di un attacco a sud
di Falluja, a 50 km ad ovest di Baghdad. Lo ha reso noto il corrispondente
dell' Agenzia di stampa francese 'Afp', senza annunciare vittime. L'attacco e'
stato sferrato con esplosivo su una strada situata a circa 15 km a sud di
Falluja, ha affermato il corrispondente aggiungendo che da un camion si sono
sprigionate fiamme. Un testimone dell'incidente, Ahmed Khalaf Adane di 30
anni, ''ha dichiarato che l'autista del camion e' stato ferito'' senza
ulteriori precisazioni. Falluja e' un bastione conservatore sunnita, teatro di
attacchi quasi quotidiani contro le truppe americane.
(Aggiornato il 02 Ottobre 2003 ore 09:20)
ESPLOSA BOMBA CONTRO ALBERGO
BAGHDAD 25 SET - Una bomba è esplosa questa mattina intorno
alle 7 (le 5 in Italia) vicino ad un albergo a Baghdad, dove la televisione
NBC ha i suoi uffici. L'unica vittima dell'esplosione è un guardiano somalo,
che dormiva in un prefabbricato dove è sistemato il generatore elettrico
dell'albergo, ma sembra ci siano anche almeno un paio di feriti. L'esplosione
ha provocato la rottura dei vetri delle finestre dell'edificio, ma i danni
sono comunque contenuti. Il corrispondente della NBC, Jim Avila, ha detto che
nell'edificio non ci sono insegne che indicano che lì si
trova la sede dell'emittente televisiva. All'interno dell'albergo si trovavano
una decina di dipendenti della Nbc al momento dell'esplosione. La sicurezza
degli uffici è garantita da quattro guardie: due ingaggiate da
un'azienda britannic a e due iracheni per la notte. Per il momento, il
guardiano somalo è da ritenersi ancora disperso, in quanto il suo cadavere non
è stato ritrovato.
UCCISI DUE SOLDATI USA IN AGGUATO CON MORTAIO A BAGHDAD
BAGHDAD 21 SET - Due soldati statunitensi sono rimasti uccisi, a ovest di
Baghdad, a seguito di un attacco a colpi di mortaio. Lo ha annunciato l'
esercito americano. Sempre secondo le stesse fonti, nell' attacco sono rimasti
feriti altri tredici militari. Due colpi di mortaio sono stati sparati
contro le postazioni americane poste a protezione della prigione di Abu Ghraib,
a ovest di Baghdad, controllata dai militari statunitensi. Le due vittime
appartenevano alla 800/ma brigata di Polizia militare.
Intanto si e' appreso che Akila al Hashimi, membro del Consiglio
provvisorio di governo iracheno ferita ieri in un attentato a Baghdad, e' ''in
condizioni gravi ma stabili'' dopo aver subito nella notte un secondo
intervento chirurgico. Lo ha reso noto un portavoce della coalizione americano
britannica.
Si tratta del primo attentato contro un membro del consiglio di governo
provvisorio. Akila al Hashimi era stata responsabile delle relazioni
internazionali del ministero degli esteri durante il regime di Saddam Hussein
e a questo titolo era stata collaboratrice del vice premier Tareq Aziz.
Laureata in letteratura francese ha fatto parte del comitato che ha
diretto il ministero degli esteri subito dopo la caduta di Saddam Hussein. Ha
partecipato alla delegazione che si e' recata all'Onu in luglio e deve far
parte di quella che in settimana si rechera' a New York per assistere ai
dibattiti delle Nazioni Unite sull'Iraq.
(Aggiornato il 21 Settembre 2003 ore 10:20)
SADDAM STAREBBE NEGOZIANDO CON USA, SUNDAY MIRROR
LONDRA 21 SET - L'ex presidente iracheno Saddam Hussein starebbe negoziando con gli americani da nove giorni la sua fuga dall'Iraq. Lo scrive oggi il tabloid domenicale britannico Sunday Mirror. Secondo il giornale, l'ex presidente chiede di poter andare in Bielorussia in cambio di informazioni sulle armi di distruzione di massa e sui suoi conti bancari. Secondo il Sunday Mirror, e' Condoleezza Rice a tenere il presidente George W. Bush costantemente informato dell'andamento delle trattative, condotte dal generale americano Ricardo Sanchez, comandante delle forze Usa in Iraq. Secondo un responsabile iracheno citato dal giornale ''un rappresentante di Saddam Hussein vestito all'occidentale e' giunto a Tikrit il 12 settembre al tramonto per incontrare membri della coalizione. I negoziati proseguono sotto la diretta responsabilita' del generale Sanchez. La fonte afferma che Saddam e' ''disperato e trova sempre meno persone disposte a nasconderlo''.
(Aggiornato il 21 Settembre 2003 ore 10:10)
NUOVA OPERAZIONE AKILA AL HACHIMI, GRAVE MA STABILE
BAGHDAD 21 SET - Akila al Hashimi, membro del Consiglio provvisorio di governo iracheno ferita ieri in un attentato a Baghdad, e' ''in condizioni gravi ma stabili'' dopo aver subito nella notte un secondo intervento chirurgico, Lo ha reso noto un portavoce della coalizione americano britannica. Akila al Hashemi ''e' stata operata durante la notte - ha detto il portavoce - e, secondo le ultime informazioni, le sue condizioni sono gravi, ma stabili''. La donna, una sciita esperta di politica estera nel consiglio provvisorio di governo, ''e' sotto continua sorveglianza''. Ieri Akila al Hashimi era stata operata una prima volta nell'ospedale Yarmouk di Baghdad dove era stata ricoverata subito dopo l'attentato con una forte emorragia interna. In seguito era stata trasferita in un ospedale militare americano. Nell'agguato sono rimaste ferite anche quattro guardie del corpo della donna.
(Aggiornato il 21 Settembre 2003 ore 10:00)
CARABINIERI ITALIANI COINVOLTI IN UNA SPARATORIA, ILLESI
BAGDAD 13 SET - Ancora tensione, disordini e
morti a Nassirya, il quartier generale dei militari italiani in Iraq. La
stazione della polizia locale, all'interno della quale c'erano anche alcuni
carabinieri e poliziotti romeni, e' stata assediata da una folla di ex agenti
che chiedevano la riassunzione. La protesta e' degenerata in una fitta
sassaiola, alla quale i poliziotti iracheni hanno risposto sparando in aria.
Altri colpi di arma da fuoco sono arrivati dai manifestanti. Nella sparatoria
che ne e' seguita tre di questi sono rimasti a terra, feriti. Uno e' morto in
ospedale. La calma e' tornata dopo quasi due ore, grazie all'intervento di una
compagnia di carabinieri in assetto antisommossa. Nessun italiano e' rimasto
ferito. Gli incidenti - secondo la ricostruzione del comando di Antica
Babilonia, la missione militare italiana in Iraq - sono scoppiati poco dopo le
10 di sabato, ora locale. Ex agenti iracheni, che chiedevano di essere
riassunti in servizio, si sono riuniti davanti alla stazione di polizia dove
c'erano anche alcuni carabinieri italiani (alcune fonti parlano di quattro) e
poliziotti romeni del nucleo di collegamento tra il contingente internazionale
e la polizia locale.
Gli ex agenti hanno cominciato a manifestare vivacemente fino a quando
la protesta e' degenerata con il lancio di sassi verso l'edificio e i veicoli
parcheggiati in una piazzola antistante, e con tentativi di forzare la
recinzione. Su come siano poi andate effettivamente le cose sara' un'indagine
gia' avviata ad accertarlo. Tuttavia, secondo le prime informazioni fornite
dalle autorita' militari italiane, sembra che la polizia locale abbia esploso
dei colpi in aria a scopo intimidatorio e di deterrenza. I manifestanti, pero',
avrebbero risposto intensificando il lancio di sassi e sparando, a loro volta,
dei colpi. In questa fase di disordini tre manifestanti sono stati raggiunti
da proiettili. Subito soccorsi, i tre sono stati trasportati in ospedale da
alcuni loro compagni: uno dei tre, a causa delle gravi ferite riportate, e'
morto poco dopo. Gli altri sono invece fuori pericolo. Due veicoli militari
parcheggiati davanti alla stazione di polizia, uno italiano e l'altro romeno,
sono stati incendiati. I disordini sono cessati poco prima di mezzogiorno,
grazie all'intervento di una compagnia di carabinieri in assetto antisommossa
che hanno fatto anche uso di lacrimogeni. Sul posto sono intervenuti pure
mezzi blindati della brigata bersaglieri Garibaldi, mentre un elicottero
dell'Aeronautica si e' subito alzato in volo per controllare dall'alto la
situazione.
Alla manifestazione di protesta, secondo notizie raccolte in Iraq,
hanno partecipato circa 500 persone. I carabinieri e i poliziotti romeni
presenti all'interno dell'edificio quando sono scoppiati i disordini non
sarebbero intervenuti nel corso degli incidenti: fanno tutti parte della Msu,
l'Unita' specializzata multinazionale a comando italiano che ha, tra i suoi
compiti, anche quello di fornire assistenza e consulenza alla neo costituita
polizia irachena. Sul posto erano presenti anche alcuni giornalisti: uno
italiano - secondo quanto si e' appreso - si trovava a pochissimi metri
dall'iracheno che e' stato ferito mortalmente, un giovane dell'apparente eta'
di 17-18 anni. Il giornalista avrebbe anche filmato diverse fasi dei
disordini: il video e' gia' stato visionato da alcuni ufficiali italiani.
L'episodio - ennesima conferma della pericolosita' della missione
italiana, che comunque si svolge in una delle aree considerate meno turbolente
dell'Iraq - e' per molti aspetti simile a quello verificatosi solo alcuni
giorni fa, nello stadio di Nassirya. In quel caso era in corso il pagamento
degli stipendi agli ex militari iracheni (un'operazione che si e' svolta anche
oggi, ma pacificamente) quando la folla, sembra irritata per la lunghezza
delle procedure, ha cominciato a tirare sassi, e poi a sparare. Un interprete
iracheno della coalizione internazionale, che si trovava a pochi metri da un
militare italiano, e' stato ferito a morte da un colpo di arma da fuoco. Per i
soldati di Antica Babilonia, che avevano il compito di garantire la sicurezza
all'interno dello stadio, nessuna conseguenza. In precedenza, altri militari
del contingente italiano erano stati coinvolti in una sparatoria con dei
rapinatori. Anche in quel caso nessun ferito.
A FALLUJA, ESERCITO USA CHIEDE SCUSA - L'esercito degli Stati Uniti ha
chiesto scusa per la sparatoria di ieri a Falluja in cui soldati Usa hanno
ucciso per errore 12 persone, tra cui nove agenti delle forze di sicurezza
irachene. ''L'alto comando militare della coalizione ha avuto contatti con
l'esercito giordano e con le autorita' irachene per esprimere profondo
rincrescimento e (presentare) le sue scuse'', ha riferito in colonnello George
Krivo in un comunicato. ''Desideriamo esprimere il nostro piu' profondo
rammarico per questo incidente alle famiglie che hanno perso uno dei loro
cari'', ha aggiunto il colonnello Krivo, portavoce del comandante militare
della coalizione. Egli ha inoltre sottolineato che una inchiesta e' stata gia'
avviata per chiarire le circostanze della sparatoria, avvenuta nei pressi
dell'ospedale militare giordano a Falluja, nel centro dell'Iraq. A Falluja,
roccaforte sunnita a 60 km da Baghdad, hanno raccontato che venerdi' all'alba
un gruppo di soldati americani ha aperto il fuoco contro un mezzo della
polizia irachena che stava inseguendo dei malviventi, sparando all'impazzata
per un'ora e uccidendo otto (o undici, a seconda delle fonti) agenti iracheni.
Nella sparatoria, avvenuta vicino all'ospedale giordano, e' rimasto ucciso
anche l'uomo - giordano - di guardia all'ingresso dell'ospedale.
(Aggiornato il 13 Settembre 2003 ore 19:40)
SEI SOLDATI USA FERITI IN DUE DIVERSI ATTACCHI
BAGHDAD 13 SET - Sei soldati americani sono rimasti feriti in due diversi attacchi, ha reso noto a Baghdad un portavoce della coalizione militare. Due soldati, ha precisato il portavoce, sono rimasti feriti in un attacco a colpi di granate sferrato in tarda mattinata contro una base americana a Ramadi, una citta' sunnita ad un centinaio di km ad Ovest di Baghdad. Quattro soldati sono invece rimasti feriti in un attacco simile avvenuto ieri in tarda serata ad Hamman al Aalil, nei pressi di Mussul. Un testimone iracheno ha inoltre riferito che tre soldati americani ed un iracheno sono rimasti feriti stamani in un esplosione a Choula, alla periferia Nord-Est di Baghdad. Quest'ultimo episodio non ha pero' ancora trovato conferma dalle autorita' militari americane.
(Aggiornato il 13 Settembre 2003 ore 19:00)
BUSH STRINGE TEMPI NUOVA RISOLUZIONE ONU ; SVENTATO NUOVO ATTENTATO
KIRKUK (IRAQ) 04
SET - Tre presunti estremisti islamici arrestati ieri a Kirkuk (nord
dell'Iraq) in possesso di esplosivo stavano preparando attentati. Hanno
confessato e rivelato che 1.200 kg di esplosivo erano gia' pronti, nascosti
in contenitori dell'immondizia, ha detto oggi un responsabile delle
indagini.
Le tre persone, sospettate di far parte del gruppo integralista islamico
Ansar al Islam, considerato legato a al Qaida, erano state arrestate
ieri a Kirkuk, nel Kurdistan iracheno, in possesso di valigie piene di Tnt.
L'arresto era stato fatto da miliziani dell'Unione patriottica del Kurdistan
(Upk, di Jalal Talabani).
''Durante gli interrogatori, i tre sospetti hanno confessato di aver
piazzato in tre cassonetti della spazzatura 1.200 kg di esplosivo'', ha
detto oggi un alto responsabile della polizia locale, responsabile
dell'inchiesta sui tre arrestati. ''Il primo era stato messo sotto il terzo
ponte di Kirkuk, il secondo doveva essere collocato in un luogo molto
popolato della citta', il terzo stava per essere trasportato a Suleimaiyah
(nord) per uccidere il capo dell'Upk Jalal Talabani'', ha precisato.
WASHINGTON Potrebbe iniziare a circolare gia' nelle prossime ore,
fra i Paesi del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, la bozza di risoluzione che
''approfondisce'' e allarga il ruolo dell'Onu in Iraq e che dovrebbe
favorire la partecipazione di piu' Paesi a una forza di stabilizzazione
multinazionale in Iraq, alleviando, cosi', in prospettiva, gli oneri, ma non
l'autorita' militare, degli Stati Uniti. L'indicazione scaturisce, unanime,
da fonti dell' Amministrazione citate dalla stampa americana, dopo che il
presidente George W. Bush ha ieri dato istruzioni in tal senso al segretario
di Stato Colin Powell, ricevendolo alla Casa Bianca.
Secondo il Los Angeles Times, Bush, nell'occasione, ha dato via libera alla
formulazione della bozza di risoluzione. Preoccupato dai costi crescenti,
umani e materiali, dell'occupazione dell'Iraq, il presidente sta cercando di
condividerli con partner e alleati. Questa mattina, alla casa Bianca, Bush
ha fatto colazione col premier olandese Jan Peter Balkenende, uno degli
alleati che danno un contributo alla sicurezza dell'Iraq. E' stata
un'occasione per sollecitare altri a farlo, perche', dice il portavoce della
Casa Bianca Scott McClellan, la questione irachena e' un problema a lungo
termine che richiede una risposta internazionale: ''E' per questo che gli
Stati Uniti incoraggiano tutti i Paesi a dare una mano''.
Secondo il Los Angeles Times, quattro sono i punti fermi della bozza
di risoluzione cui Bush ha dato via libera:
1) riaffermazione del ''ruolo vitale'' delle Nazioni Unite; 2) avallo a ''sforzi comuni'' dell'Onu e della coalizione guidata dagli Stati Uniti per la democratizzazione dell'Iraq e l'accelerazione della transizione a un governo democraticamente eletto; 3) appello perche' altri Paesi diano un contributo di truppe all'interno di una cornice Onu, con un unico comando militare unificato affidato agli Stati Uniti; 4) accelerazione degli sforzi per la ricostruzione nell'ambito delle conferenze dei donatori in programma quest'autunno.
Su queste linee guida, la diplomazia statunitense dovra' muoversi all'Onu, con margini di manovra per tenere conto di quel che pensano gli altri Paesi, con particolare attenzione agli altri membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e alla Germania e alla Spagna. C'e' un'intesa di fondo che la forza di pace multinazionale che sara' costituita non sara' a sostegno dell'Amministrazione civile provvisoria americana dell'Iraq, ma dara' un contributo ad accelerare la democratizzazione. E, al Dipartimento di Stato, si sottolinea che tutti sono d'accordo sul fatto che ''gli iracheni devono essere responsabili'' del loro futuro e della gestione del loro Paese.
(Aggiornato il 04 Settembre 2003 ore 11:00)
NUOVO ATTENTATO A BAGHDAD, DUE POLIZIOTTI MILITARI USA UCCISI
BAGHDAD 02 SET - Nuovo agguato a Baghdad, nella capitale irachena sono stati uccisi e uno e' rimasto ferito nel corso dell’ennesima azione della guerriglia anti-americana, in un attentato con esplosivo a Baghdad. Lo ha annunciato oggi l'esercito Usa. Successivamente un'autobomba ha colpito una importante stazione di polizia nella citta' causando alcune vittime. Lo hanno detto testimoni. - Secondo le fonti una forte esplosione si e' prodotta alla stazione di polizia di Rasafa poco dopo le 11:00 locali (le 09:00 in Italia) provocando un incendio. Il luogotenente Nihad Majeed ha detto alla Reuters che l'esplosione e' stata causata da un'autobomba, e un abitante del posto ha aggiunto di aver visto due poliziotti feriti che venivano portati via. Un portavoce dell'esercito ha comunicato che l'attentato è avvenuto ieri pomeriggio. "Due poliziotti sono stati uccisi e un altro è rimasto ferito quando il loro veicolo è passato su un ordigno esplosivo in una strada a sud di Baghdad". Non sono stati forniti altri particolari sull’episodio. Un’autobomba è, invece, esplosa stamattina in una stazione della polizia a Baghdad, provocando danni e feriti ma il bilancio è ancora provvisorio. Colpito il distaccamento di Rasafa dove, a seguito dell’esplosione è divampato un incendio. L’attacco è avvenuto intorno alle 11 ora locale (le 9 in Italia).
(Aggiornato il 02 Settembre 2003 ore 09:10)
NAJAF, MAREA UMANA ACCOMPAGNA SPOGLIE AYATOLLAH HAKIM
NAJAF 02 SET - Una marea umana accompagna
stamattina le spoglie dell'ayatollah Mohammed Baqr al Hakim, il leader sciita
ucciso venerdi' in un attentato da Koufa a Najaf, nel Sud dell'Iraq, dove il
religioso sara' inumato oggi. Dopo i solenni funerali e' previsto il
giuramento dei 25 ministri del primo governo provvisorio iracheno, nominati
ieri dal Consiglio di governo. Sul fronte diplomatico, il ministro degli
esteri Frattini sara' domani e giovedi' a Washington e New York per colloqui
con Colin Powell e Kofi Annan, dedicati in particolare alla necessita' di una
nuova risoluzione dell'Onu per un ruolo delle Nazioni Unite in Iraq. Al suo
ritorno Frattini, che ieri ha incontrato Berlusconi a Porto Rotondo,
presiedera' la riunione dei ministri degli esteri dell'Ue a Riva del Garda, il
5 e 6 settembre, che ha in cima all'agenda proprio la crisi irachena.
Decine di migliaia di uomini, che si percuotono il petto o la testa,
secondo la tradizione sciita, o brandiscono stendardi verdi e rossi, simboli
dell'Islam e del martirio, gridando all'unisono il loro dolore hanno iniziato
a percorrere a piedi, attorniando una folla di dignitari, i 15 chilometri che
separano Koufa da Najaf.
La strada e' sorvegliata da moltissime guardie di sicurezza irachene,
sul chi vive dopo la scoperta, ieri e ieri l'altro a Koufa, di altre due
autobombe dopo quella che e' esplosa alla Moschea di Ali a Najaf uccidendo al
Hakim e piu' di altre 80 persone. Fra queste guardie ci sono poliziotti
iracheni, ma anche miliziani membri di gruppi religiosi, in prima fila quelli
delle brigate Badr, braccio armato del Supremo consiglio della rivoluzione
islamica in Iraq (Sciri), il potente movimento di cui al Hakim era il capo.
A Najaf, le spoglie di al Hakim passeranno vicino al luogo dell'attentato di
venerdi', il mausoleo dove e' sepolto Ali, genero di Maometto e fondatore
dello sciismo.
Il corteo funebre era partito domenica da Baghdad e aveva raggiunto
ieri Karbala - l'altra citta' santa degli sciiti, dove e' sepolto il figlio di
Ali, Hussein - e successivamente Koufa, 160 chilometri a Sud della capitale.
Durante l'interminabile tragitto, il corteo si e' ingrossato costantemente.
Circa il 65% dei musulmani iracheni e' di confessione sciita.
(Aggiornato il 02 Settembre 2003 ore 09:00)
Dopo la strage nuovi attacchi, 7 soldati Usa feriti
Bagdad 30 Ago - Dopo il tragico
attentato di ieri a Najaf che ha fatto 107 morti ed oltre 200
feriti, l’Iraq è precipita sull’orlo della guerra civile interconfessionale,
non si fermano gli attacchi della resistenza irachena contro le truppe Usa e
le infrastrutture chiave.
Sette soldati americani sono rimasti feriti, vicino al
confine siriano, dallo scoppio di una mina, avvenuto al passaggio del loro
mezzo. Due di loro sono gravi. Facevano tutti parte del terzo reggimento della
cavalleria corazzata, sono stati trasportati in ospedale. Ieri un soldato era
morto e altri tre erano rimasti feriti in seguito all'esplosione di una bomba
a mano a nord di Baghdad. Dal primo maggio, giorno in cui il presidente George
W. Bush ha dichiarato conclusa la guerra in Iraq, sono morti 65 soldati
americani.
Nel nord del paese è in fiamme un tratto dell'oledotto
che porta il greggio da Kirkuk a Baija, sede della più grande raffineria
irachena. L'incendio si è sviluppato per cause non specificate vicino al
centro di Hawija, nel nord.
Appare probabile che si tratti di un nuovo atto di sabotaggio l’ennesimo dalla
caduta del regime. Azioni che sin’ora hanno ostacolato i tentativi di
rilanciare le esportazioni, fondamentali per il finanziamento della
ricostruzione postbellica
Intanto è svelata l’identità dei quattro arrestati dopo la
strage di Najaf, di cui sono sospettati di essere gli autori. Si
tratterebbe di due arabi sunniti (la corrente religiosa che si oppone agli
sciiti, di cui ieri è stata colpita la città santa) e di due iracheni
sostenitori del regime di Saddam.
Gli arrestati avrebbero confessato di essere gli autori dell’attentato, i
quattro uomini arrestati dalle forze di sicurezza irachene che, intanto, danno
la caccia ad altri tre sospetti terroristi. Secondo un portavoce dello Sciiri
(il principale partito sciita) i quattro sarebbero membri di al Qaeda.
Si stanno chiarendo anche i termini dell’attentato. Secondo il
governatore di Najaf, Haidar Mehdi Mattar, ben 700kg di esplosivo, con obici
di mortaio e granate, erano stati piazzati a bordo di due veicoli (uno dei
quali era un minibus) con detonatori collegati ed attivati a distanza da un
telecomando. Intanto Putin dalla Sardegna (dove è
ospite del governo Italiano) si dichiara disponibile a far partecipare truppe
russe ad una eventuale forza di intervento Onu in Iraq con comando Usa, non
prima però di una nuova risoluzione delle Nazioni Unite.
(Aggiornato il 30 Agosto 2003 ore 18:00)
MANIFESTAZIONI PER 'GIURARE VENDETTA' DOPO STRAGE NAJAF
NAJAF (IRAQ) 30 AGO - E' salito a 107 il
bilancio dei morti nell'attentato di ieri alla moschea nella citta' santa
irachena di Najaf; Lo hanno detto le autorita' locali. "Penso che i feriti
siano ben piu' di 200'', ha detto il medico legale Isa Muhammad al Wailee.
L'autobomba e' esplosa mentre la folla di fedeli usciva dalla moschea dell'Imam
Ali dopo la preghiera del venerdi e ha ucciso anche l'Ayatollah Mohammed Baqer
al Hakim, leader degli sciiti, tornato dall'esilio in Iran dopo la guerra
contro Saddam Hussein e che aveva collaborato con l'amministrazione a guida
Usa.
Il corpo dell'ayatollah Mohamed Baqer al Hakim, eminente dignitario
sciita ucciso nell'attentato di ieri a Najaf, non e' stato ancora ritrovato.
Lo ha detto un portavoce del suo gruppo, il Consiglio supremo della
rivolusione islamica in Iraq (Sciri). L'autobomba scoppiata nella citta' santa
irachena ha fatto almeno 87 morti secondo l'ultimo bilancio.
Manifestazioni si sono svolte stamattina sul luogo dell'attentato a Najaf,
e a Bassora, piu' a sud, per ''giurare vendetta'' dopo la morte dell'Ayatollah
Mohammed Baqer al Hakim, capo del Supremo consiglio della rivoluzione islamica
in Iraq (Sciri). Varie migliaia di persone hanno iniziato a manifestare
attorno alla moschea dell'imam Ali, il luogo piu' santo dell'Islam, a Najaf.
Inalberando ritratti del capo politico ucciso, i manifestanti si battevano il
petto gridando ''Noi giuriamo su Hussein (figlio dell'imam Ali, venerato dagli
sciiti) di vendicare la morte di Hakim'', ''Dio e' grande'', ''No, no, no
all'America''.
Il nipote del capo dello Sciri, Sayyed Ammar Abdel Aziz al Hakim, che
si trova a Najaf, ha detto che ''questa folla vuole trasmettere un messaggio
al monto intero: continueremo ad agire, combattere e sacrificarci fino a che
isseremo la bandiera dell'islam sulla Mesopotamia''. ''Abbiamo detto alle
forze d'occupazione che l'Iraq e' per gli iracheni e non appartiene loro.
Abbiamo anche detto loro che la sicurezza puo' essere assicurata solo se il
paese e' nelle mani delle forze credenti perche' esse sanno chi sono gli amici
e i nemici'', ha aggiunto il nipote dell'Ayatollah ucciso. A Bassora, circa
cinquemila persone hanno marciato nel centro della citta' fino alla moschea Al
Ebla, scortate da forze di polizia, scandendo slogan quali ''non c'e' altro
dio che Dio'', ''A morte Israele'', ''A morte i Baathisti'', e sventolando
stendardi rossi per ''il martire'' e verdi per l'islam.
(Aggiornato il 30 Agosto 2003 ore 16:00)
AUTO-BOMBA A MOSCHEA NAJAF: SI AGGRAVA IL BILANCIO DELLE VITTIME OLTRE 87 MORTI E 230 FERITI
NAJAF 30 AGO - Cresce il numero delle vittime dell'attentato di venerdì a Najaf, la città santa sciita nel centro dell'Iraq: stando a quanto riferito dal dottor Isa Muhammad al-Wailee, capo del locale servizio di Medicina Legale, il numero dei morti accertati è salito ad almeno 87; ammontano a circa 230 i feriti, molti dei quali versano tuttora in condizioni gravi o addirittura gravissime. Non è stato finora recuperato tra le macerie il cadavere dell'ayatollah Mohammad Baqer al-Hakim, principale autorità sciita irachena e leader della più importante organizzazione politico-religiosa della sua folta comunità, il Supremo Consiglio per la Rivoluzione Islamica in Iraq. Per gli Usa, l'attentato di venerdì è un segnale particolarmente inquietante e rappresenta un ostacolo pesantissimo al percorso della ricostruzione e della stabilizzazione del paese. La morte dell'Ayatollah Mohammed Baqir al-Hakim priva le forze alleate di un interlocutore essenziale. Al Hakim, una delle figure chiavi nel panorama dell'establishment sciita, era anche uno degli esponenti religiosi e politici sciiti più disponibile al dialogo con le forze statunitensi.
(Aggiornato il 30 Agosto 2003 ore 09:00)
NAJAF; CARNEFICINA IN MOSCHEA, UCCISO AYATOLLAH
NAJAF 29 AGO - Una carneficina. L'attentato con il maggior numero di vittime dalla dichiarata cessazione dei combattimenti in Iraq, l'1 maggio scorso. Un'autobomba ha oggi causato nella citta' santa sciita di Najaf la morte di almeno 82 persone. I feriti sono circa 230. Ma non e' stato un atto terroristico indiscriminato, quanto una sorta di 'esecuzione mirata': si voleva eliminare un leader religioso sciita, l'ayatollah Mohammad Baqer al Hakim, 63 anni, rimasto inesorabilmente sotto le macerie. Sempre piu', l'Iraq del dopo Saddam assomiglia al Libano della guerra civile del 1975-1990, dove le lotte di potere, le dispute politiche, si risolvevano con le autobomba. Stamane, come ogni venerdi' al termine della preghiera settimanale, migliaia di fedeli stavano uscendo ordinatamente dalla grande moschea che, sotto la sua cupola dorata, ospita il mausoleo di Ali. Dopo la Mecca e Medina, e' il luogo piu' santo per i musulmani sciiti. I fedeli avevano appena finito di ascoltare il sermone dell'ayatollah al Hakim, che con loro si era avviato all'uscita. All'improvviso, l'inferno: il boato, l'esplosione devastante. La vastita' del massacro e' stata evidente sin dai primi istanti. Il fumo non si era ancora diradato che gia' si udivano i lamenti di centinaia di feriti provenire da ogni parte, dal grande cortile della moschea, dai poveri palazzi di fronte, dalle strade laterali. Ben presto, dai vicoli della citta' vecchia sono arrivate centinaia di persone, uomini, ma anche donne vestite di nero che - muovendosi in un pantano di sangue, polvere e macerie - hanno iniziato a scavare, anche a mani nude, alla ricerca di sopravvissuti, di feriti. O anche solo di pezzi o brandelli di corpi umani. Secondo i racconti dei testimoni, la bomba era stata collocata in una Volkswagen parcheggiata proprio accanto alla Toyota Land Cruiser nera dell'ayatollah, nella stretta piazza davanti all'ingresso principale della moschea. Ai fedeli, poco prima della strage, l'ayatollah aveva parlato dei sostenitori di Saddam Hussein, che aveva accusato di volere il caos. Per questo, aveva detto, compiono gli attacchi contro gli americani. Di certo, anche se non le apprezzava, al Hakim, voleva il dialogo con le forze di occupazione e anche per questo aveva accettato che suo fratello Abdel Aziz al Hakim entrasse nel Consiglio di Governo provvisorio come rappresentante dello Sciri, il Supremo consiglio per la rivoluzione islamica in Iraq, di cui egli era stato nel 1982 cofondatore. Grande oppositore del regime di Saddam - che gli aveva imposto il carcere, e anche la tortura - al Hakim, la lunga barba bianca e il turbante nero dei discendenti del profeta Maometto, era stato 23 anni in esilio in Iran, da dove era tornato solo poche settimane fa per partecipare alla ricostruzione politica del Paese. Un esilio che i suoi oppositori tra gli stessi sciiti gli rimproveravano. ''Coloro che hanno vissuto nel lusso all'estero non possono ora essere dei veri rappresentanti'' del popolo iracheno, aveva detto un portavoce di Moqtada al Sadr, figlio di un ayatollah assassinato nel 1999 e leader di un gruppo indicato come il mandante dell'assassinio dell'imam al-Khoei, avvenuto a colpi di ascia, sempre nella moschea di Najaf, il 10 aprile, giusto all'indomani della caduta del regime di Saddam Hussein. Appena domenica scorsa, lo zio di al Hakim, a sua volta un grande Ayatollah esponente dello Sciri, era scampato ad un attentato, sempre a Najaf, che evidentemente rappresenta il 'campo di battaglia' nella lotta per il potere tra gli sciiti, il 60% della popolazione irachena. Per tre decenni, gli sciiti sono stati fortemente discriminati, e in alcuni casi anche massacrati con i carri armati dal regime di Saddam Hussein, che era dominato dai sunniti, come lo stesso rais. E' difficile ora prevedere le conseguenze della morte di al Hakim. Di certo, i suoi sostenitori, i sostenitori dello Sciri, sono arrivati sul luogo della strage per scandire, con rabbia, slogan inneggianti alla vendetta. Da Londra, il rappresentante dello Sciri in Gran Bretagna Hamid Bayati ha puntato genericamente il dito contro i fedelissimi di Saddam o contro ''un gruppo estremista''. Ma anche contro le forze di occupazione, che - ha detto - non garantiscono la sicurezza degli importanti esponenti politici e dei leader religiosi del Paese. Un po' le stesse accuse che sono state rivolte agli americani dalle Nazioni Unite all'indomani dell'attentato del 19 agosto alla sede dell'Onu a Baghdad, che e' costato la vita a 23 persone, tra cui il rappresentante speciale di Kofi Annan, Sergio Vieira de Mello. Di certo, le forze Usa hanno problemi a garantire la loro stessa sicurezza. Anche oggi - come quasi ogni giorno - un soldato americano e' stato oggi ucciso, ed altri tre sono rimasti feriti, in un attacco contro un convoglio vicino a Baquba, 60 chilometri a Nord di Baghdad.
(Aggiornato il 29 Agosto 2003 ore 22:00)
L' INCANDESCENTE SITUAZIONE IN IRAQ SI AGGRAVA DOPO L'ATTENTATO A NAJAF
BAGDAD 29 AGO - Nell'Iraq che la massiccia
presenza militare americana dovrebbe rendere sicuro, un'altra strage
spaventosa, dieci giorni dopo l'attacco terroristico alla sede dell'Onu a
Baghdad, conferma che la situazione nel Paese sfugge a ogni controllo, a
quasi cinque mesi ormai dalla presa della capitale, dall'abbattimento delle
statue di Saddam Hussein, dalla caduta del regime.
Il 19 agosto, a Baghdad, i morti erano stati 23, fra cui il rappresentante
dell'Onu in Iraq, Sergio Vieira de Mello.
Oggi, a Najaf, una delle citta' sante dell'Islam sciita, i morti sono
addirittura 82 - una cifra ancora provvisoria -, fra cui l'ayatollah Mohammed
Baqer al-Hakim, rientrato in Iraq dall'esilio iraniano dopo dopo il
rovesciamento del regime di Saddam.
Per ore e ore, gli Stati Uniti restano muti, a parte la condanna
dell'attentato pronunciata, a caldo, a Baghdad, dal capo dell'Amministrazione
civile provvisoria americana, Paul Bremer. La strage di Najaf -dice Bremer-
''mostra che i nemici del nuovo Iraq non si fermeranno davanti a nulla: anno
ucciso iracheni innocenti; hanno violato i luoghi piu' sacri dell'Islam''.
Dal ranch di Crawford, dove consuma gli ultimi brandelli delle sue
vacanze, il presidente George W. Bush riceve informazioni costanti
dall'intelligence statunitense e si tiene in contatto con il Consiglio per la
sicurezza nazionale e con i suoi consiglieri della Casa Bianca, dove
rientrera' nel fine settimana.
Quando decide di condannare a sua volta l'attentato, Bush assicura che gli
Stati Uniti ''restano determinati'' a combattere e a vincere la guerra contro
il terrorismo e a ricostruire l'Iraq: ''Continueremo a lavorare per migliorare
la vita del popolo iracheno'', fa dire a una sua portavoce, Claire Buchan.
Piu' elaborato il messaggio del segretario generale dell'Onu Kofi Annan:
condanna, ''nei termini piu' forti possibili'', l'attentato; fa appello a
tutti i gruppi politici e religiosi perche' esercitino la massima moderazione
ed ''evitino ulteriori atti di violenza e di vendetta''; ribadisce che ''solo
un processo politico credibile, inclusivo e trasparente potra' portare alla
pace e alla stabilita' in Iraq''.
Chi siano ''i nemici del nuovo Iraq'' da combattere, che evoca nel suo
comunicato, Bremer non lo dice, perche' non lo sa. Nel coacervo iracheno di
etnie e di fedi, dietro la strage di Najaf ci possono essere gli irriducibili
del regime di Saddam, o i sunniti anti-sciiti, o gli integralisti sciiti che
vogliono uno Stato teocratico 'alla iraniana', cui l'ayatollah al-Hakim era
contrario, o terroristi ed estremisti infiltratisi in Iraq per combattere la
loro guerra santa anti-americana.
Il fatto e' che, chiunque sia stato a compiere l'attentato, la colpa
finisce addosso agli Stati Uniti, perche' non hanno garantito la sicurezza
dell'ayatollah come non l'avevano fatto col rappresentante del segretario
generale delle Nazioni Unite.
L'esplosione dell'auto bomba davanti alla moschea di Najaf alimenta
sentimenti anti-americani gia' diffusi in Iraq: a Washington ne sono
consapevoli, ma non hanno antidoti.
L'attentato di Najaf non e' l'unica cattiva notizia irachena per il
presidente americano: da Londra, arrivano le dimissioni del responsabile della
comunicazione del premier britannico Tony Blair, Alastair Campbell. E' un
segnale che l'onda lunga dello scandalo delle informazioni d'intelligence ''gonfiate''
sulla minaccia delle armi di sterminio irachene, che non sono mai state
trovate, continua a salire.
E, sul terreno, e' il consueto stillicidio di agguati, attacchi, caduti,
feriti. Un soldato dalla 4.a divisione di fanteria muore e tre sono colpiti
quando vengono raggiunti da una granata e da colpi d'armi leggere, in
localita' As Suaydat, un centinaio di chilometri da Baghdad. A Bassora, c'e'
un'esplosione all'entrata del quartier generale delle forze britanniche:
s'ignora la gravita' dell'episodio.
Rispetto all'analisi di Annan, e' chiaro che, per ora, siamo ancora al
processo militare e che quello politico resta lontano e incerto. I generali
americani insistono: non ci vogliono piu' soldati americani in Iraq (sono
circa 130 mila attualmente), ma ci vuole una maggiore collaborazione, specie
da parte dei Paesi musulmani alleati, come la Turchia e il Pakistan.
L'ultimo a dirlo, in un'intervista al New York Times, e' John Abizaid,
comandante del Comando Centrale (il CentCom di Tampa in Florida) e della
campagna 'Liberta' per l'Iraq'.
Solo un coinvolgimento dell'Onu potrebbe alleggerire gli Usa dal peso
della responsabilita' di tutto quanto accade in Iraq: Washington l'ha intuito,
aprendo all'idea d'una forza di pace internazionale, ma mantenendo la
pregiudiziale di conservarne il comando. E' una condizione che blocca la
discussione.
Il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, che e' presidente
di turno del Consiglio europeo, e' convinto che ''una risoluzione dell'Onu
sull'Iraq aprirebbe una strada corale dei Paesi dell'Unione europea''.
Ma da Parigi il presidente francese Jacques Chirac detta a sua volta una
pregiudiziale a una risoluzione dell'Onu: ''Un approccio fondato sulla
sicurezza e' necessario -riconosce Chirac-, ma non basta. La risposta deve
essere prima di tutto politica. Il trasferimento del potere e della sovranita'
agli iracheni costituisce la sola opzione realistica'' e ''deve esser messo in
atto senza indugi nel quadro di un processo cui solo le Nazioni Unite possono
dare tutta la sua legittimita'''. Solo a quel punto, ''la comunita'
internazionale potra' apportare un concorso efficace e intero alla
ricostruzione dell'Iraq'', che, fino ad allora, restera' un terreno minato.
(Aggiornato il 29 Agosto 2003 ore 22:00)
AUTO-BOMBA ESPLODE DAVANTI MOSCHEA NAJAF, OLTRE 17 MORTI
NAJAF 29 AGO - Un' auto-bomba e' esplosa a Najaf, durante la preghiera del
venerdi'. Najaf e' una delle citta' sante degli sciiti. Secondo alcuni
testimoni, l' attentato nella citta' (che si trova a circa 175 chilometri a
sud di Baghdad) ha causato la morte di almeno 17 persone; I feriti sarebbero
molte decine; Il bilancio delle vittime è destinato a salire. All'attentato
sarebbe sfuggito il grande ayatollah al Hakim.
L' automobile con l' ordigno esplosivo a bordo era stata parcheggiata vicino
all' entrata sud della moschea dal mausoleo di Ali' ed e' scoppiata nel
momento in cui i fedeli stavano cominciando ad uscire dopo la preghiera. Il
bilancio dell' attentato potrebbe essere piu' pesante poiche' molti sarebbero
i corpi ancora sotto le macerie. Gravissimi danni ha anche subito un
ristorante che si trova di fronte al mausoleo e che, affollato nel momento
dell' esplosione, e' semidistrutto.
Lo scoppio ha coinvolto altre cinque autovetture, alcune delle quali scagliate
a circa cento metri di distanza. Davanti al mausoleo si e' raccolta una
piccola folla che lancia accuse contro Saddam Hussein e gli esponenti del
Baath indicandoli quali responsabili dell' attentato.
Il 24 agosto un attentato era stato compiuto contro l' abitazione di un alto
religioso sciita, l' ayatollah Mohammad Said Hakim, uccidendo tre suoi
collaboratori.
(Aggiornato il 29 Agosto 2003 ore 13:40)
Iraq, i ricchi affari del dopoguerra
Washington 28 Ago - Il Washington Post: la Halliburton di Cheney guadagna miliardi di dollari anche attraverso consociate ; Un disastro politico per l'Amministrazione Bush, una fonte di giganteschi affari per la società di cui è stato amministratore delegato il vice presidente Dick Cheney: è questo lo scenario del dopoguerra iracheno, mentre sul campo si continua a morire. - Il dopoguerra iracheno, che si sta rivelando un disastro dal punto di vista politico per l'amministrazione Bush, e' invece fonte di giganteschi affari per la societa' statunitense Halliburton, di cui e' stato amministratore delegato fino al 2001 il vicepresidente Usa Dick Cheney. Secondo il Washington Post, la societa' ha gia' vinto contratti per un miliardo e 700 milioni di dollari, oltre a centinaia di milioni di dollari, se non miliardi, provenienti da contratti che si sono aggiudicati altre aziende del gruppo. Per avere un'idea: la Halliburton e' passata da un passivo di 498 milioni di dollari nel secondo trimestre dello scorso anno a un attivo di 26 nello stesso periodo di quest'anno. Originariamente la societa' si occupava di logistica per l'industria petrolifera (costruzione pozzi, oleodotti, manutenzione ecc.), ma da quando Cheney e' entrato nel governo ha acquistato una serie di societa' che si occupano della logistica militare. E l'amministrazione Bush ha dato un grosso impulso alle spese militari, incrementando in particolare gli appalti dati a ditte esterne alla Difesa, come la Brown and Root (del gruppo Halliburton), di cui sempre Cheney e' stato amministratore delegato, e che se e' convertita in quattro e quattr'otto in azienda militare. Alcuni esempi: La Brown and Root si e' aggiudicata l'appalto per fornire aiuto logistico al Comando congiunto delle munizioni (un miliardo di dollari), ha dato appoggio al genio militare per la ricostruzione degli oleodotti iracheni (750 milioni di dollari), ha costruito i campi militari in Kuwait (142 milioni), sta fornendo supporto logistico alle aziende che hanno intenzione di ricostruire l'Iraq (170 milioni), ha costruito i campi di prigionia in Iraq (28 milioni), ha costruito un campo militare in Giordania, che il Pentagono ha sempre tenuto nascosto (39 milioni). E la Brown and Root ha tutt'ora ricchi contratti in Afghanistan, per un totale di 183 milioni di dollari. Dalla Halliburton la portavoce, Wendy Hall, fa sapere di non voler entrare nei dettagli dei contratti e ne' conferma ne' smentisce quanto scritto dal Washington Post. Secondo il portavoce del Comando congiunto delle munizioni, Daniel Carlson, la Brown and Root ha vinto regolari appalti banditi nel 2001.
(Aggiornato il 28 Agosto 2003 ore 10:00)
UCCISO SOLDATO BRITANNICO A BASSORA
BAGHDAD 28 Ago - Un soldato britannico e' stato ucciso e un altro e' stato ferito da colpi di armi da fuoco la notte scorsa a Bassora, in Iraq meridionale. Lo ha detto un portavoce militare a Baghdad. Questa morte porta a 11 il numero dei britannici uccisi in Iraq in attacchi dopo l'1 maggio, quando sono state dichiarate concluse le operazioni militari su larga scala. Il 23 agosto, tre militari britannici erano stati uccisi in un attacco a Bassora. Il 14 agosto, un ordigno telecomandato era esploso al passaggio di un'autoambulanza, uccidendo un soldato britannico e ferendone altri due. Il 24 giugno, sei soldati britannici erano stati uccisi in un attacco contro un posto di polizia a al Majar al Kabir, nel Sud dell'Iraq, dove sono dispiegati circa 11.000 militari britannici.
(Aggiornato il 28 Agosto 2003 ore 08:50)
SPARATORIA NEL CENTRO DI BAGHDAD, QUATTRO MORTI
Baghdad 27 Ago - Due agenti di polizia e due passanti sono rimasti uccisi oggi a Baghdad in una sparatoria tra poliziotti e un gruppo di uomini armati che stava fuggendo a bordo di un'auto rubata. L'auto e' rimasta bloccata nel traffico, ricostruisce la Bbc: quando i poliziotti si sono avvicinati e' iniziata la sparatoria.
(Aggiornato il 27 Agosto 2003 ore 10:00)
ANCORA UN ATTACCO A CONVOGLIO, UCCISO SOLDATO USA
Bagdad 26 Ago - Un soldato americano e' stato ucciso e un altro e' rimasto gravemente ferito in un attacco stamattina a un convoglio militare Usa nel distretto di Dora a Baghdad. Lo hanno detto testimoni locali citati dall'agenzia spagnola Efe. Il soldato morto, ha indicato il corrispondente della Efe, potrebbe essere il conducente del mezzo militare, tipo Hammer, che sarebbe stato ucciso da un ordigno fatto esplodere al suo passaggio davanti a un deposito di carri armati iracheni.
(Aggiornato il 26 Agosto 2003 ore 09:40)
NUOVA IMBOSCATA: TRE MILITARI BRITANNICI UCCISI A BASSORA
BASSORA 23 AGO - Tre militari britannici sono stati uccisi oggi a Bassora. Lo ha detto un portavoce della coalizione. Secondo un testimone, si e' trattato di un'imboscata, seguita da una sparatoria nel centro della citta'. Nell'episodio e' stato gravemente ferito un quarto militare britannico, mentre alcuni civili hanno riportato ferite leggere. L' imboscata al veicolo e' stata tesa, nei pressi del vecchio cimitero inglese della citta', dagli occupanti di una Toyota di colore bianco. Il conducente del mezzo britannico e' stato colpito e ha perso il controllo del veicolo che ha proseguito la sua corsa e, prima di finire contro un palazzo, ha urtato anche una donna e due bambini. Un altro civile e' rimasto invece ferito da una pallottola ed e' stato portato nell'ospedale cittadino.
(Aggiornato il 23 Agosto 2003 ore 09:40)
Ancora due soldati Usa caduti per 'atti ostili'
Bagdad 22 AGO - Nuovi attentati dopo l'attacco contro la sede Onu di Bagdad; Ancora da definire le dinamiche di morte dei casi di ieri. - Riprende l’offensiva dei fedain iracheni contro le truppe Usa impegnate in Iraq. Dopo l’attentato contro la sede Onu, ancora due soldati statunitense caduti in territorio iracheno. I militari sono stati uccisi in due diversi ‘atti ostili’. Il comando delle truppe Usa dislocate in Iraq, al momento, ha confermato solo l’uccisione di un soldato a sud di Bagdad. Il militare è caduto in un’imboscata nel pomeriggio di ieri. Lo ha reso noto una portavoce dell'esercito americano precisando ancora di non essere in possesso di ulteriori dettagli. La portavoce ha precisato, successivamente, che un altro soldato americano è morto a Baghdad, ma che al momento non è chiaro se ciò sia avvenuto in seguito ad una azione ostile.
(Aggiornato il 22 Agosto 2003 ore 08:40)
ATTENTATO ONU, ANNAN GIUSTIFICA PARZIALMENTE USA
NEW YORK 21 AGO - Il segretario generale
dell'Onu Kofi Annan ha fatto parziale marcia indietro sulle accuse rivolte a
caldo agli Stati Uniti dopo la strage al quartier generale delle Nazioni Unite
a Baghdad. Annan ha premesso che gli Stati Uniti sono responsabili per la
sicurezza in Iraq. Ma non ha voluto scaricare esclusivamente sugli Usa la
colpa per la tragedia: ''Quando ti assumi un'operazione cosi' complessa,
bisogna pianificare prima e penso che sia stato fatto qualche errore di
calcolo. La coalizione ha fatto alcuni errori, ma anche noi forse li abbiamo
fatti''. Oggi Annan vedra', oltre al segretario di Stato americano Colin
Powell, anche il ministro degli esteri britannico Jack Straw. Sia Powell che
Straw hanno in mano proposte per un'altra risoluzione che incoraggi altri
paesi a mandare truppe e forze di polizia in Iraq.
Condannando l'attentato al quartier generale dell'Onu come ''un attacco
contro tutta la comunita' internazionale'' il Consiglio di Sicurezza ha
ribadito il suo impegno a non lasciarsi intimidire da tali azioni e di
continuare con determinazione a far si' che il popolo iracheno costruisca la
pace e la giustizia nel proprio paese. ''Chi ha agito contro di noi a Baghdad
non lo ha fatto a nome del popolo dell'Iraq, ne' parla a suo nome. Noi
continueremo il nostro lavoro'', ha detto Annan al Consiglio, riunitosi a
porte chiuse in tarda serata. Intanto, pero', fonti Onu hanno indicato che al
Palazzo di Vetro e' stato deciso il ritiro in via temporanea di fino a 250
dipendenti delle Nazioni Unite. Resterebbero in Iraq, cioe', solo i funzionari
incaricati delle piu' urgenti necessita' umanitarie.
Intanto il dipartimento di Stato ha confermato che sono tre, finora, le
vittime della strage al quartier generale dell'Onu di Baghdad. Le tre vittime
sono Arthur Helton, un influente avvocato per l'immigrazione e responsabile
del Council on Foreign Relations; Rick Hooper, uno dei funzionari di piu' alto
rango nel dipartimento affari politici dell'Onu ed ex cordinatore dell'Onu a
Gaza; Martha Teas, del Centro Onu per le Informazioni Umanitarie in Iraq.
L'amministrazione Bush sta preparando una nuova risoluzione che
chiedera' alle altre nazioni di mandare truppe e aiuti per stabilizzare
l'Iraq. Lo hanno detto funzionari dell'amministrazione protetti
dall'anonimato. La nuova risoluzione, secondo anticipazioni del New York
Times, lascera' immutata la struttura di comando in Iraq, con le forze armate
Usa in controllo su qualsiasi forza multinazionale nel paese: su questo punto
il Pentagono e' stato inflessibile. Fonti diplomatiche Usa hanno detto al
Times che il segretario di Stato Colin Powell ha cominciato a lavorare sulla
risoluzione martedi', subito dopo l'attentato a Baghdad. Oggi Powell
illustrera' il progetto al segretario generale dell'Onu Kofi Annan. Sono
attualmente in Iraq 139.000 soldati americanio e 21.700 di altri paesi, meta'
dei quali dalla Gran Bretagna. Secondo il capo del Pentagono Donald Rumsfeld
non e' necessario al momento, nonostante la strage, incrementare questa
presenza. Ma il lavorio della risoluzione lascia intravedere che una parte
dell'amministrazione americana, e in particolare il Dipartimento di Stato, non
sia affatto d'accordo con questa impostazione.
(Aggiornato il 21 Agosto 2003 ore 08:50)
Baghdad, Chalabi: ''Soffiata indicava sede Onu come possibile bersaglio''
Baghdad 20 Ago - Il membro del Consiglio di
Governo iracheno: ''Ci avevano informato del rischio 5 giorni fa''. Si scava
ancora tra le macerie. Sale a 24 il bilancio dei morti. - Cinque
giorni prima dell'attacco, il quartier generale dell'Onu a Baghdad era stato
citato quale potenziale ''bersaglio facile'' per un eventuale attentato
terroristico. A rivelarlo, all'indomani della strage costata la vita ad
almeno 24 persone all'interno del quartier generale delle Nazioni Unite
nella capitale irachena, e' stato oggi Ahmed Chalabi, membro del Consiglio di
Governo, l'organismo transitorio che ha assunto la guida politica del paese.
Il Consiglio iracheno - ha spiegato il leader del Congresso Nazionale
Iracheno (INC) - e' stato informato del rischio di attacchi diretti contro i
cosiddetti ''bersagli facili'' - tra cui la sede Onu e sedi di partiti
politici - nel corso di una riunione con ex ufficiali dei servizi segreti
iracheni ed ex membri dei Feddayn Saddam il 14 agosto scorso. Nella stessa
occasione si era menzionata la possibilita' di un attentato con un
camion-bomba. L'informazione, ha reso noto, era stata passata agli americani.
Intanto, si continua a scavare fra le macerie del Canal Hotel, dove ha
sede il quartier generale dell'Onu a Baghdad: il bilancio e' salito a 24
vittime, fra cui l'inviato speciale dell'Onu in Iraq Sergio Vieira de Mello, e
ad almeno 40 feriti. Tra questi ultimi c'e' anche il direttore generale del
programma 'Oil for Food', Benon Sevan. Tra i principali sospetti della strage,
che sembrerebbe essere stata diretta a colpire proprio De Mello, figura
l'organizzazione terroristica Ansar-al-Islam, un gruppo che opera in Iraq e
che e' considerato legato ad Al Qaeda.
Dall'Fbi, intanto, arrivano particolari sull'ordigno e la dinamica
dell'attentato. Secondo l'agente speciale Thomas Fuentes, intervistato sul
sito del ''New York Times'', il camion bomba era carico di munizioni ed
ordigni provenienti da arsenali militari. ''Non era un ordigno artigianale, ma
veniva da un arsenale militare'' ha affermato spiegando che sono state
utilizzate bombe di mortaio, munizioni di artiglieri, granate, ed anche un
bomba di 250 chilogrammi di fabbricazione sovietica. Non tutte le munizioni
sarebbero pero' esplose.
Fuentes, che guida la squadra investigativa dell'Fbi a Baghdad, ha
aggiunto poi che non si ritiene che sia stato usata una betoniera
nell'attacco, come era emerso dalle prime ricostruzioni, perche' non sono
stati trovati frammenti metallici della cisterna in cui si produce il cemento.
Ha invece confermato che sono stati trovati resti umani nel camion,
ritrovamento che ha avvalorato la tesi dell'attentato suicida. Diversa anche,
rispetto alle prime ricostruzioni, la dinamica dell'attacco: secondo Fuentes,
il camion non si sarebbe andato a schiantare contro il muro esterno del
compound, ma si e' fermato accanto al muro. Secondo una dinamica che era stata
utilizzata anche 13 giorni fa per l'attacco all'ambasciata giordana a Baghdad.
Da New York, il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha
assicurato che l'Onu continuera' l'opera avviata nel paese escludendo
l'ipotesi di ritirare il personale dell'organizzazione presente sul posto:
''Non ci faremo intimidire'', ha dichiarato Annan. I responsabili
dell'attentato secondo il massimo rappresentante dell'Onu hanno compiuto ''un
crimine diretto non solo contro le Nazioni Unite, ma contro lo stesso Iraq''.
(Aggiornato il 20 Agosto 2003 ore 10:00)
EVACUATI TUTTI GLI IMPIEGATI STRANIERI DOPO ATTENTATO
BAGHDAD 20 AGO - L'Onu ha deciso di evacuare
tutti gli impiegati stranieri del suo Quartier generale a Baghdad e
trasferirli in Giordania. Lo ha detto oggi un responsabile della sicurezza
delle Nazioni Unite. ''Tutti i funzionari internazionali dell'Onu che
lavorano all'Hotel Canal di Baghdad saranno evacuati verso Amman oggi - ha
detto il reponsabile. ''Cinque aerei sono attesi all'aeroporto di Baghdad''.
Gli impiegati stranieri delle Nazioni Unite di base a Mossul (nord Iraq) sono
stati evacuati ieri sera per ragioni di sicurezza e trasferiti a Erbil, nel
Kurdistan iracheno, ritenuto l'area piu' sicura del Paese dalla caduta del
regime.
Ieri a Baghdad un camion bomba ha sfondato l' ingresso dell' hotel
Canal, sede della missione Onu in Iraq, ed e' esploso nella hall scatenando
l'inferno: una ventina le vittime e tra loro il responsabile della missione,
Sergio Vierira de Mello, ed altri alti funzionari delle Nazioni Unite.
Ricoverati in ospedale 86 dipendenti dell' organismo internazionale, mentre
altri 22 hanno subito lievi ferite. Risultano tuttora dispersi quattro
dipendenti ed un consulente della Banca Mondiale.
RABBIA, CONDANNE E REAZIONI DA TUTTO IL MONDO - ''Gli assassini non
determineranno il futuro dell' Iraq'' e gli Usa 'non si faranno intimidire dai
terroristi'. Il presidente americano George W. Bush e' tra i primi a farsi
sentire dopo l' attentato alla missione Onu di Baghdad e dal ranch texano di
Crawford interrompe una partita a golf e inveisce contro i 'nemici del popolo
iracheno'. Poi parla al telefono con il segretario generale dell' Onu Kofi
Annan e gli conferma il sostegno degli Stati Uniti. Anche Annan interrompe le
sue vacanze in Finlandia e si precipita al Palazzo di Vetro dove oggi e' stata
convocata d' urgenza una riunione del Consiglio di sicurezza. A lui scrivono
il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi ed il presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi che ricordano la figura e le capacita' di Sergio Vierira De Mello e
ribadiscono l' impegno dell' Italia e dell' Ue nella lotta al terrorismo.
(Aggiornato il 20 Agosto 2003 ore 09:00)
ATTENTATO A BAGHDAD, MORTO RAPPRESENTANTE ONU; OLTRE 13 MORTI; TRAGEDIA E SCACCO POLITICO
BAGHDAD 19 Ago - L'esplosione che ha devastato il quartier generale
dell'Onu a Baghdad e' stata provocata da un camion bomba con al volante un
attentatore suicida. Lo ha detto oggi, funzionario americano che si occupa di
problemi di sicurezza. ''E' stato probabilmente il gesto di un kamikaze'', ha
detto ai giornalisti. Almeno tredici i morti e decine i feriti tra i quali il
rappresentante speciale dell'Onu in Iraq, Sergio Vieira de Mello che molto
probabilmente era l'obiettivo degli attentatori. La Fox ha citato testimoni
che hanno detto di aver visto un camion diretto contro il quartier generale
dell'Onu e che si e' poi schiantato sotto le finestre dell'ufficio di de Mello,
provocando la spaventosa esplosione.
De Mello - ha detto la Fox - e' rimasto intrappolato tra le macerie ma e'
sopravvissuto. Nel complesso, situato in un quartiere occidentale di Baghdad,
lavorano circa 300 persone, sia iracheni sia stranieri. L'esplosione al
quartiere generale Onu a Baghdad e' stata definita ''una tragedia personale ''
e '' uno scacco politico '' per la missione Onu in Iraq. Lo ha detto il
portavoce dell'Onu Fred Eckhard ai giornalisti del Palazzo di Vetro. ''E' una
tragedia personale, ma anche uno scacco politico per la missione Onu '', ha
detto Eckhard.
(Aggiornato il 19 Agosto 2003 ore 18:00)
ATTENTATO A BAGHDAD ALL'ONU; DA 1 MAGGIO UNA CATENA DI VIOLENZE
ROMA, 19 AGO - L'autobomba esplosa oggi presso il quartier generale dell'Onu a Baghdad rappresenta solo l'ultimo episodio di violenza accaduto in Iraq dal primo maggio, giorno in cui il presidente Usa George W. Bush annuncio' la fine delle ostilita'. Nei 112 giorni passati dalla conclusione 'ufficiale' del conflitto, sono morti almeno 128 soldati della coalizione , tra cui 61 per fuoco nemico, mentre un conto esatto dei civili e dei guerriglieri iracheni uccisi e' impossibile, ed e' comunque largamente superiore a quello dei caduti americani e britannici. Ecco un riepilogo degli episodi piu' gravi. 2 MAG - A Madain, localita' alla periferia di Baghdad, due chiatte prese d'assalto da oltre 400 persone si incendiano causando decine di vittime. La folla cercava di impossessarsi del petrolio contenuto nelle cisterne. 13 MAG - Nove bambini iracheni muoiono nell'esplosione di un ordigno con cui giocavano nella provincia di Missan, nel sud del Paese. 18 MAG - Almeno una decina di persone restano uccise in scontri tra arabi e curdi nella citta' di Kirkuk, nel nord dell'Iraq. 20 MAG - I giornali americani riferiscono delle centinaia di omicidi di dirigenti del partito Baath compiuti nelle ultime settimane per regolare vecchi conti personali. 27 MAG - A Falluja, militari Usa in servizio ad un posto di blocco vengono attaccati a colpi di armi leggere e granate. Due soldati americani restano uccisi e altri nove feriti. 14 GIU - 110 iracheni rimangono uccisi in 24 ore in scontri con militari Usa nell'ambito dell'operazione 'Penisola'. 24 GIU - Due imboscate contro le truppe britanniche a nord di Bassora. Sono uccisi sei soldati, sette vengono feriti. 22 LUG - Con un raid a Mossul, l'esercito americano uccide i due figli maggiori di Saddam, Uday e Qusay Hussein, dopo un lungo combattimento con gli uomini asseragliati nella casa dove si erano rifugiati. 7 AGO - Un'autobomba esplode davanti all'ambasciata giordana a Baghdad, causando la morte di 17 persone.
(Aggiornato il 19 Agosto 2003 ore 17:00)
Esplosione in deposito di munizioni, morti i 12 saccheggiatori
Baghdad 18 agosto 2003 - Dodici
persone sono morte nell'esplosione di un deposito di munizioni a Tikrit,
città natale di Saddam Hussein, nel nord dell'Iraq. Ne ha dato notizia la
televisione del Qatar al Jazeera.
A quanto riferito dall'emittente, sulla base di alcune testimonianze
raccolte tra la popolazione del luogo, i dodici erano entrati all'alba nel
magazzino per saccheggiare rame da rivendere. Dopo la deflagrazione, è
scoppiato un incendio che ha continuato a divampare per ore. Le forze
statunitensi sono intervenute e hanno dichiarato l'area 'zona militare
chiusa'.
(Aggiornato il 18 Agosto 2003 ore 14:40)
CAMERAMAN REUTERS, UCCISO DA TRUPPE USA A BAGHDAD
WASHINGTON 18 AGO - Un video-operatore dell'agenzia Reuters è stato ucciso
da truppe americane davanti a una prigione da queste amministrata alla
periferia occidentale di Baghdad.
Secondo testimoni oculari, Mazen Dana, un palestinese di 43 anni, stava
riprendendo l'attività intorno al carcere di Abu Ghraib quando e' stato
raggiunto da colpi sparati da un carro armato americano. Le ultime immagini
girate mostrano il corazzato mentre si avvicinava a Dana. Diversi colpi di
artiglieria vengono sparati dal carro e la macchina da presa cade per terra.
In serata il Pentagono ha ammesso che le truppe statunitensi in Iraq sono
coinvolte nell'incidente, essendo ''entrate in azione '' contro il cameraman
perchè credevano che la sua macchina da presa fosse un razzo lanciagranate.
''Soldati dell'esercito Usa hanno agito perchè erano convinti che il
video-operatore stesse puntando un lanciagranate nella loro direzione '', ha
detto il portavoce Frank Thorp.
(Aggiornato il 18 Agosto 2003 ore 09:00)
10 morti nelle ultime 24 ore. Bagdad è senz'acqua
Bagdad 18 agosto 2003 -
Continuano gli episodi di violenza in Iraq. Il bilancio delle vittime nelle
ultime 24 ore è di 10 morti: un soldato danese, un cameraman dell'agenzia
britannica Reuters, due miliziani iracheni e sei detenuti iracheni nella
prigione di Baghdad. Il bilancio dei danni è di un acquedotto e un oleodotto
fuori uso: ovvero Baghdad senz'acqua per alcuni giorni e 40 per cento in meno
di petrolio esportato per almeno due settimane, con un danno per il Paese di 7
milioni di dollari al giorno.
I sabotaggi: Venerdì sera un tratto di oleodotto che collega
i pozzi petroliferi di Kirkuk, nel nord-est del Paese, con il porto turco di
Ceyhan (950 chilometri più a ovest) salta in aria. Il flusso dell'oleodotto
viene immediatamente interrotto. Passa un giorno e un secondo ordigno esplode
lungo lo stesso oleodotto. L'amministratore civile Usa dell'Iraq, Paul Bremer,
parla di almeno due settimane per riparare i danni. Fonti interne al ministero
del Petrolio iracheno di almeno un mese. Ieri mattina, un terzo ordigno
esplode nella periferia settentrionale di Baghdad. Questa volta viene messo
fuori uso l'acquedotto, un tubo di metallo dal diametro di un metro e 60
centimetri. Una zona del quartiere circostante viene allagata in meno di
un'ora, le autorità sono costrette a lasciare la capitale senz'acqua corrente,
e ieri la temperatura ha raggiunto i 46 gradi all'ombra. Tempi di riparazione:
per gli statunitensi 36 ore, per gli iracheni "molto di piu'", come sostiene
il vice sindaco di Baghdad, Faris Abdul Razaq al-Aasam.
Le vittime: Una pattuglia danese ferma sabato sera vicino
Bassora, nel sud del Paese, un camion. A bordo nove iracheni, tutti armati. Ne
nasce uno scontro a fuoco. Un soldato danese viene ucciso. Mentre tra gli
occupanti del camion ci saranno due morti, un ferito e i restanti sei
arrestati.
Passano alcune ore e qualcuno spara due colpi di mortaio contro la prigione
Abu Ghraib di Baghdad. Un edificio che si trova in una delle poche zone
veramente militarizzate della città, sotto il controllo di centinaia di
soldati statunitensi che pattugliano in continuazione le strade del quartiere.
Eppure i colpi di mortaio superano il muro di cinta e colpiscono la zona delle
celle. Il bilancio è di 6 morti e di 58 feriti, tutti detenuti.
Un cameraman della Reuters si trova nei pressi del complesso
carcerario Abu Ghraib come molti suoi colleghi per filmare il luogo della
strage notturna, sconosciuti aprono il fuoco uccidendolo. Si chiamava Mazen
Dana e aveva 41 anni. In serata gli americani hanno ammesso di aver sparato
per errore: avevano scmbiato la telecamera per un lanciarazzi.
(Aggiornato il 18 Agosto 2003 ore 08:00)
Bagdad, falla in acquedotto,sabotaggio?
Bagdad 17 Ago - Potrebbe essere stato un sabotaggio a aprire una falla in uno
degli acquedotti nella zona nord di Bagdad che ha provocato l'allagamento di
alcuni quartieri. Stamane testimoni hanno udito un' esplosione. I sabotaggi
continuano a intralciare gli sforzi dell'amministrazione provvisoria guidata
dagli Usa per ripristinare i servizi di base. Feriti lievemente in un attacco
due militari Usa a Bagdad, mentre due poliziotti iracheni sono rimasti feriti
in un altro attacco contro un commissariato a Ramadi (100 km a ovest di
Bagdad).
(Aggiornato il 17 Agosto 2003 ore 10:00)
ALTRO SOLDATO AMERICANO UCCISO
BAGHDAD 11 AGO - Un soldato americano e' stato ucciso e un altro e' rimasto ferito dallo scoppio di una bomba in uan zona a Nord Est di Baghdad. Lo hanno reso noto fonti militari americane. ''I soldati sono stati investiti da una esplosione ieri alle 22:00'' (20:00 in Italia), ha precisato un portavoce militare. Dell'attacco non e' stata fornita alcuna altra specificazione ufficiale, se non che e' avvenuto nella cittadina di Baaquba. In precedenza un poliziotto iracheno, riferendosi allo stesso episodio, aveva parlato di un attacco con lancio di bombe a mano da parte di sconosciuti contro un posto di polizia. Da qualche tempo la regione di Baaquba e' teatro di ripetute operazioni della guerriglia irachena contro i soldati americani.
(Aggiornato il 11 Agosto 2003 ore 10:00)
Un analista della Cia: "Saddam non aveva l'atomica"
Washington 10 AGO - Un lungo dossier del Washington Post rivela le manovre della Casa Bianca per "gonfiare" le prove contro il dittatore iracheno.
Contrariamente a quanto ha sostenuto
la Casa Bianca per giustificare la guerra in Iraq, l'ex presidente Saddam Hussein non era sul punto di costruire una bomba atomica. Lo sostiene il Washington Post, che pubblica oggi un lunghissimo dossier sulla questione nucleare irachena. Un analista della Cia, tale Joe, che ha seguito il caso per la Casa Bianca, fa una serie di rivelazioni che potrebbero mettere in difficoltà il presidente George W. Bush. Secondo Joe (la cui identità non è stata rivelata) i tubi di alluminio che secondo gli esperti usa sarebbero serviti per una centrifuga in grado di arricchire l'uranio, erano semplicemente destinati a produrre una replica di un missile italiano, il Medusa 81, di cui avevano le stesse identiche dimensioni. Ma, soprattutto, scrive il Post "A Saddam mancava il principale tra i requisiti per un'arma nucleare: una quantità sufficiente di uranio molto arricchito o di plutonio".Sempre nelle colonne del Post, il direttore della Cia George Tenet difende invece i metodi seguiti dall'intelligence Usa, affermando che le indicazioni sulle armi di distruzione di massa erano accurate ed affidabili, e soprattutto che Saddam non aveva abbandonato le sue ambizioni nucleari. Sempre oggi, il New York Times scrive che le autorità militari americane, la Cia e i principali leader degli esuli iracheni avevano svolto una intensa attività di lobbying, nelle settimane che hanno preceduto la guerra, contattando i leader militari iracheni per convincerli a non combattere contro i militari usa e britannici. Tra coloro pronti a collaborare con gli Usa, e che molto probabilmente lo hanno fatto, c'era il generale Sultan Hashem Ahmed Al-Tai, il ministro della difesa di Saddam. Lo confermerebbe tra l'altro il fatto che il ministero della difesa, a Baghdad, non è mai stato bombardato dagli americani. Non si sa però che fine abbia fatto Hashem: potrebbe essere stato ucciso dai fedelissimi di Saddam dopo aver scoperto il suo probabile tradimento.
(Aggiornato il 10 Agosto 2003 ore 19:00)
Pistola fumante serviva ai meteorologi. Roulotte non producevano armi biologiche ma palloni aerostatici
Baghdad 9 Ago - Erano state
presentate come prove della colpevolezza di Saddam. La famosa pistola fumante.
Ma le due roulotte ritrovate in Iraq e considerate dagli americani come
laboratori per lo sviluppo di armi biologiche erano utilizzate in realtà per
produrre l'idrogeno necessario ai palloni aerostatici a uso meteorologico.
Questa è la conclusione degli ingegneri della Defense Intelligence Agency
(Dia) contenuta in un rapporto classificato e divergente dal contenuto del
"libro bianco" diffuso dalla Cia e dalla stessa Dia lo scorso mese di maggio.
Nel rapporto Cia/Dia, sei pagine intitolate "lavoratori mobili iracheni per la
produzione di agenti biologici a uso bellico", si definiva invece "una
copertura" la testimonianza resa dopo la fine della guerra da numerosi
scienziati iracheni sul reale uso delle roulotte. L'uso cioé ora confermato
dagli esperti dell'Agenzia di intelligence del Pentagono, secondo quanto rende
noto oggi il New York Times. Altri arresti eccellenti -
Soldati americani appoggiati da elicotteri d'assalto e da autoblindo hanno
arrestato a Fallujah il maggiore Shaaban al-Janabi, ex comandante della locale
milizia del Baath, il partito unico già al potere sotto il regime di Saddam
Hussein. Lo hanno riferito testimoni
oculari, secondo cui i militari Usa ne hanno circondato l'abitazione e lo
hanno infine costretto a uscire, portandolo subito via. In precedenza nella
stessa città, una sessantina di chilometri a ovest di Baghdad, vero e proprio
epicentro della resistenza sunnita, una base militare statunitense era stata
attaccata in massa da fedelisismi dell'ex despota iracheno.
(Aggiornato il 09 Agosto 2003 ore 12:00)
Nuovi attacchi a soldati inglesi e Usa
Bagdad 09 Ago - Nuovi episodi di intolleranza nei confronti della presenza anglo-americana in Iraq. Una base statunitense presso Falluja, a 50 km a ovest di Bagdad, è stata attaccata nella notte da guerriglieri ed è divampato un incendio, subito domato. Non ci sono vittime. E stamane, a Bassora,nel sud del Paese, una granata è stata lanciata contro un veicolo britannico da persone in coda per il rifornimento di carburante. I due soldati sono riusciti a fuggire dal veicolo in fiamme. Circondata la zona.
(Aggiornato il 09 Agosto 2003 ore 11:00)
Guerriglia e caos nelle strade. Usa cambia strategia: esercito più flessibile per prevenire pericoli
Baghdad 9 Ago - Ancora violenza in Iraq, dopo l'attentato di giovedí davanti all'ambasciata giordana a Baghdad. Ieri, una pattuglia di militari americani ha sparato in un mercato di Tikrit. E' ancora imprecisato il numero dei morti. A Mosul, invece, un razzo ha colpito una pattuglia statunitense e sei soldati sono rimasti feriti. Intanto l' esperienza maturata negli ultimi due conflitti, i connotati assunti dal 'nuovo nemico', un terrorismo infido e imprevedibile, e, soprattutto i più recenti attentati, inducono l'Amministrazione della Casa Bianca ad adottare una nuova strategia, quella della cosiddetta 'guerra preventiva'. Il principio che la ispira è quello di 'distruggere il nemico prima che lui vi distrugga' ed il presidente Bush ne è il più forte assertore. Una conferma è venuta dal vertice che lo stesso presidente Usa ha convocato ieri nel suo ranch di Crawford, in Texas: presenti il segretario alla Difesa Rumsfeld, il capo di stato maggiore Myers ed il consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice, sono state messe a punto le caratteristiche che dovranno avere le nuove forze armate, assai più veloci, più leggere e più flessibili per adattarsi alle nuove esigenze. Baghdad anno zero - Baghdad è al culmine di un'estate lunga, calda e violenta. Mentre la polizia si riversa sulle strade devastate dalla guerra per riportarvi l'ordine, i nuovi agenti si trovano ad affrontare un'ondata di crimini senza precedenti. Nonostante la caduta del regime di Saddam Hussein, l'obitorio di Baghdad ammette di aver registrato nel mese di luglio un numero di morti violente 47 volte superiore a quello dell'anno scorso. I dirigenti della struttura attribuiscono questa vampata di violenza a diversi fattori: saccheggi e furti; regolamenti di conti; amnistia per numerosi criminali poco prima della guerra; le pallottole dei soldati americani, ai quali molti iracheni rimproverano il 'grilletto facile'.
(Aggiornato il 09 Agosto 2003 ore 08:00)
AMERICANI SPARANO IN MERCATO TIKRIT, NUMEROSI MORTI
TIKRIT (IRAQ) 08 AGO - Sei iracheni, tra cui un
bambino, sono stati uccisi questa mattina nel mercato di Tikrit, 200
chilometri a Nord di Baghdad, da colpi sparati da soldati americani.
Lo
hanno riferito fonti dell'ospedale Saddam della citta'.
Tikrit, citta' natale del deposto presidente Saddam Hussein, e'
ritenuta una roccaforte dei sostenitori del vecchio regime. Secondo una
testimonianza, gli uccisi sono cinque persone che stavano vendendo dei fucili
mitragliatori e che stavano mostrando l'efficienza delle loro armi a
potenziali acquirenti. I soldati hanno sparato uccidendoli immediatamente. Una
raffica ha pero' colpito mortalmente anche un bambino che si trovava nel
mercato. E' stata anche ferita una donna.
Da fonti americane si e' appreso che la pattuglia americana ha ucciso
due iracheni che vendevano armi a Tikrit. Un terzo venditore di armi e' stato
catturato in un ospedale, dove era andato per curarsi le ferite provocate
dalla sparatoria con gli americani, e un quarto e' riuscito a fuggire. Secondo
la versione fornita dagli americani, i quattro avevano la loro mercanzia in
un'automobile. Quando hanno cominciato a scaricarla i soldati hanno visto
fucili e cio' che appariva materiale per costurire ordigni esplosivi. Allora
hanno aperto il fuoco. Secondo il portavoce dell'esercito, in considerazione
del materiale che detenevano quegli uomini erano da considerare dei
combattenti ostili.
(Aggiornato il 08 Agosto 2003 ore 11:00)
Autobomba a Baghdad, 11 morti
Bagdad 07 Ago - Esplode un minibus davanti l'ambasciata giordana. L'intera area è stata circondata dalle truppe Usa. Destinato a salire il bilancio delle vittime. 32 i feriti gravi. Dopo l'attentato saccheggiato l'edificio. Uccisi due soldati Usa in uno scontro a fuoco.
Un minibus parcheggiato dinnanzi l'ambasciata giordana a Baghdad è esploso provocando la morte di 11 persone. Al momento dello scoppio all'interno della sede diplomatica lavoravano trenta persone. Nella delegazione infatti non lavorano soltanto cittadini giordani. L'unico diplomatico di Amman distaccato attualmente in Iraq, l'incaricato d'affari Demi Hadda, in quel momento era peraltro assente. Un' intero lato dell'edificio è andato distrutto. Fonti giornalistiche (Ap) presenti sul posto hanno raccontato di aver visto quattro cadaveri dentro ai rottami semi-carbonizzati di una delle auto distrutte dall'onda d'urto; ma i soccorritori dal canto loro hanno reso noto che sono state portate in ospedale una decina di persone: alcune tra loro soltanto ferite, ma molte altre a quanto sembra gia' morte. Tutta l'ambasciata si presentava annerita dalle fiamme, sprigionatesi in seguito alla deflagrazione. La zona e' stata poi isolata con cordoni di sicurezza eretti dalle truppe americane che, soppraggiunte, hanno schierato anche i carri armati. Una folla inferocita ha preso d'assalto l'ambasciata di Giordania a Baghdad, che era appena stata bersaglio di un attentato dinamitardo: un'auto-bomba saltata in aria all'esterno del giardino che circonda la rappresentanza, la cui potenza distruttiva e' stata amplificata ulteriormente con l'impiego di missili. E in uno scontro a fuoco, nell'inferno di Baghdad, sono caduti altri due militari statunitensi.
(Aggiornato il 07 Agosto 2003 ore 11:00)
IRAQ: ESPLOSIONE AMBASCIATA GIORDANA, NOVE MORTI
BAGHDAD 07 Ago - Almeno nove persone sono morte nell'esplosione di un'autobomba questa mattina a Baghdad, davanti all'ambasciata di Giordania. Lo hanno riferito fonti della polizia irachena. Un pulmino imbottito di esplosivo e' esploso verso le 11:00'', (le 9:00 italiane), ha riferito un membro della polizia. Un'altra esplosione e' avvenuta nella notte a Khalidiya, citta' a ovest di Baghdad, vicino alla prefettura. Ne e' seguita una sparatoria nel corso della quale soldati americani hanno ferito - sembra accidentalmente - un iracheno che abita nella zona. In Giordania hanno trovato rifugio numerosi familiari del deposto presidente Saddam Hussein, tra cui due sue figlie con la rispettiva prole.
(Aggiornato il 07 Agosto 2003 ore 10:00)
Civile americano ucciso a Tikrit
Tikrit 05 Ago - Scoppia una bomba sotto la jeep di un dipendente della Kellogg Brown & Root (Halliburton). - Un dipendente di una società appaltatrice è la prima vittima civile statunitense in Iraq da quando è stata dichiarata la fine delle ostilità. L’uomo è stato ucciso oggi da una bomba a nord della cittadina di Tikrit, nel cosiddetto “triangolo sunnita” dove si concentra la resistenza dei fedeli al regime di Saddam Hussein. La vittima civile lavorava per la Kellogg Brown & Root; secondo alcune fonti militari Usa, il convoglio su cui viaggiava l'uomo è stato attaccato mentre si trovava a 150 chilometri da Baghdad. Un portavoce militare americano ha riferito invece che un ordigno è scoppiato sotto la jeep del civile statunitense. Non è chiaro se la deflagrazione sia stata comandata a distanza o se il mezzo abbia urtato l'ordigno abbandonato da tempo. La Kellogg Brown & Root sta lavorando a ricostruire una raffineria e un terminale petrolifero a circa 50 chilometri da Tikrit. La KB&R è una sussidiaria della Halliburton, il colosso petrolifero guidato fino al 2000 dall'attuale vicepresidente americano Dick Cheney. Fino ad ora, l’azienda ha ricevuto ordini per 529,4 milioni di dollari per contratti decennali senza limiti di spesa sia in Iraq che in Afghanistan. Dalla proclamazione della fine dell'offensiva 53 militari americani sono morti negli attacchi della guerriglia, oltre a un giornalista britannico, a un tecnico dello Sri Lanka volontario della Croce Rossa internazionale e a un autista iracheno delle Nazioni Unite. Durante la guerra era morto un civile americano, un giornalista americano al seguito delle truppe: Michael Kelly del Washington Post.
(Aggiornato il 05 Agosto 2003 ore 17:00)
Esercito Usa indaga su misteriosa epidemia di polmonite
Bagdad 05 Ago - Morti due soldati, tre sono gravi; 100 i casi finora registrati. Si esclude una forma di Sars. - L'esercito Usa sta indagando sull'epidemia di una forma misteriosa di polmonite che sta colpendo i soldati americani in Iraq e che ha gia' fatto due vittime. La malattia e' stata definita ufficialmente polmonite dalle autorita' sanitarie militari che hanno registrato finora 100 casi, 15 dei quali abbastanza gravi da richiedere il trasferimento dei pazienti in strutture ospedaliere fuori dall'Iraq. Rimane comunque un mistero la natura di questa polmonite particolarmente violenta e letale: il Pentagono ha reso noto infatti di aver indagato la possibilita' che siano state usate armi batteriologiche, ma che queste eventualita' e' stata scartata. Come è stato escluso che si tratti di un forma di sars, la polmonite atipica che ha mietuto vittime nei mesi scorsi in Asia, principalmente in Cina. In un comunicato, le autorita' sanitarie militari forniscono un primo bilancio ufficiale della malattia di cui da giorni i giornali americani parlano, dopo che e' stata resa nota la storia di Joshua Neusche, un ragazzo di 20 anni, che, ammalatosi lo scorso giugno era stato trasferito in Germania, dove pero', nonostante le cure, e' morto lo scorso 12 luglio. Non e' nota l'identita' del secondo militare ucciso dalla misteriosa e violenta polmonite. Secono il comunicato, sono ancora tre i militari ricoverati in condizioni gravi, mentre altri 10 sono in via di recupero. A costringere il Pentagono a venire allo scoperto sono state proprio le denunce dei genitori di Neusche che hanno espresso la speranza che l'inchiesta dell'esercito possa far luce sulla morte del figlio. "Vogliamo sapere perche' - ha detto in una drammatica intervista con l'Abc il padre del giovane - un ragazzo di 20 anni in piena salute entra, nel giro di poche ore, in coma a causa di una polmonite. Dobbiamo sapere perche' in modo da poter aiutare gli altri soldati". Secondo i medici a provocare la morte dei due militari e' stato un batterio, ma l'origine della malattia per gli altri 13 casi gravi rimane ignota. L'emittente statunitense ha intervistato anche la madre del soldato Neusche, Cynthia: "e' come se fosse sparito, so che e' morto, ma non so perche"'. Due squadre di esperti di epidemiologia sono stati inviati in Iraq per indagare, una proveniente dall'ospedale militare in Germania dove è stata ricoverata la maggior parte dei soldati malati.
(Aggiornato il 05 Agosto 2003 ore 08:40)
Oleodotto in
fiamme al Nord
Bagdad 01 Ago - L'impianto, situato nel nord del paese, avrebbe preso fuoco in
seguito a una violenta esplosione. Un oleodotto situato presso la raffineria di Baiji, a circa
200 km a nord di Bagdad, è in fiamme dalla scorsa notte. Lo riferisce un
giornalista dell'agenzia di stampa francese France Presse. Dall'oleodotto, che
è sorvolato da un elicottero americano, stamane, si levano grandi nubi di fumo
nero.
E' in fiamme l'oleodotto iracheno situato nei pressi dell'importante raffineria petrolifera di Baiji, circa 200 chilometri a nord di Baghdad. Lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti sul posto. Stando a testimoni oculari, l'incendio era divampato nella notte in seguito a una violenta esplosione avvertita intorno alle 20 di ieri sera ora locale, le 18 in Italia, dopo la conclusione della preghiera musulmana serale. Ancora in piena mattinata alte colonne di fumo erano ben visibili mentre si levavano alte verso il cielo dalla condotta. Baiji è sede dello strategico terminale petrolifero da cui parte molto del greggio destinato all'esportazione, elemento cruciale per la ricostruzione dell'Iraq. La città è situata all'interno del cosiddetto 'Triangolo Sunnita', una regione a ridosso della frontiera con la Siria, considerata a suo tempo una delle basi di potere del vecchio regime, e tuttora tra le ultime roccheforti della resistenza dei seguaci di Saddam Hussein.
(Aggiornato il 01 Agosto 2003 ore 08:00)
Bremer: 100 mld per ricostruire
Roma 01 Ago - La ricostruzione in Iraq 'sarà probabilmente ben al di sopra di
50-60 miliardi, forse 100 miliardi di dollari, nei prossimi due o tre anni'.
Lo ha dichiarato in un'intervista televisiva Paul Bremer, l'amministratore
americano per l'Iraq. 'Si dovrà spendere più denaro di quanto ne guadagneremo,
anche quando la produzione di petrolio sarà tornata ai livelli prebellici. Far
fronte all spese sarà un problema reale', ha concluso il governatore Usa.
(Aggiornato il 01 Agosto 2003 ore 03:40)
MORTI DUE SOLDATI USA, FERITI ALTRI NOVE
Bagdad 31 LUG - Un soldato americano e' stato
ucciso e altri due sono stati feriti in un attacco fatto ieri sera a colpi di
armi leggere nella zona di Baaquba, a Nord est di Baghdad. Lo ha detto oggi il
Centcom - Comando centrale Usa - nel suo sito internet. L'attacco e' stato
fatto alle 23:45 di ieri, ora locale, una quarantina di chilometri a Est di
Baaquba, contro un centro operativo tattico delle forze Usa. Una portavoce
militare americano a Baghdad, Nicole Thompson, ha detto che i soldati
americani hanno risposto al fuoco degli assalitori e hanno ferito quattro
iracheni. ''Almeno tre di loro facevano parte degli aggressori'', ha detto la
portavoce. Secondo alcuni testimoni, inoltre, cinque proiettili di mortaio
sono stati sparati la notte scorsa alle 01:00 locali (le 23:00 italiane)
contro le truppe americane di stanza nell'aeroporto di Baaquba. I soldati
americani hanno risposto con diversi tipi di armi e hanno arrestato quattro
contadini dopo aver setacciato i campi che circondano l'aeroporto. Gli
attacchi anti americani si sono intensificati nella provincia di Diyala, di
cui Baaquba e' il capoluogo, al confine con l'Iran. Intanto almeno quattro
soldati americani sono stati feriti in un attacco con lanciagranate Rpg
sull'autostrada nei pressi dell'aeroporto di Baghdad e un altro soldato
americano e' stato ucciso e altri tre feriti quando il loro automezzo ha
urtato una mina proprio sulla strada per l'aeroporto.
La minaccia di Al Qaida di eseguire nuovi attentati con aerei di linea
''e' reale'', anche se non sono disponibili ''informazioni specifiche'' sui
suoi piani. Lo ha detto il presidente George W.Bush, nel corso di una
conferenza stampa alla Casa Bianca, rispondendo ad una domanda
sull'avvertimento lanciato ieri dalle autorita' americane sulla possibilita'
di dirottamenti aerei. ''Stiamo smantellando Al Qaida, ma i pericoli restano'',
ha detto Bush, aggiungendo che l'organizzazione terroristica potrebbe colpire
utilizzando di nuovo ''i metodi del passato'' come quelli dell'11 settembre
2001. Bush ha aggiunto che gli Usa stanno contattando, perprevenire i
dirottamenti, anche ''le compagnie aereestraniere''. Nell'avvertimento di
ieri, si indicava anche l'Italia tra i paesi a rischio, con Usa, Gb e
Australia.
(Aggiornato il 31 Luglio 2003 ore 14:20)
Ucciso un altro soldato Usa
Bagdad 31 Lug - Nuova attacco contro truppe americane, la conta dei caduti a quota 165; Un morto e due feriti, è questo il bilancio dell’ennesima imboscata di cui sono stati vittima i militari Usa. L’episodio – confermato ufficialmente dal Centcom – si è verificato ieri notte nel corso di una ricognizione. L’attacco è scattato intorno alle 23.45 di ieri sera contro una pattuglia di uomini della Quarta Divisione di fanteria, colpita con armi da fuoco leggere (di recente le imboscate erano state condotte con granate a mano e lanciagranate). Gli uomini si trovavano in una località a Nord di Baghdad, 40 chilometri ad est di Baqouba. Ancora una volta è il triangolo sunnita (zona dell’Iraq centro-meridionale, dove era più radicato il deposto regime) a far registrare nuovi attacchi anti Usa. Con la vittima di oggi, il conto totale dei morti (in combattimento) della guerra sale a quota 165 i militari (18 in più rispetto alla prima Guerra del Golfo nel 1991). Con questa morte sale a 50 il numero dei militari Usa uccisi in combattimento dal primo maggio, giorno in cui il presidente americano George W. Bush ha dichiarato chiusa la principale fase dei combattimenti in Iraq.
(Aggiornato il 31 Luglio 2003 ore 09:30)
Iraq, eletto il nuovo presidente del consiglio di governo
Bagdad 30 LUG - Vertice a rotazione per la prima cellula di una futura
amministrazione irachena. Intanto un primo gruppo di rifugiati ritorna in
patria dopo la guerra del '91.
E’ Ibrahim al Jaafari, portavoce del partito sciita
al-Dawa, il primo presidente del consiglio di governo provvisorio dell'iraq.
La decisione è stata presa dai 25 componenti dell'organo (che non ha potere
effettivi almeno per ora, visto che è operativa l'amminsitrazione americana)
che hanno optato per un sistema di presidenza a rotazione tale da mettere
d’accorto tutte le diverse etnie e componenti religiose del paese.
Medico, 56 anni, al Jaafari dopo aver lavorato a Kerbala dal 1970 al
1979, fu costretto a lasciare il paese perchè perseguitato dai servizi di
sicurezza di Saddam e si trasferì in Iran, dove rimase fino al 1989, prima di
recarsi a Londra. Il suo partito (fondato nel ’57 ma fuorilegge dal 1980) è
per una modernizzazione delle istituzioni Religiose ma è una formazione di
tipo confessionale che si ispira ai principi dell’Islam.
Resterà in carica per cinque mesi, poi toccherà ad altri otto
membri del consiglio (oltre ad al Jafari ci sono altri quattro sciiti –
maggioranza nel paese - due curdi e due sunniti), ognuno dei quali sarà
presidente per un mese.
Si tratta di Ahmed Chalabi
(sciita laico, leader dell'Iraqi National Congress sostenuto dagli Usa);
Iyad Allawi (sciita, ex agente
dell'intelligence irachena che aveva lasciato il Paese nel 1971 dopo una lunga
militanza nel partito Batth); Abdul Aziz
al-Hakim (il numero due dell'Assemblea suprema della Rivoluzione islamica
in Iraq, il principale gruppo sciita); Mohammed
Bahr al-Uloom (ottantenne religioso sciita che aveva lasciato l'Iraq nel
1991 per rientrarvi nell'aprile scorso); Adnan
Pachachi (81 anni, sunnita, ex ministro degli Esteri liberale dal 1965 al
1967 prima dell'avvento di Saddam); Mohsen
Abdul Hamid (segretario sunnita del Partito islamico, braccio iracheno
della Fratellanza musulmana, fondato nel 1990 e messo al bando l'anno dopo;
era in carcere dal 1996); Massoud Barzani
(leader del Partito democratico del Kurdistan, Kdp, esponente di spicco dei
curdi, ha avuto tre fratelli uccisi sotto la dittatura di Saddam);
Jalal Talabani (avvocato, guida l'Unione
patriottica del Kurdistan, partito rivale del Kdp). Intanto, si
registrano anche altri segnali positivi nel lento cammino verso la
normalità del paese. Un primo gruppo di rifugiati iracheni (nella foto Ap) è
tornato ieri in Iraq, dopo aver lasciato il campo per rifugiati di Rafha in
Arabia Saudita dove erano rimasti per oltre 12 anni (dai tempi della guerra
del golfo). Del gruppo facevano parte 250 persone ma nel campo attualmente ci
sono oltre 5200 rifugiati, dei quali ben 3600 hanno chiesto di tornare a casa.
Comunque, secondo esponenti delle agenzie Onu, un ritorno su larga scala è
prevedibile non prima del 2004.
(Aggiornato il 30 Luglio 2003 ore 18:40)
Attacco contro base Usa a Tikrit
Bagdad 30 Lug - Un attacco contro le truppe americane in Iraq è stato compiuto
la notte scorsa a Tikrit, città natale di Saddam Hussein. Ne ha dato notizia
il corrispondente della tv araba al Jazira a Bagdad Due missili sarebbero
stati lanciati contro il palazzo presidenziale della città, edificio
attualmente utilizzato dalle truppe americane. Al momento non si hanno notizie
di vittime. Sempre durante la notte, diverse esplosioni sono state avvertite
nella città di Baquba, a nord della capitale.
(Aggiornato il 30 Luglio 2003 ore 06:50)
Attaccato
convoglio militare Usa
BAGHDAD 29 LUG - Quattro razzi sono stati lanciati contro un convoglio
militare americano nei pressi di Baaquba, 60 chilometri a Nord Est di Bagdad.
Lo hanno reso noto testimoni oculari, secondo i quali non vi sarebbero
vittime. Gli assalitori hanno lanciato i razzi contro due veicoli e due carri
armati sulla strada di Mekadia. I carri, colpiti, avrebbero preso fuoco.
(Aggiornato il 29 Luglio 2003 ore 13:00)
AGGUATO PATTUGLIA USA, UN MORTO
BAGHDAD 28 LUG - Dopo lunghe ore, scandite dal rincorrersi di versioni contrastanti, alla fine è il comando centrale da Tampa in Florida che fa salire a 243 unità il numero dei soldati americani uccisi nella guerra in Iraq con la sua conferma ufficiale che l’ennesimo agguato anti-americano ha fatto una vittima (inizialmente si parlava di due) e tre feriti, uno dei quali in gravi condizioni. I militari fanno parte della 1/a divisione dell'esercito e sono rimasti vittime di uno scontro a fuoco intorno alle 11.40 locali (le 9.40 italiane) quando un numero imprecisato di persone hanno lanciato una granata nel quartiere al Rashid della capitale.
(Aggiornato il 28 Luglio 2003 ore 18:30)
NUOVO AGGUATO PATTUGLIA USA A BAGHDAD, FORSE DUE MORTI
BAGHDAD 28 LUG - Due soldati di una pattuglia americana sono stati
gravemente feriti, forse uccisi, durante un attacco con lancio di una granata
avvenuto in pieno giorno in una larga strada di Baghdad. Un ufficiale Usa che
si trovava sul posto non ha voluto dire alla Reuters se i suoi soldati erano
morti, una eventualita' che pero' e' stata confermata dalla polizia irachena.
Nessun commento e' stato fatto dalle autorita' militari. I soldati erano
andati a prelevare dell'acqua a bordo del loro Humvee, ha spiegato il
sottotenente Brian Ryan. Al ritorno sono stati attaccati: testimoni oculari
hanno detto che una granata era stata lanciata da un ponte, al di sopra di un
grande incrocio. ''Penso che i due siano morti - ha detto Ali' Haadi, che vive
nei paraggi - Sono stati portati via da altri soldati''. Subito dopo
l'esplosione sono accorsi altri militari Usa, che avevano circondato il
veicolo. Un soldato era accasciato inerte sul sedile posteriore, il secondo
giaceva sull'asfalto. Nessuno e' stato soccorso sul posto da unita' mediche, e
i commilitoni li hanno portati via su un camion. Nell'Humvee abbandonato con i
pneumatici a terra e' restato un lago di sangue. In seguito e' sopraggiunta
anche la polizia irachena, munita di vecchi fucili, per regolare il traffico
sulla grande arteria. L'agguato di oggi sottolinea la facilita' con cui i
guerriglieri riescono a colpire reparti Usa pesantemente armati e ad
eclissarsi. In questo episodio l'autore o gli autori dell'attacco sono
scomparsi in un'area non densamente popolata. Se si constatera' che i due
soldati sono effettivamente morti il bilancio complessivo dei caduti, per gli
Stati Uniti, raggiungera' le 244 unita', e 165 saranno quelli uccisi da fuoco
nemico.
Attentati e imboscate, che non sembrano essere diminuiti nonostante
l'uccisione a Mossul dei due figli di Saddam Hussein, proseguono in parallelo
con le ricerche febbrili del rais da parte delle truppe scelte americane.
Nelle ultime 72 ore unita' speciali hanno effettuato diversi raid in
abitazioni e fattorie di Tikrit, la roccaforte del passato regime, arrestando
numerose guardie del corpo di Saddam. Stando alla Cnn, che si e' basata su
fonti anonime dell' intelligence, il rais cambia posto di continuo, ogni
due-quattro ore. Per questo lo stato maggiore americano e' sicuro che presto
cadra' nella rete.
(Aggiornato il 28 Luglio 2003 ore 12:30)
Altro marines ucciso a sud di Baghdad
Bagdad 27 Lug - Non finisce l'ondata dei morti tra le truppe Usa; Ieri morti altri 4 soldati americani; Oggi in un nuovo attacco un nuovo decesso Usa. Dei 163 soldati Usa uccisi in Iraq, ben 48 hanno perso la vita dopo il primo maggio, giorno in cui il presidente Usa Bush aveva dichiarata chiusa la fase principale dei combattimenti.
Dopo le quattro vittime di ieri anche la giornata di domenica è segnata da un attacco a colpi di granate contro le truppe Usa. Un marine americano è stato ucciso a sud di Baghdad. Nell'attacco, oltre al militare ucciso, un altro è stato ferito. Con questa nuova vittima sale a 163 il numero di soldati Usa uccisi in Iraq dall'inizio della guerra (16 in più dei morti della prima guerra del Golfo del 1991). Nell'ultima settimana, nonostante i colpi messi a segno dagli Usa contro i fedelissimi di Saddam, le azioni di guerriglia irachena si sono fatte più intense e tredici soldati Usa sono stati uccisi. Quanto all'ultimo attacco di questa notte l'esercito Usa non ha fornito ulteriori dettagli sull'accaduto. Si sa soltanto che il soldato americano è stato ucciso alle 2 e 35 ora locale in una zona a sud di Baghdad controllata dai marines. Dei 163 soldati Usa uccisi in Iraq, ben 48 hanno perso la vita dopo il primo maggio, giorno in cui il presidente Usa Bush aveva dichiarata chiusa la fase principale dei combattimenti.
(Aggiornato il 27 Luglio 2003 ore 09:00)
IRAQ: ALTRI TRE MILITARI USA UCCISI NEL NORD
BAGHDAD 24 LUG - Tre soldati americani sono
stati uccisi in un attacco nel nord dell'Iraq. Lo ha reso noto l'esercito Usa.
L'attacco in cui sono stati uccisi i tre soldati, appartenenti alla 101/a
divisione aviotrasportata, e' avvenuto stamani, secondo quanto indicato da un
portavoce militare americano. I soldati sono stati presi di mira con armi di
piccolo calibro e granate Rpg, ha aggiunto il portavoce, senza precisare il
luogo esatto dell'attacco. Sono stati militari della 101/, basata a Mossul, a
uccidere martedi' scorso i due figli di Saddam Hussein, Uday e Qusay.
UDAY FORSE SI E' SUICIDATO - Uday Hussein, uno dei due figli di Saddam
Hussein morti martedi' nel raid delle forze americane contro la casa di Mossul
dove si erano rifugiati, si sarebbe suicidato: lo riferisce, come ipotesi, la
Abc. Il cadavere di Uday presenterebbe una ferita d'arma da fuoco alla testa
che sembrerebbe auto-inflitta. L'indicazione emerge da esperti americani che
hanno compiuto i primi riscontri sui corpi di Uday e di Qusay e che stanno ora
passando al setaccio quel che resta della casa, cercando indizi su dove si
nasconda Saddam.
RUMSFELD, DAREMO FOTO PRESTO FIGLI SADDAM - Il segretario alla Difesa
americano Donald Rumsfeld ha detto che gli Stati Uniti pubblicheranno ''presto''
fotografie dei cadaveri dei figli di Saddam Hussein, Uday e Qusay, uccisi
martedi' in un conflitto a fuoco a Mossul. Rumsfeld l'ha detto a giornalisti
presenti al Congresso, che ne riferiscono. Il segretario alla Difesa, che era
reduce da un incontro con parlamentari, non ha precisato quando la
pubblicazione delle foto avverra'. La decisione se pubblicare o meno le foto
e' stata lungamente discussa al Pentagono: da una parte c'e' il desiderio di
convincere gli iracheni che Uday e Qusay sono davvero morti; dall'altra c'e'
il timore di suscitare reazioni negative, per la crudezza delle immagini.
(Aggiornato il 24 Luglio 2003 ore 09:30)
IRAQ: BUSH, REGIME SE N'E' ANDATO PER SEMPRE
WASHINGTON 23 Lug
- Il regime di Saddam
Hussein se n'e' andato per sempre e non tornera' piu': lo ha detto il
presidente americano George W. Bush, nel primo commento pubblico dopo
l'uccisione di Uday e Qusay, i figli di Saddam. Bush ha lanciato un appello a
tutti i Paesi perche' contribuiscano ''militarmente e finanziariamente'' alla
stabilizzazione e alla ricostruzione dell'Iraq, con riferimento alle
risoluzioni dell'Onu esistenti.
Nel paese, però la tensione resta altissima. Il giorno dopo la notizia
che a Mossul, in un attacco che sarebbe stato orchestrato della misteriosa e
letale Task Force 20, unita' d' elite americana, sono rimasti uccisi Uday e
Qusay, i figli di Saddam Hussein, due soldati statunitensi sono morti in
attacchi della resistenza e otto sono rimasti feriti.
Ed alla resistenza contro le truppe della coalizione si e' appellato
nuovamente Saddam, in un messaggio audio trasmesso dalla televisione Al
Arabiya che risale al 20 luglio, cioe' due giorni prima della morte dei figli.
Nel messaggio, Saddam ha lanciato gli ormai consueti attacchi contro gli Stati
Uniti (nonostante la loro forza militare, non vinceranno, ha detto la voce
registrata), ai quali ha addebitato le sofferenze del popolo iracheno. Ma
questa volta Saddam ha chiesto esplicitamente a quelle che erano unita' piu'
addestrate del suo esercito - le forze speciali e la guardia presidenziale -
di intensificare gli attacchi contro le truppe della coalizione. Un appello
che indica, forse per la prima volta in modo cosi' esplicito, quali unita'
della ''resistenza'' debbano agire contro gli Stati Uniti.
Mentre a Mossul centinaia di curiosi sostano davanti all' abitazione in cui
ieri i figli di Saddam sono caduti, la persona che ha fornito le notizie che
hanno reso possibile il blitz si trova ora sotto la protezione americana, in
attesa di incassare le doppia ricchissima taglia: 15 milioni di dollari per
ciascuno degli ''obiettivi'' dell' attacco. Intanto i cadaveri di Qusay e Uday
Hussein sono stati trasferiti a Baghdad ed ora si troverebbero nell' area
dell' aeroporto internazionale della citta', dove le truppe statunitensi hanno
la loro piu' importante base nell' area. Non si esclude che sui resti
semicarbonizzati siano eseguiti ulteriori esami (legati soprattutto al Dna),
per fugare ogni residuo dubbio sull' identita' dei due. Stamattina, intanto,
due soldati americani sono caduti in distinti episodi.
A Mossul, nel nord del Paese, un militare e' morto per l' esplosione di una
mina, che ha coinvolto, ferendoli, altri sei soldati. Un altro militare e'
morto (due sono i feriti) a Ramadi, nell' attacco ad un convoglio americano.
CATTURATO N.11 LISTA SUPER-RICERCATI, COMANDO USA - Il comando delle
forze Usa a Baghdad ha annunciato oggi che i militari americani hanno
catturato un alto esponente del deposto regime iracheno che figura
all'undicesimo posto nella lista dei super-ricercati.
Il numero 11 nella lista corrisponde all'ex comandante della Guardia
repubblicana.
(Aggiornato il 23 Luglio 2003 ore 16:30)
Iraq: gli Usa pescano la 'donna di cuori'
BAGHDAD 23 Lug - Le forze statunitensi hanno catturato in Iraq il
numero 11 della lista dei super ricercati del Pentagono. Ne hanno dato notizia
fonti militari Usa. Si tratta di Barzan Abd Ghafur Sulayman Majid , comandante
della Guardia repubblicana speciale. Nel mazzo delle carte era la donna di
cuori. A rivelare la cattura del numero 11 della lista dei 55 'most-wanted' è
stato il generale Ricardo Sanchez, comandante delle forze di terra americane
in Iraq. Il generale non ha voluto dire se Barzan Abd Ghafur Sulayman Majid
sia stato catturato nella stessa
operazione in cui, ieri a Mosul, sono rimasti uccisi i due figli di Saddam
Hussein, Uday e Qusay.
(Aggiornato il 23 Luglio 2003 ore 14:30)
Iraq, Saddam incita alla resistenza
Bagdad 23 Lug - La televisione Al-Arabiya ha mandato in onda un presunto
messaggio audio di Saddam Hussein registrato il 20 luglio, due giorni prima
che i due figli Uday e Qusay fossero uccisi dalle truppe americane a Mosul.
Nel messaggio Saddam parla delle sofferenze del popolo iracheno, e lo incita
alla resistenza contro le forze di occupazione. Inoltre afferma che la guerra
non è finita e che l'esercito americano, nonostante la sua potenza, non
riuscirà a vincere.
(Aggiornato il 23 Luglio 2003 ore 11:30)
Altre vittime tra le truppe Usa
Bagdad 23 Lug - La guerriglia irachena non si placa. Uccisi due soldati in due distinte imboscate. Il numero dei morti americani continua a crescere.
Due soldati Usa sono stati uccisi oggi in Iraq in due distinte azioni di guerriglia. La Bbc aveva segnalato un attacco contro un convoglio militare Usa ad ovest di Baghdad.
L'altro attacco si sarebbe verificato invece poco fuori Mosul, la città dove ieri dopo un duro scontro a fuoco sono stati uccisi dagli Usa i due figli di Saddam Hussein Uday e Qusai.
A Mosul una bomba è stata fatta esplodere mentre un convoglio militare stava percorrendo una strada poco fuori la cittò. Un veicolo sarebbe stato completamente distrutto uccidendo un militare Usa e ferendone altri sei.
L'altro convoglio è stato invece attaccato a Ramadi, a ovest di Baghdad. In questo caso il bilancio è di un morto e di due feriti. Non è ancora chiara la dinamica dell'episodio
La morte dei due delfini del rais non ha fermato quindi le azioni della guerriglia irachena. Con la morte dei due soldati sale a 155 il numero dei caduti americani dall'inizio della guerra in Iraq.
Un bilancio complessivo che supera ormai di otto unità quello dei morti nella prima guerra del Golfo nel 1991.
Commentando l'uccisione ieri dei due figli di Saddam, la stampa americana aveva prevalentemente sottolineato la speranza che l'episodio segnasse una svolta e portasse alla fine degli attacchi contro le truppe Usa nel paese.
(Aggiornato il 23 Luglio 2003 ore 10:30)
Raid americano a Mosul. Forse morti i due figli di Saddam
Bagdad 22 Lug - Tra i quattro corpi senza vita ritrovati potrebbero esserci anche quelli di Uday e Qusay. L'amministrazione americana si dice 'quasi sicura' sull'identità. Riconoscimento difficile, i cadaveri sono carbonizzati.
Adesso è ufficiale: quattro iracheni sono stati uccisi durante il raid americano in una villa di Mosul, dove potrebbero essersi nascosti due figli di Saddam Hussein, Usay e Qusay. Ma l'amministrazione Usa non conferma ancora se tra i quattro uccisi ci sono proprio i due figli del rais spodestato.
Il Pentagono dichiara che sono in corso verifiche delle notizie che si rincorrono dalla città nel Nord iracheno. E non vi è alcuna conferma delle voci di vittime tra i soldati Usa, riportata dalle tv arabe Al-Jazeera e Al-Arabia. La Cnn dice però che la notizia è "ragionevolmente certa" e aggiunge di avere appreso da fonti affidabili che i due figli di Sadadm sono stati visti di recente a Mosul.
Fonti dell'Amministrazione Usa dichiarano di essere "piuttosto ottimisti" sul fatto che due dei quattro uccisi siano quelli di Uday e Qusay Hussein. Una 'quasi-conferma' che nella villa presa d'assalto dai militari Usa nella città del Nord iracheno ci fossero i due figli dell’ex rais arriva da un funzionario della Casa Bianca, che all'emittente Msnbc dichiara: "con l'80% di probabilità tra le persone catturate o uccise a Mosul ci sono anche Uday e Qusay".
Secondo quanto riportato ora dalla Cnn, gli altri due corpi sarebbero quelli di un ragazzo, probabilmente uno dei nipoti di Saddam, e di una guardia del corpo. Il segretario alla Difesa Usa Donald Rumsfeld ha già informato il presidente George W. Bush sull'esito della missione, considerata conclusa. È probabile, però, che ogni dichiarazione ufficiale sarà rinviata sino al riconoscimento, oltre ogni ragionevole dubbio, dei corpi di Uday e Qusay.
Dopo la violenta sparatoria di questa mattina, la fastosa villa, ornata di colonne, appare semi-distrutta, annerita dal fumo, la facciata punteggiata di grossi buchi da proiettili di armi pesanti. Elicotteri Kiowa hanno continuato a sorvolare la zona per tutta la giornata. Secondo la Cnn, la prolungata incertezza sull'identità dei quattro iracheni uccisi sarebbe dovuta al fatto che i corpi sono praticamente carbonizzati. Tutti dettagli che testimoniano la violenza dello scontro a fuoco in cui è sfociata l'operazione delle truppe Usa.
Nella sparatoria sarebbero rimasti coinvolti anche dei passanti, ma per ora si sa solamente che varie persone sono state ricoverate nell'ospedale di Mosul. I residenti locali, riferisce Al-Jazeera, sono infuriati per la violenza della battaglia e per i danni causati anche ad altre case della zona. Un testimone riferisce alla tv del Qatar che sono stati lanciati 13 missili contro la villa del cugino di Sadadm. Il corrispondente di Al-Jazeera conferma che alcuni testimoni dichiarano di aver visto almeno quattro cadaveri.
(Aggiornato il 22 Luglio 2003 ore 18:00)
USA, 'BUONE POSSIBILITA''
TROVATI FIGLI SADDAM
NEW YORK 22 Lug - Un funzionario americano ha affermato che esistono
''buone possibilita''' che siano stati trovati dalle forze Usa in Iraq i figli
di Saddam Hussein, Uday e Qusay. Secono voci diffuse a Mossul, i figli di
Saddam sarebbero rimasti uccisi nell'attacco di una villa da parte di truppe
americane. Le forze Usa non hanno reso nota l'identita' degli uccisi
nell'irruzione, ne' hanno commentato le voci. Hanno invece confermato di aver
ucciso nell'operazione quattro esponenti di alto rango dell'ex regime di
Saddam Hussein. Circa 200 soldati hanno attaccato l'edificio, una grande
villa, con razzi e armi automatiche in una battaglia durata quattro ore, prima
di farvi irruzione e trovare all'interno i quattro cadaveri.
(Aggiornato il 22 Luglio 2003 ore 15:00)
ALTRO ATTACCO ANTI USA, UN MORTO E UN FERITO
BAGHDAD 22 Lug - Un soldato americano e' morto e un altro e' rimasto ferito in un attacco con granate in Iraq. Lo hanno detto fonti militari americane. I due soldati appartengono al Terzo reggimento di cavalleria corazzata dell'esercito americano. L'attacco, secondo le fonti, e' avvenuto a nord ovest di Baghdad, in zona a maggioranza sunnita, sulla strada tra Balad e Ramadi alle 09:00 circa di questa mattina.
(Aggiornato il 22 Luglio 2003 ore 13:00)
Razzo su jeep, altri due americani uccisi
Bagdad 21 Lug - Ennesimo agguato in Iraq; Un militare e il suo interprete si trovavano a bordo di un veicolo leggero nelle strade a nord di Baghdad.
Altri due soldati statunitensi in Iraq potrebbero essere rimasti uccisi in seguito all'attacco, a Baghdad, contro il loro veicolo leggero 'Humvee', colpito a quanto sembra da una granata sparata con un bazooka.
Lo hanno riferito testimoni oculari al 'Baghdad BNullettin', un piccolo giornale locale in lingua inglese. A bordo del veicolo, a detta di alcuni passanti, si trovavano appunto due persone.
Dal 1 maggio, quando il
conflitto fu ufficialmente proclamato concluso, gia' 37 militari americani
sono periti a causa di fuoco ostile; in totale, anche per incidenti o altre
circostanze non legate ad azioni belliche, ne sono morti oltre centocinquanta:
un bilancio peggiore rispetto a quello della Guerra del Golfo, nel '91.
(Aggiornato il 21 Luglio 2003 ore 15:00)
IRAQ: RAZZO E SPARI CONTRO CONVOGLIO AMERICANO A FALLUJAH
BAGHDAD 21 Lug - Prima un razzo, poi spari: un convoglio militare americano
e' stato attaccato, questa notte, nel centro di Fallujah (50 km a ovest di
Baghdad), secondo testimoni. Il razzo non ha fatto danni. I soldati hanno
risposto ai colpi sparati dagli sconosciuti che avevano preparato l'agguato.
Un portavoce americano non ha saputo confermare l'episodio.
La guerriglia in terra irachena rischia di trasformarsi in insurrezione contro
la presenza militare americana e gli Stati Uniti, che dopo gli ennesimi
attacchi di ieri contano 151 vittime sul campo, sembrano voler accelerare le
fasi di stabilizzazione per un' uscita di scena.
Paul Bremer, capo dell' amministrazione civile provvisoria americana, ha detto
ieri di sperare che si possa insediare ''entro un anno'' un governo iracheno.
Secondo lo stesso Bremer, Saddam Hussein sarebbe ancora vivo e si troverebbe
in qualche parte del Paese.
Intanto, in Gran Bretagna non si placa la bufera innescata dalla morte dello
scienziato David Kelly nonostante la Bbc abbia ammesso ufficialmente che era
lui la fonte del servizio di Andrew Gilligan sull' Iraq e sul dossier
riguardante la minaccia delle presunte armi di distruzione di massa irachene.
Rimane pero' da chiarire perche' Kelly si sia ucciso e perche' prima di
togliersi la vita abbia inviato una e-mail ad una sua amica giornalista
dicendo di sentirsi perseguitato 'da molte oscure forze che fanno giochi'.
(Aggiornato il 21 Luglio 2003 ore 09:00)
Nella trappola irachena cadono altri due soldati
Bagdad 20 Lug - Si tratta di due militari americani della 101^ Airborne. L'attacco al convoglio americano è avvenuto a Tal Afar a ovest di Mosul. Feriti anche tre operatori umanitari a Hila. Sale a 151 il numero dei caduti statunitensi dall'inizio del conflitto.
Due soldati statunitensi sono stati uccisi, un terzo è rimasto ferito, in un'imboscata nel Nord iracheno. Lo riferisce Todd Pruden, uno dei portavoce militari Usa a Baghdad.
Il convoglio su cui viaggiavano i militari è stato attaccato stamattina presto con granate a razzo e armi leggere. I tre militari sono stati portati subito all'ospedale più vicino, ma due non sono sopravvissuti.
L'attaccco è avvenuto presso Tal Afar, di poco ad Ovest di Mosul. Il portavoce Pruden precisa che non si hanno notizie di vittime "tra I nemici" nè sono stati effettuati arresti dopo la nuova imboscata.
I due soldati uccisi stamattina prestavano servizio nella 101.esima Divisione Aviotrasportata. Con la loro morte, il bilancio delle vittime americane della guerra sale a 151.
Anche tre operatori umanitari internazionali sono rimasti feriti in un agguato con armi da fuoco, presso la località di Hilla, a sud di Bagdad.
I tre feriti facevano parte di un convoglio di dipendenti dell'Organizzazione mondiale della sanità e dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni.
(Aggiornato il 20 Luglio 2003 ore 09:00)
Iraq, un altro soldato americano ucciso
Bagdad 19 Lug - Ennesima perdita tra le file del contingente americano in
Iraq. Si tratta di un soldato della I Divisione corazzata ucciso ieri. Lo ha
reso noto un portavoce del Comando centrale Usa senza precisare dove l'attacco
o lo scontro ha avuto luogo. Con questa ultima vittima il numero degli
americani uccisi in Iraq sale a 149.
(Aggiornato il 19 Luglio 2003 ore 07:00)
Iraq, Washington apre a mandato Onu
Washington 19 Lug - Washington sarebbe disponibile ad un mandato del Consiglio
di sicurezza Onu che regolasse l'invio della forza di stabilizzazione
internazionale in Iraq, come strumento per convincere gli alleati reticenti ad
intervenire militarmente sotto un comando Usa. E' quanto si legge sul
quotidiano francese Le Monde. Il Dipartimento di stato Usa ha fatto sapere che
sono in corso discussioni preliminari per emendamenti della risoluzione 1483.
Il vicesegretario di stato Boucher, ha, però, sottolineato come la stessa sia
già pienamente sufficiente.
(Aggiornato il 19 Luglio 2003 ore 05:00)
USA-GB: BUSH, MI PRENDO RESPONSABILITA' GUERRA IN IRAQ
WASHINGTON 18 Lug - ''Mi prendo la responsabilita' di avere messo le truppe
americane in azione'', perche' ''il regime di Saddam Hussein costituiva una
minaccia crescente e mi prendo responsabilita' di averlo affrontato'': lo ha
detto il presidente George W. Bush, rispondendo a una domanda durante una
conferenza stampa con il premier britannico Tony Blair, che ha, a sua volta,
difeso l'intelligence disponibile sulle armi di distruzione di massa irachene.
La domanda verteva sulle difficolta' che Stati Uniti e Gran Bretagna
incontrano nel convincere altri Paesi della bonta' delle loro ragioni e a
partecipare alla stabilizzazione dell'Iraq.
Bush ha ribadito la sua fiducia che le armi di sterminio saranno trovate:
''Saddam Hussein ha passato piu' di dieci anni nascondendole''. Blair ha
ripetuto di essere convinto che ''abbiamo ragione'' nel sostenere che l'Iraq
aveva armi di distruzione di massa.
Bush e Blair hanno anche detto che intendono affrontare la questione dei
detenuti britannici di Guantanamo che gli Stati Uniti intendono portare di
fronte a tribunali militari e di cui la Gran Bretagna reclama l'estradizione.
(Aggiornato il 18 Luglio 2003 ore 00:20)
IRAQ: USA-GB, BUSH E BLAIR SI SOSTENGONO A VICENDA
WASHINGTON - Gli alleati inossidabili della guerra all'Iraq, il presidente americano George W. Bush e il premier britannico Tony Blair, tornano a incontrarsi con l'intento di sostenersi l'un l'altro. I dioscuri del rovesciamento del regime di Saddam Hussein e della caccia alle armi di distruzione di massa irachene, che non sono mai state trovate, vivono giorni difficili. Accusati in patria di avere manipolato l'intelligence, per amplificare la minaccia e ingigantire il consenso all'attacco preventivo, Bush e Blair sono in calo nei sondaggi. Negli Stati Uniti, l'onda dell' 'uranio-gate', lo scandalo per la falsa affermazione contenuta nel discorso del presidente sullo Stato dell'Unione, non s'e' arrestata al frangiflutti della Cia, il cui direttore George Tenet s'e' preso la colpa dell'errore, ma e' gia' giunta a lambire personaggi vicini al consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice e al vice-presidente Dick Cheney. E, intanto, sul terreno, in Iraq, le cose vanno male, per i corpi di spedizione americano e britannico: oltre 160 mila uomini, complessivamente, che, da liberatori, si sono legalmente trasformati, con un voto dell'Onu, in forze d'occupazione. Stati Uniti e Gran Bretagna devono decidere se tornare al Palazzo di Vetro, per chiedere al Consiglio di Sicurezza una nuova risoluzione che avalli una maggiore cooperazione nella stabilizzazione e nella ricostruzione dell'Iraq, e se chiedere un impegno della Nato. MEDAGLIA E DISCORSO - Blair fa un discorso al Congresso, che gli consegna la Medaglia d'Oro: un riconoscimento per essere ''un alleato fedele e costante'' degli Stati Uniti. Poi Blair incontra Bush alla Casa Bianca. E' la prima visita del premier a Washington dopo la fine della guerra in Iraq: immediatamente prima del conflitto e durante l'avanzata, Bush e Blair tennero tre consigli di guerra, alle Azzorre, a Belfast e a Washington. Il colloquio tra i due, che si videro per l'ultima volta al G8 di Evian all'inizio di giugno, serve a entrambi a ribadire di non avere mai voluto ingannare il pubblico; e serve a cercare di dissapare le nuvole che gravano sul dopo Saddam Hussein iracheno. Anche tra Stati Uniti e Gran Bretagna ci sono, ora, problemi: la decisione di Bush di affidare a tribunali militari due cittadini britannici detenuti a Guantanamo, la prigione dei taleban e dei terroristi di al Qaida, sull'isola di Cuba, sta suscitando malessere e proteste a Londra. LA TEORIA DEGLI EUROPEI - Blair non e' l'unico europeo a Washington in queste ore: c'e' il ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer, c'e' stato il commissario europeo Lord Patten, ci sono emissari francese, olandese, lussemburghese. Domenica, tocchera' al presidente del Consiglio italiano: Silvio Berlusconi sara' a Crawford, in Texas, ospite al ranch di Bush. Contatti che confermano un'indicazione venuta, ieri, dal segretario di Stato ameircano Colin Powell: gli Stati Uniti hanno avviato discussioni con altri Paesi per l'eventuale definizione di una nuova risoluzione dell'Onu sull'Iraq, mentre faticano a trovare partner con cui condividere la stabilizzazione e la ricostruzione. Dopo un colloquio con Fischer, Powell aveva detto: ''Ci sono Paesi che hanno espresso il desiderio di un mandato dell'Onu'' per partecipare alle operazioni in Iraq ''e ne sto discutendo con alcuni ministri''. I contatti sono in una fase preliminare; e Washington continua ritenere che l'ultima risoluzione varata dalle Nazioni Unite offra una base sufficiente per consentire ad altri Paesi di contribuire alle operazioni militari. Fra i primi con cui Powell ne ha parlato, c'e' Kofi Annan, segretario generale dell'Onu, che era a Washington lunedi' e che ha anche visto alla Casa Bianca il presidente Bush. Annan, che sente sapore di rivincita, confermato che ''se ne discute'': si tratta di vedere se il Consiglio di Sicurezza possa contribuire a migliorare la situazione in Iraq ''espandendo l'attivita' dell'Onu e invitando altri Paesi a inviare truppe, forze dell'ordine e altre risorse disponibili per la stabilizzazione dell'Iraq''.
(Aggiornato il 17 Luglio 2003 ore 23:00)
IRAQ: LO SCONFORTO DEI SOLDATI USA NELLE TV AMERICANE
Washington, 16 lug. - Diventa sempre piu' palese lo scontento delle truppe statunitensi di stanza in Iraq, ora che il Pentagono ha comunicato che molti contingenti non torneranno in patria a settembre, come promesso. Un gruppo di sooldati delle terza Divisione di fanteria, ha espresso la sua delusione, accusando il segretario di stato Donald Rumsfeld e spiegando quanto sia basso il morale delle truppe. Stamattina i telespettatori appena svegli hanno potuto ascoltare le rimostranze dei soldati sintonizzando la Tv sul programma dell'ABC "Good Morning America". "Se Donald Rumsfeld fosse qui gli chiederei di dimettersi" ha detto uno dei militari. Un altro ha aggiunto: "Io gli chiederei perche' siamo ancora qui. Io non riesco a capire perche' siamo ancora in Iraq". Il sergente Filipe Vega ha spiegato che si aspettava di tornare in patria subito dopo la caduta di Baghdad, il 9 aprile: "Ci avevano detto che la strada piu' rapida per tornare a casa passava per Baghdad. Ed e' quello che abbiamo fatto (occupare Baghdad, ndr). Ma ora siamo ancora qui". La terza Divisione di fanteria e' stata la prima ad entrare nella capitale irachena, dopo una marcia a tappe forzate dal confine del Kuwait. E il sergente Terry Gilmore ha raccontato dell'ultima telefonata avuta con la moglie: "Quando le ho detto (che non sarei ritornato, ndr) lei ha cominciato a piangere e mi sono quasi messo a piangere anch'io. Mi sentivo con il cuore a pezzi. Non riesco a capire...come possano tenerci qui dopo averci detto che tornavamo a casa". Gli Usa mantengono in Iraq circa 146.000 uomini, in una situazione di pericolosita' che ha gia' provocato lo stesso numero di morti della Guerra del Golfo del 1991. Una portavoce del Pentagono ha tentanto di minimizzare il valore delle testimonianze raccolte dall'ABC: "Ovviamente si tratta di una situazione frustrante per alcuni di loro, ma (le testimonianze) non rappresentato il sentire di tutta la Terza Divisione".
(Aggiornato il 16 Luglio 2003 ore 17:00)
IRAQ: UN SOLDATO USA MORTO, DUE FERITI IN ATTACCO BOMBA
BAGHDAD 16 Lug - Un soldato americano e' rimasto
ucciso, e due feriti oggi vicino Baghdad in un attacco con bomba, hanno detto
militari Usa.
Il militare americano e' morto, e gli altri due sono rimasti feriti oggi
quando una bomba e' esplosa vicino al convoglio su cui si trovavano, che stava
percorrendo una strada principale a ovest di Baghdad, hanno raccontato soldati
americani che si trovavano sul posto. Sale cosi' a 148 il numero dei soldati
americani uccisi dal fuoco nemico nella guerra compiuta dagli anglo americani
contro l'Iraq, uno in piu' di quelli uccisi dai nemici durante la guerra del
Golfo del '91. ''Stavamo passando con il nostro convoglio, quando abbiamo
sentito una forte esplosione'', racconta a un giornalista presente sul posto
uno dei militari scampati all'attacco, Jose Colon. ''Uno dei nostri autocarri
e' saltato in aria''. ''Uno degli uomini che erano a bordo - prosegue - era
ferito e infuriato. E' saltato giu' dal mezzo e ha sparato all'impazzata
contro dei cespugli vicini. E' un uomo fortunato perche' e' sopravvissuto per
la seconda volta all'esplosione di un autocarro a bordo del quale si trovava''.
I due militari feriti sono stati soccorsi e curati sulla strada, mentre gli
altri hanno circondato la zona e controllata, scrutando tutt'intorno con i
binocoli. Un soldato piangeva, consolato da un altro che lo abbracciava. Una
quarantina di iracheni sono usciti alla spicciolata dalle loro case per vedere
cosa era successo. Gli attacchi contro le truppe di occupazione sono sempre
piu' frequenti in Iraq, specialmente nella zona a Nord e a Ovest della
capitale, dove sono concentrati i sunniti e i gruppi tradizionalmente piu'
fedeli al deposto Saddam Hussein. In particolare, questo arco di giorni
comprende una serie di ricorrenze che avevano messo in guardia le forze di
occupazione rispetto una recrudescenza di possibili attacchi. Oggi, 16 luglio,
e' l'anniversario della presa del potere da parte di Saddam Hussein, nel 1979.
Il 14 luglio e' stato l'anniversario del colpo di stato del 1958 contro la
monarchia sostenuta dai britannici. Domani, 17 luglio, sara' l'anniversario
della rivoluzione del partito Baath, nel 1968. Il 18 luglio, inoltre, sara' il
100/mo giorno dalla presa di Baghdad da parte degli angloamericani e
dall'abbattimento della statua del dittatore su piazza al Ferdous. Ieri sera,
i soldati americani di guardia all'ex palazzo presidenziale della citta' di
Ramadi, a Ovest di Baghdad, sono stati attaccati con razzi. Non si ha notizie
di vittime.
(Aggiornato il 16 Luglio 2003 ore 10:30)
Iraq, guerra costata agli Usa 48 mld $
NEW YORK 16 Lug -
La guerra in
Iraq è costata finora agli Usa 48 miliardi di dollari, comprese la fase di
spiegamento delle forze e l'attuale fase di occupazione del territorio
iracheno. Le cifre sono state rese note dal Pentagono, che prevede per i
prossimi mesi una spesa di 3,9 miliardi di dollari al mese. Entro la fine
dell'anno, la guerra sarà costata agli Stati Uniti tra i 58 e i 60 miliardi di
dollari.
(Aggiornato il 16 Luglio 2003 ore 02:30)
Iraq, scoperta fossa comune in Kurdistan
Bagdad 16 lug - Ancora una fossa comune in Iraq: decine di cadaveri sono stati
scoperti vicino alla località di Sahilattaf, nel distretto di al Hadar, in
pieno Kurdistan iracheno. Per la popolazione, la fossa contiene i resti delle
vittime curde, massacrate nella repressione del regime di Saddam. Le
esecuzioni risalirebbero all'88, ultimo anno della guerra in Iran.Sahilattaf
si trova a sud di Mosul, il centro più importante. Fra l'88 e l'anno seguente,
la zona fu teatro di una campagna anti-curda quanto mai feroce.
(Aggiornato il 16 Luglio 2003 ore 01:20)
Iraq, gli americani non non ritirano le truppe
Bagdad 15 Lug - Situazione sicurezza troppo critica, resta la 3za di fanteria. Intanto montano ancora le polemiche contro il presidente Bush e le false motivazioni alla guerra.
La terza divisione
di fanteria Usa non lascerà l’Iraq entro la fine dell’estate, come
annunciato la settimana scorsa, il Pentagono ha deciso di prorogarne la
missione a tempo indeterminato. E’ questo uno dei primi effetti
dell’escalation della guerriglia nel paese che fu di Saddam, dove ogni giorno
si contano attentati e imboscate anti-Usa e dove continua a crescere il numero
delle perdite.
Dopo gli attacchi di ieri (giornata nel corso della quale si
è registrato anche un attentato dinamitardo alla sede del nuovo governo
iracheno) il numero dei soldati americani uccisi in combattimento dal fuoco
nemico è salito a 147, esattamente come nella guerra del golfo del 1991. Il
numero dei caduti totale (compresi incidenti e “fuoco amico”) è pari a 220, 82
dei quali sono morti dopo il primo maggio ossia dopo l’annuncio di Bush della
sostanziale fine delle ostilità. La terza di Fanteria è la divisione che ha
pagato il tributo di vite più alto con 36 caduti.
La situazione irachena sta diventando sempre più difficile
per gli Usa, sia sul campo che sul cosiddetto fronte interno (quello delle
accuse all’amministrazione Bush).
In Iraq, gli americani stanno provando ad indebolire una
guerriglia sempre più forte con l’operazione “serpente piumato” (oltre
duecento gli arresti, centinaia le armi confiscate) ma, in parallelo, si
moltiplicano le minacce anti-Usa. Ieri si è fatto vivo un gruppo finora
sconosciuto, il “movimento della jihad irachena”, mentre in tarda serata, una
radio di Dubai ha diffuso una registrazione attribuita al portavoce di al
Qaida, Suleiman Abu Ghaith, che ha minacciato di “colpire gli interessi degli
Usa in tutto il mondo”.
Negli Usa mentre l’ex-ispettore Onu Scott Ritter sostiene che
il presidente ha basato la guerra sulle bugie, anche il senato democratico Bob
Graham, candidato alla nomination per le presidenziali 2003, dice che Bush "ha
ingannato e deluso" l'America.
(Aggiornato il 15 Luglio 2003 ore 11:20)
IRAQ: ANCHE CHENEY TRA I MISTERI DEL 'NIGERGATE'
NEW YORK 12 Lug - Lo scaricabarile non sta
funzionando. Se la Casa Bianca sperava di chiudere gli imbarazzi del caso
Niger-Iraq e del falso carico di uranio per Saddam con il mea culpa pubblico
del direttore della Cia, ha fatto male i conti. L'assunzione di
responsabilita' di George Tenet ha lasciato insoluti molti interrogativi e in
alcuni casi ha aumentato i dubbi, soprattutto su un punto: il ruolo nella
vicenda del vicepresidente Dick Cheney.
Al rientro negli Usa dal viaggio in Africa, il presidente George W.Bush trova
ad attenderlo molti fantasmi africani che minacciano di trasformare il 'Nigergate'
in un imbarazzo sempre piu' grave. ''La Casa Bianca ha un sacco di spiegazioni
da dare'', avverte un editoriale del New York Times, sottolineando che la
vicenda dell'uranio inesistente - presentata da Bush come un dato di fatto in
un discorso alla nazione lo scorso gennaio - e' un caso ''politicamente
esplosivo''.
Il maggior quotidiano nazionale, a sua volta reduce da uno scandalo interno
che e' costato la testa al direttore, sembra deciso a rifarsi una credibilita'
partendo dalle bugie sull'Iraq e buona parte dei media sono pronti a seguirlo.
Di materiale a disposizione da approfondire ce n'e' gia' molto.
IL RUOLO DI CHENEY - Tenet, con un raro comunicato stampa, si e' detto
in ultima analisi responsabile di non aver fatto rimuovere l' accenno
all'uranio africano per Saddam nel discorso sullo Stato dell'Unione. Nel
ricostruire nel dettaglio la vicenda, il direttore della Cia ha spiegato che
l'agenzia aveva ricevuto tra la fine del 2001 e l'inizio del 2002 informazioni
d'intelligence ''frammentarie'' sui tentativi di Baghdad di procurarsi uranio
in Niger.
Per chiarire i dubbi, la Cia invio' un esperto nel paese africano, l'ex
ambasciatore Joseph Wilson, che torno' nel marzo 2002 a Washington con le
prove che la vicenda non stava in piedi. ''Non c'era riferimento nel suo
rapporto - ha detto Tenet - a falsificazioni di documenti o all'esistenza di
documenti''.
Il direttore della Cia ha detto che su questa vicenda l'agenzia non fece
rapporto ''al presidente, al vicepresidente o ad altri alti esponenti
dell'amministrazione''. Ma Wilson sostiene che la sua intera missione nacque
su richiesta dell' ufficio di Cheney e che al ritorno informo' sia lo staff
del vicepresidente, sia il Dipartimento di Stato.
Una versione che sembra non tornare con quella di Tenet e che apre la strada
ad un interrogativo: se davvero Cheney e la Casa Bianca sapevano dal marzo
2002 che la vicenda del Niger non reggeva, e' accettabile che tutta la colpa
per aver detto 10 mesi dopo una bugia al mondo, nel discorso di Bush, ricada
solo sulla Cia?
VERSIONI CONTRASTANTI: Tenet, nel mea culpa che potrebbe precedere le
sue dimissioni (nonostante tutte le rassicurazioni che arrivano dal governo),
ha sostanzialmente detto che le informazioni sull'uranio africano non erano
necessariamente tutte false, ma non avevano quel livello di verifica
necessario per farle entrare nel piu' importante discorso annuale del
presidente. Secondo il direttore della Cia, le affermazioni erano ''da un
punto di vista fattuale corrette'', perche' attribuivano ai britannici la
paternita' delle informazioni.
Ma la dichiarazione di Tenet ha sollevato dubbi su un possibile contrasto con
la versione data in Africa venerdi' da Condoleezza Rice, il consigliere per la
sicurezza nazionale.
Secondo la Rice, le uniche modifiche al discorso presidenziale chieste dalla
Cia riguardavano i riferimenti specifici all' ammontare di uranio o ai paesi
coinvolti. Tenet invece e' sembrato far capire che la Cia avrebbe dovuto far
togliere l'intero riferimento all'Africa, perche' troppo debole.
I DOCUMENTI 'ITALIANI' - L'uscita pubblica della Cia e i retroscena
riferiti da Wilson non hanno ancora chiarito l'origine delle informazioni che
erano al centro delle controversie. Secondo il Los Angeles Times, l'accenno di
Bush nel discorso di gennaio ''era in gran parte basato su documenti che
avevano ottenuto le autorita' italiane ed avevano passato ai britannici, con
lo scopo di mostrare un tentativo da parte dell' Iraq di comprare uranio dal
Niger''.
Secondo quanto ha accertato a marzo l'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu, i
documenti erano dei falsi. Stando ad alcune ricostruzioni dei media americani,
un agente dei servizi segreti italiani avrebbe acquistato i documenti
rivelatisi falsi nel 2001 da un diplomatico del Niger.
Nella sua ricostruzione, pero', Tenet parla di ''intelligence frammentaria''
senza fare riferimento diretto a documenti ed escludendo anzi che l'attivita'
di verifica di Wilson in Niger fosse legata ad informazioni di tipo
documentario.
BUSH: AFRICA NON DIVENTERA' BASE PER IL TERRORISMO - Il presidente
americano George W. Bush ha detto a Abuja, in Nigeria, che gli Usa non
permetteranno mai che l'Africa diventi una base per il terrorismo. Il capo
della Casa Bianca ha poi ribadito che il presidente della Liberia Charles
Taylor dovrebbe rinunciare al potere e lasciare il paese. Il presidente ha
anche parlato dell' impegno degli Stati Uniti ad aiutare l'Africa nella sua
''coraggiosa lotta'' contro l'Aids, annuncera' che si appellera' al Congresso
affinche' dia la sua approvazione al programma da 15 miliardi di dollari per
combattere la malattia.
(Aggiornato il 12 Luglio 2003 ore 22:00)
Iraq, imbarazzo della Cia per il "finto" nucleare di Saddam
NEW YORK 12 Lug - Affermazioni false di Bush, i servizi Usa se ne assumono la responsabilità.
Quella del traffico di Uranio tra Nigeria e Iraq, che avrebbe potuto dotare Saddam di armi nucleari, era una notizia falsa. E’ questa l’ennesima di una serie di rivelazioni che stanno, giorno dopo giorno, smontando il teorema delle armi di distruzione di massa, sbandierato da Bush e Blair, come motivo della guerra all’Iraq? Non semplicemente, perché quella notizia falsa è finita nel discorso del 28 gennaio scorso sullo stato dell’unione del presidente Bush, uno dei passaggi più importanti nella vita istituzionale americana.
Bush ha fatto quindi accuse false (o quantomeno non provate), un fatto che negli Usa porta dritto dritto allo scandalo ed al possibile impeachment del presidente, ma a salvare in extremis la situazione ci pensa l’ammissione di George Tenet, direttore della Cia che si assume la piena responsabilità dell’errore dell’inquilino della Casa Bianca.
In un documento
di due cartelle, Tenet sostiene che le affermazioni sulla vicenda del
Niger non erano corrette e non avrebbero mai dovuto essere inserite nel
discorso. “Quelle 16 parole non avrebbero dovuto essere inserite nel testo per
il presidente”, che ha il diritto “di ritenere che quanto gli viene proposto
sia solido”.
"Io sono il responsabile nella procedura di approvazione all'interno della mia
agenzia", conclude Tenet. Del resto proprio Bush per bocca del consigliere
della sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, aveva chiamato in causa la Cia
nei giorni scorsi (quando lo scandalo stava iniziando a montare) addossandole
le responsabilità dell’errore.
In questa vicenda, che non appare comunque conclusa, c’è un ruolo anche per l’Italia. La notizia del traffico di uranio sarebbe arrivata alla Cia attraverso informative dei servizi britannici e di quelli italiani che avrebbero fornito documenti (poi rivelatisi falsi) sulla compravendita del combustile nucleare.
(Aggiornato il 12 Luglio 2003 ore 11:00)
IRAQ: DIRETTORE CIA AMMETTE, SU URANIO FATTO ERRORE
NEW YORK 12 Lug - Il direttore della Cia,
George Tenet, in una dichiarazione ha ammesso che l'agenzia di
intelligence ha commesso un errore lo scorso gennaio, nel lasciare che la
vicenda del (falso) traffico di uranio Niger-Iraq finisse nel discorso sullo
stato dell'Unione del presidente George W. Bush. Tenet si e' assunto la
responsabilita' dell'errore. Secondo un portavoce della Cia, Tenet non ha
preso in cosiderazione l'ipotesi di dimettersi e nessuna richiesta in questo
senso gli e' arrivata dal governo. L'amministrazione Bush nelle scorse ore gli
ha rinnovato la fiducia.
BUSH CONFERMA FIDUCIA A CIA E A SUO DIRETTORE - Il presidente degli
Stati Uniti considera chiuso il caso sul presunto tentativo dell' Iraq di
acquistare uranio e riafferma la sua fiducia nella Cia e nel suo direttore,
Tenet. Lo ha detto il portavoce della Casa Bianca, Ari Fleischer, ad Abuja,
capitale della Nigeria, dove Bush ha visitato un ospedale.
(Aggiornato il 12 Luglio 2003 ore 11:00)
Carro armato
americano apre il fuoco
Fallujah (Iraq) 11 Lug - In Iraq un carro armato americano ha aperto per la
prima volta il fuoco da quando è stata dichiarata la fine dei combattimenti,
il primo magio scorso. guerra. È successo a Ramadi, cento chilometri ad
ovest di Baghdad, durante scontri avvenuti nella notte tra soldati Usa e
combattenti della guerriglia. «Un carro armato statunitense ha esploso un
colpo per la prima volta dalla fine del conflitto», ha riferito il sergente
Anthony Josep dalla base di Fallujah. Le truppe hanno risposto al fuoco dopo
essere state attaccate a colpi di mortaio, senza subire perdite, ha aggiunto
da Baghdad il sergente Amy Abbott.
(Aggiornato il 11 Luglio 2003 ore 16:00)
IRAQ: UCCISI ALTRI TRE SOLDATI USA
BAGHDAD 10 Lug
- Tre soldati americani
sono stati uccisi oggi in Iraq in tre diversi attacchi, ha detto un portavoce
militare Usa. Un quarto soldato e' rimasto ferito. La guerriglia irachena
ha attaccato nella notte con colpi di mortaio e di lanciagranate le forze di
occupazione americane in quattro diverse citta'.
Un portavoce militare americano ha detto oggi che tre attacchi con mortai sono
stati compiuti a Ramadi (100 km a ovest di Baghdad). Granate Rpg sono state
lanciate contro la Quarta divisione di fanteria a Tikrit, citta' natale di
Saddam Hussein. Un colpo di mortaio e' caduto su una base logistica vicino
Balad (75 km a nord della capitale), danneggiando un veicolo. A Balad, secondo
quanto detto oggi da un portavoce militare Usa, un soldato americano e' morto
nelle ultime 24 ore, ma per un incidente.
Testimoni iracheni hanno affermato che inoltre granate Rpg sono state lanciate
contro una stazione della polizia irachena appoggiata dagli americani a
Falluija, 50 km a ovest di Baghdad. Le citta' di Falluja, Ramadi e Balad -
tutte nella regioni a nord e ovest di Baghdad, nel centro del paese, bastione
sunnita rimasto fedele a Saddan Hussein - sono state oggetto nelle ultime
settimane di pesanti rastrellamenti da parte dei soldati Usa nell'ambito
dell'operazione Peninsula strike, alla ricerca di irriducibili sostenitori del
deposto rais, con scontri che hanno causato oltre cento morti.
La seconda guerra del Golfo si sta rivelando micidiale per gli
americani quasi quanto l'operazione Tempesta del deserto del 1991. Il
Pentagono ha reso noto che il bilancio delle vittime americane uccise dal
fuoco nemico in Iraq ha raggiunto le 143 unita', solo quattro in meno di
quello della prima guerra del Golfo. La cifra comprende 29 americani uccisi
dal fuoco ostile dopo il 1 maggio, quando il presidente George W. Bush aveva
dichiarato concluse le operazioni di combattimento.
(Aggiornato il 10 Luglio 2003 ore 11:00)
Iraq, si intensificano gli attacchi anti-americani
Bagdad 10 Lug - Notte di granate e missili contro postazioni militari in più città nel centro del paese. Morto un soldato Usa in un incidente. Secondo Al Jazira gli attacchi avrebbero fatto almeno una vittima. Intanto Rumsfeld cambia versione sulle "armi proibite".
Un soldato americano morto
(in
un incidente secondo la versione ufficiale), attacchi a postazioni Usa in
diverse città del centro del paese. Continua a salire la tensione in Iraq,
dove dalla fine della guerra (il primo maggio l’annuncio di Bush) sono morti
74 soldati americani (il bilancio totale delle vittime è giunto a quota 212).
Il soldato sarebbe caduto a Balad, una settantina di
chilometri a nord di Baghdad, in circostanze non precisate ma definite dal
Centcom estranee a combattimenti.
Dopo le indiscrezioni di tv arabe, fonti ufficiali Usa hanno
fatto il punto sugli attacchi susseguitisi nelle ultime ore. Tre attacchi con
mortai sono stati compiuti a Ramadi (100 km a ovest di Baghdad). Con
lanciagranate a spalla è stata attaccata la quarta divisione di fanteria a
Tikrit, città natale di Saddam. Un colpo di mortaio è caduto su una base
logistica vicino Balad (75 km a nord della capitale), luogo dove è rimasto
ucciso il soldato americano pare però in circostanze diverse. Testimoni
iracheni hanno affermato che inoltre granate Rpg sono state lanciate contro
una stazione della polizia irachena appoggiata dagli americani a Falluija, 50
km a ovest di Baghdad.
Secondo Al Jazira, inoltre, un militare statunitense è stato
ucciso questa notte durante un attacco compiuto da miliziani armati nella
città di Baquba, a nord est di Baghdad. Nell’attacco sarebbero stati distrutti
anche due veicoli militari. La notizia non trova ancora conferme ufficiali.
Intanto in Inghilterra e negli Usa continuano a montare le
polemiche contro il governo sulla gestione delle informazioni sulle armi di
distruzione di massa.
Esponenti "molto autorevoli" del governo britannico, che
hanno voluto rimanere anonimi, hanno ammesso alla Bbc che oramai non vi sono
più speranze di trovare in Iraq le "armi proibite" sulla cui esistenza il
primo ministro Tony Blair ha fondato la partecipazione al conflitto della Gran
Bretagna a fianco degli Usa. Lo stesso Blair martedì scorso in una commissione
parlamentare aveva affermato di "non avere alcun dubbio" che alla fine
verranno trovate prove dei programmi di sviluppo di armi proibite da parte di
Saddam.
A Washington testimoniando al Congresso, di fronte alla
commissione forze armate, Donald Rumsfeld ha ammesso che la decisione di
invadere l’Iraq non è stata presa sulla base di una "nuova sensazionale prova"
circa l'intenzione di Saddam di acquistare armi di distruzione di massa, ma
piuttosto sulla base della valutazione di un' accresciuta minaccia a seguito
degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001.
Quanto al fatto che le forze d'occupazione statunitensi non hanno ancora
trovato armi chimiche, biologiche o nucleari in Iraq, Rumsfeld ha affermato
che tuttavia, il lavoro nell'Iraq del dopo-Saddam iniziato solo dieci
settimane fa ed è rimasto da fare ancora uno sforzo "di considerevoli e
complesse dimensioni".
Ma i problemi a Washington sull’argomento Iraq non sono solo politici. Secondo il NY Times i costi della missione militare in Iraq raddoppieranno per arrivare a quasi 4 miliardi di dollari al mese. Tutto questo mentre la situazione della sicurezza nel paese è talmente grave che è impossibile pensare a ridurre i numeri del contingente americano né ad ipotizzare una data per la fine della missione. Le recenti perdite dell'esercito americano hanno creato infatti non pochi malumori in alcuni ambienti del Senato. Edward M. Kennedy, senatore democratico del Massachusetts si è rivolto a Ramsfeild affermando "Abbiamo i soldati meglio addestrati nel mondo che vengono impiegati come poliziotti in quella che sembra un campo di tiro al bersaglio".
(Aggiornato il 10 Luglio 2003 ore 09:40)
74 soldati Usa morti dopo fine guerra
Bagdad 10 Lug - Dal primo maggio scorso, quando il presidente americano Bush
dichiarò terminata la guerra in Iraq, sono 74 i soldati americani morti e 382
i feriti. Il totale dall'inizio della guerra registra 212 soldati morti e
1.044 feriti. I dati sono stati forniti dal Pentagono.
(Aggiornato il 09 Luglio 2003 ore 03:30)
Hotel Palestine, il comando sapeva; ma nessuno avvertì il carrista?; Analizzando la guerra attentamente
STRAGE DI REPORTER
- Sull'azione di un
tank americano che sparò un colpo contro l'albergo dei giornalisti,
uccidendone due, emerge una nuova verità: la tragedia si poteva evitare.
IL RUOLO DEI MEDIA - I cronisti che erano
sul campo sono stati davvero in grado di raccontare il conflitto complesso che
hanno vissuto?.
ROMA 9 LUGLIO 2003 - La sensazione è spiacevole. Siamo stati
davvero in grado di raccontare il complesso conflitto che abbiamo vissuto?.
Ce lo siamo chiesti, con angoscia, a Firenze, stimolati dalla Federazione
della Stampa all'inizio di maggio. In molti avevamo rischiato parecchio. Non
solo noi, i sette che passarono le linee irachene e furono presi nel centro di
Bassora dagli uomini del Baath, il partito-esercito di Saddam Hussein, ma
anche i tanti che hanno avuto il coraggio di restare a Baghdad sotto le bombe,
senza lo straccio di una maschera antigas o di una tuta protettiva.
TANTE BUGIE - Ci sono cose che abbiamo visto con i nostri occhi e che
abbiamo tentato di raccontare. Noi, gli incursori di Bassora, siamo stati in
qualche modo testimonianza vivente e parlante delle tante bugie propalate da
fonti interessate. Un grande giornale nazionale, qualche giorno prima del
nostro arresto, aveva "raccontato" lo sbarco dei marines nel centro della
capitale del sud. Si era detto che la cinquantunesima divisione della Guardia
Repubblicana stava trattando la resa. Bugie, mistificazioni, forse destinate a
minare il morale dei reparti che difendevano le altre città. I Desert Rats
britannici stazionavano in periferia, prima del ponte sul canale Basrah, in
attesa di ordini. L'aviazione alleata aveva colpito con precisione e
sistematicità tutto quello che si muoveva sul terreno.
PRIGIONIERI DEL BAATH - Noi sette, gli ex prigionieri, abbiamo pagato
un prezzo tutto sommato accettabile. Chi tenta di muoversi in maniera
indipendente su un terreno complicato e rischioso come un luogo di battaglia
conosce perfettamente la sua precarietà. Eravamo o non eravamo "unilateral"
ossia gente che si proponeva a suo rischio e pericolo sul campo e vicino alla
linea del fronte? Il problema è, caso mai, quale sia stato il peso della
nostra verità alternativa. E quale informazione sia venuta dagli "embedded", i
fortunati "happy few" che erano incastonati nelle unità di prima linea.
VITA DA EMBEDDED - La sensazione è che i nostri valorosi colleghi
abbiano potuto riferire assai poco, nonostante la indubbia prossimità alle
operazioni, la fortuna di aver vinto un posto nel palco reale della guerra.
Due ore dopo il fatto un bravo reporter della Cnn come Alessio Vinci riesce a
dire solo qualche genericità sul rovescio più grave del conflitto, l'assalto a
una colonna di Aav (Amphibious Assault Vehicles) dei marines americani vicino
a Nassiriya, nell'Iraq centrale, il 24 marzo. Sentiamolo: "Il veicolo è
distrutto, completamente carbonizzato...secondo i testimoni è stato colpito da
una rpg anticarro...non ero in una posizione nella quale potessi vedere...c'è
stata una quantità significativa di vittime, più di dieci, ma, Bill, stiamo
cercando di stabilire il numero preciso".
FUORI DAL CORO - Non è andata sempre così. Un collega della Washington
Post ha sbugiardato la versione ufficiale fornita dai militari sull'incidente
che è costato la vita a un'intera famiglia di non aver rallentato subito
quando è incappata in un posto di blocco. Ma è l'eccezione che conferma la
regola.
Il "Financial Times" ha riportato il giudizio negativo di un alto ufficiale
statunitense sui reporter "in divisa": "Raccontano ogni conflitto a
fuoco come se fosse un evento cruciale, ogni puntura di spillo come se fosse
una ferita mortale...La prossima volta cerchiamo di non mandare al fronte
giornalisti che lavorano per il mensile dell'uncinetto". Il Pentagono
selezionerà gli inviati che racconteranno le guerre future?
LA RABBIA DEI MILITARI - Se gli embedded non sono piaciuti all'alto
comando di Doha, anche gli "unilateral" non hanno riscosso particolare
gradimento. Il 23 marzo "Al Jazeera" manda in onda le immagini dei soldati
americani uccisi o presi prigionieri dagli iracheni. Nella grande base di As
Sayliyah, in Qatar, il generale John Abizaid, braccio destro di Tommy Franks,
esterna in maniera molto chiara la sua reazione: "Sono disgustato...qualcuno
ne dovrà rispondere".
MISSILI SU AL JAZEERA - L'8 aprile un missile aria - terra colpisce la
sede di Al Jazeera e della tv di Abu Dhabi a Baghdad. L'edificio è vicino alla
testata occidentale del ponte Al Jumurriya che i carri armati statunitensi
stanno occupando. Muore il reporter giordano Tarek Ayoub, 35 anni.
Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti, un'organizzazione non
governativa statunitense, il giorno stesso scrive al segretario alla difesa
Donald Rumsfeld ricordandogli che l'esatta ubicazione dell'edificio è stata
comunicata al Pentagono prima dell'inizio delle ostilità. L'organizzazione
sostiene di aver visto una copia delle lettera inviata in febbraio
dall'emittente del Qatar alla portavoce Victoria Clarke.
QUEL GIORNO AL PALESTINE - Nella stessa giornata, alle 12 circa, un
carro armato M1 A 1 Abrams spara una granata incendiaria contro l'Hotel
Palestine, affollato di giornalisti. Il colpo squarcia l'edificio circa 5
metri sopra la stanza nella quale mi trovo assieme a Luciano Gulli de "Il
Giornale". Stiamo scrivendo le ultime righe del nostro diario di prigionia.
Muoiono, nelle suite d'angolo del quattordicesimo e del quindicesimo piano,
due cameramen, Josè Couso, 31 anni, di Telecinco, e Taras Protsyuk, della
Reuters. Victoria Clarke (nella foto) si esibisce in un freddo
commento: "Abbiamo sempre sostenuto che Baghdad non era un posto sicuro per i
media o per altre persone...quello che sappiamo è che le nostre forze si sono
difese...non spetta a noi proteggere i giornalisti". Neppure una virgola di
scusa.
LA CONTRO INCHIESTA - C'è una discreta differenza fra tutelare e
disinteressarsi di quello che può succedere a chi non è sotto l'ala del
Pentagono. Un'inchiesta del
Comitato per la Protezione dei Giornalisti ha dimostrato che la tragedia
del Palestine poteva essere evitata. Il colonnello David Perkins, comandante
della brigata alla quale apparteneva il mezzo corazzato che ha sparato un
proiettile incendiario, sapeva che l'albergo ospitava reporter di tutto il
mondo, ma non aveva trasmesso la notizia all'ufficiale responsabile della
compagnia di carri di M 1 A 1 Abrams che esplose il colpo, il capitano Philip
Walford.
Un reporter "embedded" dell'Ap racconta il tentativo frenetico di individuare
l'edificio, mentre infuriava la battaglia. Un affanno che non è facile
spiegare. Il Comitato allega alla sua inchiesta una foto che mostra
l'immagine dell'albergo messa a fuoco dal ponte con un visore. La scritta
"Hotel Palestine" in inglese è grande e inequivocabile. Sul tetto c'era un
collega munito di un binocolo. Fu scambiato per un "osservatore" che dirigeva
il tiro degli iracheni. Walford sostiene di aver dato l'ordine di far fuoco
immediatamente. Il sergente Shawn Gibson, il comandante del tank che eseguì la
disposizione, dichiara invece che dall'avvistamento del presunto scout al
lancio dell'ordigno passarono dieci minuti.
Le Contraddizioni -La scia di bugie ricorda quella che seguì il
bombardamento dell'ambasciata cinese, durante la guerra contro la Serbia
del 1999. Anche allora le prime giustificazioni furono incredibili. Si
disse che l'errore era stato provocato da vecchie mappe di Belgrado.
Spiegazione inconcludente. Se davvero fosse stata quella la ragione, il
bombardiere B 2 avrebbe dovuto colpire un edificio nel centro della città,
dove si trovava la vecchia sede diplomatica, e non la periferia elegante di
Novi Beograd. A caldo le fonti militari americane hanno tentato di sostenere
che dall'ingresso del Palestine gli iracheni avevano sparato sui tank della
divisione Alpha. Dimenticando che l'accesso principale dell'hotel si
affacciava sul lato opposto rispetto a quello dal quale si sarebbe potuto
teoricamente prendere di mira i carri che si trovavano sul ponte.
C'è sciatteria e imbarazzo in queste reazioni, un curioso
miscuglio di fastidio e di reticenza. Non voglio trarne la conclusione che chi
non era "embedded", chi non era associato alle unità militari statunitensi e
inglesi, poteva essere colpito. L'informazione indipendente dovrebbe essere un
bene garantito nella società americana e nel Regno Unito. O avevamo capito
male?.
I MEDIA E LA GUERRA - Detto questo, resta l'interrogativo. Quanto siamo
riusciti a raccontare della guerra? Io penso che gli inviati della carta
stampata e i reporter televisivi italiani abbiano fatto il loro dovere. Andate
a rileggervi le cronache pubblicate dai giornali che avevano un inviato a
Baghdad.
Tema: l'abbattimento della statua di Saddam Hussein nella piazza
vicina all'Hotel Palestine il 9 aprile. Tutti abbiamo scritto che i
dimostranti non erano più di venti, rinforzati, poi, da una quarantina di
curiosi. La città non ha esultato. La lunga e sanguinosa catena di agguati
letali a militari della coalizione Iraqi Freedom che caratterizza il
dopoguerra ci dà ragione, purtroppo (lo diciamo senza alcuna soddisfazione,
ogni morte ci rattrista). Ma la stragrande maggioranza dei titoli e dei
commenti il 10 aprile, era di ben altro tenore. Descriveva una Baghdad in
festa che non è mai esistita. Neppure nella diseredata ex Saddam City sciita,
teatro di abbracci ai marines e due giorni dopo del primo attentato suicida
contro un posto di blocco americano.
C'è un problema di omologazione, di notizie pilotate e tendenzialmente
uniformi? A voi la risposta. Ma non si getti la croce sui reporter. Anche in
questa occasione hanno cercato di fare la loro parte. Che era quella descritta
da Egisto Corradi, un inviato che non ha mai imbrogliato il pubblico. Il suo
vangelo era . Ovvero andare sul campo e riferire. Questa è la nostra unica
onestà. Chi sta in albergo inganna se stesso e i lettori.
Le immagini della statua di Saddam che cade sono diventate la facile e
organizzata icona televisiva del conflitto. Solo ora l'opinione
pubblica capisce, giorno dopo giorno, quanto era artefatta e poco rispondente
alla realtà. A noi resta la magra soddisfazione di averlo detto subito.
Speriamo che l'accaduto si trasformi in un monito, che spinga ad accogliere
con prudenza critica le altre sceneggiate che animeranno i nostri monoscopi.
Ce n'è un gran bisogno. L'audience registrata durante e dopo l'offensiva in
Iraq ci dice che è stato sconfitto il network mondiale più neutro, la Cnn.
L'ha umiliato la schieratissima Fox tv del magnate planetario Murdoch, che ha
sempre appoggiato l'invasione dell'Iraq senza riserve, senza dubbi, senza
sfumature o pretese di obiettività. Nella scala degli ascolti si è piazzato
bene anche Msnbc, il canale di news gestito da Microsoft e dalla Nbc che
concludeva i servizi sull'invasione dell'Iraq con la frase "I nostri cuori
vanno con loro". "Loro" sono i "buddies", i nostri ragazzi, ovviamente.
Sull'altro fronte il ministro dell'informazione Al Sahaf giurava che
nessun americano era penetrato nella capitale irachena alcune ore dopo che gli
obiettivi dei cameramen accampati al Palestine avevano inquadrato un paio di
blindati Bradley sull'altra sponda del Tigri, a meno di 400 metri dalla sala
stampa nella quale il portavoce di Saddam Hussein esternava le sue improbabili
"verità".
In scomodo e precario equilibrio fra i due fuochi, i reporter catturati
a Bassora hanno cercato di tener viva la fiammella della critica. La carta
stampata non dovrebbe mai dimenticare che è questo il suo ruolo, se vuole
resistere alla comunicazione spettacolarizzata che impazza negli studi
televisivi. I miracoli sono sempre possibili. Nel 2001 le indiscrezioni della
Reuters e della Washington Post sulla circostanza che gli Usa avevano chiesto
il blocco di una fornitura di vaccini destinati agli ospedali pediatrici
iracheni ha provocato un terremoto. Gli stessi Stati Uniti hanno buttato alle
ortiche il vecchio, iniquo, sistema delle sanzioni sostituendolo con un
meccanismo più attento a danneggiare direttamente l'elite (nonché
l'establishment militare) di Baghdad e non la popolazione. Spesso
l'omologazione non è solo il prodotto della concentrazione dei media in poche
mani, ma anche il frutto avvelenato dell' autocensura dei giornalisti. L'una e
l'altra rischiano di propinarci un mondo che non esiste.
(Aggiornato il 09 Luglio 2003 ore 09:00)
IRAQ: AUDIO DI SADDAM HUSSEIN A TV LIBANESE
BEIRUT 08 Lug
- ''La vittoria e' vicina. Non
permettete alle forze d'occupazione di restare sul vostro territorio''. Sono
le parole, apparentemente di Saddam Hussein, registrate su una cassetta audio
trasmessa oggi dalla Tv libanese Al-Hayat Lbc. Un annunciatore dell'emittente
ha riferito che la cassetta e' stata recapitata da sconosciuti negli uffici
della Tv a Baghdad ma che non e' chiaro quando sia stata registrata. La
qualita' dell'audio, come quella della cassetta trasmessa di recente dalla Tv
Al-Arabiya, e' alquanto scadente''.
FERITI DUE SOLDATI USA - Due soldati americani sono rimasti leggermente
feriti oggi quando una esplosione ha danneggiato il veicolo su cui si
trovavano, alla periferia di Baghdad. Ne hanno dato notizia fonti Usa. Lo
scoppio e' stato provocato da un non meglio precisato ordigno esplosivo. I due
soldati si trovavano sulla strada che congiunge la capitale irachena
all'aeroporto.
ATTACCO CONTRO POSTO POLIZIA BAGHDAD, FERITI - Due agenti di polizia
iracheni sono rimasti feriti durante la notte in un attacco con bombe a mano e
armi da fuoco contro un commissariato di polizia a Baghdad, secondo quanto
affermano fonti militari americane. Due sconosciuti, spiegano le fonti, hanno
aperto il fuoco e lanciato tre bombe a mano contro il posto di polizia nel
nord-est della capitale, dove si trova anche personale militare Usa con lo
scopo di addestrare i poliziotti iracheni. ''Un poliziotto e' rimasto ferito
ad una mano, l'altro al bacino'', ha dichiarato il portavoce americano. Nello
scontro a fuoco che e' seguito, ha detto ancora il portavoce, almeno uno degli
assalitori sarebbe rimasto ferito ma e' riuscito ugualmente a darsi alla fuga.
(Aggiornato il 08 Luglio 2003 ore 09:20)
Iraq, uccisi altri due soldati americani
Bagdad 07 Lug - Sono 30 i militari morti dalla fine dei combattimenti. Due soldati americani in servizio di pattugliamento sono stati uccisi nella notte a Baghdad in due differenti attacchi. A riferirlo, una portavoce delle forze Usa in Iraq. Sale così a 30 il numero di militari Usa morti per fuoco ostile da quando, il primo maggio, il presidente americano George Bush ha dichiarato conclusi i combattimenti. Altri 43 sono morti in vari incidenti.
Il primo soldato è morto nel quartiere di Azamiyah durante un inseguimento a due uomini armati che avevano aperto il fuoco, uno dei quali è stato ucciso e l'altro ferito. Poche ore dopo, l'altro militare è rimasto vittima di un ordigno rudimentale scagliato contro il veicolo sul quale viaggiava nel quartiere di Kadhimiya, nel nord della capitale.
Le sparatorie notturne hanno concluso una domenica di sangue in cui un altro soldato americano era stato ucciso in un bar dell'universitàdi Baghdad e altri quattro feriti in un attacco con granate contro una pattuglia Usa a Ramadi, un centinaio di chilometri a ovest della capitale. I militari hanno poi aperto il fuoco contro una vettura uccidendo due civili iracheni. Sempre a Ramadi un terzo iracheno è stato ucciso per non essersi fermato a un posto di blocco.
(Aggiornato il 07 Luglio 2003 ore 09:00)
DICE SADDAM: SONO VIVO E GUIDO LA RESISTENZA TRA GLI IRACHENI
Bagdad 04 Lug - Al Jazeera trasmetta un'audiocassetta attribuita all'ex dittatore. Sarebbe stata registrata il 14 giugno. Proseguono gli attacchi ai soldati Usa. In media se ne registrano 13 al giorno. A nord i militari statunitensi uccidono undici assalitori.
L'emittente televisiva araba Al Jazira ha mandato in onda quella che afferma essere la voce di Saddam Hussein registrata su una cassetta. Nella cassetta trasmessa da Al Jazira si sente una voce, attribuita a Saddam Hussein, che dice ''Sono vivo e mi trovo tra gli iracheni''. L'ex presidente iracheno Saddam Hussein, nella cassetta audio trasmessa da Al-Jazira, al termine delle sue dichiarazioni ha indicato la data della registrazione nel 14 giugno scorso. L'ex rais ha tra l'altro detto ''sono in Iraq con alcuni compagni''. ''Cellule e falangi della resistenza sono state costituite in Iraq'', ha aggiunto Saddam che ha esortato ''il popolo ad aiutare i combattenti contro gli occupanti infedeli''.
"Mi trovo ancora in Iraq con un gruppo di miei fedelissimi, e guido la resistenza contro gli infedeli". Lo ha annuncito l'ex presidente iracheno Saddam Hussein attraverso una audio-cassetta consegnata alla Tv araba Al-Jazeera, la prima dell'ex dittatore dalla fine della guerra. In passato erano arrivate alle redazioni dei giornali arabi solo delle presunte lettere dell'ex presidente. L'autenticità della cassetta deve essere accertata.
"Sono il presidente Saddam Hussein ed oggi è il 14 di giugno - afferma la voce sulla cassetta trasmessa da Al Jazeera - hanno tentato più volte di uccidermi ma non ci sono riusciti". L'ex Rais di Baghdad apre la registrazione specificando la data di registrazione quasi a smentire le notizie circa la sua morte.
"Oh iracheni io sono tra le vostre file, ma inviare mie cassette è per me molto difficile - prosegue Saddam - continuate nella resistenza. In tutte le zone del Paese ci sono Mujaheddin che combattono contro gli americani. Unitevi a loro".
La voce attribuita a Saddam cerca di incitare il popolo iracheno alla lotta contro gli americani. "Unitevi alla resistenza - afferma Saddam - in verità li americani stanno subendo ingenti perdite ogni giorno, ma non vi informano sulla loro entità Continuate dunque nelle attività i resistenza contro il nemico, io sono con voi".
E come richiesto dal dittatore attraverso l'audiocassetta, gli attacchi ai militari Usa continuano senza sosta. Un convoglio di soldati statunitensi è stato preso di mira da un banda di iracheni armati a nord di Baghdad. Nello scontro a fuoco sono morti undici assalitori. Lo ha comunicato un portavoce militare americano aggiungendo che nessun soldato statunitense è rimasto ferito.
In precedenza un altro portavoce aveva comunicato che un soldato americano di guardia al museo nazionale di Baghdad era stato colpito a morte da un cecchino iracheno. L'uccisione del militare americano è avvenuta proprio mentre gruppi armati iracheni sparavano una serie di colpi di mortaio contro una base militare Usa a nordovest di Baghdad, ferendo dieci soldati. Secondo fonti militari, i soldati usa sono ormai oggetto di una media di 13 attacchi armati al giorno.
(Aggiornato il 04 Luglio 2003 ore 16:00)
AUTOBOMBA IN CENTRO BAGHDAD, FERITI SOLDATI USA
BAGHDAD 01 Lug
- Una autobomba e' esplosa in
pieno centro di Baghdad nei pressi di un veicolo militare americano, che ha
preso fuoco, e alcuni soldati sono rimasti feriti. Un testimone ha detto di
aver visto estrarre dal mezzo blindato colpito dall'esplosione quattro soldati
gravemente feriti. L'attentato e' avvenuto nei pressi dell'Universita' al
Mustansiriyah, nel cuore di Baghdad.
Intanto, almeno un civile iracheno e' stato ucciso da una forte esplosione
avvenuta la notte scorsa nei pressi di una moschea a Fallujah, a Ovest di
Baghdad. Lo ha detto un portavoce militare americano. Secondo testimonianze di
cittadini di Fallujah, i morti sarebbero piu' numerosi. Il portavoce ha detto
che le forze Usa ignorano che cosa abbia provocato l'esplosione, avvenuta in
un edificio vicino alla moschea. Il luogo di culto e' stato danneggiato.
ALLARME PER UN AUTOBUS-BOMBA A NASSIRYA - Proviene dalle fonti di
intelligente americane in Iraq la notizia di un presunto autobus-bomba con
attentatori a bordo in circolazione nella zona di Nassirya, che presto sara'
sotto il controllo dei militari italiani. Lo ha detto ai giornalisti il
colonnello Georg Di Pauli, comandante della MSU dei Carabinieri di stanza a
Nassirya. L' ufficiale ha aggiunto che la notizia non e' confermata ma che,
tuttavia, ''ogni segnalazione va presa sul serio''. La segnalazione
proveniente da fonti Usa parla, ha detto Di Pauli, di ''un autobus dove
potrebbero esserci probabili attentatori, un autobus che circolerebbe nella
zona di Nassirya''. Kamikaze? Gli hanno chiesto i giornalisti. ''Comunque male
intenzionati, di piu' non sappiamo. Per il momento non abbiamo conferme di
questa notizia, la nostra intelligence non ha confermato''. Il comandante Msu
dei Carabinieri ha aggiunto di non saper dire, allo stato, chi potrebbe
esserci dietro ai presunti attentatori ed ha escluso, comunque, che l'
episodio abbia a che fare con una manifestazione che e' in programma domani
mattina a Nassirya di protesta contro ''il Consiglio comunale'' insediato
dagli Usa. ''Non credo che ci siano collegamenti. Quella di domani dovrebbe
essere una manifestazione pacifica della popolazione che non e' molto
soddisfatta della composizione del City Council''. Ma in seguito a questo
allarme e' cambiato qualcosa per i militari italiani? ''No - ha risposto il
comandante dei carabinieri - per noi il livello di allerta e' rimasto
invariato, sempre quello del primo giorno. Il che significa, comunque, massima
attenzione e massima vigilanza''. Le indagini sul presunto autobus-kamikaze di
Nassirya ''le stanno svolgendo gli americani. Noi - ha detto il colonnello Di
Pauli - non siamo ancora nella fase operativa, non abbiamo preso possesso
dell' area di competenza''. Un attentato contro gli italiani? ''Non credo'',
ha risposto il comandante della Msu dei Carabinieri. ''Non c'e' gente che ce
l' ha con noi, ancora. Di mira potrebbe essere qualsiasi obiettivo dove ci
sono forze della coalizione, organizzazioni non governative, comunque
stranieri. Non lo sappiamo''. Per quanto riguarda il livello di attendibilita'
della notizia, l' ufficiale dell' arma ha detto di non poter dire nulla. ''La
notizia c'e' stata trasmessa ieri mattina e come tutte le notizie va valutata
e vanno prese le eventuali contromisure. In ogni caso - ha ribadito - non deve
essere sottovalutato niente''.
(Aggiornato il 01 Luglio 2003 ore 09:45)
25 morti in esplosione deposito munizioni
Bagdad 30 Giu - Amnesty International chiede agli Stati Uniti di assicurare un trattamento umano ai detenuti iracheni. Consegnate a Damasco cinque guardie di confine siriane ferite in un attacco. Ferito un giornalista e uccisi 3 civili in attacco a veicolo militare Usa.
Almeno 25 persone sono morte in Iraq nell'esplosione di un deposito di munizioni a ovest di Baghdad. Lo ha reso noto la tv del Qatar Al Jazira. Le vittime sarebbero tutte cittadini iracheni. E, in seguito a un attacco contro un veicolo militare Usa a Falllujah, un giornalista aggregato alle truppe è stato ferito e tre civili uccisi.
L'operatore della Nbc, il tecnico del suono australiano Jeremy Little, è rimasto ferito quando un razzo è stato lanciato contro il veicolo militare. I tre iracheni invece sono rimasti uccisi quando il camion su cui viaggiavano è finito contro un mezzo che stava portando via l'operatore ferito. L'incidente è avvenuto durante il secondo giorno della massiccia operazione chiamata Sidewinder, finalizzata alla cattura dei fedelissimi di Saddam Hussein.
In due diverse operazioni contro le sacche della resistenza baathista, le forze americane hanno fermato 180 persone. Solo a Baghdad i soldati della prima divisione corazzata hanno arrestato 148 presunti assalitori, secondo quanto ha reso noto il comando centrale. In un'altra operazione iniziata ieri a nord e a est della capitale i militari della quarta divisione di fanteria hanno invece fatto prigionieri 32 persone e confiscato armamenti.
Dall’inizio dell’occupazione, sono centinaia gli iracheni detenuti. Amnesty International ha chiesto agli Stati Uniti di assicurare loro un trattamento umano, a cominciare dal diritto di incontrare familiari e avvocati. Una richiesta in questo senso è stata avanzata giovedì scorso in una lettera a Paul Bremer, il governatore Usa in Iraq.
L'organizzazione per i diritti umani ha anche invitato gli Usa a permettere una revisione giudiziaria degli arresti e a indagare sulle denunce di torture, maltrattamenti e decessi avvenuti presso i due centri di detenzione, il Campo Cropper dell'aeroporto internazionale di Baghdad e la prigione di Abu Ghraib. I legali dell'esercito statunitense e dell'amministrazione provvisoria in Iraq hanno assicurato che provvederanno a migliorare le condizione detentive e che concederanno alle persone arrestate di vedere un avvocato entro le prime 72 ore.
Gli Usa, intanto, hanno consegnato alle autorità di Damasco cinque guardie di confine siriane che erano rimaste ferite in un attacco a un convoglio lungo il confine con l'Iraq. "In risposta alle proteste presentate dal ministero degli Esteri dopo l'incidente militare che ha avuto luogo al confine tra Siria e Iraq - si legge in una nota diramata dall'agenzia ufficiale Sana - gli americani hanno consegnato cinque soldati alla parte siriana".
L'attacco fu condotto una decina di giorni fa contro un corteo di auto a bordo delle quali si credeva viaggiasse Saddam Hussein o uno dei suoi figli. Le circostanze e le conseguenze del raid sono ancora avvolte nel mistero e le autorità americane non hanno reso noto chi fossero le persone rimaste uccise.
(Aggiornato il 30 Giugno 2003 ore 16:10)
Ucciso un altro soldato Usa
Bagdad 28 Giu - E' la 22esima vittima dalla fine delle ostilità. Altri quattro feriti in agguato nella periferia irachena.
Fonti militari statunitensi
confermano che un soldato americano è rimasto ucciso, altri quattro feriti, in un nuovo attacco ad un convoglio militare a Baghdad.Assalitori per ora non identificati hanno aperto il fuoco, ieri sera, al passaggio di un convoglio usa in un quartiere a nord-est della capitale irachena. Tra i feriti c’è anche un interprete Iracheno.
Gli assalitori avrebbero usato bombe a mano. Con l'ultima vittima sale a 22 il numero di soldati statunitensi uccisi nel corso di agguati o azioni ostili, da quando il presidente statunitense, George W. Bush, il primo maggio scorso, ha di fatto dichiarato concluse le operazioni militari in Iraq.
(Aggiornato il 28 Giugno 2003 ore 09:00)
Il Baath cerca di riorganizzarsi e mina gli oleodotti
Bagdad 27 Giu - Inquietante messaggio dei fedelissimi di Saddam Hussein. Minacce ai militari arabi che addestreranno gli uomini del nuovo esercito.
Guerriglia continua in Iraq. Gli scontri tra miliziani e soldati Usa sono, oramai, all'ordine del giorno e descrivono al meglio la situazione creatasi nel Paese. In questo quadro inquietante, poi, si inserisce il tentativo di riorganizzarzi dei fedelissimi di Saddam Hussein.
"Le operazioni di sabotaggio che hanno colpito gli oleodotti e le reti di distribuzione del petrolio iracheno continueranno, per impedire agli americani di sfruttare il nostro petrolio".
Inizia con queste parole il comunicato diffuso alla stampa araba, e ripreso oggi dal quotidiano edito a Londra Al-Quds Al-Arab, dell'ex partito al potere in Iraq, Baath, guidato da Saddam Hussein. Nel comunicato il partito Baath si dice pronto a respingere con la resistenza il progetto di creazione di un novo esercito iracheno.
Inoltre rivolge una minaccia a tutte le società e gli uomini che in modo diretto o indiretto appoggeranno la nascita e la formazione di questo nuovo esercito, promettendo di colpirli con nuovi attentati. Lo stesso vale per i generali arabi che verranno chiamati ad addestrare i nuovo soldati iracheni. "Sostenere il nuovo esercito iracheno - afferma il comunicato - non vuol dire aiutare il suo popolo e noi ci vendicheremo".
(Aggiornato il 27 Giugno 2003 ore 10:00)
Ancora un attentato contro i soldati Usa. Morto un militare
Bagdad 26 Giu - Nel mirino un jeep. Al Jazeera parla di due decessi. Rivendicati con una videocassetta all'emittente araba, gli attacchi alle forze anglo-americane nel paese. I "Mujaheddin della setta vittoriosa" chiedono agli iracheni di tenersi lontani dagli stranieri.
Fonti militari Usa hanno confermato confermano la notizia diffusa in mattinata da Al Jazeera: una pattuglia militare Usa è stata presa in un'imboscata a Baghdad e nell'agguato almeno un soldato è rimasto ucciso. Un altro sembrerebbe ferito. L'emittente araba, invece, ha parlato di due soldati americani uccisi.
Secondo la ricostruzione di Al Jazeera I due soldati americani sono stati uccisi nella zona di Imariya, nei pressi dell'autostrada che porta all'aeroporto internazionale della capitale irachena, da una bomba a mano lanciata da alcuni iracheni. Soldati Usa hanno parlato di una bomba piazzata al suolo e fatta detonare al momento del passaggio del convoglio americano. I militari statunitensi - secondo Al Jazeera - avrebbero immediatamente reagito uccidendo un iracheno.
Ieri Al Jazeera aveva annunciato di aver ricevuto un comunicato e una videocassetta di un gruppo di resistenza iracheno rivendicante i recenti attacchi contro le forze americane in Iraq. Un annunciatore della rete panaraba ha letto ieri mattina un comunicato di un gruppo finora sconosciuto, i e promette nuovi "attacchi dolorosi contro le forze d'occupazione in un prossimo futuro".
Al Jazeera ha anche diffuso una videocassetta che mostra in particolare ciò che il giornalista ha presentato come un attacco contro veicoli militari americani rivendicato da un'ala del gruppo chiamata Brigata martiri Khattab. Nessuna indicazione sulla data o il bilancio di quest'attacco. Si tratterebbe della prima volta che un gruppo afferma di aver organizzato gli attacchi che hanno ucciso almeno 18 americani dalla fine dei combattimenti, il 1. marzo scorso. Ieri sera il Pentagono ha detto di non aver visto il reportage di Al Jazeera e non ha rilasciato dichiarazioni.
(Aggiornato il 26 Giugno 2003 ore 10:20)
Forte esplosione, oleodotto squarciato
BAGHDAD 25 Giu - Ennesima esplosione di un oleodotto in territorio iracheno:
lo ha riferito la televisione satellitare pan-araba "Al-Jazeera", secondo cui
la deflagrazione ha sventrato una condotta nella zona di Barwaneh, circa 250
chilometri a nord-ovest di Baghdad. L'emittente televisiva con sede in Qatar
ha mandato in onda immagini del greggio che attraverso gli squarci si
riversava nei palmeti e sui terreni coltivati circostanti; nessun segno
tuttavia nè di un incendio e nemmeno di fumo. Nelle ultime due settimane sono
stati tre in Iraq gli impianti del genere danneggiati gravemente da analoghe
esplosioni, una delle quali ha colpito il principale oleodotto per il greggio
da esportazione che collega Kirkuk, nel Kurdistan iracheno, al terminal sulla
costa
turca; l'ultimo episodio in ordine di tempo risaliva a sabato notte ed era
avvenuto vicino a a Hit, a ovest della capitale.
(Aggiornato il 25 Giugno 2003 ore 11:00)
E' stato un linciaggio. Uccisi così 6 militari inglesi a Majar al-kabir
Baghdad 25 giugno 2003 - Letteralmente linciati. I sei militari inglesi uccisi ieri a Majar al-kabir, città sciita a circa 290 chilometri a sud-est di Baghdad sarebbero stati aggrediti e massacrati dalla popolazione locale. L'azione degli abitanti della città sarebbe partita dopo che i militari britannici avevano aperto il fuoco nel corso di una manifestazione, uccidendo quattro civili iracheni. Dopo queste morti, alcuni civili armati hanno reagito e ucciso dapprima due militari britannici sul luogo della dimostrazione, davanti all'ufficio del sindaco. Poi è iniziata la caccia agli altri militari. Gli altri quattro militari sono stati uccisi dopo circa due ore di scontro a fuoco. Ancora non si conoscono le cause dell'uso della forza da parte degli alleati che in quel momento stavano effettuando dellle perquisizioni scatenando la reazione della folla.
La risporta inglese - La Gran Bretagna, scioccata dalle morti di ieri, sarebbe pronta a mandare nuove truppe nel Golfo. Nel paese, intanto è sempre più aspra la polemica sul conflitto e sulle sue ragioni. Proprio ieri il ministro degli esteri Straw ha ammesso "l'imbarazzo" del governo per la questione dei rapporti sulle armi di distruzioni di massa di Saddam. Il maresciallo Tyim Garden, ex consigliere dello stato maggiore, sottolinea che a questo punto sarebbe il caso che la comunità internazionale si assumesse le sue responsabilità: "Bisogna mandare nuove truppe, dice alla Bbc, ma in Gran Bretagna abbiamo fatto il massimo. Anche gli Usa trovano difficoltà a sostituire e dare il cambio alle loro truppe. Ora è necessario che intervenga molto rapidamente la comunita' internazionale".
Esplode un nuovo oleodotto - Intanto la Tv araba Al-Jazeera annuncia che una nuova esplosione ha colpito un oleodotto iracheno nella provincia di Bruwana, nella Nord-ovest del Paese, a circa 250 Km da Baghdad. Secondo le autorita' americane questa e' una delle azioni compiute dalla resistenza irachena per boicottare lo sfruttamento e la vendita del gregio iracheno. Rumsfeld ha detto nel briefing quotidiano al Dipartimento della Difesa: "Come la resistenza irachena non è riuscita a fermare l'avanzata della coalizione a Baghdad, così non fermerà il nostro sforzo per creare stabilità e sicurezza nell'Iraq del dopoguerra".
(Aggiornato il 25 Giugno 2003 ore 09:00)
Iraq, esplode un altro oleodotto
Bagdad 23 Giu - Nella notte al confine con la Siria. Ieri un'altra esplosione, un sabotaggio, ha interrotto la linea di rifornimento di gas naturale.
Un tratto dell'oleodotto che porta dall'Iraq verso la Siria e' esploso all'altezza del confine tra i due Paesi. Lo ha riferito una fonte del ministero iracheno del Petrolio secondo cui la deflagrazione e' avenuta all'una di notte locali (le 23 di ieri in Italia). L'esercito americano ha aperto un'indagine sull'accaduto.
Prima dello scoppio della guerra, l'Iraq vendeva 200mila barili al giorno alla Siria a un prezzo di favore, ma la fornitura si interruppe con il bombardamento dell'oleodotto da parte degli americani.
Ieri un'altra esplosione - un sabotaggio, secondo alcuni testimoni - ha interrotto il transito di gas naturale su una linea che rifornisce le principali centrali elettriche del Paese e che corre parallela all'oleodotto che collega i giacimenti di Kirkuk al porto turco di Ceyhan.
(Aggiornato il 23 Giugno 2003 ore 11:00)
In Iraq, esplode oleodotto ad Hit
Bagdad 22 Giu - Ignote le cause dell'episodio avvenuto ad Hit. dove sono forti i sentimenti anti-Usa.
Nella giornata
dell'annunciata
ripresa delle esportazioni petrolifere irachene (ripresa che slitta di
tre-quattro giorni almeno), un nuovo episodio scuote l’Iraq del dopo-Saddam.
Un oleodotto è esploso scatenando un violento incendio nella zona di Hit,
140km circa a nord-ovest di Baghdad.
La notizia data da Al Jazira viene confermata da fonti
militari statunitensi, un tratto dell'oleodotto sarebbe esploso e subito dopo
è stato avvolto da un incendio. Lo hanno riferito fonti militari statunitensi,
secondo le quali le cause dell'episodio sono ancora da accertare. Ma a
confermare l'ipotesi del sabotaggio è un funzionario del Ministero del
petrolio, che parla di esplosione causata deliberatamente.
La città di Hit ha visto nei giorni scorsi violente proteste
da parte degli iracheni che chiedevano l'immediato ritiro delle truppe
americane mentre ieri, nella stessa cittadina, due soldati Usa erano rimasti
feriti dall’esplosione di una mina mentre viaggiavano a bordo di un mezzo
fuoristrada.
Intanto slitta la ripresa dell'export di greggio iracheno, il direttore della Compagnia petrolifera dell'Iraq settentrionale, Al Qazzaz ha spiegato che sono necessarie riparazioni sull'oleodotto verso la Turchia. Le infrastrutture petrolifere irachene sono già provate dai danni subiti durante la guerra ed i successivi saccheggi.
(Aggiornato il 22 Giugno 2003 ore 10:45)
Torna Saddam e ammonisce gli stranieri: "Lasciate l'Iraq entro il 17 giugno"
Londra 14 Giu - Lettera pubblicata dal quotidiano di lingua araba a Londra. Quinta missiva, datata 12 giugno, dell'ex dittatore iracheno: "Oh figli della nazione arabo-islamica, notate bene i crimini americani, vedete i crimini di Sharon... Si sta avvicinando l'ora in cui saranno colpiti e soffriranno".
Una nuova lettera attribuita a Saddam Hussein e' stata pubblicata oggi dal quotidiano arabo pubblicato a Londra Al-Quds Al-Arab. La lettera e' scritta a mano e la firma e' identica a quella delle altre quattro lettere precedentemente inviate al direttore del giornale Abdel Bari Atwan. Nonostante sia giunta in redazione solo ieri porta la data del 12 di giugno. Al suo interno l'ex dittatore iracheno chiama gli iracheni alla resistenza contro le forze di occupazione nemica, e intima a tutti gli stranieri presenti in Iraq di lasciare il paese entro il 17 di giugno.
Ecco il testo integrale della lettera attribuita all'ex dittatore iracheno. Gia' ieri sera il direttore del giornale, Abdel Bari Atwan, ne aveva preannunciato il contenuto.
"In nome di Allah il Clemente il Misericordioso "Gli faremo vedere i nostri segni nel mondo e in loro stessi, finche' non sara' loro chiaro che Lui e' la verita' e che il tuo Signore non tralascia nulla perche' di tutte le cose e' attento osservatore". (Corano).
Da Saddam Hussein Al Glorioso popolo iracheno Ai figli della nazione arabo-islamica e alle persone di nobile cuore ovunque essi si trovino abbiamo giurato ad Allah di non fare complimenti con le forze anglo-americane e di non permettere loro di rubare i beni del glorioso Iraq. Per questo i figli del popolo tra gli uomini dell'esercito, della guardia repubblicana, delle brigate Farouq, dei gruppi per la liberazione, i membri del Partito Baath ed i gruppi Hussein combattono davvero, e la battaglia e' arrivata al livello piu' alto per cacciare le forze di invasione miscredenti dall'Iraq.
Il nemico miscredente gia' ebbe modo di uccidere i civili, coloro i quali non avevano nessun rapporto e non sapevano usare armi. Questo sara' uno dei requisiti essenziali per la rinascita dei figli del popolo che attraverso le loro diversita', sono uniti in un unico obiettivo, la liberazione dell'Iraq dall'occupazione. Tutti risorgeranno, e saranno giorni di fuoco per il nemico. Fate delle moschee, delle scuole, dei cimiteri dove si trovano Ali, Hussein, Abbas (che Allah si compiaccia di loro) Abu Hanifa e Sheikh Abdul Qader Al-Jilani, dei punti di riferimento della resistenza contro l'occupazione, al fine di cacciare via il nemico. La resistenza ha gia' deciso di continuare nelle sue operazioni contro il nemico.
Per questo avvisiamo tutti i cittadini stranieri che vengono dai paesi che ci occupano, sia i soldati sia i semplici impiegati, li avvisiamo con un comunicato della direzione della resistenza di lasciare il Paese prima del 17 di giugno, dopo di che non saremo responsabili di cio' che potra' accadere. Oh figli del nostro glorioso popolo oh figli della nazione arabo-islamica e nobile ovunque voi siate notate bene il diffondersi dei crimini americani in Iraq, vedete i crimini di Sharon, entrambi accadono nello stesso periodo e l 'obiettivo e' solo l'Islam, l'Iraq, la Patria e l'uomo.
Non permetteremo agli occupanti di impossessarsi dei nostri beni, del nostro petrolio, e non si rallegrera' chi vedra' in che modo guadagneranno da questa occupazione, sia gli arabi, che i musulmani e anche gli occidentali che si astengono dal commettere questi crimini. Percio' diciamo a tutti i paesi del mondo, fate rientrare i vostri cittadini, questa sara' una lotta di liberazione, sara' colpa vostra e ne sarete responsabili voi delle loro vite. Inoltre non inviate nessun aereo ne convoglio ne altro perche' sara' un nostro obiettivo. Non permetteremo al nemico di utilizzare nulla per potenziare la sua occupazione. Si sta avvicinando l'ora della liberazione, l'ora in cui saranno colpiti e soffriranno. Non gli concederemo altro che la fuga, li uccideremo fino all' ultimo uomo, il quale rimarra' in vita per vedere in che modo l'America, criminale e miscredente, e la Gran Bretagna avra' ucciso i suoi ultimi soldati occupanti che violano i prigionieri, violentano le donne e i bambini. Coloro che non conoscono l'onore ed il bene.
Si pentira' Bush, il criminale, il miscredente, il ladro, il lurido, e con lui il suo piccolo e depravato seguace Blair, del loro male. Si pentiranno anche tutti i governi che hanno inviato le loro forze affinche' gli occupanti possano rimanere a lungo, e se ne pentiranno anche i governi arabi che hanno permesso questa occupazione. Cosa vuol dire che le forze di occupazione hanno ucciso 200 prigionieri e piu' di 150 civili nelle ultime 72 ore, cosa vuol dire tutto cio' oh liberatori dell'Iraq, degli arabi, dell'Islam e del mondo? In verita' questo e' solo il primo livello della resistenza che colpira' le forze della Danimarca, della Polonia e degli altri paesi miscredenti. E dopo questo primo livello per il nemico potrebbe accadere qualsiasi cosa.
In verita' non finira' questa fase senza che se ne vadano, la verita' e' dalla parte nostra e porteremo la nostra difesa fino ai loro paesi ed ai loro aerei. Faremo come fanno loro che uccidono i figli dell'Iraq, li risponderemo, e questo lo abbiamo giurato ad Allah e al nostro popolo. Viva il glorioso Iraq. Viva la Palestina libera ed araba, dal fiume al mare. Allah e' il piu' grande. Allah e' il piu' grande. Allah e' il piu' grande. Cacceremo i vili.
Saddam Hussein, mattina del 12 Rabi' Al-Awal 1424 (12/6/2003) (Quinta lettera scritta a amano)"
(Aggiornato il 14 Giugno 2003 ore 10:15)
Iraq, raid americano in un campo Baath
Bagdad 13 Giu - Nell'incursione sono stati uccisi 70 sostenitori di Saddam. Ferito un soldato Usa. La base sarebbe stata usata per l'addestramento dei terroristi. Un gruppo di iracheni attacca una colonna militare statunitense. Muoiono in 27.
un reparto di soldati americani ha ucciso almeno settanta uomini in un "campo di addestramento per terroristi" in Iraq. Lo ha detto un portavoce militare Usa. Nell'operazione, lanciata ieri, è rimasto ferito non gravemente un soldato americano. Ha partecipato al raid la 101/ma divisione aerotrasportata. Gli americani avevano detto in precedenza che l'attacco al campo, che si trova 150 km a nordovest di Baghdad, fa parte di "uno sforzo continuo teso a sgominare i fedeli del partito Baath, gruppi paramilitari ed elementi sovversivi".
L'operazione, coordinata da terra e dal cielo, era iniziata con un bombardamento e rientra nella campagna 'Peninsula strike', cui partecipano 4.000 uomini. Comandanti Usa hanno detto che i sostenitori di Saddam Hussein sono i responsabili di una serie di micidiali attacchi contro le truppe americane nelle ultime settimane.
Nei giorni scorsi, il capo del Congresso Nazionale Iracheno, Ahmed Chalabi aveva detto che secondo sue informazioni, Saddam sarebbe vivo e avrebbe con se oltre un milione di dollari Usa per pagare taglie per ogni americano ucciso. Secondo Chalabi, Saddam si troverebbe nella zona di Tikrit e sarebbe stato avvistato l'ultima volta cinque giorni fa.
Una diversa versione su dove si nasconda il Rais viene invece da un uomo d'affari iracheno Marouf Noori, cognato dell'ex vice presidente iracheno Taha Yassin Ramadan, numero 20 della "lista" dei most wanted (e ancora uccel di bosco). Secondo Noori, Saddam e il figlio Qusay sarebbero nascosti in quartiere alla periferia di Baghdad. Il figlio maggiore Oday e un altro piccolo gruppo di fedelissimi sarebbe invece nascosto in campagna ma sempre molto vicino alla capitale.
Sempre oggi i soldati americani hanno ucciso oggi 27 iracheni che avevano attaccato una colonna di carri armati nella località di Balad (a nord est di Bagdad). Un gruppo di iracheni aveva assalito nella città i mezzi americani della 4/a divisione fanteria con lanciarazzi Rpg, ha riferito il Centcom in un comunicato. I carri armati hanno risposto al fuoco uccidendo quattro degli attaccanti e costringendo gli altri a fuggire. Subito dopo alcuni blindati Bradley, appoggiati da elicotteri da combattimento Apache ah-64, hanno inseguito il gruppo uccidendo altri 23 uomini.
(Aggiornato il 13 Giugno 2003 ore 10:15)
Iraq, 400 arresti per fermare la milizia
Bagdad 12 Giu - Operazione 'Penisula Strike'. Altro duro colpo all'ormai clandestino partito Baath.
Washington risponde con una operazione senza precedenti ai continui, sporadici attacchi di miliziani iracheni contro le truppe americane. L'operazione 'Peninsula Strike', la piu' imponente dalla caduta di Baghdad, ha portato all'arresto di circa 400 persone sospette.
'Peninsula Strike', organizzata in due fasi, è volta a sradicare con una serie di raid ciò che resta del partito Baath, messo fuori legge alcune settimane fa; i gruppi paramilitari ed altri "elementi sovversivi" che secondo l'intelligence americana hanno trovato rifugio in alcune comunità insediate su una penisola lungo il fiume Tigri, a nordest della città di Balad.
(Aggiornato il 12 Giugno 2003 ore 08:10)
IRAQ: RICOSTRUZIONE; SENZA GARE A HALLIBURTON 600 MLN APPALTI
EX AZIENDA DI CHENEY CHIUDE TRANSAZIONE SU 20 CLASS-ACTION
NEW YORK 30 MAG - Non ha partecipato ad alcuna gara per vincere appalti nella ricostruzione irachena ma la Halliburton, l'azienda gestita dal 1995 al 2000 dal vicepresidente degli Stati Uniti, Dick Cheney si e' gia' aggiudicata commesse per 600 milioni di dollari. La societa', attiva nel settore delle costruzioni e dei servizi all'industria petrolifera, e' riuscita ad ottenere ordinativi dall'Esercito - pur non partecipando ad alcuna gara - grazie ad un contratto siglato nel 2001 per l'intervento di ricostruzione dell'Afghanistan, teatro dell'operazione Enduring Freedom, esteso, ora, alla ristrutturazione dell'Iraq. Al fine di procedere alla riorganizzazione delle infrastrutture nei due Paesi, Halliburton - tramite la controllata, Kellog Brown & Root - ha ricevuto ben 594,4 milioni di dollari per dieci anni e, solo per l'intervento sui pozzi petroliferi iracheni dati alla fiamme dal regime di Saddam Hussein ha portato a casa altri 71,3 milioni di dollari. I 600 milioni di dollari complessivi garantiti alla societa' dell'ex presidente e amministratore delegato Cheney (lasciata per seguire il presidente Bush nel suo mandato alla Casa Bianca) hanno gia' fatto scoppiare polemiche all'interno della corrente politica democratica la quale - oltre a sottolineare la vicinanza dell'azienda a Cheney - si e' detta preoccupata dalla possibilita' che le commesse ad Halliburton assumano contorni miliardari: il tetto per l'attivita' in Iraq, infatti, e' stato fissato dall'Esercito statunitense in 7 miliardi di dollari. Preoccupazioni che, in casa Halliburton, cercano ovviamente di smorzare. ''Privatizzare questo genere di interventi - spiega una portavoce - permette ai militari di concentrarsi sulla loro missione''. Ogni accusa in merito all'ottenimento dei contratti - viene specificato - ''e' infondata e non vera: il vicepresidente non ha niente a che fare con il loro ottenimento e i processi di assegnazione''. Colpita dalle critiche sulla ricostruzione, Halliburton ha intanto, siglato un memorandum di intesa per chiudere 20 cause legali collettive ('class-action') aperte nei suoi confronti da investitori con l'accusa di avere compiuto irregolarita' contabili nel periodo compreso tra il maggio 1998 e il maggio 2002. L'azienda - che ha definito immateriale il costo della transazione - non ha ammesso alcun comportamento irregolare in merito alla gestione della propria contabilita'.
(Aggiornato il 30 Maggio 2003 ore 16:50)
Gli Usa ammettono: niente armi in Iraq
Roma 29 Mag - Secondo Rumsfeld, Saddam ha distrutto il suo arsenale prima
della guerra. Per la prima volta un alto esponente
dell’amministrazione Usa ammette che l’Iraq potrebbe aver distrutto il suo
arsenale di armi di distruzione di massa, e di averlo fatto prima della
guerra.
Lo ha detto il Segretario alla difesa americano Donald
Rumsfeld in un intervento al Council of Foreign Relations di New York.
Il capo del Pentagono ha inizialmente detto di credere che
prima o poi si troveranno in iraq agenti chimici o batteriologici proibiti,
salvo poi affermare che "però è anche possibile che il regime di baghdad abbia
deciso di distruggere le armi prima della guerra".
Si tratta di un’ammissione importantissima visto che la
campagna militare in Iraq era partita proprio per distruggere questo arsenale
proibito e durante la guerra contro l'Iraq, Rumsfeld ha sempre sostenuto che
il ritrovamento delle armi di distruzione di massa era solo una questione di
tempo. Nei mesi e nei giorni precedenti il conflitto, più volte il regime
iracheno aveva ripetuto di essersi attenuto a quanto stabilito da tali
risoluzioni.
La notizia ha scatenato la battaglia soprattutto a Londra,
dove il partito laburista si era lacerato nel corso del dibattito
sull’eventuale guerra che Blair voleva fortemente. Oggi sugli scudi, tornano i
ministri dimissionari per il loro dissenso alla guerra. Tra questi Robin Cook
che chiede una commissione d’inchoesta. "Ha mentito", accusa Tony Baennet capo
storico della sinistra del labour mentre L’ex-ministro Glenda Jackson ricorda
che è stata combattuta una guerra illegittima.
(Aggiornato il 29 Maggio 2003 ore 10:40)
Observer: gli Usa rinunciano a formare il governo provvisorio iracheno
Baghdad 18 maggio 2003 - Gli Usa e il nuovo amministratore Paul Bremer
continueranno a restare alla guida dell'Iraq ancora a tempo indefinito. A
sostenerlo è il giornale inglese Observer, edizione domenicale del Guardian.
Paul Bremer, il governatore provvisorio Usa, ha abbandonato ogni incertezza ed
ha reso noto che la transizione ad un governo civile iracheno provvisorio non
è più prevista in tempi brevi.
Solo due settimane fa, il suo predecessore, l'ex generale Garner, aveva
promesso: gli iracheni avranno un loro governo provvisorio entro meta' maggio.
Per i delegati iracheni dell'opposizione in esilio è stata una doccia fredda.
Venerdì, in un vertice con Bremer e il suo luogotenente britannico John Sawers,
la notizia choc: per il momento non ci sarà nessun governo provvisorio
iracheno e noi resteremo al comando finché lo riterremo opportuno.
"Chiaramente non possiamo trasferire alcuna autorità ad un governo iracheno
perché voi non avete la forza e le risorse necessarie per prendervi questa
responsabilità", avrebbe detto, secondo l'Observer, il britannico Sawers.
(Aggiornato il 18 Maggio 2003 ore 09:00)
Prodi: fondamentale una nuova legittimazione multilaterale
Bologna 17 maggio 2003 - Il popolo iracheno e le nazioni unite devono
assumere un ruolo centrale non solo nella ricostruzione materiale, ma anche
morale dell'Iraq. E' quanto ha dichiarato il presidente della commissione
europea Romano Prodi intervenendo a Bologna a un convegno promosso dal
convento francescano dell'Osservanza dal tema "Il Mediterraneo".
"Il popolo iracheno deve poter decidere del proprio futuro politico e
riassumere il controllo delle risorse del paese". A tal fine ha auspicato che
si trovi un accordo nel consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.
"Una nuova legittimazione multilaterale è fondamentale", ha aggiunto Prodi.
Tale legittimazione potrebbe veramente attenuare le tensioni e le paure del
popolo iracheno e porre le basi per l'avvio di una nuova fase politica in
tutta la regione a est del Giordano.
Per Prodi, la pace e la sicurezza della regione irachena e del mondo potranno
essere garantiti solo attraverso il consolidamento del rapporto tra Europa e
Stati Uniti su una base di parità e di rispetto reciproco.
(Aggiornato il 17 Maggio 2003 ore 22:20)
Si è arreso generale guardia Repubblicana, la donna di fiori
Baghdad, 17 maggio 2003 -
Un
altro gerarca del deposto regime di Saddam Hussein, il generale Kamal Mustafa
Abdallah Sultan Al-Tikriti, già segretario generale della Guardia repubblicana
irachena, si è consegnato stamane alle forze americane, a Baghdad. La notizia
è stata diffusa dal quartier generale del Comando centrale statunitense, nel
Qatar.
L'alto ufficiale figura al decimo posto nella lista dei collaboratori del rais
ricercati dalle forze alleate dopo il rovesciamento del regime (era ottavo
nell'elenco originale) ed è raffigurato come 'la donna di fiori' nel famoso
mazzo di carte con le figure dei gerarchi fatto circolare della autorità
militari statunitense.
(Aggiornato il 17 Maggio 2003 ore 14:20)
Catturato leader Baath di Diyala, era il "cinque di quadri"
Baghdad, 15 maggio 2003 -
Il
leader del partito Baath nella provincia di Diyala è stato catturato a Tikrit,
città natale di Saddam Hussein, dalle forze statunitensi. Lo ha annunciato il
maggiore Michael Silverman, della prima brigata della quarta divisione di
fanteria dell'esercito.
Silverman non ha reso noto il nome del gerarca catturato, ma secondo fonti
locali si tratta di Abdel Baqi al-Karim Abdullah, che nel mazzo di carte
preparato dagli americani è raffigurato come il "cinque di quadri".
"Saddam e partito Baath mai più in Iraq" - Intanto il nuovo
amministratore americano in Iraq, Paul Bremer, si è impegnato oggi durante la
sua prima conferenza stampa tenuta a Baghdad, a che il deposto presidente
Saddam Hussein e il suo partito Baath "non tornino mai più in Iraq".
(Aggiornato il 15 Maggio 2003 ore 16:20)
Belgio, Gen. Franks denunciato per crimini di guerra
Bruxelles, 14 maggio 2003 -
Il comandante delle forze Usa in Iraq, generale Tommy Franks, è stato
denunciato per crimini di guerra in un tribunale belga. Il caso rischia di
scatenare una battaglia diplomatica con Washington. A innescarlo sono stati 19
accusatori, 17 iracheni e due giordani, appellatisi alla controversa
"competenza universale" che dal 1993 permette di portare davanti alla
giustizia belga le violazioni del diritto internazionale a prescindere da dove
siano state commesse.
L'accusa - L'accusa si riferisce a 20 presunti crimini
commessi durante l'attacco angloamericano in Iraq. "Il generale Franks è
responsabile come comandante in capo per il modo in cui i suoi uomini hanno
agito sul terreno, per esempio l'uso di bombe a grappolo in aree civili è un
crimine di guerra", ha spiegato l'avvocato degli accusatori Jan Fermon, che si
è riferito anche ai saccheggi di beni culturali tolleratio dalle truppe Usa e
agli attacchi contro ambulanze. Il ministro degli Esteri belga Louis Michel,
strenuo oppositore dell'attacco in Iraq, ha preso le distenze da quello che he
definito come "un abuso" della competenza universale, una legge che ha già
portato ad azioni legali contro Ariel Sharon, Yasser Arafat e George Bush
padre. Gli Usa però hanno già avvertito che questa legge potrebbe indurli a
non spedire più loro rappresentanti a Bruxelles, mettendo a repentaglio
persino il suo ruolo di sede della Nato.
(Aggiornato il 14 Maggio 2003 ore 21:30)
TROVATA IMMENSA FOSSA COMUNE AD AL HILLA, FORSE 10 MILA CORPI
MAHAWIL (IRAQ) 14 mag - Centinaia di iracheni in lacrime stanno assistendo questa mattina all'esumazione di centinaia di corpi da una fossa comune, la piu' grande scoperta in questi giorni in Iraq, presso la citta' di al Hilla, capoluogo della provincia di Babilonia, 100 km a sud di Baghdad. ''Ci e' stato detto che 2600 corpi sono stati gia' riportati alla luce, ma potrebbero essercene 10 mila'' ha dichiarato il capitano dei marines americani Davids Romley. Ieri il Congresso nazionale iracheno (Cni), l'organizzazione politica di opposizione di Ahmed Chalabi, aveva annunciato che erano stati scoperti nella fossa comune i resti di 15 mila persone uccise dal regime di Saddam Hussein. ''La settimana scorsa nella sola citta' di Al Hilla erano stati scoperti quattro siti di fosse comuni con circa 15 mila cadaveri'', aveva aggiunto Entifadah Qanbar, portavoce del Cni.
(Aggiornato il 14 Maggio 2003 ore 10:40)
Gen. Franks ordina scioglimento del partito Baath
Baghdad 11 maggio 2003 -
Il
generale statunitense Tommy Franks, comandante delle truppe alleate in Iraq,
ha ordinato lo scioglimento del partito Baath. La decisione è stata annunciata
dalla radio della coalizione attiva a Baghdad.
"Il Partito socialista Baath dell'Iraq è sciolto", si dichiara nel comunicato
diffuso da Franks e letto da un annunciatore di Information Radio, emittente
controllata dalle forze alleate.
L'ordine di Franks arriva ad un mese dall'occupazione alleata del capitale
irachena e dalla caduta del regime di Saddam Hussein, che aveva fatto del
Baath il partito unico nazionale e lo strumento di controllo degli apparati
dello Stato e della società irachena.
Nel comunicato si invitano gli iracheni a raccogliere e consegnare alle forze
angloamericane ogni materiale in loro possesso che abbia a che vedere al
partito ed alle sue operazioni, materiale definito "parte importante della
documentazione del governo iracheno".
Moltissimi gli iscritti - Le autorità alleate non hanno
ancora stabilito a che livello debba essere condotta la 'purga' degli
appartenenti al partito nella pubblica amministrazione: la tessera era
praticamente obbligatoria per ogni funzionario statale ed eliminare tutti gli
ex baathisti potrebbe rivelarsi impossibile e poco vantaggioso, perché (come
già accadde in Germania all'indomani della seconda Guerra Mondiale) potrebbe
portare alla paralisi della pubblica amministrazione rendendo il Paese
ingovernabile.
Il partito contava oltre un milione e mezzo di iscritti, dei quali solo tra i
25mila e i 50mila erano considerati membri a pieno diritto.
(Aggiornato il 11 Maggio 2003 ore 14:30)
A mani vuote, tornano casa i cercatori di armi. Non trovata la "pistola fumante"
Baghdad 11 maggio 2003 - La squadra di specialisti americani che ha diretto finora tutte le ricerche in Iraq delle "armi proibite" sta facendo i bagagli e si appresta a tornare a senza aver trovato traccia dei micidiali ordigni proibiti il cui presunto possesso da parte di Saddam Hussein è stato il pretesto per scatenare la guerra. Lo scrive nell'edizione odierna il Washington Post.
Cresce frustrazione - La speciale task force, scrive il giornale in un servizio da Baghdad, è stata descritta sin dall'inizio come lo strumento principale degli Usa nel trovare ciò che gli ispettori dell'Onu non erano riusciti a mettere in luce. La sua partenza, attesa per la fine del mese, "segna una pietra miliare nella frustrazione per quanto riguarda il principale obiettivo della guerra".
Buco nell'acqua - Arrivando in Iraq, gli specialisti - biologi, chimici, esperti di armi - erano sicuri di riuscire rapidamente nel loro lavoro: trovare quello che il segretario di stato Colin Powell aveva descritto eloquentemente all'Onu il 5 febbraio: centinaia di tonnellate di agenti chimici e biologici, missili, razzi, prove di uno sviluppo nucleare avanzato. Invece "decine di missioni a vuoto hanno fatto crollare questa certezza", scrive il Washington Post. Nelle sue missioni, la task force ha trovato che i siti indicati dai servizi di sicurezza Usa come "sicuri" depositi di armamenti non avevano niente a che fare con strutture militari, erano vuoti, saccheggiati, bruciati. Esistevano due elenchi, uno di 19 e un altro di 68 siti. Ne sono stati esaminati finora 47 senza esito. Il che contrasta, scrive il Washington Post, con le ripetute affermazioni della Casa Bianca secondo cui "la ricerca è appena cominciata".
Arriva un'altra squadra - La ricerca continuerà con un'altra squadra, che viene definita più grande e con maggiori mezzi. Ma c'è scetticismo sui risultati. "Surreale" ha definito la situazione il colonnello Richard McPhee, ufficiale d'artiglieri assegnato alla task force in smobilitazione. "Non credo che si troverà mai nulla", aggiunge uno dei suoi vice il capitano Tom Baird. La pistola fumante non si è trovata, ma nessuno vuole rispondere alla domanda cruciale: perché non c'é, o perché è stata giàdistrutta, e quando? A questo dovrà rispondere la nuova squadra di ricerca, sempre che ci sia qualcosa da cercare.
(Aggiornato il 11 Maggio 2003 ore 08:30)
Museo di Baghdad, ritrovata gran parte dei manufatti rubati
Baghdad 08 mag - Recuperati 40mila manoscritti e 700 pezzi. La maggior parte era nascosta nel museo, altri sono stati restituiti dopo promesse di ricompense e amnistia. Mancherebbero ancora 38 oggetti preziosi.
Quasi 40mila manoscritti e 700 oggetti del museo di Baghdad sono stati ritrovati, secondo quanto hanno dichiarato a Washington agenti dell'ufficio immigrazione e dogane, citati dalla Cnn. La maggior parte dei manufatti ritrovati erano stati nascosti nel museo prima della guerra, altri sono stati restituiti dopo promesse di ricompense e amnistia. In base alla documentazione esistente sembrano mancare all'appello ancora 38 oggetti e la scelta dei pezzi fa capire benissimo che chi li ha portati via sapeva benissimo cosa scegliere. Tuttavia, ammette l'Ice, potrebbero essere spariti anche altri oggetti non catalogati. Sul campo, lo stato reale delle cose e' stato descritto ieri dal tenente colonnello dei marines Mattehw Bogdanos, che guida la commissione militare incaricata di fare un inventario dei danni.
Il vero problema, secondo Bogdanos, e' che non si ha idea di dove siano finiti decine di migliaia di pezzi, molti dei quali di piccole dimensioni, che i funzionari del museo avevano rimosso per "metterli al sicuro" in altre parti della citta'. Gli stessi funzionari stanno cercando di ricostruire le loro destinazioni, ma si tratta di un lavoro improbo perche' schedari e foto dei pezzi sono andati distrutti durante il saccheggio.
Fino ad oggi sono stati restituiti 671 oggetti sottratti in varie localita'. In realta', molti di questi sono risultati falsi. Fra i manufatti recuperati, un prezioso vaso di terracotta risalente a cinque millenni avanti Cristo. "L'ho studiato per la mia tesi di laurea", dice il colonnello Matthew Bogdanos, che ha seguito studi classici. Secondo l'ufficiale, molti cittadini di Baghdad che sanno dove sono nascosti i tesori "messi al sicuro", si rifiutano di rivelarne l'ubicazione perche' non si fidano dei funzionari del museo, che sono gli stessi dell'epoca di Saddam, e molti dei quali avevano avviato un florido traffico illecito di antichita'. Ma spesso si fa avanti qualcuno a fornire indicazioni.
E' stato cosi' che sono stati ritrovati 339 contenitori metallici pieni di antiche pergamene, nascosti in un rifugio antiaereo. Gran parte degli oggetti in metalli preziosi, oro e argento, si trovano probabilmente nelle casseforti sotterrane della banca centrale, uno degli edifici bombardati. Le casseforti sono state trovate intatte, ma nessuno sa quali custodiscano gli oggetti ne' come fare per aprirle.
(Aggiornato il 08 Maggio 2003 ore 09:00)
I medici scendono in piazza contro la nomina del ministro della Sanità
Baghdad 8 maggio 2003 - L'amministrazione civile americana in Iraq ha annullato una conferenza stampa in programma per oggi, giovedì, dopo che decine di medici iracheni sono scesi in piazza a Baghdad per protestare contro il deteriorarsi del sistema sanitario e la nomina di un ex sottosegretario a capo del ministero della sanità. "Basta con la corruzione" e "Vogliamo un sistema sanitario sano", ha scandito circa 200 medici, dipendenti di 25 ospedali della capitale. La nomina di Ali Shinan, sottogretario nel governo del presidente deposto Saddam Hussein, è stata fatta la settimana scorsa dall'Ufficio per la ricostruzione e l'assistenza umanitaria (Ohra). "Ali Shinan è un ipocrita, non è l'uomo giusto per questo posto", ha detto alla Reuters un medico dell'ospedale al-Shahid Adnan, Ihab Sami. "Nessuno lo ama, era una delle persone peggiori al ministero", ha aggiunto Sami, secondo il quale i dimostranti rappresentavano la maggioranza dei medici iracheni. Una conferenza stampa dell'Orha sulle nomine al ministero della sanità, in programma per oggi, è stata rinviata di due giorni. Il motivo non è stato spiegato.
(Aggiornato il 08 Maggio 2003 ore 04:00)
Blindato Usa travolge bimbo 8 anni
Tikrit 08 Mag - Un bambino di otto anni e' stato travolto e ucciso da un carro
armato americano nella citta' di Tikrit, la citta' natale di Saddam Hussein,
nell'Iraq settentrionale. Il comando centrale americano ha riferito che il
bambino stava guardando il passaggio di un convoglio statunitense, quando si
e' precipitato davanti al blindato per raccogliere qualcosa. Il veicolo non ha
fatto in tempo a fermarsi e lo ha travolto.Il piccolo,trasportato dai soldati
in ospedale, e' morto poco dopo.
(Aggiornato il 08 Maggio 2003 ore 03:30)
Cnn: trovato laboratorio biologico mobile
Mosul 7 maggio 2003 - Il segretario alla difesa Usa Donald H. Rumsfeld si appresta a rendere pubblica la scoperta in Iraq di un laboratorio biologico mobile per la preparazione di armi non convenzionali. Lo comunica la Cnn citando fonti del Pentagono. Il laboratorio sarebbe stato trovato nel nord dell'Iraq, presso Mosul. Ha l'aspetto di un normale camion, ma ospita all'interno "apparecchiature sospette". Secondo Rumsfeld, è la prova che Saddam Hussein aveva in corso fino a tempi recenti programmi di sviluppo delle armi biologiche.
(Aggiornato il 07 Maggio 2003 ore 06:30)
Martino: contingente italiano partirà i primi di giugno. Missione costerà 350 mln di euro
Washington 6 maggio 2003 -
Il contingente italiano della forza di stabilizzazione sarà verosimilmente in
Iraq ai primi di giugno, dopo che il Parlamento italiano, con un voto, ne avrà
approvato e finanziato la missione.
Lo ha detto il ministro della difesa Antonio Martino, dopo un incontro al
Pentagono con il segretario alla difesa americano Donald Rumsfeld.
Martino ha confermato che il contingente sarà formato da 2.500-3.000 uomini,
aggiungendo che non se ne conosce ancora la composizione esatta: "Ci saranno
elementi di tutte le armi, anche carabinieri, ma non in maggioranza
carabinieri".
Decisiva, sulla composizione del contingente, sarà una riunione, cosiddetta di
"generazione delle forze", che si terrà giovedì prossimo a Londra. Le forze
italiane andranno nel Sud dell'Iraq, nella zona
sotto comando britannico. Ma avranno la responsabilità del settore loro
affidato. Martedì 13 maggio il ministro della Difesa, Antonio Martino,
riferirà alle Commissioni esteri e difesa del Senato sulle questioni relative
all'invio del contingente militare italiano.
I costi della missione - La missione costerà, secondo le
stime sinora fatte, 350 milioni di euro per sei mesi. Saranno sufficienti? "E'
un primo periodo, di lunghezza ragionevole, che potrà essere prorogato. Anche
se tutti ci auguriamo che l'Iraq possa rimettersi in sesto il più rapidamente
possibile". Il decreto che prevede il finanziamento e la definizione dello
statuto giuridico della missione militare sarà presto presentato al
Parlamento.
I compiti del contingente - Il contingente impegnato nella
forza di stabilizzazione dovrà compiere attività di ricostruzione, di
sminamento, di protezione Nbc e, in genere, di genio; e, inoltre, dovrà essere
in grado di provvedere alla propria sicurezza, con compiti di sicurezza nella
zona ove opererà.
Le polemiche - E' subito polemica per le affermazioni del
Ministro Martino sulla inutilità di un voto parlamentare che autorizzi la
missione del contingente italiano in Iraq. Cesare Salvi dei Ds parla di
"affermazioni gravissime" e accusa il governo di contrabbandare come
intervento umanitario una missione di occupazione militare priva dell'avallo
dell'Onu. Lapo Pistelli della Margherita, aggiunge che le affermazioni
contraddittorie di Martino e Frattini minano la residua credibilità
internazionale del nostro paese.
Verso statuto giuridico per mantenimento pace - Il governo
italiano sta mettendo a punto, e lo sottoporrà poi al Parlamento, un nuovo
statuto giuridico per le operazioni di mantenimento della pace, ha detto
Antonio Martino.
Obiettivo della riforma, per la quale sono stati contattati i migliori esperti
italiani, è di "modificare il diritto militare e l'ordinamento militare".
Secondo Martino, non c'è più una distinzione netta tra la guerra e la pace, e
anche le operazioni di mantenimento della pace alle quali l'Italia partecipa
"sono in realtà operazioni militari armate". Il
codice militare italiano, ha ricordato il ministro, prevede soltanto
situazioni o di guerra o di pace. Secondo il ministro, "se verrà
approvato in tempi brevi per le Forze Armate italiane si tratterà di una
decisione fondamentale". Tra le situazioni che devono essere chiarite il
ministro ha citato come esempio l'eventuale arresto in Afghanistan nell'
ambito dell'operazione internazionale 'Enduring Freedom', "di uno straniero
ostile catturato dai nostri militari".
(Aggiornato il 06 Maggio 2003 ore 22:40)
Figlio di Saddam prese i soldi e scappò in Siria. Miliardi trasportati con tre camion
Baghdad 6 maggio 2003 - Un figlio di Saddam Hussein, Qusai, avrebbe prelevato il 18 marzo scorso, due giorni prima dell' inizio dei bombardamenti angloamericani sul Paese, una somma di danaro per circa un miliardo di dollari dalla banca centrale irachena, trasferendola all' estero, forse in Siria, a bordo di ben tre camion. Lo rivela un servizio pubblicato oggi sul sito on line del New York Times. 900 milioni di dollari - Secondo il giornale, l' ingente somma di danaro era costituita da circa 900 milioni di dollari e da un centinaio di milioni di euro. Sarebbe stato lo stesso Saddam ad autorizzare il prelievo consegnando una lettera di suo pugno sd un suoi assistenti personali, Abid al-Hamid Mahmoud. I servizi segreti americani, a loro volta, avevavano segnalato il passaggio sospetto dei tre camion alla frontiera tra la Siria e l' Iraq proprio il 18 marzo scorso.
(Aggiornato il 06 Maggio 2003 ore 07:30)
Baghdad, ferito un soldato americano. Bbc: a Bassora i soldati Gb uccidono un ragazzo
Baghdad 5 maggio 2003 - Un soldato americano che pattugliava Baghdad è stato ferito oggi da un colpo di arma da fuoco che lo ha colpito alla testa. Ne dà notizia il Comando centrale Usa, che ha sede in Qatar. Il militare, che appartiene alla terza divisione di fanteria, è stato portato in un ospedale da campo e le sue condizioni sono definite stabili. Non sono state precisate le circostanze dell'incidente. Incidente a Bassora - Incidente ancora dai contorni poco chiari domenica a Bassora, città irachena che si trova sotto il controllo delle forze britanniche. Secondo la Bbc un ragazzo di 14 anni è stato ucciso da un soldato britannico. "C'è stato un tragico incidente in cui è stato implicato un soldato britannico. La polizia militari sta indagando", ha detto in serata un portavoce del ministero della difesa a Londra senza fornire ulteriori specificazioni. La Bbc, nel suo servizio Ceefax, ha riferito che un ragazzo quattordicenne, Ali Salim, è stato ucciso alla periferia di Bassora vicino a una scuola dove sono acquartierati i 'dragoni' britannici
(Aggiornato il 05 Maggio 2003 ore 03:30)
Usa hanno usate molte più cluster bombs di quanto hanno ammesso, per Time e Cnn
New York 4 maggio 2003 -
Nella guerra in Iraq, gli Usa hanno utilizzato più bombe a frammentazione di
quanto sia stato ufficialmente ammesso: lo ipotizzano Time Magazine e la Cnn.
Pentagono: un solo morto per bombe a frammentazione - Secondo
quanto indicato dal generale Dick Myers, capo di stato maggiore Usa, le bombe
di questo tipo utilizzate nel conflitto iracheno sono state 1.500 circa, e
soltanto 26 avrebbero colpito obiettivi vicini ad aree abitate da civili,
provocando un solo morto. Fonte ospedaliere: erano molte di più -
Ma, in base alle indicazioni raccolte negli ospedali iracheni e alle
testimonianze di civili e dei responsabili di diverse città del paese, ne
sarebbero state utilizzate molte di più.
Almeno 35 cadaveri dilaniati da cluster bomb - Per esempio,
uno dei chirurghi dell'ospedale al-Hussein di Karbala, Ali Iziz Ali, ha
spiegato agli inviati di Time di avere visto almeno 35 cadaveri, alcuni dei
quali completamente smembrati, sfigurati da esplosioni provocate da bombe a
frammentazione. Una cinquantina di persone avrebbero ricevuto, inoltre, cure
per ferite lunghe e profonde, proprio come quelle provocate da bombe di questo
tipo.
(Aggiornato il 04 Maggio 2003 ore 22:00)
Colosso petrolifero russo avverte: non rinunceremo a sfruttamento giacimenti
Mosca 4 maggio 2003 -
Nuovo
monito del colosso petrolifero russo 'Lukoil' a proposito dello sfruttamento
delle risorse irachene di idrocarburi: cui non intende rinunciare in alcun
caso, e dal quale gli Stati Uniti intenderebbero invece escludere le compagnie
di Mosca come ritorsione per la dura opposizione mantenuta dal Cremlino nei
confronti della recente guerra.
Lukoil non rinuncerà al mega-giacimento - "Il fatto è", ha
ammonito Azat Chamsouarov, vice presidente della holding del gruppo per le
attività all'estero, "che il progetto della 'Lukoil' nel giacimento di Western
Qurna-2 in Iraq ha rivelato l'esistenza di riserve per un milione di
tonnellate metriche di petrolio, quindi", ha aggiunto, riferendosi a due vasti
giacimenti situati in Russia, "ben più delle restanti riserve nei leggendari
campi di Surgut e di Samotlor, complessivamente considerate. Per questa
ragione", ha proseguito Chamsouarov, a margine di una riunione della Berd, la
Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo tenutasi nella
capitale dell'Uzbekistan, Tashkent, "il governo della Federazione Russa ha
assunto una posizione molto chiara: in nessuna circostanza 'Lukoil' rinuncerà
a Western Qurna-2".
Contratto Lukoil era con il regime -
Era stato il mese scorso Robert Ebel, un esperto del settore molto
vicino alla Casa Bianca, ad avvertire che le società russe avevano, alla luce
delle aspre divergenze con gli Usa sul conflitto, ben poche speranze di vedere
rispettati i contratti pregressi.
Quello firmato da 'Lukoil' risale al '97 e contempla lo sfruttamento del
ricchissimo giacimento, in joint-venture con il ministero per l'Energia di
Baghdad e con altre due compagnie russe, in cambio di investimenti per 4
miliardi di dollari entro il 2020. Di fatto esso non è però mai stato
adempiuto a causa dell'embargo Onu imposto contro l'Iraq fin dal '90, dopo
l'invasione del Kuwait.
Lo scorso dicembre l'allora ancor saldo regime di Saddam Hussein lo risolse
unilateralmente in seguito a indiscrezioni, secondo cui 'Lukoil' stava
trattando con gruppi dell'opposizione irachena in esilio per garantire le
proprie prorogative in una eventuale congiuntura post-bellica; l'annullamento
degli accordi fu confermato a febbraio, ma il gigante russo non se n'è dato
per inteso, neppure dopo gli avvertimenti giunti da Washington, e rivendica
anzi un diritto esclusivo su Western Qurna-2: al punto da aver minacciato
un'azione giudiziaria per ottenere una ingiunzione che la tuteli, e il
sequestro del greggio che fosse nondimeno stato frattanto estratto contro la
sua volontà.
(Aggiornato il 04 Maggio 2003 ore 21:30)
Al Jazeera, decine di morti per incendio su chiatte
Baghdad 2 maggio 2003 - Decine di persone sono morte oggi nei pressi di Baghdad quando due chiatte cisterna cariche di petrolio si sono incendiate sul fiume Tigri. Lo ha reso noto la Tv del Qatar Al Jazeera. L'incidente, secondo Al Jazeera, è avvenuto a Madain, una località situata alla periferia della capitale irachena. L'emittente ha detto che l'incidendio è stato preceduto da un'esplosione. Le chiatte erano state prese d'assalto da circa 400 persone che a quanto pare stavano cercando di impossessarsi del petrolio contenuto nelle cisterne. Secondo Al Jazeera, le chiatte facevano parte della dotazione logistica delle Guardia Repubblicana. L'emittente ha mostrato le immagini delle due imbarcazioni in fiamme e l'inquadratura di un corpo carbonizzato.
(Aggiornato il 02 Maggio 2003 ore 15:00)
Arrestati alti esponenti del regime di Saddam
Baghdad 2 maggio 2003 -
Un
alto funzionario del partito Baath, membro del Consiglio del comando della
rivoluzione, Mizban Khadr Hadi, è stato catturato ieri ed è agli arresti a
Baghdad. Lo dice la Ap riferendo di un annuncio del quinto corpo d'armata Usa
nella capitale irachena.
Hadi, nove di cuori nel mazzo di carte della coalizione e numero 41 nella
lista dei super ricercati, era secondo i militari americani molto vicino al
presidente Saddam Hussein, che consigliava soprattutto in materia di questioni
sciite. A marzo era stato nominato responsabile dell'area di Iraq che
comprende le città sante di Kerbala e Najaf.
Successivamente, il Comando Centrale Usa ha annunciato l'arresto di
altri due alti esponenti del regime di Saddam. In un breve comunicato da Doha,
il CentCom spiega che si tratta di Abd al Tawab Mullah Huwaysh, ex direttore
dell'Ufficio per l'Industrializzazione Militare, e di Taha Muhyl al Din Maruf,
uno dei vice-presidenti e membro del Consiglio del Comando Rivoluzionario.
Rispettivamente, il numero 16 e il numero 42 sulla lista dei super-ricercati
stilata dagli alleati dopo il
crollo del regime di Saddam.
(Aggiornato il 02 Maggio 2003 ore 13:00)
Raid americano a Tikrit. Arrestati 20 iracheni
Tikrit 2 maggio 2003 -
Le truppe americane hanno circondato nelle
prime ore di oggi una decina di edifici a Tikrit, ex feudo di Saddam Hussein,
e hanno arrestato una ventina di persone, tra le quali un presunto esponente
del partito Baath, secondo quanto hanno comunicato i militari americani. Un
iracheno è stato ucciso mentre cercava di impadronirsi dell'arma di un
soldato, ha riferito il maggiore Mike Silverman, responsabile delle operazioni
dell'ottavo reggimento della quarta divisione di fanteria. L'operazione, la
seconda in pochi giorni a Tikrit, è cominciata poco dopo la mezzanotte. Sei
blindati Bradley hanno circondato il quartiere della città. Nel raid, gli
americani hanno anche scoperto diverse armi e circa tremila dollari nascosti
in diverse case, secondo quanto riferito dai responsabili dell'operazione.
Sempre a Tikrit, un elicottero Apache americano ha distrutto ieri un
camion dopo che un "drone", aereo spia senza pilota, ha rilevato che quattro
uomini stavano caricandovi munizioni sulla riva est del Tigri.
I quattro iracheni sono stati uccisi, secondo quanto ha riferito il colonnello
Don Campbell, comandante della prima brigata della quarta divisione di
fanteria.
(Aggiornato il 02 Maggio 2003 ore 04:00)
A Fallujah sono tre i civili uccisi. Secondo fonti ospedaliere almeno 8 i feriti
Fallujiah 30 aprile 2003 -
Sono due le persone uccise dai soldati americani oggi a Falluja, vicino
Baghdad, il giorno dopo che nella stessa cittadina e in circostanze analoghe i
militari Usa avevano ucciso 13 civili. Almeno otto i feriti di oggi, afferma
il medico di uno degli ospedali locali.
"I morti sono tre. Sono stati entrambi colpiti alla testa", ha detto Ahmed
al-Taha, secondo il quale le vittime avevano tra i venti e i trenta anni. I
feriti ricoverati solo nel suo ospedale sono otto, ha aggiunto, ma altri ne
potrebbero essere stati ricoverati in diversi ospedali.
Centcom: diritto a difendersi - Le forze americane stanno
esaminando le notizie su quanto avvenuto oggi a Falluja. Ma pur non essendo
"al momento in grado di confermare" cosa sia accaduto, "i soldati americani
hanno diritto a difendersi", ha ribadito oggi un portavoce del Comando
centrale usa in Qatar all'Afp.
(Aggiornato il 30 Aprile 2003 ore 10:40)
Fallujah, i marines tornano a sparare sui dimostranti, ci sono vittime
Fallujiah 30 aprile 2003 -
Poco più di 24 ore dopo gli incidenti costati la vita a 13 iracheni, gli
americani sono tornati ad aprire il fuoco a Falluja, una cinquantina di
chilometri a ovest di Baghdad.
Non è chiaro, finora, il numero esatto dei morti e dei feriti. La gente del
luogo afferma che "almeno" una persona è rimasta uccisa mentre fonti
ospedaliere locali confermano i due morti dati da Al Jazira. Non si conosce
con precisione il numero dei feriti. I soldati americani hanno fatto fuoco "in
risposta a spari provenienti dalla folla", hanno affermato ufficiali americani
alla Reuters.
La versione Usa: autodifesa - Il maggiore Michael Marti,
della 82/ma Divisione aviotrasportata americana, ha detto che i soldati erano
in marcia su un convoglio e hanno aperto il fuoco quando si sono verificati
spari dalla folla in loro direzione. Prima degli spari, c'erano stati lanci di
pietre, ha affermato.
La folla, secondo Marti, stava manifestando fuori dalla postazione del Comando
americano per protestare contro la strage di ieri compiuta dai militari Usa,
in circostanze analoghe a quelle di oggi.
La versione di Al Jazira - Secondo Al Jazira, invece, oggi la
gente si era radunata per festeggiare il fatto che il comando locale Usa aveva
oggi lasciato l'edifico della scuola che aveva funzionato come loro
postazione.
Il corrispondente della televisione Al Jazira, Diyar al-Omari, in collegamento
telefonico ha raccontato che "durante una
dimostrazione, alcuni giovani hanno iniziato a protestare contro le truppe
americane...Le forze americane hanno aperto il fuoco contro la folla e due
civili sono rimasti uccisi e altri quattro feriti". Secondo l'agenzia di
stampa Usa Associated Press invece non ci sarebbero morti ma solo feriti.
Secondo al Jazira, la folla stava manifestando per celebrare il ritiro
dalle truppe americane dalla scuola della città, da loro usata come base e
motivo degli incidenti della notte tra lunedì e martedì. Ieri, il Comando
centrale americano aveva affermato che le truppe americane avevano sparato per
rispondere al fuoco aperto da un gruppo di iracheni.
(Aggiornato il 30 Aprile 2003 ore 09:20)
Si è arreso ex governatore di Bassora
Bassora 29 aprile 2003 -
Il
governatore della regione meridionale irachena di Bassora, sotto il regime di
Saddam Hussein, si è consegnato a Baghdad a funzionari del Congresso nazionale
iracheno e degli Stati Uniti.
La rete televisiva britannica Sky News ha precisato che Walid Hamid Tawfiq al
Tikriti era il numero 44 nel mazzo delle 55 carte americane con le effigi dei
principali ricercati dalle forze della coalizione. Il governatore di Bassora
era l'8 di fiori.
"Accompagnato da suo padre, al Tikriti si è recato a bordo della sua vettura
dal posto dove si nascondeva a Baghdad agli uffici del Consiglio nazionale
iracheno", ha detto il portavoce del partito, Zaab Sethna. "Egli è stato
incontrato da dirigenti del partito e funzionari del dipartimento della Difesa
Usa", ha aggiunto il portavoce.
(Aggiornato il 29 Aprile 2003 ore 17:00)
Falluja, soldati Usa: abbiamo risposto al fuoco. Fonti ospedaliere: 13 morti e 75 feriti
Baghdad 29 aprile 2003 -
Incidente di Fallujah: secondo la versione americana, i soldati Usa avrebbero
sparato per rispondere al fuoco nemico partito dalla folla scesa in piazza. E
ai militari Usa risulta un bilancio di sette morti mentre per i residenti
della cittadina le vittime sono almeno 15. Secondo fonti ospedaliere invece i
morti sarebbero 13 e 75 i feriti.
Bambini tra le vittime - Il dottor Dr. Ahmed Ghanim al-Ali,
responsabile dell'ospedale (di Fallujah, precisa che tra le tredici vittime ci
sono anche tre bambini sotto gli undici anni.
Il dottore aggiunge anche che le equipe mediche incaricate di soccorrere sono
state fatte bersaglio di spari. Il numero dei feriti, dice il dottore ammonta,
a 75 persone.
La versione dei marines: 7 vittime - Il colonnello Arnold
Bray, della ottantaduesima divisione aviotrasportata, dice che all'esercito
Usa risulta che sarebbero stati colpiti sette manifestanti. La manifestazione,
ammette Bray, era guidata da ragazzini delle scuole, tutti tra i 5 e i 20
anni. Ma alcuni di loro, precisa Bray, erano armati.
"Chiedete alla gente che protesta che genere di studenti sono quelli che vanno
in piazza imbracciando un fucile mitragliatore AK-47s" afferma.
Le truppe Usa, dice Bray, erano acquartierate in una scuola. I manifestanti
hanno aperto il fuoco contro l'edificio e i militari Usa hanno risposto.
(Aggiornato il 29 Aprile 2003 ore 12:00)
Arrestato l'ex ministro del petrolio
Baghdad 29 aprile 2003 -
Il
Centcom, comando centrale militare statunitense nel Qatar, ha comunicato che
l'ex ministro del petrolio iracheno Ubaydi è stato arrestato.
Il Centcom ha precisato che sue truppe hanno catturato Amer Rashid Muhammad al
Ubaydi, ex ministro del petrolio iracheno e ex consigliere presidenziale di
Saddam Hussein.
Il comando centrale militare americano ha precisato in un suo comunicato che
l'ex ministro si è arreso lunedì senza fornire ulteriori dettagli.
L'ex ministro era il numero 47 nella lista americana dei 55 più ricercati fra
gli alti funzionari dell'amministrazione di Saddam e il sei di picche del
mazzo dei ricercati.
E' anche il marito di Rihab Taha, soprannominata la 'Dottoressa Germe' perché
ha lavorato alla messa a punto di armi batteriologiche.
Rashid era stato visto il 25 marzo dai giornalisti presso la raffineria di
Doura, a Baghdad, mentre le bombe americane piovevano poco lontano
dall'impianto.
(Aggiornato il 29 Aprile 2003 ore 07:00)
A Baghdad prima riunione politica sul dopo-Saddam. Garner: alla ricerca di un governo che rappresenti tutti
Baghdad 28 aprile 2003 - E' in corso a Baghdad la prima riunione politica sul dopo Saddam, in cui il capo dell'amministrazione civile transitoria, l'ex generale americano, Jay Garner, sta incontrando esponenti iracheni non compromessi con il passato regime. Decine i partecipanti. Tra loro ex oppositori, in rappresentanza di sciiti, sunniti e curdi, e leader tribali. Garner, aprendo i lavori, ha detto che il compito della conferenza è quello di creare un governo ad interim per l'Iraq. Il primo passo per avviare la ricostruzione è quello di ristabilire nel Paese condizioni di sicurezza
Servizio d'ordine - L'incontro si svolge nel centro di Baghdad sotto un severissimo controllo da parte dei militari americani, schierati intorno all'edificio che lo ospita. Dopo una lettura dal Corano, i delegati, per ora circa 200, fra cui diverse donne, sono stati ricevuti da Garner. L'incontro di oggi, ha spiegato l'ex generale, mira a un "governo democratico che rappresenti tutte le genti, le religioni, le tribù".
Indiscrezioni - Per il momento, si susseguono annunci e smentite sulla partecipazione all'incontro delle principali fazioni sciite. Sembra che la Suprema assemblea per la rivoluzione islamica in Iraq (Sairi) abbia deciso di non partecipare, mentre lo Sciri (Consiglio Supremo per la Rivoluzione islamica in Iraq) sarebbe presente con una delegazione. Fino a ieri Ahmad Chalabi, considerato il favorito del Pentagono per la guida del Paese, si era detto indeciso sull'opportunità di prendere parte alla riunione.
La disponibilità australiana - Il ministro australiano della Difesa Robert Hill è stato il primo tra i ministri dei governi alleati degli Usa ad entrare a Baghdad. Hill ha discusso la situazione del dopoguerra con Garner, il quale ha assicurato che il programma di ricostruzione procede in anticipo sulla tabella di marcia, ma è necessario un maggior aiuto dei paesi alleati per ricostruire le strade, ripristinare i servizi di elettricità e acqua, ristabilire l'ordine pubblico e ricostituire i ministeri del governo iracheno. Hill dal canto suo ha confermato le aree specialistiche già indicate dall'Australia per il suo possibile contributo, come la ricostruzione agricola e capacità militari 'di nicchia'. L'Australia, che nella guerra all'Iraq ha dispiegato sin dall'inizio 2.000 soldati oltre a mezzi navali ed aerei, è disposta a contribuire allo sforzo di ricostruzione e degli aiuti umanitari con una nave della marina, controllori del traffico aereo, ingegneri e specialisti in armi chimiche e biologiche.
(Aggiornato il 28 Aprile 2003 ore 11:40)
Baghdad, migliaia di sciiti in piazza: vogliamo un nuovo congresso nazionale
Baghdad 28 aprile 2003 -
Nuove proteste di piazza nella capitale. Diverse migliaia di sciiti hanno
cominciato a manifestare oggi nel centro di Baghdad per esigere "un nuovo
congresso delle forze politiche" che decida
dell'avvenire politico dell'Iraq. "Vogliamo un nuovo congresso nazionale",
hanno scandito i manifestanti che erano guidati da decine di religiosi che
rappresentano la Hawza, l'assemblea dei religiosi sciiti della città santa di
Najaf. Questa dimostrazione di forza degli sciiti coincide con una riunione
convocata dagli Usa con la partecipazione di centinaia di dirigenti dell'ex
opposizione in esilio e di personalità del paese per preparare il dopo-Saddam.
Incontro con Garner - E' cominciata con circa due ore di ritardo la riunione di esponenti politici iracheni convocata dall'amministratore americano Jay Garner a Baghdad per esaminare le prospettive del dopo Saddam. Gli intervenuti, circa 200 rispetto a 300-400 attesi, hanno cominciato i lavori con la lettura del Corano intorno alle 11:00 locali (le 9:00 in Italia. Sono presenti rappresentanti dal Congresso nazionale iracheno (ma non è stato visto il suo leader Ahmad Chalabi) e del Consiglio supremo islamico della rivoluzione in Iraq (Sciri) che durante il regime di Saddam Hussein ha avuto le sue basi in Iran.
(Aggiornato il 28 Aprile 2003 ore 09:00)
Gb: connivenze tra Francia e servizi iracheni
Londra 28 aprile 2003 - La Francia era in contatto con i servizi segreti iracheni durante una riunione dell'organizzazione di difesa dei diritti dell'Uomo a Parigi, nell'aprile 2000. Lo scrive oggi il quotidiano Daily Telegraph citando documenti iracheni scoperti a Baghdad nel ministero degli esteri. Il quotidiano cita in particolare una lettera dei servizi di Saddam datata 28 marzo in cui è scritto che "una delle nostre fonti" ha incontrato "il vice portavoce" del ministero degli esteri francese "con cui intrattiene buoni rapporti". La lettera aggiunge che non saranno concessi visti francesi a dirigenti dell'opposizione irachena che intendessero recarsi a tale riunione svoltasi il 14 aprile 2000 in un hotel parigino. La deputata laburista britannica Ann Clwyd, che presiede Indict, ha detto al Telegraph che pretende che il governo francese presenti delle scuse per un atteggiamento che definisce "spaventoso". Alla vicenda, il Daily Telegraph dedica un editoriale intitolato: "Gli amici della Francia in Iraq".
(Aggiornato il 28 Aprile 2003 ore 06:00)
Scienziato iracheno: abbiamo mentito su armi chimiche
New York 27 aprile 2003 -
Nissar Hindawi, uno scienziato iracheno che partecipò alla produzione di armi
batteriologiche negli anni '80 e '90, ha rivelato al New York Times
che, riguardo alle armi batteriologiche e chimiche, lui e i suoi colleghi
hanno mentito agli ispettori dell'Onu.
"Erano tutte menzogne", ha rivelato. L'Iraq, ha raccontato, "produsse enormi
quantità" di antrace liquido e di botulino.
Ha anche detto che fu impartito l'ordine di distruggere il materiale, ma non è
stato in grado di indicare se esso fu distrutto in parte, del tutto, o non fu
distrutto per niente.
Hindawi ha raccontato che fu costretto a lavorare al programma dal 1986 al
1989 e, saltuariamente, a metà degli anni '90.
(Aggiornato il 27 Aprile 2003 ore 23:30)
Baghdad, feriti quattro soldati Usa
Baghdad 27 aprile 2003 -
Quattro militari americani sono rimasti feriti, di cui uno in modo grave, in
un agguato a Baghdad. Lo ha reso noto il comando centrale americano in Qatar.
Un uomo ha aperto il fuoco nel traffico della capitale irachena mentre i
militari si trovavano fermi a bordo di due fuoristrada Humvee.
Il comando Usa ha riferito che i soldati americani stavano svolgendo una
missione per conto di un ospedale e che l'agguato dimostra come, nonostante i
progressi nella sicurezza, la situazione a Baghdad presenti ancora molti
rischi.
(Aggiornato il 27 Aprile 2003 ore 19:30)
Arrestato Zubaidi, il "sindaco" di Baghdad
Baghdad 27 aprile 2003 -
Le
forze americane hanno arrestato l'autoproclamato sindaco di Baghdad, Mohammed
Mohsen Zubaidi, per usurpazione di poteri.
In un comunicato diffuso dal Comando centrale americano Usa in Qatar, si
riferisce che Zubaidi è stato portato via dalla capitale irachena e altri
sette membri della sua organizzazione sono stati fermati.
Cinque di loro sono stati successivamente rilasciati, mentre gli altri restano
in custodia presso un campo di detenzione in Iraq.
Poco prima dell'arresto il tenente generale americano David McKierman aveva
avvertito che "le forze alleate sono le uniche autorità di Baghdad" e che
quanti tentano di soppiantarle saranno trattati come "criminali".
(Aggiornato il 27 Aprile 2003 ore 17:30)
Baghdad, esplode deposito armi: 40 morti. Violenta protesta anti-Usa
Baghdad 26 aprile 2003 -
Almeno 40 persone sono morte e diverse decine sono rimaste ferite in una serie
di esplosioni a catena che, partite da un deposito di armi e munizioni, hanno
distrutto anche numerose abitazioni questa mattina a Zaafaraniya, sobborgo
industriale alla periferia sud di Baghdad.
Le ipotesi: un missile o un'esplosione controllata? - Gli
americani sostengono che a scatenare le esplosioni a catena è stato un razzo
illuminante lanciato da sconosciuti sul deposito, che era sotto il loro
controllo. Secondo voci non confermate, riportate dalla tv Al-Jazeera, le
deflagrazioni sarebbero state provocate da uno sbaglio dei militari americani:
questi volevano distruggere il deposito con un'esplosione controllata che, per
un qualche errore, ha invece provocato una strage. Secondo Al-Jazeera, alcuni
abitanti della zona hanno accusato le truppe americane di non avere nemmeno
avvertito la popolazione del quartiere di quanto si accingevano a fare. Sempre
secondo Al-Jazeera, tuttavia, alcuni testimoni oculari avrebbero visto un
missile colpire il deposito di armi.
La rabbia degli iracheni - I
militari americani accorsi sul luogo delle esplosioni sono stati costretti a
ritirarsi, dopo che la folla infuriata prima aveva tirato pietre, e poi
sparato contro di loro, ferendone alcuni, ha detto un militare Usa sul posto.
Secondo la Tv araba Al-Jazeera sarebbero due i militari americani feriti. "La
guerra è finita, allora perché tutto questo, perché?", urlavano davanti ai
corpi martoriati delle vittime.
Centinaia di iracheni furibondi su camion e altri veicoli stanno protestando
contro i militari americani. Cantano slogan antiamericani e filoislamici,
secondo testimoni. Almeno 500 iracheni, tutti uomini, cantando slogan
antiamericani e slogan filoislamici, hanno formato un convoglio di camion, bus
e automobili nel sobborgo di Baghdad colpito oggi dalla violenta esplosione.
La corrispondente della Reuters Rosalind Russell ha visto un primo convoglio
portare sei bare, apparentemente contenenti corpi, seguito da altri veicoli,
passare per un check point lasciato non sorvegliato dai soldati americani,
costretti ad allontanarsi dalla folla inferocita.
"No agli americani e a Saddam, sì, sì all'Islam", cantano in arabo gli
iracheni, alcuni dei quali issando verdi bandiere islamiche e altre irachene.
Alcuni degli slogan sono detti in inglese: "basta alle esplosioni vicino ai
civili", e "il terrore dopo la guerra".
(Aggiornato il 26 Aprile 2003 ore 12:00)
Arrestato in Siria un altro alto esponente iracheno
Washington 25 aprile 2003 - Il senatore Bob Graham, ex presidente della commissione servizi segreti del senato americano, ha detto stanotte che, dopo Tarek Aziz, un altro alto esponente del deposto regime di Saddam Hussein è stato arrestato in Siria. Graham ha anticipato che l'annuncio sarà dato tra breve. Graham, durante una sessione del Consiglio per le relazioni estere, non ha fornito l'identità dell'arrestato, dicendo soltanto che ha tenuto una posizione importante nel governo iracheno e che è stato arrestato nelle ultime 24 ore.
(Aggiornato il 25 Aprile 2003 ore 05:10)
Si consegna Tarek Aziz. Bush: Saddam è morto o è ferito
Washington 25 aprile 2003 - Terek Aziz, l'8 di picche nella lista dei 55 super ricercati, secondo fonti del Pentagono, si sarebbe consegnato alle autorità militari dopo aver trattato, negli ultimi giorni, la sua resa. Le trattative sarebbero iniziate mercoledì. Nella lista dei ricercati è il numero 43. Aziz è l'unico cristiano fra le più alte personalità del regime. Durante la Guerra del Golfo del 1991 era ministro degli esteri. Pur essendo uno dei piu' fedeli collaboratori di Saddam, Aziz,come molti dei non originari di Tikrit, non aveva in sua mano alcun potere reale.
Il mistero di Saddam - In un'intervista alla Nbc, che ne ha anticipato alcuni contenuti, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha detto che il leader iracheno Saddam Hussein potrebbe essere morto, o gravemente ferito, e ha ammesso che ci potrebbero volere anche due anni per riportare la
democrazia in Iraq.
Pur affermando che vi sono informazioni d'intelligence circa la condizione di Saddam, Bush ha precisato che non ci saranno dichiarazioni in merito senza "un sacco di prove". Il presidente ha ricordato le circostanze dei due attacchi diretti contro Saddam, durante la guerra, il 20 marzo, all' inizio del conflitto, e il 7 aprile, dicendo: "La persona che ci ha aiutato a indirizzare gli attacchi ritiene che Saddam, quanto meno, sia rimasto seriamente ferito".
(Aggiornato il 25 Aprile 2003 ore 05:00)
Tarek Aziz, l'ex vicepremier si è consegnato agli Usa
Baghdad 24 aprile 2003 -
Fonti ufficiali dell'amministrazione Bush hanno confermato a organi
d'informazione americani che l'ex vicepremier iracheno Tareq Aziz si trova
sotto la custodia delle forze Usa.
La notizia era stata data per prima dalla Cnn, che citava fonti del Pentagono.
Non si conoscono i particolari della cattura: Aziz sarebbe così l'undicesimo
dell'elenco dei 55 iracheni più ricercati che cade in mano nemica. Tareq
Aziz figurava al numero 43 nella lista dei 55 super-ricercati del
Pentagono e nel 'mazzo di carte' dei latitanti era stato classificato come l'8
di picche.
Ma Aziz è uno dei volti più noti sul piano internazionale dell'ex regime
iracheno e la sua cattura era ritenuta di grande importanza a Washington,
anche se non gli era stato assegnato uno dei primissimi numeri nella lista.
Il Pentagono per il momento non ha diffuso informazioni sulle modalita' della
cattura. Non si sa se Aziz sia stato trovato dalle forze militari Usa o si sia
consegnato. Con Aziz, sale a 12 - su 55 - il numero degli esponenti del regime
iracheno sotto la custodia americana.
(Aggiornato il 24 Aprile 2003 ore 23:00)
GARNER, FORMAZIONE GOVERNO INIZIA PROSSIMA SETTIMANA
BAGHDAD 24 Apr -
Il processo di formazione
di un governo iracheno iniziera' la prossima settimana, ha detto oggi a
Baghdad il capo dell'amministrazione provvisoria americana Jay Garner secondo
il quale per quella data alcuni ministeri potrebbero ricominciare a
funzionare.
KHARRAZI, GOVERNO DI TUTTI CON SUPERVISIONE ONU - L'Iran non vuole un
governo sciita in Iraq, ma un esecutivo in cui ''tutti abbiano diritto a
essere rappresentati'', sciiti, sunniti e diversi gruppi etnici. E questo
governo deve essere costituito ''sotto la supervisione dell'Onu''. Lo ha detto
oggi il ministro degli esteri Kamal Kharrazi. Kharrazi ha tuttavia
sottolineato il ruolo ''importante'' avuto dal clero sciita nel guidare i
fedeli in queste settimane di vuoto di potere dopo la caduta del regime di
Saddam Hussein.
SU RUOLO SISMI LETTA RIFERIRA' AL PARLAMENTO - Il sottosegretario alla
Presidenza, con delega per i servizi segreti, nell'incontro del 13 maggio,
peraltro programmato da tempo, riferirà al Comitato parlamentare di controllo
sui problemi della sicurezza internazionale e anche sull'attività del Sismi
nello scenario iracheno. Lo ha riferito il presidente del COPACO, Enzo Bianco.
VERTICE PUTIN-BLAIR A MOSCA IL 29 APRILE - Il primo ministro
britannico, Tony Blair, compira' una visita a Mosca il 29 aprile prossimo e
sara' ricevuto al Cremlino dal presidente russo, Vladimir Putin. Si trattera'
di una visita di alcune ore e sara' il primo faccia a faccia tra Putin e Blair
dopo la guerra in Iraq.
USA: QUATTRO COLPI CONTRO EX APPARATO DEL REGIME - Nel giro di poche
ore, le forze militari americane in Iraq hanno accorciato di tre nomi la lista
dei 55 super-ricercati del regime di Saddam Hussein e hanno catturato un
quarto personaggio importante, un esponente dell' intelligence che non
figurava nell'elenco, ma che forse conosce i nomi delle spie irachene negli
Usa. Il mazzo di carte dei 'most wanted', creato dal Pentagono per raccogliere
nomi e foto degli esponenti del vecchio governo di Baghdad ricercati, si e'
alleggerito ulteriormente. Adesso un quinto del mazzo, 11 carte su 55, e'
composto da persone che si trovano nelle mani degli americani. A consegnarsi
ai soldati Usa o a finire in manette nel corso di operazioni delle forze
speciali sono stati, nella giornata di mercoledi', l'ex comandante
dell'Aviazione militare, Muzahim Saab Hassan al Tikriti, numero 10 della lista
('regina di quadri' nel mazzo); il generale Zuhayr al Naqib, ex direttore
dell'intelligence militare (numero 21, '7 di cuori'); l'ex ministro del
Commercio Mohammed Mehdi Saleh (numero 48, '6 di cuori'); Salim Said Khalaf Al
Jumayli, che non figurava nel mazzo, presunto ex capo del desk americano
dell'intelligence irachena.
JONES: NATO E' IN GRADO DI SVOLGERE QUALSIASI COMPITO IN IRAQ -Anche se
non e' stato impartito alcun ordine politico di pianificazione, la Nato e' in
grado di svolgere qualsiasi tipo di missione in Iraq. Lo ha affermato oggi il
generale James Jones, Comandante supremo delle forze alleate in Europa, in una
conferenza stampa a Mons (Belgio). In una conferenza stampa tenuta al Quartier
generale supremo delle potenze alleate in Europa (Shape), Jones ha
sottolineato che ''non avendo ricevuto alcun incarico'' a questo proposito,
''sarebbe inopportuno da parte mia fare illazioni sul tipo di contributo che
Shape e la struttura di comando alleata potrebbe giocare''. ''Questa - ha
aggiunto riferendosi alla Nato - e' un'organizzazione molto capace'' e sta per
giocare ''un grande ruolo in Afghanistan'', come gia' fa nei Balcani e nel
Mediterraneo, ''il tutto in maniera simultanea'': insomma ''abbiamo molte
capacita' per fare molte cose differenti che l'Alleanza vuole fare, in Iraq o
in qualsiasi altro posto. ''Abbiamo abbastanza cose nella cassetta degli
attrezzi'', ha detto il generale statunitense sottolineando che ''la Nato sa
cosa fare in missioni di peace-keeping e di altro tipo''. ''Possiamo dire ai
nostri leader politici cosa possiamo e cosa non possiamo fare in un lasso di
tempo molto breve'', ha affermato Jones. Il rafforzamento del suo ruolo in
Afghanistan, ha detto ancora il generale ex-comandante dei marines, dimostra
che ''la Nato vuole avere una capacita' non in senso solo regionale ma
globale'', ha ricordato il generale.
NATO: 2000 UOMINI PER FORZA REAZIONE RAPIDA - La nascente forza di
reazione rapida della Nato sara' composta inizialmente di quasi 2000 uomini,
dotata di mezzi aerei e terrestri e avra' una capacita' di rimanere azione in
maniera autonoma per un periodo di 15-30 giorni. Jones ha confermato che conta
di veder pronta questa unita' gia' per il prossimo ottobre. L'annuncio
ufficiale, ha precisato, verra' fatto comunque solo a giugno.
(Aggiornato il 24 Aprile 2003 ore 13:00)
USA, QUATTRO COLPI CONTRO EX APPARATO DEL REGIME
NEW YORK 24 Apr
- Nel giro di poche ore, le
forze militari americane in Iraq hanno accorciato di tre nomi la lista dei 55
super-ricercati del regime di Saddam Hussein e hanno catturato un quarto
personaggio importante, un esponente dell' intelligence che non figurava
nell'elenco, ma che forse conosce i nomi delle spie irachene negli Usa. Il
mazzo di carte dei 'most wanted', creato dal Pentagono per raccogliere nomi e
foto degli esponenti del vecchio governo di Baghdad ricercati, si e'
alleggerito ulteriormente. Adesso un quinto del mazzo, 11 carte su 55, e'
composto da persone che si trovano nelle mani degli americani. A consegnarsi
ai soldati Usa o a finire in manette nel corso di operazioni delle forze
speciali sono stati, nella giornata di mercoledi', l'ex comandante
dell'Aviazione militare, Muzahim Saab Hassan al Tikriti, numero 10 della lista
('regina di quadri' nel mazzo); il generale Zuhayr al Naqib, ex direttore
dell'intelligence militare (numero 21, '7 di cuori'); l'ex ministro del
Commercio Mohammed Mehdi Saleh (numero 48, '6 di cuori'); Salim Said Khalaf Al
Jumayli, che non figurava nel mazzo, presunto ex capo del desk americano
dell'intelligence irachena. Il generale Naqib, una delle prede piu' ambite per
la Cia, si e' consegnato a Baghdad sotto gli occhi dei giornalisti e dei
fotografi del Los Angeles Times, che lo hanno intervistato per ore prima
dell'arrivo dei militari americani. Secondo anticipazioni dell'intervista
diffuse dal quotidiano, Naqib ha detto di non essersi sempre trovato d'accordo
con Saddam, ma di aver condiviso il suo ideale panarabo e la sua speranza che
l'Iraq potesse riunire la Nazione araba. Il generale si e' dipinto come un
militare che prendeva ordini, sostenendo che non avrebbe avuto, anche volendo,
la possibilita' di prendere le distanze dal regime. ''Questa e' la vita
militare - ha detto Naqib - ti muovono da una posizione all'altra. Mi sono
limitato a seguire ordini''. Il generale ha descritto il caos nelle forze
militari in seguito all'attacco americano e ha respinto le accuse degli Usa
sull'esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq. Lasciando la lussuosa
abitazione nel distretto Mansur dove si rifugiava, fumando una sigaretta Kent
dopo l'altra, Naqib ha detto di sperare ancora in un futuro da uomo libero:
''Vorrei restare qui e vivere come un civile iracheno qualunque''. Un
portavoce del Comando centrale delle forze nel Golfo, Jim Wilkinson, ha
sottolineato l'importanza di un'altra cattura, quella di Jumayli, rintracciato
a Baghdad dalle forze speciali. ''Sospettiamo che avesse conoscenza delle
attivita' di intelligence irachene negli Stati Uniti - ha detto Wilkinson -
inclusi i nomi delle persone che spiavano per conto dell'Iraq''.
JONES: NATO E' IN GRADO DI SVOLGERE QUALSIASI COMPITO IN IRAQ -Anche se
non e' stato impartito alcun ordine politico di pianificazione, la Nato e' in
grado di svolgere qualsiasi tipo di missione in Iraq. Lo ha affermato oggi il
generale James Jones, Comandante supremo delle forze alleate in Europa, in una
conferenza stampa a Mons (Belgio). In una conferenza stampa tenuta al Quartier
generale supremo delle potenze alleate in Europa (Shape), Jones ha
sottolineato che ''non avendo ricevuto alcun incarico'' a questo proposito,
''sarebbe inopportuno da parte mia fare illazioni sul tipo di contributo che
Shape e la struttura di comando alleata potrebbe giocare''. ''Questa - ha
aggiunto riferendosi alla Nato - e' un'organizzazione molto capace'' e sta per
giocare ''un grande ruolo in Afghanistan'', come gia' fa nei Balcani e nel
Mediterraneo, ''il tutto in maniera simultanea'': insomma ''abbiamo molte
capacita' per fare molte cose differenti che l'Alleanza vuole fare, in Iraq o
in qualsiasi altro posto. ''Abbiamo abbastanza cose nella cassetta degli
attrezzi'', ha detto il generale statunitense sottolineando che ''la Nato sa
cosa fare in missioni di peace-keeping e di altro tipo''. ''Possiamo dire ai
nostri leader politici cosa possiamo e cosa non possiamo fare in un lasso di
tempo molto breve'', ha affermato Jones. Il rafforzamento del suo ruolo in
Afghanistan, ha detto ancora il generale ex-comandante dei marines, dimostra
che ''la Nato vuole avere una capacita' non in senso solo regionale ma
globale'', ha ricordato il generale.
NATO: 2000 UOMINI PER FORZA REAZIONE RAPIDA - La nascente forza di
reazione rapida della Nato sara' composta inizialmente di quasi 2000 uomini,
dotata di mezzi aerei e terrestri e avra' una capacita' di rimanere azione in
maniera autonoma per un periodo di 15-30 giorni. Jones ha confermato che conta
di veder pronta questa unita' gia' per il prossimo ottobre. L'annuncio
ufficiale, ha precisato, verra' fatto comunque solo a giugno.
SERVIZI SEGRETI ITALIANI HANNO COLLABORATO CON ALLEATI IN IRAQ - I
servizi segreti italiani hanno collaborato con la coalizione che ha combattuto
in Iraq in linea con le nostre scelte di politica estera. Lo ha detto il
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per il quale 'siamo stati
certamente utili alle democrazie occidentali' in piena coerenza con le
direttrici di politica estera: alleati con gli Usa, sotto il cui ombrello
viviamo da anni, ma non piu' sudditi delle decisioni della mitteleuropa.
Palazzo Chigi precisa che il Sismi ha curato in Iraq 'attivita' di
intelligence e non certo operazioni militari' e che il governo e il
comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti sono informati della
natura e tipologia delle attivita' svolte dal Sismi.
POWELL, FRANCIA SUBIRA' CONSEGUENZE PER SUA POSIZIONE - La Francia
dovra' subire delle conseguenze per la sua opposizione agli Stati Uniti nella
crisi irachena: lo ha dichiarato il segretario di Stato americano, Colin
Powell. In un'intervista al network televisivo Pbs, alla domanda del
giornalista ''se dovranno esserci conseguenze per chi si oppone agli Stati
Uniti'', come ha fatto la Francia, Powell ha risposto ''si''', senza pero'
precisare quali potrebbero essere queste conseguenze. Il capo della diplomazia
Usa si e' limitato a indicare che l'ostinata opposizione della Francia agli
Stati Uniti in Consiglio di sicurezza dell'Onu che ha preceduto il conflitto
non potra' restare senza conseguenze. ''Dobbiamo rivedere tutti gli aspetti
delle nostre relazioni con la Francia alla luce di cio''', ha detto Powell.
FRANCIA MINIMIZZA ''MINACCE'' USA - La Francia minimizza le minacce di
rappresaglia americana per la sua tenace opposizione alla guerra in Iraq.
''Quelle minacce non corrispondono alla realta' dei nostri rapporti attuali
con gli Stati Uniti'', ha dichiarato stamattina Jean-Francois Cope', portavoce
del governo Raffarin. Un Vip dell'opposizione di sinistra, il socialista Jack
Lang, ha definito oggi ''scandalosa'' la minaccia adombrata da Powell. ''Il
solo governo che meriterebbe delle sanzioni - ha ribattuto Lang - e'
l'amministrazione Bush, che ha violato in modo grave la legalita'
internazionale organizzando una spedizione militare senza l'autorizzazione del
Consiglio di Sicurezza''. Il Ministro degli esteri francese Dominique de
Villepin afferma: la Francia ''continuera' a difendere la legalita'
internazionale'' nella crisi irachena. ''Insieme alla maggioranza della
comunita' internazionale, ha agito nel corso della crisi irachena in
conformita' alle sue convinzioni ed ai suoi principi al fine di difendere la
legalita' internazionale. Essa continuera' a farlo in ogni circostanza'' - ha
dichiarato di Villepin in risposta alla domanda di un giornalista sulla
dichiarazione di Powell. De Villepin e' da ieri in visita ufficiale ad Ankara,
prima tappa di un suo tour, che lo portera' in Iran e Giordania.
(Aggiornato il 24 Aprile 2003 ore 11:00)
Iraq, giunta prima squadra Onu
Sono sei dipendenti internazionali delle Nazioni Unite
AMMAN 23 APR - Sei dipendenti internazionali delle Nazioni Unite hanno varcato oggi la frontiera turco-irachena in direzioni di Dohuk (nord dell'Iraq).Si tratta della prima squadra dell'Onu a ritornare nel paese dall'inizio della guerra. Lo hanno riferito fonti dell'Onu ad Amman.
(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 17:00)
Almeno un milione di sciiti iracheni ricordano il martirio dell'Imam Hussein. Slogan anti americani
Karbala 23 aprile 2003 -
In
Iraq, oggi a Karbala, almeno un milione di sciiti iracheni, ricordano il
martirio dell'Imam Hussein. In queste ore prosegue il pellegrinaggio verso la
città santa, per celebrare l'avvenimento, impedito per oltre un quarto di
secolo dal regime di Saddam. Durante la marcia slogan contro il Rais, ma anche
contro gli americani. Un evento religioso che assume una valenza politica: il
futuro regime dell'Iraq non potrà ignorare il movimento religioso sciita.
Gli sciiti iracheni stanno partecipando alla manifestazione al grido di "Né
americani, né Saddam, sì sì all'Islam".
Da ieri sera camion con i megafoni hanno cominciato ad esortare i pellegrini a
dimostrare la loro contrarietà alle forze Usa. "Vi invitiamo a partecipare a
una manifestazione pacifica contro l'occupazione straniera" hanno ripetuto gli
altoparlanti, dando appuntamento agli sciiti sulla grande spianata del
Mausoleo dell'imam Hussein.
Tuttavia secondo uno degli organizzatori del pellegrinaggio, sheick Raed
Haidari, la folla è oggi un pò meno numerosa di quanto lo fosse ieri, giorno
in cui si è giunti al culmine della partecipazione alle manifestazioni sciite.
(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 11:50)
BUSH, NON HO PIANI PER UN'ALTRA GUERRA
WASHINGTON 23 Apr
- Il presidente George W.
Bush non ha piani per fare un'altra guerra, dopo quella appena vinta in Iraq.
Lo ha detto in una tavola rotonda con giornalisti di riviste americane, di cui
Newsweek ha fornito estratti. Il presidente Bush rispondeva a domande sulle
ipotesi che la Siria e poi l'Iran potessero essere i prossimi bersagli
di una campagna militare degli Stati Uniti contro i Paesi che appoggiano il
terrorismo. Bush non s'e' mostrato preoccupato per le manifestazioni degli
shiiti in Iraq, per la creazione di uno stato islamico e per la sollecita
partenza dal Paese delle forze americane.
La tavola rotonda, a quanto risulta, s'e' soprattutto concentrata sui piani di
rilancio dell'economia. Ma, parlando d'Iraq, il presidente ha detto, secondo
Newsweek: ''Non ho in mente specifiche operazioni in questo momento. Non posso
pensare in questo momento di una specifica situazione o di uno specifico
incidente che richiederebbe un intervento militare''. Quanto alle richieste
degli sciiti, Bush ha detto: ''Mi piacciono le storie in cui la gente dice
'Non e' meraviglioso potere manifestare la propria religione con un
pellegrinaggio questa settimana'. Ho passato il giorno a leggerne''. Bush ha
anche minimizzato il costo della guerra in Iraq: ''Avevo detto agli americani
che non importava quanto sarebbe costato vincere la guerra, l'avremmo vinta.
Fortunatamente, le operazioni militari principali sono state relativamente
rapide in Iraq''. Quanto all'appoggio dei Paesi della coalizione, Bush ha
detto: ''Ci sono un sacco di Paesi che vogliono dare una mano: alcuni lo
stanno facendo, altri aspettano una certificazione dell'Onu. Stiamo lavorando
con loro. Il Dipartimento di Stato sta chiedendo aiuto e riceve risposte molto
positive''.
OGGI GARNER A MOSSUL, GIOVEDI' A KIRKUK: ARRIVANO 5000 SOLDATI USA -
Cinquemila soldati americani sono entrati a Mossul per completare il controllo
della citta' nordirachena, dove oggi e' atteso l'amministratore civile
americano, Jay Garner. Lo riferisce l'agenzia turca Anadolu precisando che i
soldati Usa della 101/ma divisione aviotrasportata erano in precedenza
arrivati a bordo di 50 elicotteri nell'aeroporto di Mossul e sono stati
trasferiti nella citta' in camion accompagnati da carri armati della 4/a
divisione di fanteria e protetti dall'alto da elicotteri da combattimento.
Secondo la stessa agenzia, sono stati uditi degli spari nei pressi del fiume
Tigri, ma non si registrano scontri tra i gruppi locali e le truppe americane.
I peshmerga del Pdk che nelle scorse settimane controllavano gli ingressi in
citta' con posti di blocco alla sua periferia si sono ritirati nello scorso
fine settimana lasciando il controllo della citta' completamente agli
americani.
Nella citta di Mossul i due principali gruppi curdi, il Pdk ed l'Upk sono in
competizione. Il Pdk e' seguito da alcune sette religiose di Mossul ed ha
nominato governatore un suo alleato arabo, leader di una di queste sette,
Mashan al Juburi, il quale e', pero' forte nelle aree rurali della provincia,
ma meno forte in citta'. Altre sette sono invece in piu' stretto contatto con
l'Upk, che ha eletto un suo uomo a governatore della citta'. Gli americani non
riconoscono ne' l'uno, ne' l'altro.
Mossul e' a grande maggioranza araba, in parte composta da immigrati
trasferitisi nel quadro della politica di arabizzazione della citta' da parte
di Saddam e, nelle ultime settimane, circa un migliaio di arabi -secondo
alcuni gionali turchi- sono stati espropriati delle case, specie in periferia,
dai curdi che affermano di esserne i legittimi proprietari e sono stati
obbligati a trasferirsi in tendopoli fuori della citta'.
Lo stesso genere di controversie esiste tra i due gruppi curdi anche nella
altra grande citta' nordirachena Kirkuk (650 mila abitanti, dove gli arabi
sono minoranza e la maggioranza e' costituita da curdi e turcomanni).
Martedi' Garner ha incontrato il leader curdo Jalal Talabani, capo dell'Unione
patriottica del Kurdistan (Upk) al quale ha detto: ''Cio' che voi avete
fatto nel corso di questi dodici terribili anni e' uno straordinario avvio di
autonomia. Cio' che avete realizzato puo' servire da modello per il resto
dell'Iraq''.
FU CHIESTO INTERVENTO AEREO CONTRO HOTEL PALESTINE - Il carro armato
americano che l'8 aprile scorso apri' il fuoco contro l'hotel Palestine a
Baghdad, uccidendo due giornalisti, aveva chiesto l'aiuto dell'aviazione
perche' venisse bombardato l'albergo dove risiedevano gran parte dei
rappresentanti della stampa internazionale. Lo ha rivelato un giornalista
della televisione pubblica tedesca Zdf, che era nell'albergo al momento
dell'attacco. ''Il comandante del carro ha sollecitato l'appoggio
dell'aviazione, senza sapere che si trattava di un albergo'', ha dichiarato il
giornalista, Ulrich Tilgner, nel corso di un programma in onda sulla rete per
la quale lavora. Ma un giornalista americano ''ingaggiato'' con le truppe
americane ha segnalato al comandante che l'albergo era occupato dai
giornalisti e l'attacco aereo e' stato improvvisamente bloccato, ha aggiunto
Tilgner, che e' appena tornato da Baghdad. Gli americani hanno giustificato
l'attacco affermando che si sentivano minacciati da cecchini iracheni che si
sarebbero rifugiati nell'hotel Palestinese. Ma le loro affermazioni non sono
mai state provate. I giornalisti interrogati hanno detto di non aver visto o
sentito alcun tiro proveniente dall'albergo.
(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 09:00)
Agenti di Teheran aizzano la protesta sciita
New York 23 aprile 2003 - Secondo il prestigioso quotidiano americano
agenti addestrati dagli iraniani sono divenuti operativi in Iraq appena è
caduto il regime di Saddam Hussein, con il compito di aizzare la mobilitazione
sciita nelle città meridionali di Najaf, Karbala e Bassora. Il clero sciita
iracheno, spiegano le fonti di intelligence citate dal New York Times, sarebbe
la sponda per promuovere gli interessi iraniani nel paese.
Tra gli agenti iraniani sarebbero anche i membri dell'ala militare del
Consiglio Supremo per la rivoluzione islamica in Iraq, il gruppo iracheno in
esilio con sede a Teheran, la brigate Badr.
L'infiltrazione di agenti iraniani o al soldo di Teheran non sorprende i
servizigli Usa. Sorprende l'immediato effetto della loro azione rispecchiato
dalla grande mobilitazione di questi giorni. E un funzionario del Pentagono
dice chiaramente: questi agenti non hanno certo l'obbiettivo di "promuovere
un'agenda democratica".
(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 08:35)
Il Sismi ha condotto operazioni in appoggio alle forze anglo-americane
Roma 23 aprile 2003 -
Il
Sismi, il nostro servizio segreto militare avrebbe infiltrato una ventina di
uomini, che hanno condotto, per 22 giorni, operazioni coperte di intelligence
in appoggio alle forze anglo-americane in occasione della guerra in Iraq.
Gli uomini si sarebbero infiltrati nelle aree di Bassora Baghdad Kirkuk. A
rivelarlo è oggi Carlo Bonini sul quotidiano la Repubblica. "Qualificate fonti
italiane e statunitensi hanno spiegato a Repubblica che si è trattato di
"attività su terreno". Di "ricognizione e individuazione di obiettivi
militari", di "ricerca e localizzazione "dei dignitari del regime " e di
"antiterrorismo" sui singoli sospettati. "Alle operazioni coordinate con il
Comando alleato (cui per settimane, attraverso l'ambasciata Usa di Roma, è
stato girato l'intero flusso di informazioni raccolte dagli uomini del
servizio) - spiega Bonini - hanno partecipato tre divisioni del Sismi
(intelligence militare, operazioni e antiterrorismo) e una rete di 'fonti
dirette' che si è andata infittendo nelle settimane precedenti il conflitto.
Con il 'reclutamento' di alti ufficiali dell'esercito iracheno e del partito
Baath, persuasi dal Sismi alla 'diserzione'". La 'guerra' del nostro servizio
segreto sarebbe già iniziata nelle ultime settimane del dicembre scorso.
Poi, il 17 gennaio, il capo di stato maggiore della difesa statunitense, il
generale Richard Myers incontra il ministro della difesa Antonio Martino. Con
quest'ultimo, anche il capo di stato maggiore della difesa Rolando Mosca
Moschini, il generale Filiberto Cecchi, capo del Comando operativo di vertice
interforze. "I piani operativi del Pentagono - spiega Bonini - prevedono che
le attività belliche sul terreno siano 'orientate' dalle informazioni che le
intelligence militare di tutti i paesi della 'coalizione' saranno in grado di
rubare in Iraq".
"Baghdad è una piazza tutt'altro che sconosciuta al nostro controspionaggio",
continua Bonini. E allora "Nicolò Pollari, direttore del Sismi, ottiene il via
libera dal governo e avvia in Iraq la più imponente operazione di intelligence
e coinvolgimento militare sul terreno che il servizio abbia conosciuto nella
sua storia recente", spiega l'articolo.
(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 08:30)
Usa firma il cessate il fuoco con Mujaheddin
As Sayliyah 22 aprile 2003 -
L'esercito statunitense in Iraq ha firmato un cessate il fuoco con il più
forte gruppo armato della dissidenza iraniana, i Mujaheddin del Popolo, che
fino a ieri erano sovvenzionati dal regime di Saddam Hussein. Lo ha reso noto
il generale Vincent Brooks, portavoce del Comando Centrale in Qatar: dopo
"svariati colloqui", ha detto il generale Brooks, ora "il cessate il fuoco è
in vigore".
In possesso di carri armati e artiglieria, i Mujaheddin del Popolo (anche noti
come 'Mujahidin i-Khalq') hanno tentato per più di un decennio di rovesciare
il regime degli ayatollah. Inseriti nella lista delle organizzazioni
terroristiche, secondo il governo di Washington possono contare su diverse
migliaia di miliziani in gran parte dislocati in Iraq.
(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 14:30)
UN MILIONE DI PELLEGRINI A KARBALA
BAGHDAD 22 Apr - Per la prima volta - dopo oltre un trentennio di
repressione ad opera del regime di Saddam Hussein - i musulmani sciiti
iracheni hanno potuto manifestare liberamente la fine del lutto rituale per
l'uccisione dell'imam Alì, genero del profeta Maometto, davanti ai santuari
tradizionali della loro confessione. Cortei di flagellanti in tunica nera sono
sfilati per le strade di Karbala e di Najaf, la città santa della confessione
sciita irachena, scandendo preghiere secondo le prescrizioni del culto.
Secondo le stime saranno almeno un milione i pellegrini che si recheranno oggi
al santuario di Karbala. Tale rito si celebra in ricordo dellla battaglia
avvenuta nel 680 d.c., quando le truppe del califfo Yazd uccisero Ali', il
cugino di Maometto che - sposandone la figlia - era diventato anche suo erede
diretto. A q uella data si fa risalire lo scisma religioso che da secoli
oppone sanguinosamente sciti e sunniti.
(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 13:30)
Imponente manifestazione dei musulmani sciiti a Karbala: slogan contro gli Usa
Baghdad 22 aprile 2003 -
Centinaia e centinaia di migliaia di musulmani sciiti, marciando attraverso
l'Iraq, sono giunti nella città sacra di Kerbala, per una festa religiosa
proibita da anni dal regime di Saddam Hussein. Ma il raduno ha assunto anche
valenze politiche e il ministro della Difesa americano Donald Rumsfeld ha
detto: in Iraq dovrà esserci una democrazia, non una regime "teocratico" come
in Iran.
I pellegrini radunati sulla spianata del mausoleo dell'imam Hussein a Karbala
hanno scandito oggi slogan contro "l'occupazione e il colonialismo".
Ripetendo le parole di un religioso arrampicato su un camion che apriva il
corteo, i fedeli hanno urlato "no al colonalismo, no all'occupazione, no
all'imperialismo".
Altri slogan erano "se l'America resta da noi ne soffrira"', "no a Israele",
"si all'unione dell'Islam".
In precedenza, all'alba, una trentina di uomini in corteo erano passati
accanto a un albergo che ospita giornalisti stranieri urlando in inglese "no
all'America, no a Saddam", e poi in arabo, sventolando bandiere nere degli
sciiti, "no all'America, no a Saddam, no alla tirannia".
Sull'immensa piazza di Karbala, dove arrivano da giorni frotte e frotte di
pellegrini giunti a piedi da tutto l'Iraq, si succedono i cortei, composti
solo da uomini che si colpiscono il petto in memoria del martire Hussein. Le
celebrazioni culminano tra oggi e domani.
I fedeli si sposteranno dalla Moschea fino al luogo dove l'Imam Hussein,
nipote del profeta Muhammad (Maometto), e quaranta persone tra i suoi seguaci
e suoi familiari furono uccisi dal califfo Ummayade Yazid nel 680 d.C.
L'evento è alla base dello scisma che divise il mondo musulmano fra sciiti e
sunniti.
In migliaia in cammino verso Najaf - Altre migliaia sono in
cammino verso la città santa di Najaf, luogo dove fu sepolto l'imam Ali,
genero del Profeta. Al-Jazeera riferisce che la sicurezza è affidata alle
guide religiose locali. I fedeli hanno anche gridato alcuni slogan di
carattere politico.
Manifestazioni anche a Baghdad - A Baghdad per il secondo
giorno consecutivo gli sciiti hanno manifestato davanti al quartier generale
delle forze Usa, all'hotel Palestine. Stavolta erano in 400 a chiedere il
rilascio di un imam, lo sceicco Mohammed Fartusi, coinvolto
nell'organizzazione del pellegrinaggio, di cui però gli americani sostengono
di non avere notizie.
Le reazioni americana - Una partecipazione enorme, forse
inaspettata, che ha provocato la reazione statunitense: il futuro politico
dell'Iraq è in mano agli iracheni - ha avvertito il ministro della difesa Usa
Rumsfeld ieri parlando al Pentagono - ma secondo schemi e regole che dovranno
essere approvati dagli Stati Uniti. Il timore del governo Usa è di un
pericoloso avvicinamento degli sciiti iracheni con quelli del vicino Iran,
paese nella "lista nera" degli Usa, e con impianto governativo di tipo
teocratico.
L'Iraq, ha detto il ministro della difesa Usa, "dovrà essere un Paese
organizzato in modo tale da dar voce ai diversi gruppi etnici e religiosi".
Noi, prosegue, ci "auguriamo che prenda corpo un sistema democratico in cui vi
siano libertà di parola e di stampa e libertà religiosa".
Un regime politico come quello iraniano, dominato dal potere degli Ayatollah
sciiti, invece - dice Rumsfeld - non sarebbe "autenticamente democratico".
(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 10:30)
Usa Today: Stati Uniti convinti che Saddam è vivo
Washington 22 aprile 2003 -
L'ipotesi di lavoro, per i militari americani e l'intelligence Usa, è che
Saddam sia vivo e si stia nascondendo all'interno del paese. Come lui,
sarebbero ancora vivi e ancora in Iraq diversi alti funzionari del regime.
Usa Today cita alcuni funzionari americani che rivelano: non sappiamo dove sia
e se sia ancora vivo ma lavoriamo sul presupposto che sia effettivamente
ancora vivo.
Disposto a scommettere sul fatto che il rais sia vivo è Vincent Cannistraro,
ex capo del contro terrorismo della Cia. Cannistraro fa notare che quando il 9
aprile le forze Usa entrarono a Baghdad non avevano ancora completato
l'accerchiamento della città. Il Rais e i suoi più stretti collaboratori
avevano un'opportunità di fuga.
Ieri, il capo del Congresso nazionale iracheno Ahmed Chalabi aveva detto in
un'intervista alla Bbc di sapere che Saddam e i suoi figli sono ancora in
Iraq.
L'emittente americana AbcNews, inoltre, ha reso noto che l'11 aprile (due
giorni dopo la presa di Baghdad) un emissario di Saddam avrebbe cercato di
contattare i militari Usa per negoziare la resa (o l'esilio) del Rais.
(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 09:00)
CUTULI: ARRESTATI A KABUL CINQUE PRESUNTI ASSASSINI
KABUL 22 Apr - Cinque persone, accusate di aver ucciso il 19 novembre 2001 quattro giornalisti, fra cui Maria Grazia Cutuli, sono state arrestate dai servizi segreti afghani. Lo hanno reso noto un responsabile dei servizi segreti e l'agenzia di stampa ufficiale Bakhtar ricordando che gli omicidi erano stati compiuti durante la guerra che ha portato alla caduta del regime dei talebani. Gli arresti, ha riferito il responsabile dei servizi di sicurezza, sono stati eseguiti tempo fa (la data esatta non e' stata precisata) ma la notizia e' stata resa nota soltanto adesso ''per ragioni di sicurezza e quando tutti i componenti del gruppo sono stati arrestati''. Secondo l'agenzia di stampa Bakhtar, i cinque uomini arrestati hanno ucciso il 19 novembre 2001 Maria Grazia Cutuli del Corriere della Sera, Julio Fuentes del quotidiano spagnolo El Mundo, il cameraman australiano Harry Burton dell'agenzia Reuters e il fotografo afghano Azizullah Haidari, anch'egli della Reuters. I giornalisti furono uccisi sulla strada che colega Kabul a Sarobi, a 50 chilometri a est della capitale, in direzione di Jalalabad e della frontiera pachistana. Nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Maria Grazia Cutuli, nel marzo scorso la procura di Roma aveva chiesto tre ordinanze cautelari nei confronti di altrettanti afghani. Uno di loro era stato gia' arrestato a Kabul perche' trovato in possesso di alcuni oggetti che appartenevano ai giornalisti caduti nell'imboscata. I nomi degli altri due erano emersi in seguito ad indagini condotte in Afghanistan dalla Digos di Roma su disposizione del procuratore aggiunto Italo Ormanni. Era stato il primo afghano arrestato a fare i nomi degli altri due.
(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 08:20)
Arriva Garner: comincia la nuova amministrazione
Baghdad 22 aprile 2003 -
Il
dopo Saddam in Iraq al centro della strategia della Casa Bianca. Ieri, a
Baghdad, è arrivato l'ex generale americano Jay Garner, designato
dall'amministrazione Bush quale governatore civile in Iraq nel periodo di
transizione.
Le visite di ieri - Ieri, con una visita al grande ospedale Yarmuk,
alla periferia sud di Baghdad, semidistrutto dai saccheggi e dai vandalismi
dei giorni scorsi, è cominciata ufficialmente cominciata l'amministrazione
civile temporanea dell'Iraq affidata al sessantaquattrenne generale Usa in
pensione Jay Garner, ma che già si profila un compito arduo e non troppo
gradito ad un gran numero di iracheni. L'ex generale è arrivato a 12 giorni
dalla caduta della capitale irachena il 9 aprile e, ai giornalisti in attesa,
ha detto che la sua priorità è di ripristinare "appena possibile" i servizi
essenziali come acqua e energia elettrica. Garner, che è il capo dell'Ufficio
per la ricostruzione e assistenza umanitaria (Orha), era accompagnato dal suo
vice, il britannico Tim Cross. La sua squadra iniziale è composta da 19
"amministratori civili", ma salirà a 450 circa nella prossima settimana. I due
renderanno conto del loro lavoro direttamente al generale Tommy Franks,
comandante delle forze Usa in Iraq. Dopo l'ospedale, Garner si è recato ad
ispezionare un impianto di depurazione delle acque reflue in disuso e una
delle tre centrali elettriche della città.
La riapertura delle scuole - Frattanto, nell'ambito delle attività
per far tornare al più presto il Paese alla normalità, un responsabile
militare Usa incaricato degli affari civili ha annunciato che a Baghdad le
scuole riapriranno i battenti solo a settembre. Secondo il maggiore Mike
McCreary, ci vorrà del tempo per ricreare le infrastrutture di base per la
pubblica istruzione devastate dai bombardamenti e dai saccheggi seguiti alla
caduta del regime.
Garner - che ha inoltre visitato un palazzo presidenziale vicino all'aeroporto
- dovrebbe recarsi oggi e domani nel Nord dell'Iraq prima di tornare giovedì a
Baghdad.
Sconfessato chi si era già proclamato leader - Lo 'sceriffo
di Baghdad', come è stato soprannominato Garner, ha inoltre sconfessato "tutti
coloro che si sono proclamati leader in Iraq (...) Noi non abbiamo nominato né
riconosciuto nessuno". Da parte sua, Barbara Bodine, ex ambasciatore Usa in
Yemen e uno dei collaboratori più stretti dell'ex generale, ha in particolare
sconfessato lo sciita Zubaidi, autoproclamatosi giorni fa governatore di
Baghdad. "Non riconosciamo Mohammed Mohsen Zubaidi come 'governatore' di
Baghdad", ha detto Bodine senza mezzi termini.
Poco più tardi, però, intervistato dalla tv Al Jazira, Zubaidi ha replicato di
non essere stato nominato governatore di Baghdad dagli Usa ma di essere stato
eletto da un 'consiglio' di saggi e di intellettuali sciiti, sunniti e
cristiani e si è detto comunque pronto a coordinarsi con gli americani.
Le manifestazioni di protesta continuano - Varie centinaia di
sciiti si sono radunati, per il secondo giorno consecutivo, davanti all'hotel
Palestine nel centro di Baghdad, per esigere la liberazione di un leader
religioso e di altre cinque persone che - dicono - sono state arrestate dagli
americani.
I manifestanti hanno urlato slogan per la liberazione di sheikh Mohammed
Fartussi, arrestato secondo i suoi seguaci con altri due dignitari sciiti e
tre loro compagni nella notte tra domenica e lunedì all'entrata sud di
Baghdad.
Alcune migliaia di sciiti infuriati avevano già inscenato ieri una
manifestazione di protesta davanti al quartier generale delle forze Usa a
Baghdad, dopo l'asserito arresto di una delle loro guide religiose, Mohammed
al-Fartusi, ritenuto vicino ad un gruppo integralista accusato dell' uccisione
di un imam moderato, Abdul Majid al-Khoei, avvenuto nei giorni scorsi nella
città santa di Najaf.
(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 07:00)
Gli Usa non riconoscono il 'governatore' di Baghdad
Baghdad 21 aprile 2003 -
"Non riconosciamo Mohammed Mohsen Zubaidi come 'governatore' di Baghdad". Lo
ha detto oggi uno degli amministratori civili americani per l'Iraq, la signora
Barbara Bodine.
La Bodine, che appartiene al team di Jay Garner, ha detto che gli Stati Uniti
non riconoscono il ruolo di questo iracheno tornato dall'esilio,
autoproclamatosi governatore della capitale.
Washington ritiene - ha aggiunto la Bodine - che "nessun vice di Zubaidi può
rappresentare l'Iraq alla riunione dell'Opec". Un certo Jawdat al-Obeidi,
definendosi braccio destro di Zubaidi, aveva detto ieri alla Reuters che
sarebbe andato a Vienna a capo di una delegazione irachena per partecipare
alla riunione dell'Opec di giovedì.
"Non credo che l'Opec lo riceverà. Noi con gli impediremo il viaggio, ma
sarebbe strano se venisse ricevuto nella riunione di Vienna come
rappresentante dell'Iraq", ha aggiunto la Bodine, ex ambasciatore in Yemen.
Parlando di Zubaidi, l'amministratore civile ha detto: "Non sappiamo molto di
lui, se non che si è autonominato governatore di Baghdad. Non lo riconosciamo.
Non c'è stato nessun processo di selezione. Quando ci sarà, chiunque è
candidato".
(Aggiornato il 21 Aprile 2003 ore 11:20)
Chalabi: "Saddam si trova in Iraq e si sposta in continuazione"
Baghdad 21 aprile 2003 -
Saddam Hussein è vivo ed è ancora in Iraq. Lo ha detto il leader
dell'opposizione, Ahmad Chalabi, in un'intervista radiofonica alal Bbc.
"Saddam è in Iraq - ha detto l'uomo d'affari iracheno caro al Pentagono
e sgradito al dipartimento di Stato americano - e continua a spostarsi".
"Abbiamo ricevuto informazioni riguardo i suoi spostamenti e quelli dei suoi
figli - ha aggiounto il capo del Congresso nazionale iracheno - ma non siamo
riusciti a localizzarlo perchè le indicazioni di tempo e di luogo non
collimavano. Ma conosciamo i suoi movimenti e le zone in cui è stato: tutte
informazioni che abbiamo ricevuto nel giro di 12, massimo 24 ore".
Per la gente, l'Onu è un alleato "de facto" di Saddam - Il
leader del Congresso nazionale iracheno ha detto inoltre che nella
ricostruzione dell'Iraq, le Nazioni Unite non potranno avere che un ruolo
secondario. L'Onu è poco credibile, dice Chalabi, perchè non ha contribuito a
rovesciare il regime di Saddam. "Le Nazioni Unite - dice Chalabi -
possono avere e meritano di avere solo un ruolo molto limitato". Infatti,
prosegue, "in Iraq l'Onu ha scarsa credibilità. La popolazione la considera
un'alleata de facto di Saddam".
(Aggiornato il 21 Aprile 2003 ore 09:50)
GENERALE GARNER GIUNTO A BAGHDAD
BAGHDAD 21 Apr - Il generale in pensione Jay
Garner e' giunto oggi a Baghdad per assumere le sue funzioni di amministratore
civile provvisorio nell'Iraq occupato dalle forze angloamericane dopo la
caduta di Baghdad il 9 aprile scorso. Durante la prima giornata di lavoro il
generale ha intenzione di visitare impianti idrici e centrali elettriche,
oltre all'ospedale Yarmuk.
''Poter aiutare altra gente, cio' che appunto intendo fare, e' il giorno
migliore nella vita di un uomo'', ha detto Garner ai giornalisti appena giunto
all'aeroporto della capitale dal Kuwait. Il generale ha spiegato che la sua
priorita' e' di ripristinare i servizi essenziali, come acqua ed elettricita',
''appena possibile''. Alla domanda quale fosse l'impegno piu' difficile ha
risposto: ''Tutto e' un impegno difficile''. Ha aggiunto che il suo compito e'
di fare quello che e' necessario, e finito cio' se ne andra'. Ma non vuole
fissare date sul calendario, ''staremo qui per il tempo che ci vorra'''.
Garner e' il capo dell'Ufficio per la ricostruzione e assistenza umanitaria (Orha)
ed e' accompagnato dal suo vice, il britannico Tim Cross. La sua squadra
iniziale e' composta da 19 ''amministratori civili'', ma salira' a 450 circa
nella prossima settimana. I due renderanno conto del loro lavoro al generale
Tommy Franks, comandante delle forze americane in Iraq.
(Aggiornato il 21 Aprile 2003 ore 09:40)
GENERO SADDAM SI CONSEGNA
BAGHDAD 21 Apr - Jamal Mustafa Sultan,
genero di Saddam Hussein, si e' arreso, consegnandosi ad esponenti del
Congresso nazionale iracheno (Inc), il movimento di opposizione in esilio
capeggiato da Ahmed Chalabi. Lo ha riferito un portavoce dell'Inc Zaab Sethna
aggiungendo che Sultan sara' consegnato alle forze americane. Il genero di
Saddam e' il nove di fiori del mazzo di carte diffuso dagli americani in cui
sono rappresentati i 55 iracheni piu' ricercati. ''Sultan - ha detto il
portavoce dell'Inc - e' il primo parente stretto di Saddam Hussein ad essere
Preso''.
Zaab Sethna ha aggiunto che Jamal e' stato segretario privato di Saddam fino
all'ultimo. Jamal Mustafa Abdallah Sultan al-Tikriti, che era vicecapo
dell'ufficio per gli affari tribali, era fuggito in Siria, ha aggiunto il
portavoce, ma l'Inc lo ha convinto a tornare a Baghdad - insieme con un alto
funzionario dell'intelligence irachena, Khaled Abdallah - e ad arrendersi.
Al-Tikriti e' il marito della figlia piu' giovane di Saddam Hussein.
CATTURATO MINISTRO RICERCA SCENTIFICA - Le forze americane hanno
catturato il ministro dell'universita' e ricerca scientifica iracheno, che si
trovava al numero 54 della lista dei maggiori ricercati. Lo ha riferito il
comando centrale Usa in Qatar. ''Abd al-Khaliq ab al-Ghafur e'stato preso in
custodia sabato'', recita un comunicato che non fornisce ulteriori dettagli.
AEROPORTO BAGHDAD RIAPRE PER VOLI UMANITARI - L'aeroporto
internazionale di Baghdad sara' riaperto tra una settimana ai voli umanitari.
Lo ha detto all'Afp il generale americano Bufort Blount. ''Tra una settimana
l'avremo aperto ai voli umanitari'', ha detto il generale. L'aeroporto di
Baghdad e' stato preso dalla terza divisione di fanteria Usa l'8 aprile,
vigilia della caduta di Baghdad. Intanto un primo convoglio di aiuti
alimentari delle Nazioni Unite e' arrivato a Baghdad dopo un viaggio di
quattro giorni dalla Giordania. Un corrispondente della Reuters ha visto 50
camion noleggiati dall'Onu entrare in un magazzino governativo di alimentari
nel centro sorvegliato da soldati americani.
ASSAD E MUBARAK PER RITIRO TRUPPE ANGLO-AMERICANE - Il presidente
egiziano Hosni Mubarak e quello siriano Bashar el-Assad si sono detti
d'accordo sulla necessita' di un ritiro delle forze anglo- americane dall'Iraq
e hanno sottolineato che il prossimo governo che si insediera' a Baghdad
dovra' essere costituito da iracheni. Lo ha detto a Damasco un portavoce della
presidenza dopo il colloquio avvenuto in mattinata nella capitale siriana,
dove Mubarak e' giunto per una visita a sorpresa.
USA, IN IRAQ SOLO PER POCHI MESI - Uno dei consiglieri del segretario
americano alla difesa Donald Rumsfeld, Richard Perle, pensa che i militari
americani resteranno in Iraq pochi mesi soltanto. Perle, uno degli autori
della dottrina di 'guerra preventiva' alla base dell'intervento
anglo-americano in Iraq, lo ha detto alla 'Cbs'. ''Credo che sia importante
portare stabilita' all'Iraq il piu' rapidamente possibile e poi lasciare'' il
paese, ha detto Perle, secondo cui ''il pericolo, se restiamo a lungo e' che
l'opposizione nei nostri confronti cresca''. Il consigliere del Pentagono non
crede alla possibilita' di un regime islamico in Iraq perche' ''gli iracheni,
potendo scegliere dopo 25 anni di brutale oppressione, sceglieranno la
liberta' e il pluralismo, sceglieranno qualcosa che rappresenta gli interessi
di tutti gli iracheni e non soltanto di alcuni di essi''. Perle era fino a
poche settimane or sono presidente di un gruppo di consiglieri del Pentagono.
L'esperto neo-conservatore ne ha lasciato la presidenza pur continuando a far
parte del gruppo di consiglieri, per risolvere un conflitto di interessi:
Perle rappresenta, presso il dipartimento della Difesa, una societa' di
forniture elettroniche.
SCIITI IN MARCIA VERSO KARBALA - Per la prima volta dal 1977, almeno un
milione di pellegrini si dirigono verso la citta' santa di Karbala, per
commemorare tra martedi' e mercoledi' il martirio di Hussein, nipote di
Maometto e terzo Imam degli sciiti. A Baghdad e' stato catturato il vice
premier e ministro delle Finanze Hikmat Ibrahim al Azzawi, l'otto di
quadri del mazzo di carte del generale Brooks. Dalla capitale sono partiti
i marines, sostituiti dall'esercito. Sabato sera quattro soldati Usa e un
bimbo iracheno sono rimasti feriti quando un proiettile inesploso e' scoppiato
mentre il piccolo cercava di consegnarlo ai militari. Un altro militare Usa
ha invece trovato 650 milioni di dollari nella casa di un quartiere dove
abitavano esponenti del regime. Comincia intanto a dare i primi frutti la
caccia ai tesori rubati dai musei di Baghdad: la polizia di frontiera giordana
ha intercettato e sequestrato 42 quadri sottratti dal Museo nazionale.
Esperti tedeschi lanciano l'allarme: dietro i saccheggi dei tesori iracheni ci
sarebbe una 'mafia d'arte internazionale'. Accolti da eroi, sono arrivati nel
Texas dalla Germania i sette ex prigionieri di guerra liberati in Iraq.
Il presidente Bush, nel messaggio del sabato all'America, ha fatto riferimento
alla loro vicenda e alla perdita di vite umane nella guerra: I propositi di
Dio 'non sono sempre chiari', ha detto in un discorso intessuto di riferimenti
religiosi nell'imminenza della Pasqua.
(Aggiornato il 21 Aprile 2003 ore 09:30)
Trovati i corpi di 2 militari britannici che secondo Blair furono giustiziati dagli iracheni
Bassora 21 aprile 2003 -
Sono stati trovati i corpi dei due militari britannici che, secondo il premier
Tony Blair, furono giustiziati dalle forze irachene durante l'assedio a
Bassora. I cadaveri degli esperti di esplosivi Simon Cullingworth, 36 anni, e
Luke Allsopp, 24 anni, erano stati sepolti in una buca nel deserto vicino ad
Al-Zubayr. Erano scomparsi il 23 marzo, dopo un attacco a un convoglio
militare alle porte della cittadina e i loro corpi erano stati mostrati dalla
tv satellitare 'al-Jazira', circondati da una folla esultante.
Blair aveva lasciato sgomento il Parlamento britannico annunciando che i
due erano stati giustiziati e indignato le famiglie delle vittime cui il
ministero della Difesa aveva detto i loro cari erano morti in combattimento.
"La causa della morte - ha detto un portavoce del ministero della Difesa
britannico, che ha dato la notizia del ritrovamento - non è ancora chiara. E'
in corso un'indagine e c'è la possibilità che si sia trattato di
un'esecuzione".
(Aggiornato il 21 Aprile 2003 ore 09:20)
Usa: primi indizi su armi proibite Iraq
Roma 21 Apr - Primi segnali dell'esistenza di armi di distruzione di massa in
Iraq, grazie alle rivelazioni d'uno scienziato iracheno. Lo scrive il New York
Times on-line. Massimo riserbo, pero', sul tipo di armi e sul sito, per non
mettere in pericolo la vita dello scienziato. Secondo l'iracheno, che avrebbe
lavorato al programma per lo sviluppo delle armi chimiche per oltre 10 anni,
materiale tossico proibito sarebbe stato distrutto e sepolto sotto la sabbia
poco prima dell'invasione anglo-americana.
(Aggiornato il 21 Aprile 2003 ore 09:10)
L'accorato appello del Papa: "Attenzione al pericolo di uno scontro tra le culture e le religioni"
Città del Vaticano 21 aprile
2003 - Giovanni Paolo II ha scelto il giorno di Pasqua per implorare
l'aiuto di Dio affinché liberi l'umanità dal "pericolo di uno scontro tra le
culture e le religioni". Wojtyla spera che "con il sostegno della comunità
internazionale, gli iracheni possano divenire protagonisti di una solidale
costruzione del loro Paese". Parole che vanno lette come un sostegno nei
confronti dell'Onu in questa fase post-bellica. Il Papa tornerà a
piazza San Pietro, oggi, "Lunedì dell'Angelo", festività che celebra
l'annuncio da parte del messo celeste della Resurrezione di Cristo.
Ieri, con la benedizione Urbi et Orbi, Giovanni Paolo II ha rivolto gli auguri
a quanti lo ascoltavano in tutti i continenti, grazie a 80 televisioni
collegate in tutto il mondo. Il Papa ha augurato la Buona Pasqua in 62 lingue,
dalle più diffuse alle meno conosciute, come il mongolo, l'armeno, lo suahili,
il coreano, il tamil e il maori. Giovanni Paolo II durante l'omelia ha
messo in guardia il mondo dagli scontri tra religioni e culture e ha invocato
la pace anche per i tanti conflitti dimenticati. Le preoccupazioni del
pontefice si sono concentrate ancora sull'Iraq e sulla questione
israelo-palestinese.
(Aggiornato il 21 Aprile 2003 ore 09:00)
Militari Usa ignorarono ordine difendere museo Baghdad
LONDRA 20 APR - I militari Usa hanno ignorato le raccomandazioni dell'Ufficio per la ricostruzione e l'assistenza umanitaria (Orha) - l'organismo che dovra' amministrare l'Iraq fino alla formazione di un governo civile iracheno - che avrebbero potuto evitare il sacco del museo archeologico di Baghdad. Lo scrive oggi il periodico britannico Observer. Un memorandum dell'Orha datato 27 marzo, sottoposto al Pentagono e ottenuto dal periodico, indica che il museo avrebbe dovuto essere protetto dai militari prioritariamente, subito dopo la Banca nazionale, per evitare 'perdite irreparabili di tesori ulturali'. Il ministero del petrolio, subito difeso dai soldati Usa entrati a Baghdad, era al 16/o e ultimo posto nella lista delle priorita' da difendere.
(Aggiornato il 20 Aprile 2003 ore 02:30)
IRAQ NORD, SCOPERTA FOSSA COMUNE DI CURDI VICINO ERBIL
ERBIL 19 Apr - Una fossa comune con i resti
di curdi e' stata scoperta oggi nel nord dell'Iraq non distante dalla citta'
di Erbil. Il ritrovamento, che testimonia l'eccidio di 32 persone avvenuto ad
opera delle forze di Saddam Hussein nel 1991, sara' documentato con immagini
realizzate in esclusiva mondiale da una troupe del Tg1 che le mandera' in onda
nell'edizione delle 20. La troupe guidata dal giornalista Alessandro Gaeta con
l'operatore Fulvio Gorani ha assistito all'inizio dell'operazione di scavo
fatta da alcuni contadini della zona, nel corso della quale e' stato ritrovato
un primo teschio nel quale sono visibili un foro di proiettile nella nuca e i
resti di una benda che coprivano gli occhi della vittima. Un testimone oculare
dell'eccidio, Ali' Ahmed Ali' ha raccontato che la fucilazione dei curdi
avvenne nell'aprile del 1991, dopo che le forze di Saddam Hussein sedarono
l'insurrezione scoppiata nella citta' di Kirkuk. E' questa la prima volta che
viene documentato il ritrovamento di una fossa comune con i resti di curdi che
dal 1988 denunciarono la scomparsa di decine di migliaia di civili fatti
scomparire dal regime di Baghdad.
CATTURATO A BAGHDAD MINISTRO FINANZE - Hikmat al Azzawi era il numero
45 della lista dei 55 gerarchi piu' ricercati e l'8 di quadri nel mazzo di
carte ed e' custodito dai marine. Un portavoce Usa ha detto ieri a Baghdad si
e' arreso Khala Khadr al Salahat, del gruppo Abu Nidal. Gli Stati Uniti
ritengono che almeno sette alti esponenti del regime iracheno si trovino
attualmente in Siria, compreso il numero 8 sulla lista dei ricercati
dall'America. Secondo il quotidiano arabo Al Hayat, Farouk Hijazi, uno degli
esponenti del deposto regime di Baghdad piu' ricercato dagli Usa, sta cercando
di rifugiarsi in Algeria e non in Siria o in Libano.
CENTINAIA DI PROFUGHI AL CONFINE CON GIORDANIA - Diventa sempre piu'
affollata la terra di nessuno' fra Iraq e Giordania, con 500 'aspiranti
profughi' di varie etnie e nazionalita', inclusi iracheni, bloccati senza ne'
cibo, ne' acqua, ne' tende, in una striscia di tre chilometri battuta dalle
forti tempeste di sabbia tipiche di questo periodo.
NORD, TALABANI AMMETTE ESPROPRI AI DANNI DI ARABI - Il leader
dell'Unione patriottica del Kurdistan, Jalal Talabani ha ammesso che parecchie
famiglie arabe sono state forzate a lasciare le case e le terre dove da tempo
si erano sistemate, ma che appartenevano in passato ai curdi ed ai turcomanni.
Talabani ha, tuttavia, smentito le accuse dei turcomanni di Kirkuk che
affermano di essere oggetto di violenze fisiche da parte dei perhmerga dell'Upk
e del Kdp. In un'intervista rilasciata al giornale Turkih Daily News Talabani
ha affermato che delle azioni di esproprio sommario e violento degli arabi
residenti a Kirkuk e dintorni non sono responsabili solo i suoi peshmerga, ma
anche alcuni turcomanni.
BASSORA, SPARI A PASSAGGIO TRUPPE GB - Le truppe britanniche che
pattugliano il centro di Bassora, la piu' grande citta' dell'Iraq meridionale,
si sono dovute mettere al riparo oggi dopo aver udito alcuni colpi d'arma da
fuoco non lontano da loro. Secondo quanto riferito all'Afp dal tenente Nick
Ferrier sono stati uditi quattro o cinque colpi verso le 15 (locali, le 13
italiane). Il militare non e' pero' stato in grado di dire se gli spari
fossero diretti contro i soldati. ''Non so se si trattasse di un atto di sfida
o se fossero indirizzati contro di noi'', ha aggiunto precisando che e' stato
impossibile determinare da dove provenissero i colpi d'arma da fuoco. Non
essendo riusciti a trovare gli sparatori, i soldati hanno continuato la loro
opera di pattugliamento. Le forze britanniche hanno preso il controllo di
Bassora da circa due settimane.
SERGENTE ESERCITO USA TROVA UN TESORO IN DOLLARI A BAGHDAD - Il
militare ha trovato 650 milioni di dollari in contanti, in un quartiere della
capitale abitato fino a pochi giorni fa da esponenti di rango del regime di
Saddam Hussein e da leaders del partito Baath. Lo riferisce il Los Angeles
Times. Intanto, a Baghdad, i marines stanno facendo turni di guardia ai
forzieri delle banche prese d'assalto, senza successo, nei giorni scorsi.
NORD IRAQ: 2000 FAMIGLIE ARABE SLOGGIATE DAI PESHMERGA - Sono state
allontanate negli ultimi giorni dalle loro case nella cittadina di Daguk a 27
chilometri da Kirkuk, dai curdi dell' Unione patriottica del Kurdistan (Upk),
che affermano che quelle case appartenevano ai curdi prima che famiglie arabe
vi fossero insediate nell'ambito della politica di arabizzazione perseguita
negli ultimi 20 anni dal regime di Saddm Hussein.
MIGLIAIA A BAGHDAD CONTRO USA E SADDAM, RIAPPARE RAIS - Almeno 10 mila
iracheni, sciiti e sunniti hanno sfilato per le strade di Baghdad dopo la
preghiera islamica del venerdi', scandendo slogan contro Saddam Hussein e
contro gli americani e inneggiando all'Islam. L'ex rais pare svanito nel
nulla, ma la tv di Abu Dhabi ha trasmesso immagini di Saddam tra la folla in
un quartiere di Baghdad, sostenendo che sono state riprese il 9 aprile, il
giorno della caduta della capitale, e due giorni dopo il tentativo del
Pentagono di ucciderlo. Se Saddam non si trova, e' stato invece catturato ieri
un alto esponente del suo partito Baath, Samir Abd al-Aziz al-Najim, il
'quattro di fiori' del mazzo di carte. In nottata il Pentagono ha fatto sapere
che si e' consegnato uno scienziato iracheno che sarebbe stato il cervello dei
programmi per il gas nervino e la guerra biochimica, Imad Husayn Abdallah
al-Ani, che non figurava nella lista dei super-ricercati. Interrogato, avrebbe
finora negato che l'Iraq avesse programmi di armi di distruzione di massa.
I VICINI, PETROLIO A IRACHENI, VIA FORZE OCCUPAZIONE - Le forze
anglo-americane che hanno invaso l'Iraq non hanno il diritto legittimo di
sfruttare le sue risorse petrolifere e le sanzioni dell'Onu dovrebbero essere
revocate solo quando il Paese avra' un governo legittimo. Lo ha detto il
ministro degli esteri saudita, principe Saud al-Faisal, al termine di una
riunione regionale a Riad, i cui partecipanti hanno chiesto alle 'forze di
occupazione' di 'ritirarsi dall'Iraq e consentire agli iracheni di esercitare
il diritto all'autodeterminazione'. Per discutere del dopo-Saddam si erano
riuniti nella capitale saudita i ministri degli esteri di Arabia Saudita,
Giordania, Kuwait, Iran, Siria e Turchia, tutti con una frontiera comune con
l'Iraq, oltre a Egitto e Bahrein.
(Aggiornato il 19 Aprile 2003 ore 21:00)
Saddam è a Mosca ?
Roma 19 Apr - Voci sempre più insistenti sostengono che il rais si sia rifugiato in Russia. Numerosi elementi sosterrebbero questa ipotesi. Un sergente Usa, intanto, scopre 650 milioni di dollari in contanti nelle ville degli esponenti del regime a Baghdad.
Mentre americani e inglesi continuano a cercarlo in Iraq, Saddam Hussein, secondo voci che si fanno sempre piu' insistenti, potrebbe essere a Mosca.
Si tratta di una ipotesi avanzata da esperti e riportata su alcuni siti tra i quali 'Arab news', e a supportarla c'e' il fatto che gli archivi segreti del rais si trovano ora nella capitale russa, partiti a quanto pare da Baghdad con il convoglio diplomatico sul quale viaggiava anche l'ambasciatore e bombardato dagli americani.
La 'Nezavisimaya gazeta', mercoledi' scorso, ha scritto che l'attacco rappresenta "una evidente rottura tra i servizi di intelligence russi (Svr) e la Cia". Aggiungendo che l'agenzia deve aver avuto l'impressione che "la Svr stava evacuando gli archivi segreti di Saddam Hussein con la copertura diplomatica dell'ambasciatore e questo spiega come mai in piu' occasioni, dopo l'attacco, le truppe americane cercassero veicoli russi".
All'ipotesi di una presunta fuga del dittatore iracheno in Russia, si aggiunge un altro tassello. Quello del ritrovamento, nel quartier generale dei servizi del Rais, di documenti riguardanti conversazioni tra il premier inglese Tony Blair e altri leader occidentali. Documenti che sarebbero stati portati li' proprio da agenti russi. Alcuni rapporti di intelligence, inoltre, avevano segnalato la presenza di Saddam su un convolgio in viaggio verso la Siria sulla statale n.11. Motivo per il quale e' stata inviata sul posto la delta force e agenti via terra i quali hanno scoperto che alla testa del convoglio c'era l'ambasciatore russo Vladimir Titorenko.
Intanto, un sergente dell'esercito degli Stati Uniti si e' imbattuto a Baghdad in un tesoro: 650 milioni di dollari in contanti. Li ha trovati in un quartiere della capitale abitato, fino a pochi giorni fa, da esponenti di rango del regime di Saddam Hussein e da leader del partito Baath. Lo riferisce il Los Angeles Times, in una corrispondenza dall'Iraq.
Venerdì, i marine Usa avevano scoperto altri 320 milioni di dollari in contanti, in valuta americana, all'interno di uno dei palazzi presidenziali della capitale. Le banconote erano stipate all'interno di 80 casse di metallo, contenenti ciascuna circa 4 milioni di dollari.
(Aggiornato il 19 Aprile 2003 ore 18:30)
Baghdad, sergente Usa trova un tesoro nascosto: 650 mln di $
Baghdad 19 aprile 2003 -
Un
sergente dell'esercito degli Stati Uniti s'è imbattuto a Baghdad in un tesoro:
650 milioni di dollari in contanti. Li ha trovati in un quartiere della
capitale abitato, fino a pochi giorni or sono, da esponenti di rango del
regime di Saddam Hussein e da leaders del partito Baath.
Lo riferisce il Los Angeles Times, in una corrispondenza dall'Iraq. Secondo
fonti militari citate dal giornale, i primi riscontri farebbero apparire che i
soldi sono buoni (non sono cioè falsi).
Intanto, a Baghdad, i marines stanno organizzando turni di guardia ai forzieri
delle banche prese d'assalto giorni fa da saccheggiatori, ma che hanno
resistito: "Proteggiamo le banche irachene come se fossero Fort Knox", il
forziere d'America, ha detto un marine, sempre nel racconto del Los Angeles
Times.
(Aggiornato il 19 Aprile 2003 ore 16:15)
Si stringe cerchio sul regime di Saddam. Sale a cinque numero di gerarchi in mano Usa
Baghdad 19 aprile 2003 - Con l'arresto, comunicato oggi dal Comando centrale del Qatar, del vice premier e ministro delle Finanze iracheno Hikmat Ibrahim al Azzawi, sono cinque i vip del regime a trovarsi sotto la custodia delle forze anglo-americane. Quattro sono stati catturati, uno si è consegnato. Gli americani hanno inventato un mazzo di 52 carte più 3, a scopo divulgativo, con le foto dei gerarchi ricercati, dove Saddam Hussen è l'asso di picche. Al Azzawi è il numero 45, corrispondente all'otto di quadri. Ecco la lista dei big attualmente detenuti:
12 aprile - Amir Ammudi Al Saadi - Esperto di chimica e consigliere scientifico del rais, si è arreso a Baghdad davanti alla telecamere, mentre la moglie tedesca lo salutava commossa. Era il numero 55 della lista.
13 aprile - Watban Ibrahim Hassan Al-Tikriti - Fratellastro di Saddam, ex ministro dell'Interno, catturato vicino al confine con la Siria, nei pressi del villaggio di Rabia (nord-ovest di Mossul). Era il cinque di picche.
17 aprile - Barzan Ibrahim Hassan Al-Tikriti - Altro fratellastro di Saddam, catturato a Baghdad dai militari americani. Ex finanziere del rais, ex capo di servizi ed ex ambasciatore all'Onu dal 1988 al 1997, stava al 52/mo posto della lista, era il cinque di fiori.
17 aprile - Samir Abd Aziz Al-Najim - Presidente regionale del partito Baath a Baghad Est, catturato dai curdi presso Mossul e consegnato agli americani. Era il quattro di fiori e numero 24 nella lista.
19 aprile - Hikmat Ibrahim Al-Azzawi - Ministro delle Finanze e vice premier, catturato dalla polizia irachena e messo sotto custodia dalle forze della coalizione. Era l'otto di quadri e numero 45 della lista dei 55 ricercati.
(Aggiornato il 19 Aprile 2003 ore 13:20)
Catturato ministro delle finanze Hikmat al Azzawi. Nyt: almeno 7 gerarchi regime rifugiati in Siria
Baghdad 19 aprile 2003 - Un altro gerarca in manette. Fonti Usa hanno detto che il ministro delle finanze iracheno Hikmat al Azzawi è stato catturato a Baghdad. Lo ha detto oggi un portavoce Usa alla Reuters. Hikmat Ibrahim al Azzawi era il numero 45 della lista dei 55 gerarchi più ricercati dagli Stati Uniti, e l'8 di quadri nel mazzo di carte. E' custodito dai marine, ha detto il maggiore Randi Steffy. La portavoce ha anche detto che "un terrorista internazionale" del gruppo palestinese Abu Nidal si è arreso ieri ai marine a Baghdad e che si tratta di Khala Khadr al Salahat.
Vertici regime in Siria - Sarebbero almeno sette i leader dell'ex regime iracheno che avrebbero trovato rifugio in Siria e tra questi il numero otto nella lista dei 55 "most wanted" dalle forze della coalizione. E' quanto sostiene il "New York Times", che cita fonti della difesa americana, secondo cui il piu' importante fra i funzionari iracheni in fuga - il numero 8, appunto - sarebbe Kamal Mustapha Abdullah al-Tikriti, segretario della Guardia repubblicana e della Guardia repubblicana speciale, i due corpi d'elite di Saddam Hussein. Nei giorni scorsi, scrive il quotidiano americano, il dipartimento di Stato ha consegnato a Damasco una lista con i nomi dei leader iracheni che ritiene possano aver trovato rifugio in Siria, accompagnata da una richiesta di espulsione, ma non è chiaro se al-Tikriti figuri in quell'elenco. Quasi certamente, secondo fonti americane, in Siria si troverebbero l'ex capo dei servizi segreti iracheni, Farouk Hijazi, che starebbe cercando di entrare in Libano - di qui il monito americano di ieri al governo di Beirut - e la prima moglie di Saddam, Sajida Khairallah Telfah.
(Aggiornato il 19 Aprile 2003 ore 09:00)
Carrista Usa che sparò sul Palestine: non sapevo che nell' hotel ci fossero giornalisti
Baghdad 19 aprile 2003 - "Non sapevo che nell'hotel Palestine alloggiassero dei giornalisti, non ho mai ricevuto informazioni di questo tipo": a parlare è Philip Wolford, il comandante del carro armato statunitense che lo scorso 8 aprile aprì il fuoco contro l'albergo di Baghdad che ospitava la maggior parte della stampa estera, uccidendo l'operatore di Telecinco José Couso e quello della Reuters Taras Protsyuk. Intervistato dal settimanale francese "Nouvel Observateur", Wolford assicura che i mezzi corazzati erano stati raggiunti da dei colpi da arma da fuoco, anche se non è in grado di precisare da dove venissero: il capitano, responsabile dei blindati della compagnia A, si trovava dietro il carro colpito ma fu lui ad autorizzare la risposta armata.
"Serio e ponderato" - Per l'ufficiale quei momenti rappresentarono la resistenza "più dura" incontrata dagli alleati dopo l'entrata a Baghdad. "Non sappiamo da che altezza partivano i colpi, ma arrivavano senza sosta anche da quell'edificio, fra gli altri. Io ho risposto al fuoco senza esitazione, queste sono le regole", spiega Wolford, che solo venti minuti dopo ha saputo di aver colpito l'albergo dei giornalisti. Il capitano, descritto dall'intervistatore come "serio e ponderato", a questo punto abbassa gli occhi: "Mi sento male per quel che è successo, i miei uomini si sentono male".
Versione che non convince - L'albergo era considerato un obbiettivo militare, ma stando alle testimonianze ai giornalisti non era stata data alcuna comunicazione dai comandi alleati. Inoltre, i corrispondenti presenti al momento dell'incidente assicurano che dall'albergo non era partito alcuno sparo. Le immagini di France 3 mostrano poi come il blindato statunitense abbia puntato il cannone contro l'albergo ed aspettato almeno due minuti prima di sparare: dunque nessun colpo di risposta immediata.
(Aggiornato il 19 Aprile 2003 ore 08:30)
Quello in video Abu Dhabi è proprio Saddam. Incertezze su quando sia stato girato
Baghdad 19 aprile 2003 - Sembra effettivamente mostrare Saddam Hussein, e non un sosia, il filmato inedito mandato ieri in onda dalla televisione di Abu Dhabi; ma non c'è al momento modo di sapere quando esso sia stato realizzato, e dunque se davvero l'ex Rais iracheno fosse ancora vivo il 9 aprile, giorno della conquista di Baghdad da parte delle truppe americane, quando stando all'emittente satellitare araba le riprese sarebbero state effettuate. Lo hanno affermato fonti riservate dell'amministraizone Usa, mentre sono in corso analisi approfondite del materiale audio e video da parte degli esperti dei vari enti federali preposti all'intelligence, a cominciare da Cia e Agenzia per la Sicurezza Nazionale.
Girato quando? - "E' più che probabile si trattasse di Saddam", hanno osservato le fonti, "ma il problema è, quando è stato confezionato il filmato? Non c'è nulla in grado di fare luce al riguardo, tutto estremamente confuso, generico, e infarcito di una retorica che ci è familiare, con il messaggio di sfida e i riferimeti religiosi che contiene". Già ieri una portavoce dalla Casa Bianca, Claire Buchan, aveva liquidato la questione sostenendo che il video non costituisce una prova. "Non sappiamo che fine abbia fatto Saddam Hussein. L'unica cosa che sappiamo per certa è che ormai non governa più l'Iraq", aveva sottolineato la portavoce.
(Aggiornato il 19 Aprile 2003 ore 07:20)
Chalabi: governo provvisorio "in settimane non mesi", ma senza di me. Elezioni entro due anni
Baghdad 19 aprile 2003 - "Entro settimane non mesi" l'Iraq avrà una
amministrazione provvisoria, alla quale non parteciperà Ahmed Chalabi. Poi
entro due anni arriveranno elezioni democratiche e nuovo governo. Ad
annunciarlo è stato il leader dell'Iraqi National Congress.
"Non sono candidato a occupare alcuna posizione nel governo provvisorio - ha
detto Chalabi - il mio ruolo è di aiutare a ricostruire il Paese".
Il capo del Congresso nazionale iracheno ha detto che la transizione del
potere dagli americani agli iracheni avverrà in tre fasi.
La prima, che dovrebbe durare "settimane, non mesi", vedrà le truppe Usa
rimettere in piedi i servizi essenziali sotto la guida del generale in congedo
Jay Garner.
Durante la seconda un governo provvisorio stenderà una bozza di costituzione e
nelle terza si terranno le elezioni democratiche: "Un processo che non credo
durerà più di un paio di anni".
(Aggiornato il 19 Aprile 2003 ore 00:10)
In diecimila protestano a Baghdad: "Né con Bush né con Saddam"
Baghdad 18 aprile 2003 - Con lo slogan "Né Saddam né Bush", a Baghdad liberata dal regime oggi è andata di scena la prima grande protesta antiamericana: il secondo venerdì di preghiera dopo il crollo del regime di Saddam Hussein ha visto circa 10.000 persone in strada, un primo movimento di piazza sfociato anche in nuovi atti di saccheggio e vandalismo: il palazzo del ministero dell'Informazione è stato dato alle fiamme. Dagli altoparlanti piazzati dai militari statunitensi, intanto, una voce invitava, in lingua araba, ad "andarsene immediatamente, oppure prepararsi ad affrontare le conseguenze". La maggioranza dei partecipanti erano fedeli sunniti, e proprio i sunniti hanno esortato gli iracheni scitti alla fratellanza: "Abbiamo lo stesso dio e lo stesso credo", hanno gridato molti partecipanti. Le divisioni di cui si parla, si è detto, "le vogliono solo gli Stati Uniti".
Catturato altro esponente di spicco del regime - Dopo il fratellastro di Saddam Hussein, Barzan Al-Tikriti, fatto prigioniero ieri a Baghdad, un altro importante esponente del regime iracheno è caduto oggi nelle mani degli alleati: si tratta di Samir Abd al-Aziz al-Najim, presidente del Comando regionale del partito Baath nella zona orientale di Baghdad, "quattro di fiori" nel mazzo dei ricercati prodotto dagli Usa.
Immagini inedite di Saddam - Dalla tv Abu Dhabi è intanto apparsa una nuova puntata del giallo Saddam Hussein: un video e poi un messaggio audio del rais che risalirebbero al 9 aprile, il giorno in cui Baghdad è stata conquistata. Il rais appare in ottima salute: se le immagini fossero di quel giorno, dimostrerebbero che non è morto nei bombardamenti di Baghdad.
I tesori di Baghdad - La tv americana Fox News intanto ha diffuso notizia e immagini di un vero tesoro, 320 milioni di dollari in casse di metallo ritrovate in un palazzo presidenziale di Baghdad. I marines sono anche a guardia della Banca Centrale dell'Iraq, ridotta a un guscio fumante: ma i caveu sarebbero ancora intatti, e si stima che all'interno ci sia un miliardo di dollari in oro e gioielli dei residenti di Baghdad. Ma potrebbero esserci anche alcuni dei tesori del Museo Nazionale, trasportati qui prima dei bombardamenti.
Fbi e Interpol per ritrovare le opere d'arte trafugate - Proprio alla ricerca dei tesori trafugati - da ben istruiti professionisti secondo l'Unesco - dal Museo Nazionale stanno arrivando in Iraq agenti dell'Fbi e dell'Interpol. Ma il grande timore, ora, è che i più preziosi reperti trafugati dai musei iracheni siano già all'estero, probabilmente diretti in Europa.
(Aggiornato il 18 Aprile 2003 ore 22:00)
Manca ancora un bilancio delle vittime civili
Doha 18 aprile 2003 - I portavoci che si avvicendano al piccolo podio della sala stampa delle quartier generale delle forze alleate rispondono invariabilmente che non sono in grado di fornire cifre sulle vittime civili irachene: i soldati, come è tradizione, contano solo i loro morti. Il capitano Frank Thorpe, aggiunge che "Davvero non lo sappiamo... La misura del successo di questa operazione era la caduta del regime". La guerra non è ancora finita, dicono alla base di Doha (Qatar) e i conti li faranno gli storici.
La Croce Rossa Internazione non fornisce alcun bilancio. Human Rights Watch, che ha lavorato per 12 anni in Iraq, dice che non si può fare una stima attendibile fin quando non si avrà la possibilità di rientrare nel Paese. L'ultima stima di fonte ufficiale irachena è ferma al 3 aprile, cioè quando cominciarono i primi scontri intorno a Baghdad: 1.254 civili e 5.112 feriti. Ma dopo, ci sono stati altre due settimane di guerra e la presa della capitale e poi del nord del Paese. E c'è un sito: www.iraqbodycount.net che sta cercando di tenere il conto. Il criterio - molto contestato - è inserire nelle liste dei morti e feriti il numero di vittime segnalate da almeno due fonti giornalistiche. E il conto sta a 1.402/1.817 morti.
(Aggiornato il 18 Aprile 2003 ore 19:40)
Squadre al-Qaida e Kadek-Pkk potrebbero agire anche in Europa
Ankara 18 aprile 2003 - Le autorità turche hanno oggi lanciato un allarme terrorismo avvertendo che squadre di al Qaida e del Kadek-Pkk sono entrate in Turchia attraverso il confine nordiracheno per commettere attentati in Turchia ed in altri paesi. Gli uomini di al Qaida possono compiere attacchi suicidi, attentati con bombe ad orologeria ed armi automatiche contro rappresenanze diplomatiche americane, inglesi, spagnole e israeliane o contro le sinagoghe specie in occasione della festa ebraica del Pessah che ricorre in aprile - affermano le medesime autorità in un messaggio inviato alle autorità periferiche ed alle rappresentanze diplomatiche di vari paesi. Nel messaggio si afferma anche che 35 terroristi, appartenenti ad un gruppo di fuoco del Kadek-Pkk, capeggiato da un terrorista con tre dita soprannominato 'Isa', hanno attraversato di recente il confine turco iracheno e potrebbero colpire obiettivi dei medesimi paesi sia in Turchia sia in altri paesi, dato che sono dotati di capacità economiche e di passaporti falsi.
(Aggiornato il 18 Aprile 2003 ore 17:40)
Allarme dei servizi segreti: l'Italia potrebbe finire nel mirino del terrorismo islamico a Pasqua
Roma 18 aprile 2003 - Durante le vacanze di Pasqua l'Italia potrebbe finire nel mirino degli estremisti islamici. La segnalazione arriva dai servizi segreti che indica due giorni critici, quelli di Pasqua e Pasquetta, e non esclude "la possibilità di atti dimostrativi legati al terrorismo islamico", facendo riferimento alla guerra in Iraq. I servizi segreti hanno affidato a poche righe i risultati del loro lavoro di intelligence: una informativa di appena una paginetta per lanciare un allarme generico, senza l'indicazione di obiettivi precisi, come accadde lo scorso anno, quando dagli Usa arrivò una segnalazione che parlava di quattro città a rischio nel periodo di Pasqua: Venezia, Firenze, Milano e Verona. Questa volta, invece, gli 007 segnalano più genericamente un rischio per l'Italia, legato al conflitto in Iraq e a possibili atti di "natura islamica". Diramata una settimana fa, l'informativa dei servizi fa riferimento "al conflitto ancora in corso" e "dall'esito incerto" e alle possibili ripercussioni nel nostro paese. E parla esplicitamente di "atti dimostrativi", che potrebbero essere compiuti nel nostro paese. La presa di Baghdad e la sostanziale fine del conflitto non suggerisce però di abbassare la guardia, anche in considerazioni degli impegni internazionali che coinvolgeranno entro breve l'Italia con l'invio di un contingente umanitario in Iraq. Per questo la segnalazione è stata immediatamente recepita e inviata a tutte le Questure d'Italia, con l'invito a "rafforzare la vigilanza dei tutti gli obiettivi sensibili" per prevenire "attentati di natura terroristica".
(Aggiornato il 18 Aprile 2003 ore 17:20)
Chalabi: l'autorità ad interim nascerà tra "settimane non mesi", non entrerò nell'esecutivo
Baghdad 18 aprile 2003 - Nella sua prima apparizione pubblica a
Baghdad, Ahmed Chalabi ha detto che l'istituzione dell'autorità ad interim
per la guida dell'Iraq è questione di "settimane piuttosto che mesi".
Il leader dell'Iraqi National Congress è ritenuto il favorito dagli Stati
Uniti per la guida dell'autorità. Anche se lui stesso ha annunciato oggi
che non avrà alcun ruolo in un futuro governo provvisorio.
Chalabi non è entrato nel dettaglio delle tappe che dovrebbe portare al
passaggi odi poteri ma ha detto che comunque si dovrà attendere "la
ricostruzione dei servizi base da parte di Jay Garner", il generale Usa in
pensione designato per la guida dell'amministrazione militare.
(Aggiornato il 18 Aprile 2003 ore 16:40)
Centcom: catturato leader partito Baath
Washington 18 aprile 2003 -
Le forze della coalizione hanno catturato un leader del partito
Baath, che il generale Vincent Brooks ha definito "uno dei maggiori ricercati
in Iraq".
La notizia e' stata data da Brooks in un briefing al quartier generale del
Comando Centrale, in Qatar, teletrasmesso in mondovisione. Il generale ha
detto che l'uomo e' stato consegnato alle forze della coalizione dai curdi
ed e' stato "identificato". Si ritiene, ha aggiunto Brooks, che l'uomo, Samir
Abd al-Aziz al-Najim, abbia "conoscenza di prima mano" dei meccanismi del
partito Baath. I curdi lo hanno consegnato alla coalizione la scorsa notte nei
pressi di Mossul. Al-Najim era il responsabile regionale del partito
Baath a Baghdad Est ed era il quattro di fiori nel mazzo di 55 carte,
distribuite alle forze americane per aiutarle a identificare i ricercati.
(Aggiornato il 18 Aprile 2003 ore 13:20)
BAGHDAD - PROTESTE CONTRO L'OCCUPAZIONE
BAGHDAD 18 Apr - Subito dopo la odierna preghiera del venerdì migliaia di
fedeli iracheni si sono riversati in piazza davanti alla
moschea 'Imam al-Adam', in piena Baghdad, per manifestare a favore dell'Islam
e reclamare il mantenimento dell'unità dell'Iraq e del suo stesso popolo. La
popolazione ha manifestato segni di scontento e ad un gruppo di marines, che
sorvegliava la cerimonia, è stato ordinato di lasciare l'area. Il Dipartimento
di Stato intanto conferma: le prove di dialogo tra Siria e gli Usa vanno
avanti ed effettivamente la Siria starebbe per espellere e consegnare agli Usa
alcuni esponenti del vecchio regime iracheno. Nel paese è infatti segnalata la
presenza di alti funzionari e di familiari di Saddam Hussein. La scoperta
delle fosse comuni a Kirkuk rinfocola l'odio etnico fra sciiti e curdi: la
tensione è alta e non si esclude un ulteriore intervento internazionale per
evitare nuove violenze.
(Aggiornato il 18 Aprile 2003 ore 13:00)
FOSSE COMUNI SCOPERTE KIRKUK
BAGHDAD 17 Apr - Circa duemila cadaveri, non identificati e in maggioranza con
indosso abiti civili, sono stati scoperti in un ex accampamento militare nei
pressi di Kirkuk, nel nord dell'Iraq. Lo ha riferito oggi la rete televisiva
britannica Bbc. È stata la sua corrispondente, Dumeetha Luthra, a parlare di
una serie di fosse comuni che, secondo le autorità locali, contengono i corpi
deii curdi sterminati dai militari di Saddam Hussein negli anni Novanta. Molti
dei locali hanno ricordato quando queste fosse furono scavate in gran segreto.
Una trentina di persone - presumibilmente dissidenti ed oppositore del regime
- sono state scoperte e salvate da soldati americani in un carcere sotteranneo
a Qazimiya, un sobborgo di Baghdad. Forze speciali - secondo quanto comunicato
dal Centcom di Doha - hanno catturato Barzan Ibrahim Hasan, u no dei
fratellastri di Saddam Hussein.
(Aggiornato il 17 Aprile 2003 ore 12:40)
SCOMPARSA RESPONSABILE ARMI BIOLOGICHE
BAGHDAD 17 Apr - Non c'è traccia a Baghdad della dottoressa Rinab Taha -
soprannominata dagli americani "dott. Germe" - e di suo marito Amer Rashid,
conosciuto come l'uomo missile. Ieri le forze speciali Usa, appoggiate da 40
Marines, hanno fatto irruzione nell'abitazione della coppia che nei primi anni
'90 era stata messa da Saddam Hussein alla guida del progetto clandestino di
armamenti iracheno. Ma non hanno trovato traccia né di Rashid, che era capo
del programma missilistico, né della moglie che era alla guida del laboratorio
biologico del Paese. Invece della coppia, nell'abitazione i soldati hanno
trovato tre individui non ancora identificati che sono stati arrestati. Taha,
laureata in microbiologia presso un'università britannica, era responsabile
dell'impianto che trasformava in armi sostanze tossiche come l'antrace, il
botulino e l'aflotoxina. Rashid, ex generale dell'esercito, era l'uomo di
punta di Saddam per i sistemi di lancio delle armi; alla fine riuscì ad
assurgere alla prestigiosa carica di ministro del Petrolio.
(Aggiornato il 17 Aprile 2003 ore 12:10)
POWELL SULLA VIA DI DAMASCO
WASHINGTON 17 Apr - Il segretario di Stato americano, Colin Powell, ha reso
noto che gli Stati Uniti hanno dato il via a "vigorosi colloqui diplomatici"
con la Siria e che lui stesso intende andare nella capitale Damasco per
incontrare il presidente Bashar Assad. "La Siria non deve diventare un rifugio
per gli ex funzionari del governo iracheno che sono riusciti a fuggire e
attraversare la frontiera nel pieno dell'operazione Iraqi Freedom", ha detto
Powell nel corso di un'intervista alla Associated Press Television News,
sottolineando che il governo siriano deve espellere tutti gli ex leader del
regime di Saddam Hussein. Il segretario di Stato ha spiegato che "numerosi
messaggi sono stati scambiati tra Washington e Damasco attraverso
l'ambasciatore americano Theodore Kattouf, e la diplomazia di Gran Bretagna,
Francia e Spagna". Powell ha infatt i detto di aver già avuto un colloquio col
Ministro degli Esteri spagnolo, Ana de Palacio, che andra' in Siria proprio
questo fine
settimana.
(Aggiornato il 17 Aprile 2003 ore 12:00)
CASA BIANCA: "SADDAM? FORSE E' MORTO"
WASHINGTON 17 Apr - Il segretario generale della Casa bianca, Andrew Card, ha
dichiarato ieri di ritenere che Saddam Hussein sia stato ucciso. Card ha fatto
la dichiarazione inaugurando un dispositivo interattivo sul sito web della
Casa Bianca, con il quale i surfer del mondo intero avranno la possibilità di
porre domande a uno dei più vicini collaboratori del presidente americano su
questioni di loro scelta. Nel primo giorno di questo servizio Card non ha
schivato le domande difficili riguardanti l'impegno degli Stati Uniti nei
confronti dei civili in Iraq, le tensioni con la Corea del Nord, le
manifestazioni contro la guerra o il ruolo dei Paesi che non sostengono la
guerra degli Stati Uniti in Iraq. Una e-mail chiedeva se Washington disponesse
informazioni sulla sorte di Saddam Hussein e se la guerra in Iraq possa essere
considerata un successo senza la morte o la cattura del presidente iracheno.
"Credo che sia morto. La buona notizia è che il suo regime non è più una
minaccia ne' per gli iracheni ne' per gli Stati Uniti ne' per i suoi alleati"
ha risposto Andrew Card. Chi fosse interessato a scrivere, puo' andare sul
sito whitehouse.gov e cliccare sul link "Ask the Whitheouse".
(Aggiornato il 17 Aprile 2003 ore 11:00)
ANP CHIEDE LIBERAZIONE DI ABU ABBAS
GAZA 16 Apr - L'Autorità Nazionale Palestinese ha chiesto la liberazione di
Abu Abbas, il regista del dirottamento della motonave italiana Achille Lauro,
catturato a Baghdad dalle forze statunitensi. «Chiediamo agli Stati Uniti di
liberare Abu Abbas, gli Usa non hanno alcun diritto di imprigionarlo» ha detto
alla Reuters Saeb Erekat, figura di rilievo della passata amministrazione
palestinese. «L'accordo israelo-palestinese ad interim, firmato il 28
settembre 1995 stabilisce -ha ricordato Erekat- che i membri
dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina non possono essere
arrestati o processati per fatti compiuti prima dell'accordo di Oslo del 13
settembre 1993». Erekat ha fatto presente che l'accordo transitorio fu firmato
anche dagli Stati Uniti, dall'allora presidente Bill Clinton e dal suo
segretario di Stato, Warren Christ opher. L'Italia intanto, per voce del
Ministro Castelli, sta preparando una richiesta di estradizione per far
scontare ad Abu Abbas i cinque ergastoli a cui fu condannato in contumacia.
(Aggiornato il 16 Aprile 2003 ore 15:00)
ARRESTATO A BAGHDAD ABU ABBAS
BAGHDAD 16 Apr - Abu Abbas - esponente del Fronte per la Liberazione della
Palestina responsabile del sequestro della nave da crociera «Achille Lauro»
nel 1985 - è stato catturato a Baghdad dai militari della forza d'invasione
statunitense. La notizia e' stata diffusa durante la notte da fonti vicine al
comando alleato. Abu Abbas, alias Mohammed Abbas, organizzò e comandò
personalmente l'atto di pirateria: in quell'operazione fu ucciso e gettato in
mare un anziano cittadino americano invalido di religione ebraica, Leon
Klinghofer. Il suo corpo esanime venne rinvenuto su una spiaggia della costa
siriana. Abbas ha trascorso in Iraq gli ultimi 17 anni sotto la protezione del
regime di Saddam Hussei, fuori della portata delle autorità giudiziarie
italiane e statunitensi. In Italia è stato nel frattempo processato in
contumacia ed ha ricevuto cinque condanne
all'ergastolo, mentre per la magistratura statunitense è un ricercato. Forze
speciali americane avrebbero arrestato l'uomo durante un'irruzione in uno
stabile alla periferia della citta': in giornata il Comando Unificato in
Quatar dovrebbe fornire maggiori dettagli sull'intera operazione.
(Aggiornato il 16 Aprile 2003 ore 13:00)
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