Nemesia 1895 Fernand Khnopff

I GIOIELLI

L'adorata era nuda e, conoscendo
Il cuore mio, non aveva serbato
Che i sonori gioielli, la cui ricca
Fastosità le dava quell'aspetto
Di trionfo che ai loro giorni lieti
Han le schiave dei Mori. Questo mondo
Splendente di metallo e di diamante
Quando, agitato, versa in danza il vivo
E birichino strepito, nell'estasi
M'affascina: le cose ove frammisti
Son la luce e il suono, follemente
Mi piacciono. Distesa ella era dunque
E si lasciava amare, sorridendo
Di piacere, dall'alto del divano,
al mio amore profondo e come il mare
dolce che, come incontro alla scogliera,
saliva verso lei. Affissando gli occhi
su me, pari a domata tigre, vaga
e sognante cercava nuove pose,
così che unito alla lasciva il suo
candore dava un inatteso fascino
alle sue metamorfosi. Passavo
il suo braccio, la sua gamba, la sua
coscia e i suoi reni, lisci come olio,
come un cigno ondulosi, avanti ai miei
occhi sereni e perspicaci; e il ventre,
ed i suoi seni, questi di mia vigna
grappoli, si sporgevano tentanti,
leziosi più degli Angeli del male,
per turbare la calma in cui posava
l'anima, e per distoglierla alla roccia
di cristallo, ove si era assisa, queta
e solitaria. Uniti da un disegno
nuovo, credevo di vedere le anche
dell'Antiope ed il busto d'un imberbe,
tanto risalto al suo bacino dava
la vita sottilissima. Superbo
era il belletto sopra quello scuro
e rossiccio incarnato. - già la lampada
s'era a morire rassegnata, e ormai
solo il cammino era rimasto a tingere
d'un bagliore la stanza; e se un fiammante
sospiro dava, un rosseggiar di sangue
l'ambra di quella pelle sommergeva.

 

HOME

biografia
 
opere
antologia

links

il momento storico
 
i suoi contemporanei
 
i poeti maledetti
la fortuna critica