La
fortuna critica di Baudelaire
"I miei Fiori del male, libro dimenticato?
Ma che sciocchezza!
si continuerà a cercarlo, e forse tra qualche anno si comincerà
a capirlo."Baudelaire,1866.
"L'opera
di Baudelaire non è un'opera poetica tra tante altre; è una rivoluzione,
la più importante di tutte quelle che hanno contrassegnato il XIX secolo.
L'anno di pubblicazione dei Fiori del male (1857), inaugura un epoca: la nostra.
Per Théophile Gautier, Baudelaire è solo un discepolo; per Sainte
- Beuve, è l'architetto di un " chiosco di una originalità
concertata e composita
Alla punta estrema del Kamtchatka romantico".
Ma, ben presto, tutto quello che conta partirà da lui: le prime poesie
di Mallarmé sono bodleriane; Rimbaud lo saluta come il più grande
poeta, il solo "veggente"; Lautréamont lo esclude dalle Grandi
- Teste - Frolle responsabili della decadenza moderna; Moréas, nel manifesto
del Simbolismo; lo designa come il "vero precursore" e Verlaine come
il primo dei "Poeti maledetti". Ma Baudelaire è anche il maestro
di ciò che succederà e si opporrà al simbolismo. Se l'
estetica delle Corrispondenze (Fiori del male IV) domina il momento simbolista,
la poesia dei Tableaux parisiens (e dei Poemetti in prosa) ispira la reazione
realista e modernista. Il surrealismo scoprirà in Baudelaire un precursore
(" era surrealista nella morale" afferma Breton). Non ha forse fuso,
il poeta dei Fiori del
male,
la poesia con la ricerca pratica di uno stile di vita, una magia, un itinerario
vissuto? Valéry, da parte sua, vede in lui il maestro di un linguaggio
finalmente in possesso della sua purezza. Venerazione contraddittoria, ma unanime,
e che non si indebolisce con l'andar del tempo. Scrivendo nel 1954 la prefazione
ai Fiori del male, Yves Bonnefoy non esita ad affermare: "ecco il libro
cardine (maître - livre) della nostra poesia"". Così
comincia il saggio che l'eminente studioso Gaëtan Picon ha dedicato a Baudelaire
nella Storia della letteratura francese (ed. Pléiade 1963) tracciando
in breve un illuminante quadro della fortuna critica e artistica di Baudelaire
nel secolo che ci separa dalla sua morte. Ma chi avrebbe mai detto, nel 1857,
che quei Fiori del male sarebbero diventati, in pochi decenni, i fondatori e
fecondatori della nuova poesia francese ed europea? Proprio nessuno. I nemici
concedevano al libro giusto dieci anni di immortalità (come Jules Vallés);
gli amici gli riconoscevano pregi notevoli, ma unicamente nel campo della originalità
e bizzarria. Solo l'autore era convinto del valore della sua opera: "Questo
libro" scriveva alla madre nel 1857 "il cui titolo dice tutto, si
riveste d'una bellezza sinistra e fredda; fu fatto con furore e pazienza. D'altronde,
la prova del suo valore positivo sta nel male che se ne dice. Il libro mette
la gente in furore. Mi negano tutto, lo spirito di invenzione e persino la conoscenza
della lingua francese. Me ne rido di tutti quegli imbecilli, e so che il volume
con le sue qualità e i suoi difetti, farà la sua strada nella
memoria del pubblico letterario
". Ma già il 5 luglio dalle
colonne del Figaro gli "imbecilli" hanno scatenato la loro grande
offensiva contro il poeta, chiedendo a gran voce la condanna e la soppressione
del suo libro.
Madame Bovary: assolta
I Fiori del male: condannati
Il
1857 è l'anno dei grandi processi letterari contro il realismo. Due capolavori,
che resteranno per sempre tra i fari eccelsi della letteratura mondiale, vengono
posti sotto accusa: "offesa alla pubblica morale e alla religione".
Sono Madame Bovary di Flaubert e i Fiori del male di Baudelaire. Compaiono entrambi
davanti alla Sesta Camera del Tribunale Correzionale di Parigi; entrambi trovano
un accusatore implacabile nell'avvocato imperiale Ernest Pinard. Solo la loro
sorte sarà diversa: assoluzione per il romanzo e condanna per la poesia.
Il processo a Madame Bovary si svolge dal 31 gennaio al 7 febbraio. Pinard sfodera
tutta la sua eloquenza: "il titolo del romanzo è Madame Bovary ma
potremmo molto meglio chiamarlo Storia degli adulteri di una donna di provincia!.L'offesa
alla pubblica morale è nelle descrizioni lascive; l'offesa alla morale
religiosa nelle immagini voluttuose mescolate alle cose sacre
La morale
cristiana stigmatizza la letteratura realista, non perché essa dipinge
le passioni, odio, vendetta, amore, dato che purtroppo il mondo vive su queste
cose, e l'arte deve dipingerle; ma perché le dipinge senza alcun freno,
senza misura. Imporre all'arte l'unica regola della decenza pubblica non è
asservirla, ma onorarla". Il tribunale però è di parere contrario
e sentenzia: "Stabilito che i passaggi incriminati, per reprensibili che
siano, sono poco numerosi quando li si paragona alla lunghezza dell'opera
che non appare che il libro sia stato scritto unicamente per dare soddisfazione
alle passioni sensuali o per ridicolizzare le cose che devono essere circondate
dal rispetto di tutti
assolve l'accusato dei delitti imputategli e lo
rinvia senza spese di giudizio".
La
sentenza fa scalpore. Sull'onda dello scandalo, il libro ottiene un successo
senza precedenti. Gli sciocchi moralisti sono serviti. Ma la lezione evidentemente
non basta, se dopo pochi mesi sono pronti a buttarsi a capofitto in una nuova
lotta in difesa della morale oltraggiata. I Fiori del male sono stati messi
in vendita il 21 giugno e già il 5 luglio Bourdin del Figaro, giornale
di ispirazione governativa, indica la pubblica indignazione (e ai pubblici poteri)
i brani da portare in tribunale con la solita accusa di immoralità e
offesa alla religione: "L'odioso fiancheggia l'ignobile; lo spregevole
si allea all'infetto. Mai si son visti masticare tanti seni in cosi poche pagine;
mai si è assistito a una simile parata di demoni, di feti, di drogati,
di gatti, un brulicare di vermi. Questo libro è aperto a tutte le putritudini
del cuore". Il 13 dello stesso mese, il Figaro rincara la dose con un articolo
firmato J. Habans: "tutti quegli orrori di carnaio esibiti a freddo, quegli
abissi di immondizia rimestati a due mani, maniche rimboccate, dovevano da tempo
imputridire in un cassetto maledetto. Ma si credeva al genio di Baudelaire;
bisognava esporre l'idolo troppo a lungo nascosto alla venerazione dei fedeli.
Ed ecco che alla luce del giorno l'aquila si è trasformata in mosca;
l'idolo è marcio e gli adoratori fuggono tappandosi il naso". Nonostante
gli articoli favorevoli di Edouard Thierry sul Moniteur (14 luglio), di Dulamd
su Le Present (23 luglio), e i tentativi di Baudelaire di porsi sotto la protezione
di importanti personalità politiche e letterarie, la giustizia segue
il suo coro. Il poeta fa stampare a sue spese i resoconti favorevoli alla sua
opera sopra citati e gli articoli dell'amico Chrles Asselineau e dello scrittore
cattolico Barbey D'Aurevilly che un ordine ministeriale vieta ai giornali di
pubblicare, e li indirizza ai suoi giudici. Come difensore sceglie il giovane
Gustave Chaix D'Est - Ange, figlio del Procuratore Generale. Nelle Note e
documenti per il mio avvocato che gli indirizza, insiste sull'importanza
sulla assoluta necessità anzi, che il suo libro venga giudicato nel suo
insieme (cosa che aveva permesso la assoluzione di Flaubert) e non nei singoli
brani incriminati. Il processo ha luogo il 20 agosto 1857. Il terribile Pinard
reso prudente dallo scacco subito nel caso precedente, pronuncia una requisitoria
severa, ma misurata: "credete in buona fede, signori, che si possa dipingere
proprio tutto, mettere tutto a nudo, purché poi si parli del disgusto
nato dall'orgia e si descrivano le malattie che la puniscono? Credo di avervi
citato passaggi più che sufficienti a provare che in questo libro c'è
offesa alla pubblica morale. O il senso del pudore non esiste, o il limite che
esso impone è stato qui audacemente oltrepassato" e, concludendo:
"Siate indulgenti con Baudelaire natura inquieta e senza equilibrio. Ma
date, condannando almeno certi brani del suo libro, un avvertimento ormai divenuto
necessario". L'arringa dell'avvocato difensore è debole, più
retorica che incisiva: "O Montesquieu, che direbbe la tua grande anima
se per tua sfortuna richiamato in vita, tu vedessi perseguire per oltraggio
alla pubblica morale Baudelaire e i suoi Fiori del male, tu che hai scritto
le Le lettere Persiane ? Che direbbe Lamartine che ha scritto la caduta di un
angelo e Balzac con la sua Ragazza dagli occhi d'oro? ". il tribunale pronunciò
la sentenza il giorno stesso: "Stabilito l'effetto funesto delle scene
che l'autore presenta al lettore e che conducono necessariamente all'eccitazione
dei sensi a un realismo grossolano e offensivo del pudore
condanna Baudelaire
a 300 franchi di ammenda. Poulet - Malassis e De Broise, stampatori ed editori,
a 100 franchi di ammenda. Condanna altresì gli accusati in solido alle
spese di giudizio"
la noia, tutte le vergogne e tutti i dolori che ci degradano e ci divorano per
aver trasgredito le sue leggi
" E insiste anche lui con il paragone
dantesco: "C'è del Dante, in effetti, nell'autore dei Fiori del
Male, ma è il Dante di una epoca decaduta, il Dante ateo e moderno venuto
dopo Voltaire, in un tempo che non avrà mai il suo San Tommaso...".
In conclusione: "Dopo i Fiori del male, non restano che due partiti da
scegliere al poeta che li fece sbocciare: o bruciarsi le cervella
o farsi
cristiano!". Asselineau si limita invece ad un lungo e generico elogio
della poesia dell'amico: "Baudelaire eccelle soprattutto nel dare una realtà
brillante e viva ai pensieri, a materializzare, a drammatizzare l'astrazione".
Dopo il processo, la stampa francese si occupa poco di Baudelaire, in genere
solo per spargere infami dicerie, prive di qualsiasi fondamento, sulla sua crudeltà
e sul suo satanismo. Quando Baudelaire muore, sono in pochi quelli che lo accompagnano
al cimitero. Il notaio Ancelle è in prima fila. Piange. Dietro di lui
ci sono il giovane Paul Verlaine, che ha eletto Baudelaire suo maestro, e poi
Fantin - Latour, Manet, Alfred Stevens, Nadar, Champfleury e il moralista cattolico
Veuillot. Sulla tomba prendono la parola Théodore de Banville e il fedele
Asselineau. Sainte - Beuve non è presente; Gautier e a Ginevra. Il loro
tardo omaggio sarà rivolto all'amico più che al poeta. In questo
grigiore d' incomprensione generale, l'unica voce che si leva alta in lode di
Baudelaire, è quella del poeta inglese Swinburne, che in occasione della
falsa notizia della morte del francese sparsasi l'anno precedente, aveva composto
una commossa ode dal titolo Ave atque vale: "Fratello, quando tu cantavi
sapevi i segreti dolori sconosciuti ai nostri cuori, crudeli amori, dolci boccioli
avvelenati che il tuo occhio acuto coglieva, e che per nessun altro fiorivano
la notte sotto climi maledetti. Cuore senza tregua, anima mai doma, avida di
sonno e non più di vita o di amore, avido di riposo e non più
di lotta, gli oscuri déi della Morte hanno adesso la custodia del tuo
corpo, della tua anima e della sorgente dei tuoi canti".
I
quattro articoli che Baudelaire ha raccolto per la sua difesa in tribunale,
costituiscono la prima critica ufficiale favorevole ai Fiori del male. Thierry
scrive "Io paragono l'autore di questi Fiori a Dante, e dice che il vecchio
fiorentino potrebbe riconoscere più di una volta nel poeta francese la
sua foga, la sua parola irruente, le sue immagini implacabili e la sonorità
dei suoi versi di rame. Cercassi di lodare Charles Baudelaire, cosa potrei dire
di meglio? Pongo il suo libro e il suo talento sotto l' austera tutela di Dante".
Per Dulamon: "il titolo della raccolta è significativo e noi ringraziamo
la lealtà del poeta: il nome lugubre di questi versi ne vieta la lettura
alle anime pure e vergini
I vari rimproveri che vengono rivolti a Baudelaire
mi sembrano ingiusti: l'affermazione del male non ne è certo la criminale
approvazione". Barbey D'Aurevilly cerca invece di interpretare i Fiori
del male in una prospettiva ostinatamente cattolica: "Rivoltante come la
verità, che purtroppo lo è molto spesso, nel mondo del Peccato,
questo libro è morale a suo modo; e non sorridete! Questo modo non è
altro che quello della stessa Onnipotente Provvidenza, che invia il castigo
dopo il delitto, la malattia dopo l'eccesso, il rimorso, la tristezza
Baudelaire, il Dante di un epoca
decaduta
"La
storia dell'opera bodleriana nei suoi rapporti con il pubblico potrebbe essere
il soggetto di un libro intitolato Inizi difficili, fluttuazioni e ascesa di
una fama" scrive François Porchè nel suo Baudelaire del 1944.
"La prima parte Inizi difficili, coincide con la vita stessa del poeta.
Le altre due parti, fluttuazioni e ascesa, si collegano al destino postumo della
sua opera". Abbiamo già visto l'atteggiamento dei contemporanei.
La condanna in tribunale dei Fiori del male, condanna ribadita nello spirito
del pubblico (per oltre un cinquantennio il capolavoro di Baudelaire sarà
vietato in tutte le scuole) non trova sufficiente contrappeso nelle lodi e nelle
esaltazioni di artisti illuminati e profeti letterari: Mallarmé, Verlaine
e Rimbaud in Francia, Swinburne in Inghilterra, Stefan Geoge in Germania. Il
poeta inglese deve anzi subire, sull'esempio del confratello francese, durissimi
attacchi della stampa in nome della morale offesa: "Questa scuola letteraria
scrofolosa, che si distingue già da molto a Parigi, ha raggiunto il massimo
fulgore con Baudelaire. Dopo di che, ha fatto sentire la sua influenza in Inghilterra.
Incoraggiato dall'esempio di Baudelaire, "dandy da bordello", Swinburne,
ha persino tentato di
Fluttuazioni e ascesa
superarlo."
Dal 1870 ai primi anni del nostro secolo, due correnti si contrappongono decisamente,
una favorevole a Baudelaire, quella degli artisti e dei letterati, una accanitamente
contraria, quella della critica universitaria ed accademica (Brunetiére
e Faguet), pienamente convinta della validità morale e artistica della
condanna del 1857. Ferdinad Brunetiére continua a definire Baudelaire
"Satana Belzebuth da osteria", ed Emile Faguet lo chiama il "cattivo
maestro". E quando un comitato di personalità del mondo della cultura
(Leconte de Lisle Mallarmé, Coppée, Verlaine, Zola, Edmond de
Goncourt, Rodin e altri) si riunisce nel 1892 per erigere un monumento al poeta,
il Brunetiére insorge indignato in nome di tutta la società benpensante
e fa affossare il progetto. Ma a partire dalla 1917, la fase di fluttuazione
cede il posto all' ascesa. Il panorama morale della società a subito
una profonda evoluzione; sono saliti al potere (letterario e critico) uomini
nutriti in gioventù dalle poesie del "grande maledetto". E
poi, a partire dal 1917, la libera disponibilità dei diritti d'autore
ha permesso un' eccezionale fioritura di edizioni dei Fiori del male. Le sei
poesie condannate vengono stampate in appendice in quasi tutte le edizioni,
senza che i pubblici poteri intervengano. La sentenza del 1857 è caduta
nel dimenticatoio. Ma ci vorranno ancora 50 anni prima che la Giustizia cassi
quell'ingiusta condanna. Subito dopo la guerra del 15 - 18, la fama di Baudelaire
inizia la fase di vertiginosa ascesa: "i Fiori del male sono un libro sublime,
nel quale la pietà sogghigna, la dissolutezza fa il segno della croce
e il compito di insegnare la più profonda teologia è affidato
a Satana" scrive il romanziere Marcel Proust nel 1921. E il poeta Paul
Valéry nella sua conferenza Situazione di Baudelaire, del 1924, può
ormai affermare: "il nostro poeta è ormai al colmo della gloria.
Questo piccolo volume, i Fiori del male, cancella nella stima dei letterati
opere più illustri e ben più vaste. È stato tradotto in
quasi tutte le lingue europee, fatto senza precedenti nella storia delle lettere
francesi
Con Baudelaire, la poesia francese ha finalmente superato le
frontiere della nazione".
Imprecazione cesellata nel
diamante
In Italia i primi ammiratori e seguaci di
Baudelaire sono gli scapigliati. Durante il suo soggiorno a Parigi 1858
Emilio Praga è uno dei primi a subire il fascino della poesia dei
i Fiori del male: l'eco dello scandaloso processo del 1857 non si è
ancora spento negli ambienti letterari della capitale, e Baudelaire viene
mostrato a dito nei circoli artistici. Praga non sarà influenzato
solo dalla poesia dei Fiori del male, da lui felicemente definiti "imprecazione
cesellata nel diamante", ma anche dalla critica artistica dei Salons
e dal facile mito dell'artista "maledetto" che circonda Baudelaire.
Dal francese copierà il sovrano disprezzo verso i "pizzicagnoli
benpensanti", l'abuso dell'alcool e delle droghe. Dopo il Praga,
sono Arrigo Boito e Igino Tarchetti a subire il fascino della profonda
musicalità poetica di Baudelaire; e Giovanni Camerana, che arieggerà
più volte il francese "per le intonazioni, per le movenze
e per gli atteggiamenti" come dice Pietro Nardi nel suo volume Scapigliatura.
Tutta la grande poesia italiana degli inizi di secolo, quella che eredita
dalla Francia il simbolismo, è di fede dichiaratamente bodleriana;
tra gli altri, D'Annunzio e, principalmente, il Marinetti. Il maestro
del futurismo è, infatti, il più importante diffusore della
nuova poesia francese in Italia: saranno le sue turbolente letture, le
conferenze, i manifesti a risvegliare e vivificare i polverosi ambienti
culturali italiani, ancora immersi in pieno Ottocento. La prima opera
di Baudelaire ad essere tradotta è Poemetti in prosa (Ragusa -
Moleti, 1880). Nel 1884, Sonzogno pubblica una seconda traduzione della
stessa raccolta e, pochi anni dopo, dalle stampe una memorabile versione
in prosa dei Fiori del male (1893). Un indice della fortuna di Baudelaire
in Italia, nel primo trentennio del secolo, ci viene da un commento di
Giovanni Papini intitolato Baudelaire poco francese (da Pillole di Minerva):
"Baudelaire non è forse il più grande dei poeti francesi,
come pur molti lo giudicano, ma è indubbiamente il più famoso
e il più letto in tutto il mondo, e quello che ha esercitato una
più profonda influenza non soltanto sulla letteratura del suo paese,
ma anche sulle altre. E pure, a guardare le cose un po' da vicino, ci
accorgiamo che pochissimo di francese c'è in lui. Quasi tutto Baudelaire
si potrebbe ridurre ad elementi esotici e tropicali, anglosassoni e tedeschi.
Di francese, in lui, v'è dunque assai poco, ed è proprio,
forse, per questo che ha potuto, come straniero lievito e fermento, determinare
il corso e il senso di un secolo intero di poesia francese". Tra
le due guerre, sono principalmente le opere critiche a venire tradotte
in Italia: Arte romantica e Curiosità estetiche nel 1923 e poi
ancora nel 1931. E nel 1945, tutta la Critica Letteraria. Nel 1957, il
centenario della pubblicazione dei Fiori del male è stato degnamente
festeggiato con la pubblicazione di una quasi completa opera omnia di
Baudelaire a cura di Clemente Fusero e con una serie di pubblicazioni
critiche e di studi presentati dai più importanti bodleristi italiani
fra i quali possiamo citare Giovanni Macchia, Mario Bonfantini, Carlo
Cordier, Italo Siciliano, Furlan e Luigi De Nardis., l'autore della più
moderna (e fortunata: centomila copie vendute) traduzione dei Fiori del
male. |
Universalità di Baudelaire
L'ascesa della fortuna di Baudelaire ha
raggiunto in quest'ultimo trentennio quote addirittura astronomiche. È
assolutamente impossibile stendere un elenco d' opere critiche, saggi
e studi dedicati, in tutto il mondo, al poeta dei Fiore del male: già
da anni Claude Pichois, ultimo erede della gloriosa tradizione dei bodleristi
francesi, è impegnato nella raccolta di tutte le pubblicazioni
su Baudelaire, e il suo lavoro e ancora ben lungi dall'essere compiuto.
In occasione dei centenari della pubblicazione dei Fiori del male (1957)
e della morte del poeta (1967), si sono tenuti simposi e incontri internazionali
di studiosi di tutte le razze e di tutte le lingue. Il più importante
(Nizza 25/27 maggio 1967), a radunato più di trenta studiosi europei
ed americani. Fra le tante relazioni svolte durante il congresso (sono
pubblicate negli Annali della Facoltà di lettere di Nizza), citeremo
unicamente - perché meglio risponde alla finalità della
nostra sezione - quella svolta da W.T. Bandy: l'Universalità di
Baudelaire. Scopriamo così che la prima traduzione di una sua opera
è quella russa del 1852, lo Studio su Edgar Allan Poe e che, sempre
in Russia, la voga di Baudelaire è stata particolarmente forte
nei primi anni del secolo, fino alla rivoluzione bolscevica. In Inghilterra,
invece, la prima traduzione, completa di Baudelaire è quella dei
Poemetti in prosa (1905) a cura di Arthur Symons; lo stesso autore, nel
giro di un decennio, pubblicherà le traduzioni dei Fiori del male,
dei Paradisi artificiali e delle Lettere alla madre. Negli Stati Uniti,
ebbe grande influenza sui giovani scrittori americani del primo Novecento
l'edizione tascabile delle opere di Baudelaire pubblicata nel 1919. In
Germania, la prima traduzione completa dei Fiori del male è opera
del poeta Stefan George (1901). Sempre nel 1901, l'editore Max Bruns inizia
la pubblicazione di cinque volumi di quasi tutte le opere del poeta francese.
Durante il regime nazista Baudelaire non è ufficialmente messo
all'indice, ma non viene più pubblicata alcuna traduzione della
sua opera giudicata decadente. In Spagna Baudelaire, non ha mai avuto
grande fortuna, soprattutto per motivi di carattere morale. La prima traduzione
dei Fiori del male e del 196. Al contrario, in America latina, il poeta
francese viene accolto e venerato come uno dei grandi maestri dell'arte
moderna. La relazione Bandy prosegue citando le date delle principali
traduzioni nei paesi nordici e in quelli dell'Europa centrale. Indica
poi che i Fiori del male hanno avuto un'edizione in lingua turca nel 1927;
una edizione in yddish nel 1928 e una in esperanto 1957. Una traduzione
dei Poemetti in prosa è stata pubblicata nella Repubblica Coreana
(1959) e il Quotidiano del Popolo di Pechino ha annunziato, nel 1957,
una versione in cinese dei Fiori del male. Il Giappone è però
la nazione asiatica in cui il culto di Baudelaire ha raggiunto punte quasi
europee. Già nel 1905 vari brani dei Fiori del male venivano pubblicati
su un' antologia di poesia occidentale curata da Bin Ueda, e, nel 1939,
è stata pubblicata una traduzione completa di tutti gli scritti
di Baudelaire. |
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