Finita l'età napoleonica e con essa il grande sogno
di Bonaparte di unificare l'Europa, di fare dei vari popoli un unico corpo
nazionale, si era rafforzato da per tutto, e principalmente in Spagna
e in Germania, il sentimento nazionale contro la Francia. Distruggendo
l'apparato feudale del Sacro Romano Impero Germanico (1806), Napoleone
aveva preparato la via per una Germania economicamente e politicamente
unificata L'influenza del codice civile e delle politiche unitarie esportate
dalla Francia diede il via alla grande riforma dello stato Prussiano,intrapresa
da Stein nel 1806. L'opera europea di Napoleone I fu essenzialmente rivoluzionaria:
a essa occorre far risalire tutti i movimenti rivoluzionari del XIX sec.
Le conseguenze sarebbero state gravi per l'avvenire della Francia. Per
interi secoli, la forza essenziale della Francia era stata quella di costituire
il solo grande stato nazionale del continente, di fronte agli Asburgo
austriaci o spagnoli che regnavano su popoli diversi, degli interessi
spesso opposti disseminati in Fiandra, in Germania in Italia. Al termine
dell'avventura napoleonica, la Francia perdette per sempre questo grande
atout. Le idee che aveva lanciato nel mondo avrebbero capovolto completamente
il vecchio equilibrio europeo: le colonie spagnole d'America si erano
liberate in nome dei principi del 1789, e la Spagna aveva cessato il ruolo
di grande potenza, lasciando l'Inghilterra signora assoluta dei mari;
l'insurrezione delle nazionalità rendeva esplosiva la situazione
dell'Italia, dell'Europa centrale, dei Balcani, preparava il crollo dell'impero
d'Austria e dell'Impero ottomano, orientava i popoli germanici verso una
Prussia rigenerata, che possedeva ora una frontiera comune con la Francia:
Nel1810 l'impero napoleonico si estendeva da Amburgo a Roma, dal mare
del Nord all'Adriatico e comprendeva 130 dipartimenti. Nel 1814 , la Francia
rea tornata agli antichi confini, e l'ora della sua egemonia sull'Europa
era trascorsa per sempre.
La Restaurazione (1814-1840) Caduto Napoleone, confinato all'isola d'Elba
gli alleati restaurano i Borbone, senza grande entusiasmo perché
non avevano altre soluzioni, la Restaurazione si compì, con il
concorso dei burocrati, i quali pensavano solo a conservare il posto,
e senza resistenza da parte di una popolazione stanca della guerra. I
Borbone consacrarono di fatto l'opera rivoluzionaria e imperiale: l'eguaglianza
di fronte alla legge, le libertà individuali, di culto, di lavoro,
di commercio erano mantenute, come pure il codice civile e l'amministrazione
centralizzata. Luigi XVIII concesse ai francesi la carta costituzionale,
che limitava espressamente i poteri del re all'esecutivo, ispirandosi
ai sistemi inglesi, essa istituiva un consiglio dei ministri nominato
dal re, una camera dei deputati, eletti dai grandi contribuenti, che era
incaricata di votare le leggi e il bilancio, e una camera dei pari nominata
a vita dal re. Compromesso tra il vecchio regime e il nuovo questa lasciava
a quest'ultimo la parte del leone. Dell'Ancien Regime rimaneva solo la
vernice esterna: per sottolineare la continuità con la monarchia,
Luigi XVIII firmò la carta nel suo diciannovesimo anno di regno,
sostituì la bandiera tricolore con quella bianca, diede agli emigrati
tornati in Francia le cariche di corte risuscitate coi vecchi titoli e
il vecchio cerimoniale. Queste parole questi simboli già desueti
furono sufficienti a inquietare l'opinione pubblica: la borghesia temette
di vedere rimesso in discussione il possesso dei beni nazionali; gli ufficiali
dell'armata imperiale ridotti a mezza paga, s'irritarono per l'ozio in
cui vivevano; la bandiera bianca era detestata quasi da tutti.
Napoleone approfittò di questo malcontento e tornato dall'isola
d'Elba fu seguito dall'esercito e dal popolo, mentre il re fuggiva in
Belgio. Ma sua avventura durò soltanto cento giorni e il suo sogno
si infranse definitivamente a Waterloo (1815). Ma lasciò tracce
durature nella vita politica francese. Essa realizzò la congiunzione
tra bonapartismo e liberalismo, contro cui si sarebbero infranti i tentativi
francesi di monarchia costituzionale, nel XIX sec. Quando Luigi XVIII
salì nuovamente sul trono la Francia era divisa in due campi ostili,
eppure il re si ostinò nella sua opera di riconciliazione: non
poté evitare gli eccessi del terrore bianco, ma i tribunali condannarono
soltanto alcuni capi che avevano tradito il giuramento di fedeltà
prestato al re nel 1814. La carta fu lievemente modificata e il potere
regale rafforzato. La restaurazione fu per la Francia un periodo di apprendistato
del regime parlamentare. Le sue basi erano certo ancora ristrette: il
censo ancora molto elevato riduceva il numero degli elettori a circa 90.000
proprietari terrieri, commercianti e industriali; i ministri erano responsabili
solo davanti al re. Erano proprio i ministri tuttavia, che esercitavano
il vero potere. Durante la Restaurazione si svilupparono le lotte tra
i partiti, si cominciò a parlare della destra, del centro e della
sinistra,secondo i posti occupati nell'assemblea dei deputati delle varie
tendenze. I costituzionali che sedevano al centro erano gli unici soddisfatti
della carta. A destra gli ultra-realisti, che si rifacevano alle idea
tradizionaliste di De Bonald e De Maistre, e riponevano le loro speranze
nel conte d'Artois, il futuro Carlo X, chiedevano che venissero restituiti
i loro beni agli emigrati e abolito il concordato. A sinistra , i liberali
avevano come capi dei finanzieri (Lafitte, Casimir Perir), degli ex repubblicani
(La Favette), dei militari attaccati alla bandiera tricolore (il generale
Foy),degli intellettuali che si atteggiavano volentieri a volteriani (B:
Costant, P., L. Courier), La diffusione delle idee politiche fu facilitata
dal regime liberale della stampa, ma i giornali soggetti a una cauzione
elevata,non raggiungevano le classi popolari. In realtà la Restaurazione
fu il regime della grande borghesia finanziaria e industriale. All'esterno
la Francia non era in grado di condurre una politica attiva: l'Europa
era decisa, dopo ventenni di guerra a tenerla sotto stretta sorveglianza.
Almeno la Restaurazione aveva impedito lo smembramento del paese: Tuttavia
il governo dei Borbone non riuscì a diventare mai veramente popolare,
il regime elettorale basato sul censo escludeva quasi tutta la nazione
dalla partecipazione agli affari pubblici; il paese si comprometteva per
la sua collusione con una maldestra reazione clericale; la leggenda napoleonica
cominciava a diffondersi nel paese, alimentando sogni di gloria militare.
L'assassinio del duca di Berry (1820) provocò la caduta di Decazes
e l'arrivo al potere degli ultrà con Villèle: da allora
il regime seguì una fatale evoluzione, che si accentuò sotto
il regno di Carlo X (1824-1830) il clericalismo si rafforzò, estese
il suo controllo sull'università, sui funzionari e sull'esercito;
fu istituita la legge del doppio voto che permetteva ai più ricchi
di votare due volte; manifestazioni come la consacrazione di Carlo x a
Reims e la legge sul sacrilegio ferirono la borghesia volterrana; la "legge
di giustizia e di amore", depositata nel 1827 per sopprimere la libertà
di stampa fallì davanti alla potente opposizione liberale e Carlo
X tentò tre volte di sospendere il regime costituzionale. Messo
in allarme dai giornali dell'opposizione, il popolo pariginosi sollevò
e le"tre giornate gloriose" (27-29-luglio 1830), portarono alla
caduta dei Borbone e all'avvento di Luigi Filippo d'Orleans, candidato
della borghesia liberale guidata da Thiers.
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