e tu, che la bellezza dei ribaldi
hai saputo raccogliere, le collere
dei pugili, lascive faunesche,
Puget, debole e giallo, malinconico
imperatore dei forzati, gonfio
nella tua grande anima di'orgoglio;
Goya, incubo pieno di misteri,
di feti che le streghe fanno cuocere,
di vecchie che si specchiano, di ignude
fanciulle che si aggiustano le calze
per indurre i demoni in tentazione;
Delacroix, scuro lago di sangue
frequentato dagli angeli perversi,
e da un bosco d'abeti sempreverde
ombreggiato; là, sotto un mesto cielo, come un sospiro smorzato di
Weber,
trascorrono fanfare stravaganti.
Maledizioni, bestemmie, lamenti,
pianti, estasi, grida. Te Deum, sono
un eco ripetuta senza posa
da mille labirinti, sono un oppio
divino per il cuorre dei mortali.
Ripetuto da mille sentinelle
è questo grido, un ordine trasmesso
da mille portavoci; è come un faro
su mille rocche acceso; è un suono di corno
nel bosco, ove qualcuno s'è perduto!
Perchè, o Signore, certo è il
più gran segno
di nostra dignità questo singhiozzo
ardente che si svolge d'evo in evo
ed alle rive del tuo eterno muore.
VI