MADRIGALE TRISTE

A memory of Venus 1910

I

Che m'importa che tu sia onesta? Sii
bella e sii triste! Ché le lacrime
aggiungono al tuo volto ancora un fascino,
come il fiume al paesaggio; spesso ai fiori
ridà vita e splendore l'uragano.
T'amo ancora di più quando la gioia
fugge via dalla tua fronte prostrata,
quando annega il tuo cuore nell'orrore
e si dispiega sopra il tuo presente
l'orrenda nuvolaia del passato.
Io t'amo quando un'acqua calda come
sangue dal tuo grande occhio scorre, e quando,
malgrado la mia mano che ti culla,
la tua angoscia, che troppo pesa, strazia
come fa un rantolo d'agonizzante.
Aspiro, voluttà divina, inno
profondo, delizioso, del tuo seno
tutti i singhiozzi; danno luce al cuore
le perle che ti scendono dagli occhi!


II

Io so che di strappati e vecchi amori
il tuo cuore trabocca e ancora brucia
come fucina, e che ci cove dentro
un po' d'orgoglio, quello dei dannàti;
ma, mia cara, fin tanto che i tuoi sogni
non avranno i riflessi dell'Inferno,
e che sognando di veleni e spade
in un incubo lungo senza tregua,
di polvere e di ferro innamorata,
a ognuno aprendo l'uscio con timore,
leggendo ovunque la sventura, al suono
dell'ora in preda a convulsioni, e il morso
sentito non avrai del gran Disgusto,
schiava regina che ami con terrore,
non potrai nell'orrore della notte
malsana, colma l'anima di gridi,
dirmi: " Mio Sire, sono pari a te !"

HOME

biografia
 
opere
antologia

links

il momento storico
 
i suoi contemporanei
 
i poeti maledetti
la fortuna critica