LXXVI

SPLEEN

Ho più ricordi in me che se mille anni
avessi. Un grosso mobile a cassetti
stipato di bilanci, versi, lettere
d'amore, di verbali, di romanze,
e di pesanti ciocche di capelli
avvolte da quietanze, non nasconde
segreti quanto il mio cervello triste:
piramide ed immensa tomba, cela
più morti che comune sepoltura.
Io sono un cimitero dalla luna
aborrito, in cui vermi lunghi, come
rimorsi, si trascinano, e che sempre
s'avventano sui morti miei più cari.
Sono un vecchio salotto, d'appassite
rose ricolmo, dove alla rinfusa
le mode sorpassate insieme giacciono,
dove pastelli lamentosi e i pallidi
Boucher, soli, respirano il profumo
Di una fiala sturata.
Nulla eguaglia
in lentezza quei giorni zoppicanti,
quando immortali proporzioni assume
la Noia, della triste indifferenza
il frutto, sotto il peso del fioccare
nelle annate nevose. E non sei ormai,
viva materia, che una roccia stretta
da un incerto terrore, addormentata
in un Sahara nebbioso, una sfinge
ignorata dal mondo indifferente,
dimenticata sulle mappe: canta
il suo selvaggio umore solamente
sotto i raggi del sole che tramonta.

Fernand Khnopff

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