L'avventura poetica di Tristan Corbière è innanzitutto la tragedia di un uomo che ama con il più profondo dell'anima, e non può invece amare ed essere amato per colpa di un fisico minato e repellente. Nasce 1845, nel maniero di Coatcongar, presso Morlaix, in Bretagna. Figlio di un capitano di lungo corso, autore di un buon numero di romanzi a sfondo marinaresco, Tristan "soffre" di una passione sviscerata per il mare e per i viaggi che non potrà mai soddisfare perché colpito, dall'età di quindici anni, da violentissimi reumatismi. Innamorato perdutamente di una donna, la Marcelle delle sue poesie, si abbasserà a dividerla con un altro uomo; gli altri suoi amori femminili saranno in genere di tipo venale, "donne che si comprano con trenta soldi". La sua vita e le sue poesie sono un violento naufragio di questi tre temi dominanti: passione per il mare, amore per le donne e odio per il suo povero corpo: "Quel rospo là, son io". "Giovane filosofo alla deriva, Ritornato senza mai essere stato, Cuore di poeta mal piantato: Perché volete che viva ?". Poesia bizzarra, poesia di furore, bestemmia, imprecazione, e rifiuto. Poesia urlata e mai cantata. L'unica opera che ha scritto, Gli amor gialli (Les amours jaunes), e pubblicata a sue spese nel 1873, non trova acquirenti. Ma la cura maniacale con cui ha curato la disposizione grafica delle poesie e la sua sintassi nervosa, spezzata, fanno di lui un singolare precursore di Apollinaire e dei suoi Calligrammi, del dadaismo e del surrealismo. Passa quasi tutta la sua vita a Roscoff, per motivi di salute e di clima. Ogni tanto, sbarca a Parigi, famelico di vita, donne e poesia. Nel dicembre 1874 viene trovato svenuto nella sua camera di Parigi, in abito da ballo. Trasportato in una clinica, e poi a Morlaix, muore il 1° marzo 1875. "Poeta prigioniero della sua natura" ha scritto Jean Rousselot nella prefazione alle poesie di Corbière "ma cosciente dei suoi poteri al punto di trovare libertà e nutrimento nella sua stessa prigione; poeta maledetto che si corona della sua maledizione e rovescia quel gigantesco spegnimoccoli che è per lui tutto il creato, Corbière non ha mai finito di esserci maestro". |
IL ROSPO
Un canto in una notte senz'aria
- la luna placca in metallo chiaro
I ritagli del verde scuro.
Un canto; come un eco, tutto vivo
Interrato, là, sotto il boschetto
- Tutto tace: Vieni, è là, nell'ombra
- Un rospo! - Perché questa paura,
Accanto a me, tuo soldato fedele ?
Guardalo, poeta tosato, senz'ali,
Usignolo del fango
- Orrore! -
- Canta. - Orrore !! - Orrore Perché ?
Non vedi tu il suo occhio di luce
No: se ne va, freddo, sotto la sua pietra
..................................................
Buonasera - quel rospo là, son io.
SONETTO POSTUMO
Dormi: questo letto è il tuo
Non andrai più
al nostro.
- Chi dorme pranza. - Ai tuoi denti il fieno verrà solo.
Dormi: t'ameranno - l'amato è sempre l'ALTRO
Sogna: la più amata è sempre la più lontana
Dormi: ti chiameranno bel ladro di stelle!
Cavalcator di raggi!
quando sarà buio;
E l'angelo del soffitto, magro ragno, la sera,
- Speranza - sulla tua fronte vuota filerà le sue tele.
Ridi: i primi onori t'attendono sotto il sudario.
Ti romperanno il naso con un colpo d'incensiere,
Dolce aroma! Per le ganasce in fiore, colme di grasso
D'un sacrestano a modo, con il suo spegnitore.