XXXII
Una notte che accanto mi trovavo
a un'orribile Ebrea, come un cadavere
steso presso a un cadavere, a pensare
incominciai, vicino a quel venduto
corpo, alla malinconica bellezza
di cui si priva la mia brama. In me
evocavo fingendola la sua
nativa maestà, il suo sguardo armato
di grazia e di vigore i bei capelli
che sopra il capo le fan come un elmo
profumato, che solo a ricordarlo
mi riaccende il gusto per l'amore.
Ché avrei baciato con trasporto il nobile
tuo corpo, e dai tuoi piedi freschi svolto
avrei fino alle belle trecce nere
tutto il tesoro delle mie carezze
profonde, se, regina impietosa,
qualche sera, con una sola lacrima
avuta senza sforzo, tu potessi
solamente offuscare lo splendore
immoto delle tue pupille gelide.
Istar (Fernand Khnopff 1888)