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carlo mariani |
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1992 S.Anna Arresi (CA) "PUNTA GIARA PIPES" - Produzione originale del Festival "Ai confini tra Sardegna e Jazz" di Sant'Anna Arresi con Ralph TOWNER, Paolo FRESU, Alberto MARIANI, Furio DI CASTRI e Fulvio MARAS.LA NUOVA SARDEGNA Lunedi 24 ago 1992 "Punta Giara Pipes" Ricerca e tradizione: un esperimento che salda la memoria dei secoli con il passo svelto dellelettronica Dalle launeddas arriva il suono del nuovo jazz Produzione del festival di S. Anna Arresi con Fresu, Towner, Di Castri, Maras e i fratelli Mariani Angelo Porru S. ANNA ARRESI Un ciclo sè compiuto. Le basi vengono dallestate del 1987. In quellanno, il festival Ai confini tra Sardegna e jazz benediceva un matrimonio ardito. Era un incontro fra i suoni di uno strumento arcaico e i linguaggi della musica dei nostri tempi. Non si sposavano per la prima volta, le launeddas e la grammatica jazzistica. Eppure fu proprio quelloccasione a convincere sulla possibilità di ununione solida e armonica. Da allora, la convivenza è stata incoraggiata e praticata in diverse sperimentazioni. Gli esiti migliori, però, proseguivano la linea battezzata dalla rassegna di SantAnna Arresi. E ancora qui, adesso, trova compimento un percorso intrapreso quasi per scommessa. Al traguardo si ripresenta il nome di Carlo Mariani. Suonava lui, insieme alla chitarra di Massimo Nardi e alla batteria di Ettore Fioravanti, le launeddas del matrimonio iniziale. Ed è sempre questo allievo di Dionigi Burranca, in compagnia dei plettri di Nardi, ad animare la squadra etno futuribile dei Tanit. In aggiunta, sia Carlo che il fratello Alberto compaiono da protagonisti nel dialogo tra una grande voce del sassofono e le tre canne della tradizione sarda. Se Dave Liebman ha voluto confrontarsi coi respiri infiniti delle launeddas, la molla va dunque cercata in casa Mariani. A questo stesso indirizzo ha bussato, allincirca nellinverno scorso, lassociazione Punta Giara. Per il festival che stasera chiude acclamando Pat Metheny, era in vista una produzione originale. Si trattava, in sostanza, di rifinire e irrobustire 1idea che cambiava lorizzonte delle launeddas. E visto che la rassegna riconosceva nella chitarra il suo filo conduttore, sarebbe sceso in campo pure un maestro come Ralph Towner. Il chitarrista degli Oregon non se limitato al ruolo di ospite con blasone illustre. Sua, infatti, è stata la composizione che ha aperto la serata in cui si concretizzavano mesi di lavoro e di contatti. Ha de- collato con molte attese, questa Punta Giara Pipes. Ma sono bastate poche battute per capire che 1impresa stava trovando subito la strada giusta. Via via, si sono sciolti i dubbi che hanno tallonato tutta la lunga vicenda dei rapporti tra umori etnici e sintassi del jazz. La tromba di Paolo Fresu, autore anche di una programmatica Walk about, ha escogitato risonanze capaci di saldare la memoria dei seco li col passo svelto dellelettronica. Fulvio Maras, affaccendato su batteria e percussioni, è riuscito dove altri avevano mancato clamorosamente il bersaglio, creando ritmi raffinati per il battito essenziale del patrimonio popolare. Altrettanto sa fare il Furio Di Castri al contrabbasso, che mostra pure unottima vena dimprovvisatore. Dalla chitarra di Towner, poi, si è ascoltato il tocco leggero di unispirazione rifinita al cesello. Niente di meglio, insomma, per accogliere il ronzio delle launeddas m una cornice rispettosa dellidentità altrui. Ma le mire sono decisamente piu alte. Gli otto brani scritti dai musicisti sul palcoscenico sono un banco di prova per verificare una trasformazione radicale. Nelle mani di Carlo e di Alberto Mariani, le launeddas riplasmano il loro antico portamento, e si ritrovano a duettare in scioltezza con laccento dei sassofoni o con lo spirito del blues. Alberto Mariani azzarda perfino, col suo sax, una versione di While my lady sleeps, gemma dei repertori jazzistici. Dalla parte delle launeddas, nessuna difficoltà a tenere la marcia giusta. Siamo a un capolinea, e il viaggio deve ora ricominciare. la foto: |
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