BIUTIFUL Regia di: Alejandro González Iñárritu Nei quartieri grigi e malfamati di una labirintica Barcellona da terzo mondo si aggira Uxbal, un marginale. Aiuta i cinesi a commettere reati. Parla coi morti, un bambino dei tre che sono stati vittime di un incidente e che stanno nelle bare bianche. Gli resta poco da vivere, al massimo un paio di mesi. Piscia sangue. E’ in cura. Fa una TAC per il cancro alla prostata. Alleva i due figli da solo ed è litigiosa anche la relazione con la moglie, che visita saltuariamente i figli ma vive con un altro. La situazione già insopportabile si complica ulteriormente quando incontra un amico d’infanzia che adesso fa il poliziotto. |
Javier Bardem è il bel barbuto che deve guardare la morte in faccia senza eroismi: è sensitivo e veggente non per sé ma per gli altri e parla con le anime dei morti prima che si separino dal corpo. Tra gli immigrati clandestini, una retata ben diretta da Inarritu (che scrive da solo per la prima volta dopo la separazione artistica da Guillermo Arriaga in Babel e 21 grammi-Il peso dell’anima) in mezzo alla folla e occasione per aiutare un africano e farsi manganellare da un poliziotto. Inseriti in un fosco intrigo, tutti i personaggi del film sono tribolati e dal tragico destino. La morte è vista come cosa tangibile e non come concetto astratto. E’ un film intimo, dai sottintesi morali, altamente drammatico (che sconfina nel melodramma strappalacrime per l’accumulo di tragedie), triste, oscuro e duro, tutti i cinesi muoiono asfissiati per un incidente, la moglie Maramba è una prostituta alcolizzata inaffidabile e poco ci manca che gli spariscano tutti i soldi destinati al futuro dei figli.Maurizio Ferrari Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti fino al 6 luglio 2011 e successivamente nell’archivio. |
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