MOTEL WOODSTOCK Regia di: ANG Lee Mamma e papà del giovane di origine ebraica Elliot sono alla canna del gas, pieni di debiti, il loro motel El Monaco cade a pezzi, il terreno è ipotecato. Oltretutto l’autostello è a Bethel, cittadina rurale in mezzo al nulla dello Stato di New York nella grande America, con l’eco lontana che qualcosa del vecchio se ne sta andando e qualcosa del nuovo di cultura hippie, love ’n peace sarebbe bello viverlo in prima persona, ma lì le attrazioni sono nulle e le attrattive non esistono. Peraltro anche i nativi non hanno nessuna pretesa. Succede che Michael Wadleigh aveva già tentato di organizzare un grande concerto a Whitelake, primo posto deputato all’esibizione, poi subentra Woodstock dove il festival si sarebbe dovuto tenere, poi anche Walkhill disse no. Capita che per caso Elliot si ritrovi un permesso per fare un concerto dalle sue parti e convoca Michael Wadleigh e tutti i produttori della Woodstock Ventures, si fanno contrattazioni a non finire sui campi, i terreni, le assicurazioni e le riassicurazioni per non rovinare i pascoli per il bestiame. |
Il film è il prefestival, ironia, memoria, pace, droga, condivisione, risate, musica, commedia delle belle speranze del tempo che fu, un momento prima che inizi la guerra per i soldi. La televisione in bianco e nero manda in onda l’allunaggio. Riproducendo l’atmosfera del tempo e lo splitscreen. Ang Lee fa rivivere i retroscena e le aspettazioni del massimo evento rock da 500.000 persone e dell’amore libero dell’agosto 1969 e di quel periodo musicale grazie al libro di memorie dell’organizzatore dell’evento Elliot Tiber con Taking Woodstock: A True Story of a Riot, a Concert, and a Life, appunto parlando di Woodstock e non cercando di ricreare i momento con una improbabile ricostruzione basata su attori copia delle star del rock quindi senza fare vedere il concerto ma solo ai suoi preparativi del raduno rock per antonomasia e facendo intuire qualcosa con qualche musica che arriva da lontano. Si parla invece dei ragazzi che là si riempirono di fango e di una irripetibile idea di sentire comune. Emergono le storie personali e lo spirito di un’epoca che presagiva l’impossibilità di rimanere innocenti. Soprattutto per tre giovani idealisti, che si trovano a vivere l’ultimo momento di innocenza dell’America. Con l’occhio curioso dello straniero Ang e con taglio di commedia lieve, romantica e nostalgica, si vedono i primi passi di un nuovo periodo, frutto delle precedenti esperienze, ma ancora senza la frenesia attuale. Peraltro il film prima che presentato al Festival di Cannes si sarebbe detto presente al Festival di Venezia, essendo il regista presidente della giuria della Mostra 2009 e lì vincitore di Leoni d’Oro con I segreti di Brokeback Mountain e Lussuria-Seduzione e tradimento. Maurizio Ferrari Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio. |
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