L’occasione, rimasta memorabile e ritenuta particolarmente
importante nella vita della Comunità, che permise di irrobustire
questo singolare rapporto fu lo straordinario pellegrinaggio con
cui nel 1675, in occasione dell’Anno Santo indetto da Papa
Clemente X, anche “li Fratelli e Sorelle della Illustrissima
Compagnia di castello Disangro” decisero di raggiungere “l’Alma
città di Roma” insieme al “felice stuolo di fedeli numerosissimo
sotto diversi stendardi aggregati a diverse Archi
Confraternite”.
A piedi, devotamente trasportando a spalla il simulacro
della loro Madonna del Rosario da poco realizzato, essi si
avventurarono “per il disastro del lungo viaggio di sei
giornate”, affaticati “per il tempo assai piovoso”. Quando
finalmente “pervennero” alla meta, “alli 11 di Novembre […]
furono costretti a ritirarsi nei diversialberghi” per il
maltempo. Sicchè, “impediti dalla pioggia”, né quel giorno né il
successivo potettero riunirsi nella processione che “finalmente
alli tredici del sopradetto” mese potè essere “intimata” con
inconsueta solennità. Fuori le mura della Città, “nel giardino
delli Signori robberti”, tutti indossarono l’abito bianco e la
mozzetta nera, provenienti in parte dalla sagrestia della
Minerva, donde i Padri domenicani ì, preceduti da una corce
d’oro e da una “bandinella di rase bianco, fiorata di rose di
ricamo”, giunsero alle ventidue per incontrali.
Di non comune sfarzo fu “l’Ordinanza della processione […]
con lìassistenza di alcuni signori uomini romani”.
“Alla ordinata Processione, servirono di guida due
Mandatari vestiti di panno bianco, e mantello bianco, con mazze
inargentate, seguendo a questi la Croce di argento del convento
con la bandinella ornata di rose ricamate che alludevano al
Rosario. Seguirono dopo la Croce molte coppie de’ Padri
domenicani con la cappa nera.
Dopo dei quali seguivano fratelli con cigne di cordovano
nero e due lanternini bianchi, posti ad oro con vetri. E perché
l’entrata delle Compagnie in Roma gl’è una delle principali
funtioni, esercitate inogni venticinque anni, […] perciò
nell’entrare dalla Porta del Popolo sopra la soglia della
medesima, genuflessi i Fratelli la baciarono divotamentre, in
reverenza del Sangue sparso da santi Martiri nella pianura di
Roma.
Seguirono altre coppie de’ Fratelli doppo dè quali venne il
Gonfalone fatto a bandiera di damasco bianco con l’immagine
della beata Vergine del Rosario, del Patriarca San Domenico, e
di S. caterina da Siena, quale Gonfalone fu preceduto da quattro
trombettieri del Senato di roma vestiti di velluto liscio rosso,
e trine d’oro.
Questi in diverse strade di Roma affiatarono le trombe
[...]; essendovi anche buone coppie di torce accese di quattro
libre l’uno.
E perché la processione maiormente rilucesse,
intramezzarono tra una coppia e l’altra delli fratelli, una
coppia di Padri domenicani tutti con il rosario alle mani. […]
venne portato il Crocifisso da’ tre fratelli; proseguendo fino
al Talamo della Vergine altre coppie, fra religiosi e fratelli.
Finalmente al comparire del Talamo e della santissima
Immagine […] applauso del popolo. […] Dodici musici delle
Basiliche, con cotte, cantando per la via […].
Seguì doppo il clero delli molti reverendi signori
sacerdoti tutti in cotte piegate e berrette sacerdotali,
andandovi in ultimo il molto e reverendo Padre curato con stola
candida.
Appresso poi venne portato il Gonfalone delle donne, dove
in mezzo al damasco bianxìco similmente vi era l’immagine del
SS. Rosario […] il tutto preceduto da due Signore principali del
Castello Disangro […].
Finalmente all’ultimo seguivono li molti Reverendi Padri
Priori (del convento della Minerva e di Castel di Sangro) con le
stuole fiorate d’argento […].
Tutta questa ordinata processione passo per tutto il Corso
di Roma, e pervenuto il Talamo accanto alla portaria delle
Monache di Beneficenza, fermassi alquanto per essere riverito
dalla divotione di quelle esemplarissime Madri, seguitando poi
la processione verso Piazza di S. marco ed il palazzo dè Signori
papalini, trasportossi verso le Monache di S. Chiara e pervenuta
alla Chiesa della Minerva fu ricevuta con suono di campane, di
trombe, di musica; e di suono d’organi”.
Il rito professionale riprese il giorno successivo e
procedette alla visita delle quattro Basiliche. Oltre che al
Quirinale, ove ricevette le benedizione del Papa, la teoria
sostò in diverse altre chiese e conventi della città, spesso su
invito delle monache che li abitavano, per concludersi in San
Pietro, donde i pellegrini rientrarono alla Minerva.
“Si deve notare che essendosi guastati i tempi nel giorno
dell’entrata, si accomodarono e nel seguente giorno alla visita
delle Chiese fu un sereno assai lieto: ma il di seguente
terminate le funzioni essendosi di nuovo intorbidata l’aria:
pare che anco il Cielo habbia con i suoi azzurri applaudito alla
Regina de’ Cieli”. |