Gli amori
e gli intrighi politici di Enrico II d'Inghilterra e
della moglie Eleonora D'Aquitania tornano a rivivere
nell'allestimento teatrale de Il leone d'inverno
dopo la memorabile interpretazione cinematografica di
Katharine Hepburn e Peter O'Toole del
1968.
Nel
1183 Enrico II regna in Inghilterra, tenendosi accanto
la giovane principessa Alice, dopo essersi separato
dalla moglie Eleonora e averla confinata da dieci anni
in un castello, il re decide di designare il suo erede
fra i suoi figli Goffredo, Riccardo, Giovanni approfittando
delle feste di Natale in cui permette alla moglie di
uscire e di ritornare, per poco, alla loro reggia.
Lo
spettacolo assume le sembianze di un dramma moderno
in quanto si assiste allo scontro fra marito e moglie,
fra padre e figli e i figli fra di loro. Enrico e Eleonora,
pur amandosi, riescono solamente a farsi del male e
a ricattarsi a vicenda. I figli tessono trame gli uni
agli altri per avere la meglio.
Lo
spettacolo però assume una doppia valenza: drammatica
per i temi trattati e ironica, divertente per il modo
in cui essi sono trattati. Il testo è infatti scritto
da Goldman, un autore americano, morto nel 1998,
che ironizza sulla storia europea.
Difficile
è stato per il regista Mauro Avogadro mettere
in scena un testo che tutti ricordano per il film, ma
egli dichiara di avere accettato questa sfida per "un
ostinato gesto di fiducia nella forza del Teatro." Egli
vuole intrattenere il pubblico con la sola forza della
scrittura scenica che alterna ora il dramma storico,
ora una commedia familiare. Il regista interpreta le
strategie e le cattiverie usate da marito e moglie per
mantenere i propri possedimenti, come "quelle di una
coppia moderna che cerca di proteggere quello che oggi
si suol definire il proprio spazio vitale".
Gli
interpreti sono Andrea Giordana e Rossella
Falk che avevano già lavorato insieme in La signora
delle camelie. I due attori, carismatici, incarnano
con maestria i due sovrani dalla forte personalità che,
nelle scene in cui si contrappongono, sembrano volersi
sbranare per non darla vinta l'uno all'altro. Essi rendono
alcune scene così vive da far dimenticare agli spettatori
che stanno assistendo a un dramma d'ambiente medievale,
come quella del II atto in cui essi si rinfacciano l'educazione
dei figli con modernità di intonazioni.
Bravi
sono i giovani interpreti a cui il regista Avogadro,
considerato maestro di giovani attori fa da guida:
Roberto Valerio (Giovanni), Massimiliano Franciosa
(Goffredo), Massimo Poggio (Riccardo), Giorgio
Lupano (il re di Francia Filippo), Valentina
Sperlì (Alice Capeto).
Di
grande suggestione sono le scenografie che riproducono
i diversi ambienti del castello di Chinon elaborate
da Francesco Zito e i costumi di Giovanna
Buzzi. La traduzione del testo è di Enrico Medioli
che aveva già tradotto la sceneggiatura del film ed
è stata attualizzata tanto da risultare spregiudicata
e moderna.
Per
l'alternarsi dei due registri tragico e ironico lo spettacolo
risulta molto piacevole e interessante sia per gli amanti
del genere storico, sia per chi vuole seguire delle
vicende familiari.
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