Vincenzo
Salemme
fa di nuovo centro con un'ironica commedia sui rapporti
interfamiliari, Di mamma ce n'è una sola, già
rappresentata a Milano nella scorsa stagione. Reduce
dai successi dei film L'amico del cuore, tratto da un
suo testo teatrale e Amore a prima vista, ritorna al
teatro come autore, attore, regista, assommando le tre
funzioni.
Lo
spettacolo presenta, tramite una strizzatina d'occhio
a Pirandello, la confusione tra realtà e finzione provocata
da una strategica invenzione di un figlio che vuol risolvere
il vuoto lasciato dalla presunta futura scomparsa dei
propri cari preparando accanto a loro degli attori che
prima imparano e poi interpreteranno la loro parte di
padre, zia, ecc.
I
veri personaggi vedendosi riflessi nei familiari bis
hanno modo di osservare che il loro comportamento per
tutta la vita è stato succube dell'autorità della madre
Chiara. Solo lei non viene replicata, perché è unica
e insostituibile, "di mamma ce n'è una sola".
Lo
spettacolo passa da momenti esilaranti come il gioco
di parole sui nomi delle razze dei cani, a momenti malinconici
come il ricordo del matrimonio sfumato tra il medico
di casa e una delle sorelle di Chiara, fino all'inquietante
finale che si svolge al buio, mentre viene illuminata
solamente la diabolica madre che ha ricondotto l'ordine
in famiglia e che ha risolto la situazione con un finale
a sorpresa. Inesauribile è la creatività recitativa
di Salemme sostenuto da Maurizio Casagrande,
il medico, in duetti incalzanti e divertenti.
I
personaggi appaiono ben caratterizzati: l'insostituibile
madre in cui Salemme appare credibile nel comandare
l'andamento della casa e della famiglia ora in modo
autoritario, ora in modo canzonatorio. La figura della
madre domina psicologicamente tutti con la sua apparente
impassibilità, convinta di avere in mano le redini della
famiglia.
Il
dottor Perrella, personaggio sfaccettato giocato sull'ironia,
sul sorriso più che sulla risata, assume un ruolo sempre
maggiore nel corso dello svolgimento dello spettacolo,
ma solamente nel finale si vengono a scoprire aspetti
drammatici della sua esistenza. Il dottore assume così
agli occhi degli spettatori un differente ruolo, poiché
non sembra più un personaggio buffo, incapace di reagire,
ma un individuo tormentato che dal momento in cui si
è visto privato degli affetti più cari accetta qualunque
sopruso.
Un
altro attore fedelissimo a Salemme è Nando Paone
dalla mimica del volto straordinaria; si veda l'episodio
in cui mima il bancone di un salumiere. Egli interpreta
un attore che osservando il padre di famiglia ne imita
le caratteristiche e, pur essendo volutamente diverso
fisicamente, riesce nella parte.
Incursioni
più o meno dialettali rientrano nello spettacolo con
il vivace personaggio della cameriera ciociara, e nello
strano linguaggio della cognata. Il copione viene ampliato
a seconda delle reazioni del pubblico con battute all'improvviso
attraverso le quali appare evidente che gli attori stessi
si divertono.
La
regia è attenta a disporre i movimenti degli attori
nello spazio scenico come nella sequenze con la maggior
parte degli attori in scena che risultano sempre armoniche,
non affollate.
Il
testo basato su battibecchi che fanno parte della vita
di tutti viene apprezzato dal pubblico che segue lo
spettacolo con una partecipazione diretta sottolineando
le battute con risate e applausi a scena aperta.
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