|
|
Il Teatro
Officina di via S. Elembardo
2 a Milano è un piccolo grande teatro. Piccolo in dimensioni,
struttura, mezzi (totale autofinanziamento) ma grande
in quanto ad attori, repertorio e spirito di gruppo.
Perché lo spirito di gruppo? Perché la filosofia del
Teatro Officina è da 25 anni, quella di lavorare
insieme, partecipare insieme ed esprimere qualcosa insieme,
mettendo quindi al bando ogni velleità mattatoriale,
anche se nel gruppo emergono individualità notevoli
per bravura e talento.
Lo
scopo principale è quindi, in primo luogo, quello di
stabilire dei rapporti umani e, in un secondo tempo,
professionali: questo perché non esiste il "recitare",
bensì il "comunicare". Comunicare con se stessi, con
gli altri, con il pubblico, lavorare con le persone:
questo è il must della filosofia del Teatro Officina.
E i giovani attori che seguono i corsi del Teatro hanno
capito e assorbito subito questa filosofia. Guidati
dal direttore artistico Massimo de Vita, 9 giovani
e bravissimi attori, hanno dato vita a 2 rappresentazioni
veramente degne di nota.
Ne
"Le nozze dei piccoli borghesi" di Bertolt
Brecht, viene rappresentato uno spaccato di una
tipica famiglia borghese durante il pranzo di nozze.
Emergono lentamente tutte le ambiguità, le ipocrisie
e le banalità esistenti tra amici e parenti: dalle sciocche
storielle Raccontate a tavola dal padre della sposa
(Emanuele Gabardi), ai commenti maligni della
signora "bene" (Sara Zoccoli) sul mediocre arredamento
"fai-da-te" creato dallo sposo (Sacha Oliviero)
fino al bellissimo sfogo finale del marito bistrattato
dalla moglie bene (Davide Bessegato),che esprime
nel breve e sentito monologo tutta la stanchezza e l'amarezza
di una situazione che riassume un po' tutto il vivere
della gente.
Ne
"L'anniversario" di Cechov, testo fortemente
farsesco, un'altra festa ha la funzione di turbare i
rapporto tra i protagonisti, così come nel testo di
Brecht: è l'anniversario dell'apertura di una
banca. Si attende il controllo e il capo Scipucin (il
bravissimo Fabrizio Martorelli prima e Davide
Bessegato nella seconda parte) è in fermento: vuole
che tutto sia in ordine, sta preparando il discorso
da fare (fatto scrivere dal suo segretario Chirin!-1°
parte: Gabardi, 2° parte: Oliviero) e, proprio nel giorno
in cui tutto dovrebbe andare alla perfezione, invece
succede quello che non dovrebbe succedere : si crea
un disordine generale che culmina proprio quando arriva
il "membro della deputazione" per il controllo. Nelle
due parti in cui è suddiviso questo secondo atto, i
9 attori cambiano; questo per dar modo a tutti di partecipare
alla rappresentazione. Ciò dimostra quanto è vera la
filosofia che de Vita vuole insegnare ai suoi allievi:
partecipare tutti, senza "preferenze" e superlfuo divismo.
|
|