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Una sottile
linea rossa corre attraverso un rapimento, un aereo
dirottato, un suicidio. E' la sottile linea rossa che
separa la normalità dalla follia. "Materiali per
una tragedia tedesca" (al teatro Grassi fino al
12 aprile) rilegge in modo del tutto particolare gli
"anni di piombo", spalancando una porta sulla pazzia
collettiva degli anni '70.
Germania,
1977. A Colonia un gruppo di terroristi, chiamato Baader-Meinhof,
rapisce un ex ufficiale delle Ss ora presidente degli
industriali tedeschi. Egli dovrà scontare le sue colpe
in una "prigione del popolo". Un aereo, in volo per
Francoforte, viene dirottato da quattro studenti palestinesi.
Chiedono la scarcerazione di due loro compagni e di
undici militanti della Raf, l'organizzazione che li
aiuta nell'impresa. Tragico epilogo a Mogadiscio. Quattro
terroristi, rinchiusi in un penitenziario della Germania
del Sud, lamentano le dure condizioni di vita cui sono
sottoposti. Prima di essere arrestati, facevano tutti
parte della Raf. Il loro destino di morte si avvicina
a passi veloci. …E c'è anche spazio per il Paese del
Non, dove le vittime del nazismo possono incontrare
i loro carnefici.
Seguendo
la strada della parodia e del grottesco, Tarantino
presenta in modo originale la sua idea di terrorismo.
Da un lato uomini di stato corrotti dal potere, dall'altro
ragazzi ingenui prigionieri delle loro ideologie. Lo
spettacolo, dopo una prima parte interessante, accusa
un po' di stanchezza nel finale. Il tono drammatico,
sempre più accentuato, finisce per togliere vivacità
al racconto. Un vero peccato. Molto bravi gli attori.
Ottimo Giuseppe Pambieri, che diverte il pubblico
con uno Schmidt spesso "sopra le righe". Di grande effetto
la scenografia, soprattutto nella ricostruzione dell'aeroplano.
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