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Il
pubblico del Franco Parenti ride entusiasta delle schermaglie
amorose e delle fantasie di John Worthing (Geppy
Gleijeses) e la sua amata Gwendolen (Debora Caprioglio)
e fra Algernon (Andrea Cavatorta) e Cecily (Viviana
Lombardo). Oscar Wilde nellInghilterra
di fine Ottocento propone commedie che sono accolte
positivamente dal pubblico che si compiace di assistere
alla rappresentazione di vicende frivole e mondane espresse
negli schemi compositivi della pièce bien faite
alla francese da cui derivano le situazioni principali:
la paura di uno scandalo che possa compromettere la
rispettabilità sociale, il ritorno di personaggi
dimenticati, la scoperta di essere figli di genitori
che non si conoscono, il lieto fine che ristabilisce
lordine e favorisce la morale tradizionale.
Ma
Limportanza di chiamarsi Ernesto, pur essendo
Society drama, scritto per il divertimento
della società dellepoca, ha una forma rivoluzionaria
poiché lintreccio è basato sullo
sviluppo della conversazione più che sullazione.
Nella prima parte della commedia si assiste alla conversazione
fra John e Algernon che sembra tutta improntata sullinteresse
per il sandwiches ai cetrioli e su altri futili discorsi,
a cui i personaggi attribuiscono importanza come se
si trattasse di questioni fondamentali. La commedia
può quindi considerarsi lantesignana del
teatro dellassurdo che si svilupperà a
Parigi a partire dagli anni Cinquanta del Novecento
con Samuel Beckett e Eugène Ionesco
e che prevede il rifiuto della struttura tradizionale
della drammaturgia e la dissoluzione del linguaggio,
per cui il dialogo diventa fine a se stesso e non funzionale
allazione. La vicenda racconta due amori intrecciati:
quello di John per Gwendolen, osteggiato dalla madre
di lei, Lady Bracknell (Lucia Poli), poiché lui
non è di estrazione sociale elevata, e quello
fra Algernon, amico di John e Cecily, una giovane protetta
da John che ha sempre sentito parlare di lui e se ne
è innamorata costruendosi un suo ideale fidanzato
e scrivendo sul suo diario i loro immaginari incontri
e le separazioni.
La
parodia dei drammi amorosi si vede nel desiderio impellente
di entrambe le ragazze che i loro innamorati si chiamino
Ernest poiché tale nome ispira loro maggior fiducia
per motivi fonici tanto che cercano di indurli a ribattezzarsi;
infatti solo se avranno questo nome esse potranno amarli.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati e si esprimono
con lumorismo finissimo che contraddistingue le
opere di Wilde. La vicenda si conclude in un climax
con lagnizione di John che si scopre di nobile
famiglia, abbandonato bambino da una governante distratta,
Miss Prism (Margherita Fumero), con la scoperta
che il suo vero nome è Ernest, con gioia di Gwendolen
e con la constatazione che il bugiardo John aveva sempre
detto la verità.
La
regia di Mario Missiroli attribuisce eleganza
e classe allallestimento. Il regista decide di
metterlo in scena nel centenario della morte dellautore
perché questa commedia è la fondazione
ottocentesca del fenomeno drammaturgico centrale del
900, quel Teatro dellAssurdo [
].
Egli afferma: in questa messa in scena abbiamo
provato a proporre la commedia sotto la gelida luce
del secolo che ha inaugurato, senza vezzi pseudo britannici
e senza il tradizionale birignao della maniera brillante.
Particolare importanza ha anche la scenografia di Lorenzo
Ghiglia, collaboratore da anni di Missiroli che
così ne spiega le scelte: Intorno ai salotti
più salottieri e al giardino più stereotipato
abbiamo costruito la più ferrea e implacabile
struttura industriale del 900 nascente: questa volta
la Victoria Station (visto che la commedia è
ferroviaria)
ma potrebbe anche essere
la galera della Ballata
E sullo sfondo del melenso
giardino fioriscono le ciminiere della tragica letteratura
industriale inglese, in versione puerile, senza fare
dellarcigno moralismo.
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