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Polvere di stelle
Al teatro Manzoni dal 3 aprile al 6 maggio


di Albarosa Camaldo

 
07/04/2001
 

Maurizio Micheli accetta la sfida di portare in teatro "Polvere di stelle" reso immortale dal film interpretato da Alberto Sordi e Monica Vitti poiché, pur essendo una storia nata per il cinema, è incentrata sul mondo del teatro.
Racconta infatti la vita di una compagnia di guitti che portano in giro per l'Italia, durante gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, la loro toirnèe di avanspettacolo, genere teatrale oggi ormai finito, ma che ha ancora nostalgici ammiratori. Nello spettacolo, riscritto da Maurizio Micheli con la collaborazione di uno degli autori del film, Bernardino Zapponi, l'intento è proprio quello di far rivivere il mondo dell'avanspettacolo per le persone che lo hanno vissuto e di farlo conoscere alle nuove generazioni.

La compagnia del capocomico Mimmo Donati (Maurizio Micheli) e della moglie, la giovane e bella soubrette Dea Dani (Benedicta Boccoli), cerca di ottenere scritture da un losco impresario (Claudio Angelini) e gira attraverso l'Italia facendo tappa in sperduti paesi, proponendo i suoi numeri con povere scenografie e miseri costumi: i balletti delle Sei ballerine Sei e del ballerino solista (Guido Silveri), gli intermezzi comici di Mimmo con la sua spalla (Elio Veller) o con l'attor giovane (Matteo Micheli) ricchi di doppi sensi, i numeri di magia di Alì (Valerio Santoro) con la sua procace assistente e cantante (Daniela Terreri), le esibizioni della soubrette Dea. Essi fra uno spostamento e l'altro conducono la loro vita miseramente, saltando pranzi e cene, viaggiando in treno con un numero di biglietti inferiore al numero di persone, rubando cibo a un contadino abruzzese di cui sono ospiti. La compagnia vive il suo momento di gloria quando riesce ad allestire uno spettacolo al teatro Petruzzelli di Bari con l'appoggio degli americani in seguito all'arrivo in Italia delle forze alleate. I guitti grazie all'ufficiale americano che li scrittura (Antonio Cascio), abituati a vivere poveramente, trascorrono il tempo fra feste e cene di gala, e soprattutto propongono una spettacolo sfarzoso con costumi nuovi che richiama un pubblico entusiasta. Per Dea arriva anche un nuovo amore per il giovane e bello americano Pat (Marco Casazza) con cui sogna una vita da signora in California, rammaricandosi di aver condotto una vita povera con il marito Mimmo, ma alla fine l'amore per l'arte prevale in Dea che, abbandonata dall'americano, è orgogliosa di continuare a lavorare nella sua compagnia. Alla fine della guerra, partiti gli americani, i guitti tornano a condurre la loro misera esistenza nei teatri di periferia, sognando l'America, convinti del valore del loro mestiere.

Le scenografie di Alessandro Chiti sono volutamente essenziali e povere per meglio caratterizzare la vita dei guitti e mostrano bauli accatastati che, simbolo della vita girovaga dei comici, diventano fondali, quinte, jeep.
Di grande bravura ed energia sono gli attori sia nelle esibizioni dei brani dello spettacolo ballati e cantati, sia nella recitazione della vicenda vera e propria.
Micheli, con la sua fine ironia inglese, suscita l'entusiasmo del pubblico ed appare instancabile nel passare da un ruolo ad un altro, da comico a ballerino, e la vivace e brillante Benedicta Boccoli offre un'ottima prova di sé, indiavolata nel cantare, ballare e recitare con abilità, grazia e spirito.

Alla caratterizzazione dei loro personaggi contribuisce la maniera di parlare dei comici che, nel tentativo di fare sfoggio di un linguaggio corretto, usano le parole a sproposito suscitando l'ilarità del pubblico. Maggior spazio rispetto al film hanno anche le vicende del resto della compagnia composta da attori e ballerine, ognuno con una sua piccola storia personale. Le ballerine non sono esili come quelle a cui è abituato il pubblico di oggi, ma sono state scelte formose come erano quelle dell'avanspettacolo.

Il regista Marco Mattolini, per portare una testimonianza sulla vivacità degli interventi del pubblico di allora negli spettacoli, ha voluto giocare sulla sovrapposizione di due pubblici inserendo durante i balletti o gli sketches voci fuori scena e applausi che rappresentano le reazioni del pubblico dello spettacolo dei guitti, applausi che si mischiano a quelli del pubblico reale del Manzoni, evidenziando la magia del teatro nel teatro.

Indimenticabili e suggestive sono le canzoni interpretate dagli attori e che contribuiscono a ricreare il clima della guerra: "Andar pel vasto mar" ("La canzone dei sommergibili", "Stardust" ("Polvere di stelle"), "Maramao perché sei morto", "Oggi sposi", "L'amore è come un treno", "La canzone del boscaiolo" e la trascinante "Bella Hawaiana" con il suo famosissimo ritornello "Ma' n do'vai se la banana nun ce l'hai". Il confronto con la scatenata interpretazione della coppia Vitti-Sordi era forse lo scoglio più arduo da superare; però interpretata in diversi momenti, con ironia ed efficacia, diventa il leit-motiv entusiasmante anche in questa edizione.

 


 
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