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Maurizio
Micheli accetta la sfida di portare in teatro "Polvere
di stelle" reso immortale dal film interpretato
da Alberto Sordi e Monica Vitti poiché, pur essendo
una storia nata per il cinema, è incentrata sul
mondo del teatro.
Racconta infatti la vita di una compagnia di guitti
che portano in giro per l'Italia, durante gli ultimi
giorni della seconda guerra mondiale, la loro toirnèe
di avanspettacolo, genere teatrale oggi ormai finito,
ma che ha ancora nostalgici ammiratori. Nello spettacolo,
riscritto da Maurizio Micheli con la collaborazione
di uno degli autori del film, Bernardino Zapponi,
l'intento è proprio quello di far rivivere il
mondo dell'avanspettacolo per le persone che lo hanno
vissuto e di farlo conoscere alle nuove generazioni.
La
compagnia del capocomico Mimmo Donati (Maurizio Micheli)
e della moglie, la giovane e bella soubrette Dea Dani
(Benedicta Boccoli), cerca di ottenere scritture
da un losco impresario (Claudio Angelini) e gira
attraverso l'Italia facendo tappa in sperduti paesi,
proponendo i suoi numeri con povere scenografie e miseri
costumi: i balletti delle Sei ballerine Sei e del ballerino
solista (Guido Silveri), gli intermezzi comici
di Mimmo con la sua spalla (Elio Veller) o con
l'attor giovane (Matteo Micheli) ricchi di doppi
sensi, i numeri di magia di Alì (Valerio Santoro)
con la sua procace assistente e cantante (Daniela
Terreri), le esibizioni della soubrette Dea. Essi
fra uno spostamento e l'altro conducono la loro vita
miseramente, saltando pranzi e cene, viaggiando in treno
con un numero di biglietti inferiore al numero di persone,
rubando cibo a un contadino abruzzese di cui sono ospiti.
La
compagnia vive il suo momento di gloria quando riesce
ad allestire uno spettacolo al teatro Petruzzelli di
Bari con l'appoggio degli americani in seguito all'arrivo
in Italia delle forze alleate. I guitti grazie all'ufficiale
americano che li scrittura (Antonio Cascio),
abituati a vivere poveramente, trascorrono il tempo
fra feste e cene di gala, e soprattutto propongono una
spettacolo sfarzoso con costumi nuovi che richiama un
pubblico entusiasta. Per Dea arriva anche un nuovo amore
per il giovane e bello americano Pat (Marco Casazza)
con cui sogna una vita da signora in California, rammaricandosi
di aver condotto una vita povera con il marito Mimmo,
ma alla fine l'amore per l'arte prevale in Dea che,
abbandonata dall'americano, è orgogliosa di continuare
a lavorare nella sua compagnia. Alla fine della guerra,
partiti gli americani, i guitti tornano a condurre la
loro misera esistenza nei teatri di periferia, sognando
l'America, convinti del valore del loro mestiere.
Le
scenografie di Alessandro Chiti sono volutamente
essenziali e povere per meglio caratterizzare la vita
dei guitti e mostrano bauli accatastati che, simbolo
della vita girovaga dei comici, diventano fondali, quinte,
jeep.
Di grande bravura ed energia sono gli attori sia nelle
esibizioni dei brani dello spettacolo ballati e cantati,
sia nella recitazione della vicenda vera e propria.
Micheli, con la sua fine ironia inglese, suscita l'entusiasmo
del pubblico ed appare instancabile nel passare da un
ruolo ad un altro, da comico a ballerino, e la vivace
e brillante Benedicta Boccoli offre un'ottima prova
di sé, indiavolata nel cantare, ballare e recitare
con abilità, grazia e spirito.
Alla
caratterizzazione dei loro personaggi contribuisce la
maniera di parlare dei comici che, nel tentativo di
fare sfoggio di un linguaggio corretto, usano le parole
a sproposito suscitando l'ilarità del pubblico.
Maggior spazio rispetto al film hanno anche le vicende
del resto della compagnia composta da attori e ballerine,
ognuno con una sua piccola storia personale. Le ballerine
non sono esili come quelle a cui è abituato il
pubblico di oggi, ma sono state scelte formose come
erano quelle dell'avanspettacolo.
Il
regista Marco Mattolini, per portare una testimonianza
sulla vivacità degli interventi del pubblico
di allora negli spettacoli, ha voluto giocare sulla
sovrapposizione di due pubblici inserendo durante i
balletti o gli sketches voci fuori scena e applausi
che rappresentano le reazioni del pubblico dello spettacolo
dei guitti, applausi che si mischiano a quelli del pubblico
reale del Manzoni, evidenziando la magia del teatro
nel teatro.
Indimenticabili
e suggestive sono le canzoni interpretate dagli attori
e che contribuiscono a ricreare il clima della guerra:
"Andar pel vasto mar" ("La
canzone dei sommergibili", "Stardust"
("Polvere di stelle"), "Maramao
perché sei morto", "Oggi
sposi", "L'amore è come un treno",
"La canzone del boscaiolo" e la trascinante
"Bella Hawaiana" con il suo famosissimo
ritornello "Ma' n do'vai se la banana nun ce l'hai".
Il confronto con la scatenata interpretazione della
coppia Vitti-Sordi era forse lo scoglio più arduo
da superare; però interpretata in diversi momenti,
con ironia ed efficacia, diventa il leit-motiv entusiasmante
anche in questa edizione.
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