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La cena dei cretini
In scena dal 9 all'11 febbraio al Teatro Coccia di Novara.

di Mario Macchitella

 
12/04/2001
 

Andrea Brambilla e Nino Formicola, ovvero i collaudatissimi Gaspare & Zuzzurro, portano in Italia “La cena dei cretini” di Veber, un testo pluripremiato in Francia, dove ha registrato una sfilza di “tutto esaurito”. E’ una commedia semplice e brillante, quasi un novello vaudeville- pièce bien faite, ricchissimo di equivoci, imprevisti, situazioni rocambolesche e potentemente comiche, generati dal tentativo di un gruppo di amici, capeggiati dal rampante Pierre Brochard (Brambilla), di organizzare periodicamente una cena invitando come ospiti d’onore degli emeriti cretini (ovviamente incoscienti del proprio ruolo), per poterli sbeffeggiare ed umiliare con gusto. L’arrivo del “campione mondiale dell’idiozia”, l’impiegato Francois Pignon (Formicola), innescherà una reazione a catena di sit - com senza fine, sicuramente esilarante, ma spesso vicina anche ad un ridere quantomeno agrodolce.

La messa in scena di Brambilla, che si presenta anche in veste di regista, è pulita, lineare e sembra avere il preciso intento di permettere al testo di sgorgare liberamente e di primeggiare, senza mai entrare in conflitto con nessuna possibile scelta espressiva del regista o dell’attore: insomma, più che di regia, è corretto parlare di un buon allestimento de ”la cena dei cretini”. Certo è che i due protagonisti, oltre ad essere affiancati da una compagnia all’altezza del serrato ritmo del testo, si confermano un duo formidabile, nel quale non è possibile distinguere tra comico e spalla. Ognuno è complementare all’altro e quando, come in questa occasione, il meccanismo è ben registrato, il pubblico non può fare a meno che ridere ed immedesimarsi nelle divertenti situazioni proposte.

In tutte e tre le serate novaresi i due protagonisti si sono più volte inceppati nella recitazione, per aver dimenticato o confuso qualche battuta qua e là, ma hanno ogni volta saputo trasformare queste potenziali scivolate in momenti di rutilante e simpaticissima improvvisazione, attingendo alla loro inesauribile inventiva cabarettistica. Certo è che bisognerebbe chiedere agli altri membri della compagnia quanto panico abbiano provocato loro tali momenti di incertezza, prima che questa si sciogliesse in un caldo applauso del pubblico presente.

Il bilancio è quindi decisamente positivo, con un unico appunto, che riguarda il momento in cui Formicola, nel finale della rappresentazione, recita un passaggio che, nelle intenzioni dell’autore, avrebbe voluto essere umanamente toccante ed attirare la tenerezza dello spettatore sul povero “cretino” ingiustamente dileggiato: questa parte risulta invece piuttosto patetica e retorica, di certo non coinvolgente, e mostra la pericolosità, per un consumato attore comico come Zuzzurro, dell’incamminarsi in modo malsicuro per gli irti sentieri del teatro drammatico.

 

 


 
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