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Andrea
Brambilla e Nino Formicola, ovvero i collaudatissimi
Gaspare & Zuzzurro, portano in Italia La
cena dei cretini di Veber, un testo pluripremiato
in Francia, dove ha registrato una sfilza di tutto
esaurito. E una commedia semplice e brillante,
quasi un novello vaudeville- pièce bien faite,
ricchissimo di equivoci, imprevisti, situazioni rocambolesche
e potentemente comiche, generati dal tentativo di un
gruppo di amici, capeggiati dal rampante Pierre Brochard
(Brambilla), di organizzare periodicamente una cena
invitando come ospiti donore degli emeriti cretini
(ovviamente incoscienti del proprio ruolo), per poterli
sbeffeggiare ed umiliare con gusto. Larrivo del
campione mondiale dellidiozia, limpiegato
Francois Pignon (Formicola), innescherà una reazione
a catena di sit - com senza fine, sicuramente esilarante,
ma spesso vicina anche ad un ridere quantomeno agrodolce.
La
messa in scena di Brambilla, che si presenta anche in
veste di regista, è pulita, lineare e sembra
avere il preciso intento di permettere al testo di sgorgare
liberamente e di primeggiare, senza mai entrare in conflitto
con nessuna possibile scelta espressiva del regista
o dellattore: insomma, più che di regia,
è corretto parlare di un buon allestimento de
la cena dei cretini. Certo è che
i due protagonisti, oltre ad essere affiancati da una
compagnia allaltezza del serrato ritmo del testo,
si confermano un duo formidabile, nel quale non è
possibile distinguere tra comico e spalla. Ognuno è
complementare allaltro e quando, come in questa
occasione, il meccanismo è ben registrato, il
pubblico non può fare a meno che ridere ed immedesimarsi
nelle divertenti situazioni proposte.
In
tutte e tre le serate novaresi i due protagonisti si
sono più volte inceppati nella recitazione, per
aver dimenticato o confuso qualche battuta qua e là,
ma hanno ogni volta saputo trasformare queste potenziali
scivolate in momenti di rutilante e simpaticissima improvvisazione,
attingendo alla loro inesauribile inventiva cabarettistica.
Certo è che bisognerebbe chiedere agli altri
membri della compagnia quanto panico abbiano provocato
loro tali momenti di incertezza, prima che questa si
sciogliesse in un caldo applauso del pubblico presente.
Il
bilancio è quindi decisamente positivo, con un
unico appunto, che riguarda il momento in cui Formicola,
nel finale della rappresentazione, recita un passaggio
che, nelle intenzioni dellautore, avrebbe voluto
essere umanamente toccante ed attirare la tenerezza
dello spettatore sul povero cretino ingiustamente
dileggiato: questa parte risulta invece piuttosto patetica
e retorica, di certo non coinvolgente, e mostra la pericolosità,
per un consumato attore comico come Zuzzurro, dellincamminarsi
in modo malsicuro per gli irti sentieri del teatro drammatico.
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