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Le marionette… all'opera
In occasione del centenario verdiano torna l' "Aida" interpretata dai burattini della famiglia Colla. In scena al Teatro Studio dal 7 al 18 marzo 2001.

di Mascia Nassivera

 
11/03/2001
 

A partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento a Milano era possibile andare a teatro e assistere alla messinscena dei melodrammi di Giuseppe Verdi. E fin qui nulla di strano, se non fosse che il teatro non era la Scala ma il Gerolamo, e gli attori erano… appesi ad un filo! Stiamo naturalmente parlando delle gloriose marionette della famiglia Colla, che, da più di un secolo, allietano il pubblico milanese grazie agli spettacoli tratti dai melodrammi più famosi, con una particolare predilezione per le opere verdiane. E come non rimettere in scena quell' "Aida", allestita per l'ultima volta nel 1991 al Festival di Spoleto, proprio quest'anno che vede cadere i cento anni dalla morte di Giuseppe Verdi?

Sono circa 200 le marionette che, "cantando", "danzando", "recitando" sulle note dell'edizione 1949 diretta da Toscanini e muovendosi fra lussureggianti fondali esotici, raccontano della passione di Radames, il valoroso condottiero egiziano, per Aida, la schiava etiope figlia del re nemico Amonasro. Dopo che gli Egizi, per merito del suo coraggio, hanno respinto gli invasori provenienti dall'Etiopia, Radames, nonostante l'amore per Aida, è costretto ad accettare la mano di Amneris, la figlia del faraone. Durante un incontro segreto con la sua amata, l'eroe cade nel tranello tesogli da Amonasro e rivela al nemico importanti informazioni militari. Processato e condannato a morte per tradimento, Radames riuscirà a salvarsi solo grazie… al provvidenziale lieto fine assicurato dalle marionette.

Eugenio Monti Colla, regista e costumista dello spettacolo, si richiama alla tradizione marionettistica dell'ultimo Ottocento, ma, più che a un attento recupero filologico, punta a ricreare lo spirito popolare che aleggiava al teatro Gerolamo (ormai chiuso da tanti anni) ad ogni rappresentazione: in linea con questo taglio critico è da vedere anche la novità del lieto fine, certamente affine al gusto del pubblico dell'epoca. Molto bravi sono i "marionettisti" che guidano con i fili i burattini: grazie a gesti enfatici e movimento delle labbra i pupazzi acquistano grande espressività e sembra siano proprio loro a parlare e cantare; forse la messinscena sarebbe ancora più coinvolgente se la musica si potesse ascoltare a volume un po' più alto. I costumi sono veramente splendidi e occupano un posto importante nel successo dello spettacolo: indimenticabile Amneris nel suo abito rosa e verde o in quello color argento, per non parlare dei vestiti tradizionali degli Etiopi durante la marcia trionfale. Anche la scenografia, fra immagini del Nilo e interni di templi e palazzi è molto suggestiva: meglio comunque le scene costruite di quelle dipinte, per le quali forse si poteva fare un po' di più. Nel primo tempo dell'allestimento ci sono momenti un po' troppo statici, soprattutto all'interno delle parti liriche, che potrebbero essere superati con un uso più attento delle luci: ed è proprio quando queste si abbassano, infatti, che lo spettacolo raggiunge il suo apice, come nella scena dell'incontro notturno fra Radames e la sua amata e in quella del crollo del tempio.

L' "Aida" dei Colla per gli adulti è senz'altro una perla da non perdere, per i più giovani un modo intelligente di accostarsi al melodramma: saranno proprio loro a portarsi dentro per sempre l'immagine della sfilata dei cammelli e degli elefanti mentre risuona la marcia trionfale.

 

 


 
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