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A
partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento a Milano
era possibile andare a teatro e assistere alla messinscena
dei melodrammi di Giuseppe Verdi. E fin qui nulla
di strano, se non fosse che il teatro non era la Scala
ma il Gerolamo, e gli attori erano
appesi ad un
filo! Stiamo naturalmente parlando delle gloriose marionette
della famiglia Colla, che, da più di un secolo,
allietano il pubblico milanese grazie agli spettacoli
tratti dai melodrammi più famosi, con una particolare
predilezione per le opere verdiane. E come non rimettere
in scena quell' "Aida", allestita per l'ultima
volta nel 1991 al Festival di Spoleto, proprio quest'anno
che vede cadere i cento anni dalla morte di Giuseppe
Verdi?
Sono
circa 200 le marionette che, "cantando", "danzando",
"recitando" sulle note dell'edizione 1949
diretta da Toscanini e muovendosi fra lussureggianti
fondali esotici, raccontano della passione di Radames,
il valoroso condottiero egiziano, per Aida, la schiava
etiope figlia del re nemico Amonasro. Dopo che gli Egizi,
per merito del suo coraggio, hanno respinto gli invasori
provenienti dall'Etiopia, Radames, nonostante l'amore
per Aida, è costretto ad accettare la mano di
Amneris, la figlia del faraone. Durante un incontro
segreto con la sua amata, l'eroe cade nel tranello tesogli
da Amonasro e rivela al nemico importanti informazioni
militari. Processato e condannato a morte per tradimento,
Radames riuscirà a salvarsi solo grazie
al provvidenziale lieto fine assicurato dalle marionette.
Eugenio
Monti Colla, regista e costumista dello spettacolo,
si richiama alla tradizione marionettistica dell'ultimo
Ottocento, ma, più che a un attento recupero
filologico, punta a ricreare lo spirito popolare che
aleggiava al teatro Gerolamo (ormai chiuso da tanti
anni) ad ogni rappresentazione: in linea con questo
taglio critico è da vedere anche la novità
del lieto fine, certamente affine al gusto del pubblico
dell'epoca. Molto bravi sono i "marionettisti"
che guidano con i fili i burattini: grazie a gesti enfatici
e movimento delle labbra i pupazzi acquistano grande
espressività e sembra siano proprio loro a parlare
e cantare; forse la messinscena sarebbe ancora più
coinvolgente se la musica si potesse ascoltare a volume
un po' più alto. I costumi sono veramente splendidi
e occupano un posto importante nel successo dello spettacolo:
indimenticabile Amneris nel suo abito rosa e verde o
in quello color argento, per non parlare dei vestiti
tradizionali degli Etiopi durante la marcia trionfale.
Anche la scenografia, fra immagini del Nilo e interni
di templi e palazzi è molto suggestiva: meglio
comunque le scene costruite di quelle dipinte, per le
quali forse si poteva fare un po' di più. Nel
primo tempo dell'allestimento ci sono momenti un po'
troppo statici, soprattutto all'interno delle parti
liriche, che potrebbero essere superati con un uso più
attento delle luci: ed è proprio quando queste
si abbassano, infatti, che lo spettacolo raggiunge il
suo apice, come nella scena dell'incontro notturno fra
Radames e la sua amata e in quella del crollo del tempio.
L'
"Aida" dei Colla per gli adulti è
senz'altro una perla da non perdere, per i più
giovani un modo intelligente di accostarsi al melodramma:
saranno proprio loro a portarsi dentro per sempre l'immagine
della sfilata dei cammelli e degli elefanti mentre risuona
la marcia trionfale.
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