Tappa
Portopalo di Capo Passero - Pozzallo
Chilometri percorsi
35 circa
Durata del viaggio
1 ora circa
Data
Sabato, 12 Luglio 2003
Anche se avevo deciso che stamattina avrei dormito un po' di più, mi sveglio presto e la vista dalla finestra della mansarda del camper mi elettrizza.

Il sole sta sorgendo sul mare e sul tetto delle case di pescatori proprio di fronte a noi !

La voglia di provare a fare qualche foto per immortalare questa splendida vista mi impedisce di continuare a dormire e allora tento, senza tanto successo, di mettere alla prova le mie qualità di fotografo utilizzando la macchina digitale in modalità manuale e giocando con l'esposizione per fotografare l'Isola di Capo Passero in controluce e le casette illuminate dalla luce radente dell'alba.

Una volta svegliato decido di uscire per fare un giro verso il porto. Sono, più o meno, le 7 meno un quarto e forse riuscirò a fotografare qualcosa di interessante.
In paese, nella via parallela alla strada principale si sta montando il mercato settimanale. Ci sono anche bancarelle con cose molto strane per noi abituati agli ipermercati dei centri commerciali. Una, ad esempio, espone in modo molto ordinato tutta una serie di detersivi liquidi per la casa. Un'altra delle pesanti pezze di stoffa per abiti invernali.

Lungo la strada che scende verso il porto vengo affiancato da tre grossi cani randagi che forse sperano di mettere le zampe sul mio sacchetto del pane. Sono tranquilli e dall'aspetto tutto sommato buono anche se, la loro taglia, più o meno quella di un cane pastore tedesco, non è del tutto tranquillizzante.
Improvvisamente, da un vicolo laterale, sbuca un quarto cane, della stessa grandezza e con un gigantesco osso in bocca. Probabilmente è andato a fare visita ad un benevolo macellaio che gli ha regalato i resti di una lavorazione.
I tre cani decidono di preferire la sua compagnia alla mia e gli si affiancano con la stessa tranquillità di prima. Sembra quasi che si fossero dati appuntamento proprio lì ed il quartetto prosegue il vagabondaggio verso un posto tranquillo dove fare colazione.
Mi viene in mente che i cani randagi - qui nel sud d'Italia molto numerosi - sono generalmente simpatici solo quando sono i protagonisti dei cartoni animati. Quando li incontri per strada incutono invece un certo timore ed un fastidioso senso di degrado.
L'incontro di stamattina mi fa però cambiare idea.

Al ritorno verso il camper i negozi cominciano ad essere aperti. Mi fermo per comprarmi una maschera subacquea e delle pinne che non avevo. Il giovane gestore mi chiede alcuni minuti di pazienza. Ne approfitto per bere un caffè e fare due chiacchiere con il barista del bar accanto. Gli esterno la mia riflessione che vivere da queste parti, avendo un lavoro, deve essere meraviglioso. Lui risponde che, si, il posto è molto bello, ma durante l'inverno si lavora pochissimo ed il grosso problema è quello delle tasse da pagare. Mi cita anche l'Enel come fonte dei sui patemi con le tasse e mi viene da chiedermi che cosa realmente intenda con questo termine. In ogni caso, mi trattengo dal chiedergli se farebbe cambio con un barista dell'hinterland milanese e torno al negozio di articoli sportivi.

Verso la fine della passeggiata, vedendo che anche la pasticceria aveva aperto, decido di entrare per acquistare qualche dolcetto. Punto gli occhi su un fagottino da cui fuoriesce un ripieno color cioccolata e la signora mi dice che quello è un dolcetto tipico di Modica e che l'impasto è fatto di carne di vitello tritata finemente e cioccolata ! In effetti è molto buono ed il sapore della carne proprio non si sente.
Nella conversazione si introduce anche un cliente, sempre del posto, che mi magnifica i dolci di Modica tra cui la cioccolata fatta con la farina di carrube. Mi parla anche dei carati, i semi di carruba appunto, che vengono chiamati così per la caratteristica di avere tutti sempre lo stesso peso.

All'arrivo al camper, gli altri sono svegli e stanno facendo colazione. Quando parlo di mercato Laura e Fabrizia si entusiasmano all'idea di fare alcune compere e decidono di fare là la spesa.
Nell' attesa, Marco, Luca ed io ne approfittiamo per farci un paio di bagni ed un paio di docce.

Lasciamo il posto verso le 10. Devo dire che mi dispiace molto perché la vista ed il contesto sono tra i più belli sin qui vissuti in questo viaggio.

Puntiamo all'area sosta Cirica, di cui ci ha parlato molto bene un nostro vicino di camper milanese che da lì proviene.
Quando arriviamo però decidiamo di proseguire per Pozzallo dove, lo stesso vicino, ci aveva descritto un'area sosta più ombreggiata. Con questo clima è fondamentale avere un po' di riparo dal sole…

L'area sosta di Pozzallo si chiama "Giardino di Epicuro", si trova all'inizio del paese provenendo da Marza. Ci sono un po' di posti all'ombra ed è proprio sul mare. Si pagano 10 euro al giorno più 2 se si vuole l'elettricità.
La spiaggia prospiciente è molto larga, bella ed un po' strana. All'inizio è fatta da sabbia finissima e chiara, ma più giù, verso il mare diventa più grossa e rossastra. Ci sono anche le docce. Il mare è bello e, nei pressi di un vicino e piccolo promontorio di rocce, anche pieno di pesci. Sono riuscito a vedere anche alcune piccole cernie che si sono subito eclissate negli anfratti sommersi. L'acqua però, a causa della sabbia, è un po' meno limpida di quello di Porto Palo.

Al ritorno in spiaggia, nel pomeriggio, assisto ad una simpatica scenetta. In lontananza vedo Marco seduto all'ombra del mio ombrellone. Penso, ironicamente, che sia lì per paura di consumare l'ombra del suo, ma, arrivato vicino mi accorgo che distesa all'ombra dell'ombrellone di Marco c'è una figura che, nella mia visione sfuocata da miope senza occhiali identifico con Giulia.
Marco sta leggendo un libro, mi sdraio al sole ed inizio a parlare un po' con lui. Noto che è solo alla prima pagina e mi chiedo cosa abbia fatto sinora, visto che era sceso già da tempo. Dopo un po', volgendo lo sguardo verso quella che credevo Giulia, mi accorgo che la persona che si gode tranquilla l'ombra dell'ombrellone di Marco è in realtà una signora più o meno della nostra età.
Guardo Marco che mi sorride imbarazzato e mi dice sottovoce che mi avrebbe spiegato dopo. La sua faccia e la stranezza della situazione mi scatenano però un attacco di riso che non riesco a fermare. Ancora adesso, dopo la spiegazione di Marco, se penso alla scena, scoppio a ridere.
In pratica, la signora aveva approfittato dell'ombrellone lasciato incustodito durante l'intervallo di pranzo. Ma non si era accontentata di questo, aveva colto l'occasione per attaccare un pacco a Marco raccontandogli tutta la sua vita ed un sacco di altre cose ancora, impedendogli così di leggere neanche una pagina.
La situazione si risolve quando arrivano Giulia (quella vera), Marta e Fabrizia ed in qualche modo fanno capire di avere bisogno dell'ombrellone.

A sera prepariamo il barbecue di carne e ceniamo anche assieme alla famiglia Xxxxx (Ugo, Paola e la figlia Martina di 13 anni) che ci ha finalmente raggiunti viaggiando da Verona per due giorni di seguito.

 

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