Ho
incominciato con dei piccoli cortometraggi e con altre donne ho
fondato nell'83 l'Associazione La.Ci.Do. (Laboratorio Cinema Donne),
poi, con alcune di loro, nell'88 abbiamo aperto l' Associazione
Sofonisba Anguissola - Galleria delle Donne".
Lo scorso ottobre al Film Festival di Torino, Milli Toja era
presente con la commedia "La Sindrome di Biancaneve",
che pur essendo stata apprezzata dal pubblico, non ha portato a casa
nessun premio. Ma non è sempre andata così, infatti con il noir "Il
dono", tratto dal racconto "Il corpo" della
sudamericana Clarisse Ispector, nel '97 al Festival delle Donne di
Torino ha ricevuto sia il premio del pubblico sia una menzione
speciale dalla giuria. Nel '98 con la commedia "Dei delitti
e dell'amore" ha reiterato il premio del pubblico.
Una delle cose a cui la regista tiene in modo particolare è alla
sua libertà espressiva e creativa; per questo forse, i suoi film
non sono mai entrati nel circuito delle sale cinematografiche.
"Girare un film, anche se le attrici recitano per passione e
non per denaro, costa comunque svariati milioni, circa 40, inoltre
per poter essere proiettato in una sala è necessario che sia in 35
millimetri e questo fa lievitare terribilmente i costi. Io non ho
mai potuto permettermelo, così giro in 16 millimetri e li presento
nei Festival e in circuiti amatoriali di donne. Se devo dire la
verità comunque, non ho mai fatto molto per cercare dei
finanziamenti, perché questo vuol dire avere un/a produttore/trice
che ti obbliga a cambiare, limare, aggiustare ecc. ecc.. Il mio
obiettivo è quello di essere libera, di fare quello che mi piace e
poi non ho mai pensato di guadare con il cinema".
Qual è il suo pubblico ideale? E cosa vuole trasmettergli?
"Io faccio film dove la donna è la protagonista indiscussa, di
conseguenza anche il mio pubblico ideale è fatto di donne. Gli
uomini, quando sono presenti come padri, fratelli, amici, fidanzati
o mariti, hanno comunque un ruolo marginale. Voglio far riflettere
sui rapporti di amore e di amicizia tra donne, ma cerco di farlo in
modo ironico, beffardo e divertente. Secondo me le donne devono
imparare un pochino di più a usare l'autoironia e ridersi un po'
addosso. Forse si prendono troppo sul serio. Inoltre il mio
desiderio è quello di far vedere un mondo di donne,
indipendentemente dai rapporti sessuali che hanno. Per questo non
voglio definirmi come regista di film lesbico, io esprimo un mondo
reale che non ha bisogno di essere legittimato per poter esistere.
In pratica io esisto, quindi sono".
Quali sono le caratteristiche e/o difetti dei suoi personaggi?
"Il comune denominatore di molti dei miei personaggi è
caratteristica e difetto nello stesso tempo. Nel senso che quando
hanno qualcosa in testa la portano avanti a qualsiasi costo, senza
rendersi conto dello sfacelo che fanno. Le donne da succubi sono
diventate delle tigri e passano sopra tutto, sono talmente
concentrate su se stesse che non si accorgono più di ciò che
accade loro attorno".
Quali sono i progetti per il futuro?
Vorrei passare al genere giallo. Nel mio prossimo film ho deciso di
far morire uno dei miei personaggi, un vero e proprio assassinio,
proprio all'inizio facendo in modo che il pubblico sappia da subito
chi è il colpevole. Quello che mi interessa è svelare il processo
con il quale si arriva alla scoperta dell'assassino".
Farà quindi un giallo alla Tenente Colombo? Sì, più Colomba però.
Elena
Vaccarino
3
gennaio 2001