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Attualità, cultura, eventi dal mondo delle donne
a cura di Mary Nicotra e Elena Vaccarino


3 maggio 2001

UN VOTO ALLE DONNE PER LE DONNE

 

Il giorno delle elezioni politiche del 13 maggio è ormai alle porte. Ce lo ricordano tutti i giorni con trasmissioni televisive, spot, pubblicità, manifesti, volantini in buca e anche attraverso la posta elettronica.

Tutto questo ha certo dei costi elevati, quindi chi ha più soldi, ha anche più possibilità di intorpidire le nostri menti.
Forse siamo talmente abituate, che ormai non ci facciamo più caso, ma credo sia importante far notare che i nomi e le facce proposte, in televisione, sui muri dei centri urbani, al cinema prima della proiezione del film ecc. sono quasi esclusivamente maschili. Le donne infatti, quando ci sono, hanno meno mezzi e meno supporter.
Credo che alle prossime elezioni debba essere fatta una scelta di campo. Ovviamente non solo fra destra e sinistra, ma anche, e soprattutto, una scelta che porti a cambiare sesso, per quanto sia possibile, alla politica italiana. 

Quella maschile non sembra aver dato grandi risultati! Forse la vera ventata di aria fresca, di cui si parla tanto in questi giorni, possono darla proprio le donne.

 

Non si può sperare in una società di eguali, dove vige il rigore delle pari opportunità, quando il bastone del comando è sempre in mano ad un uomo e dove si trovano sempre e solo uomini nei luoghi deputati alle grandi scelte: politiche, economiche ecc.

Siamo nel XXI° secolo e ancora oggi in Italia, mai nessuna donna è diventata Capo dello Stato, Presidente del Consiglio, del Senato e della Corte Costituzionale. 

Tina Anselmi, nel 1976, è stata la prima donna italiana a capo di un dicastero della Repubblica Italiana, quello del Lavoro;  Nilde Jotti è stata Presidente della Camera restando in carica fino al '92. Ma, sono dovuti passare ben 32 anni, 36 governi e 836 ministri prima che fosse concesso un ministero ad una donna.

Il Novecento viene ricordato come il secolo delle grandi guerre, dei grandi cambiamenti e delle grandi conquiste femminili, di cui una delle più importanti è stata quella del

diritto di voto alle donne, sancito da un Decreto Legge del 1° febbraio 1945 e poi ripreso nell'art. 48 della Costituzione. Molto interessante, a questo proposito è la mostra documentaria, aperta in questi giorni a Roma, sulla donna italiana nel '900 - "Novecentodonna" curata dalla giornalista e studiosa di questioni femminili, Elena Doni. 

 

Sta di fatto che il 52% dell'elettorato italiano è donna, ma pochissime si trasformano in elette. Siamo le ultime in Europa. Nel Parlamento che ha appena chiuso le porte, solo 98 erano donne, il 10% del totale. Nei Comuni la situazione peggiora ulteriormente: 1 assessore su 6 e 1 sindaco su 20. Per la prossima legislatura le prospettive non sembrano migliori, anzi...

 

Il 13 maggio, per la Camera le candidate sono il 20,5% nel proporzionale e l'11,5% nel maggioritario uninominale, per il Senato invece, sono l11,1%. Calcolando che molte non verranno elette, che altre non sono riuscite ad essere capolista e che ancora corrono in collegi che si sanno già persi in partenza, il risultato si prospetta peggiore della legislatura appena conclusa. Oltre alla beffa, il danno. 
Noi donne siamo il 52% dell'elettorato e abbiamo nelle nostre mani un grande potere, quello stesso che ha sempre fatto paura a chi si opponeva al nostro diritto di voto, mom più tardi di 56 anni fa.
Perché allora non lo usiamo questo potere, sostenendo con il nostro voto quelle politiche, che coraggiosamente tentano di far entrare l'intelligenza, la preparazione, la pari dignità e la sensibilità nelle stanze dei bottoni? Pensiamoci.

 

Elena Vaccarino

 


 

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