"I'll
call you on your shit, PLEASE CALL ME ON MINE" (Propagandhi)
"No, sono sempre io / non mi cambierete quel che ho dentro / ho più cicatrici
di prima / sorrido un po' meno / forse penso di più" (Kina)
PREMESSA.
Un paio di ore fa, immerso nella vasca con l'idromassaggio tirato al massimo
(aimè senza compagnia, i cachet del Vidia non arrivano a tanto…), continuavano
a venirmi in mente cose belle e intelligenti da scrivere in questo messaggio.
Poi mi sono fatto due friselle e un'insalata, ho acceso la tv ed ho ascoltato
storie di operai dei petrolchimici di Brindisi e Porto Marghera morti
di tumore a centinaia per aver lavorato decenni a contatto con l'amianto.
Potete capire come il pensiero di alzarmi e friggermi gli occhi per tre
ore di fronte ad un monitor per spiegare alla gente il mistero del perché
non ho mandato affanculo chi mi ha chiesto di suonare di fronte a mille
persone che non mi conoscevano aprendo per uno dei miei gruppi preferiti…
beh… non mi allettasse affatto.
Ma l'avevo promesso e lo farò, anche se molte delle cose che volevo dire
sono già state dette, e di ciò mi rallegro.
Ne guadagnerò forse in concisione (ne dubito, vista la partenza…), sicuramente
in cinismo.
AT THE DRIVE-IN.
Li conoscevamo probabilmente solo io, Simone di Firenze e Giulio Repetto
quando suonarono per la prima volta in Italia e io organizzai la loro
data al Paso. Uno dei concerti che ricorderò in eterno, e come me penso
gli altri 49 presenti.
La seconda volta, l'anno scorso, eravamo più o meno il doppio, i resoconti
entusiasti ed il passaparola avevano fatto la loro parte, così come i
manifestini fotocopiati ed attacchinati dormendo ad occhi aperti sulla
bicicletta insieme a Geubaz, Robertino e Karen per il centro di Torino.
Avevano appena firmato per Grand Royal, qualche Beastie Boys li aveva
visti dal vivo ed era rimasto folgorato (come tutti). "Relationship of
command" era già registrato ed era bellissimo (e per fortuna avevo una
cassetta vuota in casa).
Anni di tour deserti e dischi cagati da nessuno, tantomeno qui in Italia
dove è impossibile che qualcosa ci piaccia se non è piaciuto prima agli
americani che contano. Poi la fama, i video, le copertine.
La maggior parte di noi quindi gli ATDI se li è mancati: troppo poco cool
prima, troppo famosi adesso per ammettere la loro grandezza e rischiare
di essere confusi con quegli sfigati che pagano 30mila lire per vederli
al Vidia perché li hanno visti su Mtv.
Tutti noi (TUTTI NOI) abbiamo cominciato andando ai concerti grossi nei
locali e credendo che l'unico mondo fosse quello lì. Comprando le riviste
patinate o guardando Mtv e credendo che l'unico mondo fosse quello lì.
Poi abbiamo scoperto che non lo era, ma ci sono volute fatica, fortuna
e convinzione. Le stesse che ci fanno sentire superiori, che ci fanno
credere di essere per chissà quale motivo migliori, ora che abbiamo visto
la luce e gli sfigati invece no. Come il nonno in caserma, che impone
ai nuovi quello che lui ha subito qualche mese prima. Come la festa ai
primini a San Valentino.
Gli sfigati, però, accendono la tv e vedono gli ATDI. Io la accendevo
e vedevo gli Europe. Credetemi, si sta molto meglio adesso.
I FATTI.
Mi scrive Paul, che ho conosciuto come roadie dei Braid (nonché come fotografo
straordinario: se guardate buona parte dei vostri dischi o delle pubblicità
Dischord, le foto sono sue), che ho rivisto con ATDI in entrambi i casi
e altre volte sparse, e che potrei definire un mio amico.
Chiede se vogliamo aprire le tre date italiane del gruppo, e meno male
che il pc di solito lo uso da seduto. La Virgin vuole sicuramente imporre
qualche nuova stella ggggiovane, loro invece vogliono suonare con la loro
gente, e chiedono a noi.
Impegni di lavoro irrinunciabili ci permettono di suonare soltanto un
concerto, quello di Cesena. Per gli altri due, largo alla nuova stella
ggggiovane della Virgin: i Medusa.
Che dite, non basterebbe già questo per lasciar perdere tutte le questioni
sul perchè abbiamo suonato?
Su quel palco per una volta possono esserci gli Encore Fou (o gli Sprinzi,
i Tempo Zero, i Frammenti…) invece dei Medusa. Cosa dovrebbero dire gli
Encore Fou? "No, grazie. Preferiamo che tremila persone ascoltino i Medusa".
Noi vogliamo suonare solo di fronte a non più di trenta persone, idonee,
abili e arruolate, che sanno già cosa diremo, saranno sicuramente d'accordo
(o se non lo saranno comunque si guarderanno bene dal dircelo, per paura
di uscire dai binari delle convenzioni) e alla fine ci faranno l'applauso
quando avremo finito il discorso animalista e a favore dei centri sociali.
Senza rendersi/ci conto che (o proprio perché) siamo quasi tutti vegetariani
o vegani e siamo proprio in un centro sociale. Grazie al cazzo, per forza
applaudono.
E poi via con i commenti acidi di noi imparati: "Che merda gli
At The Drive-In, suonavano al Paso e adesso suonano con i Medusa". "…quei
mille minchioni che ascoltano tutti quei gruppi tipo Medusa". "…nei locali
fanno concerti di merda, gruppi finti, tipo Medusa…".
CHE NE PENSO.
Non tutti i membri del gruppo la pensano nello stesso modo sui vari aspetti
della questione, ma non vorrei deludervi se vi dico che io, immediatamente,
ho voluto fare questa cosa a tutti i costi.
Onestamente: quanti di voi avrebbero detto no? Con "voi" intendo esclusivamente
voi che suonate in un gruppo e che quindi, mi pare scontato (ma forse
non lo è), pensate a quel gruppo come una delle cose più belle e gratificanti
che possiate fare (in pubblico) e siete convinti della validità delle
cose che fate e della loro bellezza.
Gli unici aspetti contro? I biglietti d'ingresso cari e le transenne davanti
al palco.
Messi sulla bilancia, non reggevano il confronto con i pro, e forse nemmeno
con sé stessi.
Ipotesi 1: Encore Fou dicono "No, bastardi, biglietto troppo caro, transenne,
non suoniamo, fanculo". La coscienza è a posto, la faccia anche. Offriamo
conferme a certezze già granitiche. Gli illuminati applaudono perché siamo
esattamente come loro si aspettano e come loro vogliono che noi siamo.
Ma noi, chi cazzo siamo? E soprattutto, chi cazzo ci crediamo di essere?
Impatto effettivo sullo stato delle cose? ZERO. Tremila persone che noi
fighi non toccheremmo neanche con una forchetta, anche per stavolta, non
avranno nulla da temere e pogheranno felici al suono dei Medusa e dei
nuovi idoli ATDI. I concerti grossi nei locali grossi continueranno a
costare trentamila lire, la gente continuerà ad andarci, le transenne
continueranno ad esserci.
E per favore non mi fate il solito esempio dei Fugazi, ok? Anche noi,
se Daniele avesse appena finito di suonare nei Minor Threat e Gianpaolo
nei Rites Of Spring, se fossimo distribuiti in tutto il mondo e se fossimo
cittadini americani, potremmo permetterci di chiamare il Vidia o il Rolling
Stone e dire "niente transenne e biglietto a diecimila, se no non suoniamo".
Purtroppo ci riderebbero in faccia. Più o meno come ci riderebbe in faccia
l'assemblea di un centro sociale se chiedessimo di non fumare in sala
durante il concerto. E cristo sa quanto lo vorrei.
Non vi sembri un discorso fatalista o cinico più del normale: continuo
ad essere convinto che dalle piccole cose (azioni, rinunce, esempi, parole…)
nascano quelle più grandi. Ma siamo sicuri che la "piccola cosa" più utile
in questo caso fosse proprio il rifiuto e non invece l'esperienza diretta,
che può essere istruttiva se non altro per noi stessi?
Ipotesi 2 dunque: Encore Fou dicono "Ok, facciamolo". Non è il nostro
concerto che costa 30mila lire, siamo ospiti in casa d'altri (e tra l'altro
saremmo stati tutti e cinque tra il pubblico in ogni caso). Portiamo là
dentro musica e parole insolite, portiamo pratiche e comportamenti insoliti
(poca roba: il volantino con testi e contatti, il cd a 15mila, i discorsi
tra i pezzi, la spontaneità, la non-professionalità intesa in senso positivo,
l'accessibilità delle persone). Impatto effettivo sullo stato delle cose?
ZERO. VIRGOLA UNO. Chè è un numero piccolo, ma se non sbaglio è comunque
maggiore di zero.
Come chi era a Cesena ci ha sentito dire dal palco, quella non è la nostra
situazione ideale, certe cose non ci piacciono ora e non ci piaceranno
mai, ma siamo contenti di avere l'opportunità di suonare di fronte a tanta
gente che non ci conosce, e che magari la prossima volta che suoneremo
vicino a casa sua verrà a vederci senza nemmeno il palco e pagando 5mila
lire. Cose che magari adesso non immagina nemmeno che esistano.
Noi invece lo sappiamo bene, e stiamo ben attenti a tenere tutto per noi.
Come la formula della Coca Cola.
Gli altri pro in ordine sparso?
- Suonare con uno dei gruppi preferiti di tutti e cinque.
- Tirare su qualche lira più del solito tra "cachet" e banchetto per riuscire
magari a comprare un giorno un furgone o ad andare in studio senza portafoglio.
- Suonare con un impianto strafigo, per una volta.
- Suonare noi e non i Medusa (che nemmeno conosco ed uso soltanto ad esempio)
di turno.
- Godersi questa cosa per il puro piacere del farlo, come fossimo in gita
scolastica.
- Suonare di fronte a mille persone a sera, di cui circa 7 o 8 ci conoscono.
- Basta, perché mi sono rotto i coglioni. Devo davvero spiegarvi per quali
cazzo di ragioni un gruppo accetta di suonare di spalla agli ATDI????!!!????
CHE NE PENSATE.
Gli interventi in message board sono stati vari. Ringrazio chi ha
speso belle parole per noi e ringrazio Andrea, anche se onestamente la
natura stessa del problema posto ed il metodo usato mi hanno fatto un
po' cadere le braccia.
(Andrea Pilia) ma tu non sei quell' andrea che faceva abbestia? (seguono
citazioni datate dicembre 1993 ed estate 1995).
(mio post) …per ora mi limito a farti notare le date in calce agli estratti
che hai ricopiato, ed a confrontarle con la data di oggi, martedì 13 febbraio
2001. davvero ti aspettavi che in quasi dieci anni io non fossi cambiato
neanche un po' su nulla di quello che ero dieci anni fa? una cosa è la
coerenza, un'altra cosa è la staticità, un'altra ancora la nostalgia.
E visto che si lavora di citazioni (che sbattimento ricopiare tutto,
tra l'altro… degno di miglior causa, direi…), ne prendo una io da "abBestia"
#4 (dicembre 1993) e provvedo a smentirmi da solo, prima che lo faccia
qualcun altro credendo di smascherare il sell-out che è in me.
"Se un gruppo non ha mai portato avanti temi socialmente o politicamente
rivoluzionari, o quantomeno attenti e consapevoli, avrà certo meno problemi
nello stare su major, così come noi avremo meno problemi nell'ascoltarlo.
(…) Se la firma dei Green day, che d'ora in poi incideranno per la Warner
le loro pop-love-songs, mi fa pensare e un po' mi disturba, molto di più
mi fa pensare e mi disturba la firma dei Bad Religion, che d'ora in poi
incideranno per la Atlantic le loro punk-songs incazzate e ultradocumentate".
Beh, come allora i dubbi battono le certezze, ma temo proprio di pensarla
al contrario, oggi.
Anche per un semplice procedimento logico: canto testi incazzati e "rivoluzionari"
-> dunque voglio che più gente possibile li ascolti e possibilmente li
diffonda o li metta in pratica -> dunque major o grossa indipendente.
Oppure non voglio che più gente possibile li ascolti e possibilmente li
diffonda o li metta in pratica -> è solo facciata.
Certo la realtà non è così schematica, ma qualche schemino può aiutare
a comprenderla.
Il testo rivoluzionario su major, da sempre casa del pop più narcotico
e deleterio, stona? Bene, cazzo! Meglio le stonature e le distorsioni
dell'encefalogramma piatto!
La vita me l'hanno cambiata gli U2, gruppo major che a tredici anni ho
visto a "Deejay Television", e solo DOPO i Dead Kennedys!
Non mi piacciono gli slogan "politici", ma se proprio devo scegliere forse
preferisco vederli su major e farli finire in casa del mio ex compagno
di classe coglione, piuttosto che su disco autoprodotto e farli finire
in casa di quello che suona con me e che non ne ha (più) bisogno.
Così come viceversa non farebbe male una bella ventata di aria fresca
in termini di testi veri, sinceri, magari anche banali ma realmente personali
e slogan-free in un bel po' di dischi hardcore/punk/diy fatti con
lo stampino.
E le contraddizioni del cantare contro le multinazionali mentre le stesse
ti pagano? Certo sputare nel piatto in cui si mangia non è educato, e
le contraddizioni rimangono e rimarranno sempre, ma ogni lira che posso
togliere ad una multinazionale non è forse una lira che vale doppio, soprattutto
se tolta facendo un lavoro tutto sommato migliore di tanti altri?
Cosa pensate che dica il Subcomandante Marcos a Zack De La Rocha che arriva
in Chiapas e dona tot milioni suoi personali all'EZLN? "Bastardo venduto,
sei su major, arrotolali e mettiteli in culo" oppure "Grazie Zack, questi
servono più a noi che alla Sony"?
E stiamo parlando di rivoluzionari veri, non di Zack De La Rocha e dei
Chumbawamba, né tantomeno delle decine di crust o squatter o "anarcopunk"
del sabato pomeriggio che adesso sono i più puri e ti fanno le pulci su
tutto e il contrario di tutto, ma fra cinque minuti non li trovi più,
perché si sono fatti la doccia e lavorano con papà o vendono i loro quadri.
E qui si entra in un altro argomento spinoso.
Ho amici che fanno i fotografi, uno ha lavorato da poco per una rivista
di snowboard e l'altro per una grossa campagna pubblicitaria. Ho amici
che dipingono e vendono i loro quadri. Ho amici che hanno studi di registrazione.
Ho amici che fanno i dj. Ho amici che hanno negozi di dischi. Ho amici
che scrivono articoli, racconti, dialoghi e sceneggiature.
Sapere che possono vivere facendo quello che più amano fare mi rende incredibilmente
felice.
Tutti (TUTTI) hanno fatto o fanno parte di gruppi punk/hardcore/do-it-yourself,
ma nessuno si è mai permesso di andare a sezionare le loro scelte di vita
e lavorative.
Scommettiamo che se avessero deciso di vivere vendendo i loro dischi e
facendo concerti sarebbero stati sottoposti ad un rompimento di coglioni
assurdo? Mi spiegate che differenza c'è tra vendere una propria foto,
un proprio quadro e un proprio disco? O tra l'avere il proprio libro in
tutte le librerie ed il proprio disco in tutti i negozi? O tra l'essere
pagato per mettere musica in un locale e l'essere pagato per suonarla
in quello stesso locale?
Davvero preferireste tutti quanti passare 8 ore al giorno a fare un lavoro
che odiate per un padrone che odiate?
Se io riuscissi a vivere facendo spillette qualcuno avrebbe qualcosa da
obiettare? Qualcuno forse, pochi. E se io vivessi suonando e registrando
con Encore Fou? Sicuramente molti di più.
Perchè vivere con Encore Fou, in Italia, vorrebbe dire avere la nostra
faccia sulle riviste patinate. Il fotografo non l'avrebbe, lo scrittore
nemmeno, il tecnico del suono nemmeno, il dj forse, noi sì.
E perchè vorrebbe dire vendere il cd magari a 25mila e non a 15mila.
Ma quanto costa un libro in libreria? E la rivista di snowboard in edicola?
Quanti miliardi ruotano intorno a una campagna pubblicitaria? E ad una
soap televisiva? Quanto costa l'ingresso alla serata con dj? Quanto guadagna
il mercante d'arte sul quadro?
Nulla di personale Andrea, ma sei andato da Max a dirgli che il suo libro
costa 12mila lire e sono solo 60 pagine? O tutti i giorni in negozio da
Daniele a dirgli che il cd di Wu-Tang Clan a 40mila non te lo aspettavi?
Non penso, ed è giusto così. Io non l'avrei mai fatto.
Purtroppo, solo tutto quello che ha a che fare con il suonare in un gruppo
punk (se facessimo dance, qualcuno avrebbe qualcosa da dire?) deve essere
hobby, altrimenti non lo si può fare. Tutto il resto invece sì, anche
se le persone sono esattamente le stesse.
Ma non erano le persone che contavano?
(Andrea Pilia) il fatto e' che veramente in tanti si sono interessati
a sti atdi. il disco non dispiace neanche a me ma un anno prima quando
mio fratello me ne parlava perche' ne aveva letto su qualche sito, chi
se li filava? nessuno!!! quando giulio se li e' presi in italia passandoti
se non sbaglio una data, chi se li filava? nessuno!!! poi la virgin parte
con un campagna pubblicitaria spaventosa (il disco era pubblicizzato anche
su Cronaca Vera) e tantissimi li a dirmi quanto sono fighi e quanto voglio
andarli a vedere e come mai non vai a cesena. il fatto che abbiano un
grandissimo seguito non e' ovviamente un problema ma che questo seguito
sia dovuto in gran parte alla massiva promozione mi fa venire un po' l'
acidita' di stomaco. converrai che siamo in piena fase "produci, consuma,
crepa".
Sarà dovuto alla massiccia promozione, e questo è innegabile. Gente
insospettabile cita oggi gli ATDI con facilità. Ma è altrettanto innegabile
che "Relationship of command" sia il loro disco migliore ed un gran disco
tout-court.
Per il resto, ho già detto sopra: non se li filava nessuno prima, pochi
di "noi" se li filano adesso. I punk non li hanno mai cagati più di tanto,
loro vanno su major e diventano famosi, i punk si incazzano. Troppo comodo,
non trovi?
Così come è molto comodo fare il punk nel 2001, fidati. Molto di più di
quanto non lo fosse nel 1982 (ho testimonianze dirette a confermarlo,
non toppe dei Wretched) o anche solo nel 1987 quando ho iniziato più o
meno a farlo io. E non ho ancora finito, credetemi, anche se un Punk attuale
probabilmente mi vede per strada e mi schifa perché sembro un impiegato.
(Ma smettila) Sarà anche la voglia di non vedere le stesse facce? Di
non sentire ad ogni concerto le stesse cose dette dalle stesse persone?
E' vero, 30000 L. sono tantissime, ma nessuno ha chiesto nè a te, nè a
chi le ha spese di spenderle. Sono d' accordo su quanto fatto dagli encore
fou. Grandi!!!!
(Ted Renn) Al di là di ogni moralismo anti-major che ora no ho tempo di
affrontare, credo sia il caso di porsi un paio di domande: quante persone
erano lì per gli Encore Fu e si sono disperate di dover pagare 30 carte
per vederli? Non è invece che gli Encore Fu fossero un valore aggiunto
(e una possibilità di sentire qualcosa di diverso) alle 30.000 che si
sarebbero comunque pagate?
Mi avete tolto le parole di bocca, grazie.
(Andrea Pilia) la mia intenzione era di parlare della differenza tra
quello che puoi "dare e ricevere" (io ho un' idea di crescita attraverso
le proprie esperienze) a/da certi ambienti attraverso certi modi di operare.
chi gira su questa msg board penso (spero) sia coscente della differenza
tra il giro dei locali e quello dei centri sociali, tra le produzioni
di etichette (major?) che lavorano in un certo modo e quelle che seppur
espanse conservano comunque certe caratteristiche tipiche del mondo dell'
autoproduzione, tra un concerto in un locale ed uno in un centro sociale.
quando ho saputo che gli encore fou hanno aperto per atdi mi sono subito
detto: "mah, chissa' perche' cazzo saranno andati a suonare di supporto
al gruppo piu' pubblicizzato e pompato del momento (consumate gente consumate),
in un locale con il biglietto a 30 carte poi (ma non e' semplicemente
il fatto delle 30 carte). cazzo, mi sembra che una volta dalle parti di
torino le cose si facessero in un certo modo e c'era consapevolezza che
un certo modo di fare portava a certi risultati.
ma si dai, andrea aveva organizzato atdi quando nessuno se li cagava sono
restati in contatto e cosi' gli encore fou si sono affiancati nelle date
italiane. si faranno conoscere in altri ambienti, smazzano un po' di cd
in piu' e chissa' che non portino qualcuno ad interessarsi delle robe
che fanno: non sarebbe male". pero' non e' cosi' semplice cazzo!
(mio post) locali=male, centri sociali=bene? anche questa non è così semplice.
Non è semplice per quanto riguarda il posto in sé, per quanto riguarda
il tipo di gente che ci va, per quanto riguarda il tipo di gente che ci
suona.
Ho suonato in centri sociali che avrei sgomberato io stesso la mattina
dopo, e in locali dove mi sono trovato benissimo e sono stato trattato
benissimo, con rispetto ed interesse sincero.
Ho suonato in centri sociali di fronte a gente completamente disinteressata
a me, alle mie parole ed alla mia musica, e molto più interessata al bar,
alle droghe, al pogo.
Ho suonato anche in locali dove la gente era li proprio per il mio concerto,
mossa da curiosità ed interesse, attenta alle cose che dicevo e suonavo.
Ho organizzato e visto concerti in centri sociali di gruppi (americani
e non) palesemente "di passaggio", oppure semplicemente stronzi completamente
disinteressati alla vita ed alle scelte del posto.
Ho visto gruppi sulla cui onestà, coerenza e integrità morale ed etica
scommetterei lo stipendio suonare in locali.
Vale ovviamente anche (e soprattutto?) il contrario, per carità, non c'è
nemmeno bisogno di dirlo. Ma non è una situazione in bianco e nero, e
tutto dipende sempre e comunque dalle persone, non dalle etichette e dai
nomi che uno si sceglie. A Torino come a Udine.
(Ted Renn) …la cosa mi sembra molto "fluida". Come fa giustamente notare
Pomini non c'è sempre una netta distinzione fra locale e CSA, le linee
di demarcazione non sono così nette, come era invece solo qualche anno
fa, ad esempio al tempo degli articoli di Abbestia che hai citato.
Ci sono differenze tra CSA e CSA (alcuni, ne converrai, sono a livello
dei locali più squallidi), molte etichette agiscono in territori di confine
e a questo punto non so bene neppure cosa significhi "gruppo del giro
dell'autoproduzione" (e lo dico senza ironia).
Non nego che ci siano problemi e contraddizioni (verissimo il fatto che
su un palco un gruppo di stronzi e uno di gente splendida sembrano uguali),
ma non sono certo che siano insuperabili. E non è detto che sia solo all'interno
degli spazi autogestiti che spontaneità e libertà sia la regola.
Grazie Ted. Ci conosciamo?
(Andrea Pilia) io sono convinto che nel caso degli encore fou che aprono
per atdi a cesena ci siano due mondi diversi che si incontrano e agli
occhi dei presenti fanno la stessa cosa: suonare. a questo punto le differenze
sono azzerate, o almeno cosi' sembrera' ai piu'! andare a braccetto con
chi ha copertine di riviste e pagine pubblicitarie ovunque alla fine penso
sia deleterio!!!
Non esageriamo! E chi sono gli ATDI, cattive compagnie da non frequentare
perché hanno copertine e pagine pubblicitarie? O gente "nostra" che di
fronte all'occasione della vita, arrivata e non cercata dopo anni di sbattimenti
micidiali, ha semplicemente detto di sì?
Io sono contentissimo per loro, con cui "andavo a braccetto"
ben prima che il mondo si accorgesse della loro esistenza.
(mio post) siamo così sicuri che EF ed ATDI, al di là dell'esposizione
mediatica e dei conti in banca, siano poi così diametralmente diversi
in quanto ad esperienze, background, modo di vivere? come chi era a cesena
ci ha sentito dire dal palco: non veniamo forse dallo stesso posto?
io li ho conosciuti 2 anni fa, ed erano come me. li ho rivisti l'anno
scorso, ed erano sempre come me. li ho rivisti di nuovo sabato scorso,
erano in tv e sulle copertine delle riviste, la gente chiedeva autografi,
ma erano sempre come me.
io (ridendo): "lo sai che una tv ha organizzato un contest e chi vince
ha 2 biglietti per firenze e la possibilità di incontrarvi?"
omar (ridendo): "che cazzata... tutti hanno sempre la possibilità di incontrarci!"
(Pecora) A me sembra che non si arrivi da nessuna parte, non abbiamo
veramente altro da fare. Unica cosa discutibile il prezzo del biglietto...a
questo punto, dovevate essere a Cesena e sentire che hanno dichiarato
gli Encore fou...e in ogni modo non era il loro concerto, era quello degli
Atthedrivein, se avessi avuto la possibilità di suonare perchè me lo chiedono
loro l'avrei fatto e avrei fatto il mio discorso "politico".
…sia noto che poi il cd degli Encore fou costa 12 carte (15 per la precisione.
A.), e se vuoi vederli dal vivo al massimo ne paghi 5...gli Encore fou
hanno suonato a un concerto che costava 30 sacchi? Tu polemizzi ma saresti
andato per vedere gli Atthedrivein, non gli Encore fou!
Chiudo con una considerazione: io le 30 carte le ho pagate, ma trovandomi
senza soldi il giorno dopo sono stato accompagnato gentilmente da 2 degli
Encore fou in stazione a Bologna...non avevano un tour bus, non c'era
coca sulle tette in macchina...a me sembra che si stia facendo molto rumore
per nulla, voi se volete continuate, io mi fermo qui...
(Mr. Roboto) punk=povertà=non avere 30 sacchi per andare ad un concerto.
ma dove sta scritto?? non scordiamoci che il punk è il figlio della media-piccola
borghesia, smettiamo di fare gli ipocriti, se uno vuole andare ad un concerto
dove si spendono 30 mila niente moralismi please.
Giustissimo. Non dimentichiamoci mai che stiamo parlando di beni di
lusso per giovani borghesi. L'hardcore non è popolare, non è proletario.
Il proletario ascolta gli Articolo 31, non gli Encore Fou. Chi viene ai
nostri concerti può permettersi non solo di comprare il nostro cd, ma
anche di regalarne un'altra copia a chi preferisce.
(Mr. Roboto) io 30 carte per gli ATDI non le spenderei nemmeno se fossi
recoba e pigliassi 10 miliardi all'anno, però se ci fosse ancora albert
ayler cazzo pagherei oro per sentirlo dal vivo... e sarei pure contento
di donare un rene ad un genio come lui...
Giustissimo. Come detto prima, tutti e cinque Encore Fou saremmo andati
a vedere gli ATDI, magari sperando di rimediare qualche posto in guest
list.
E allora: spettatori sì ma protagonisti, seppur secondari, no?
Pagare per vedere sì, farsi pagare per suonare no?
(Mr. Roboto) diverso il discorso ATDI su major, EF su indie. è semplicemente
una questione di gusto: mi spiego... delle major, ad uno che proviene
dal punk diy (tipo il sottoscritto per es.), non piace un cazzo, non piace
la produzione dei brani (troppo pulita, troppo costruita...), non piace
il fatto che per pompare un gruppo si parli più della pettinatura del
cantante simil-MC5 e non delle canzoni (che tutto sommato fanno abbastanza
cagare), non piace la grafica del cd e neppure quella della pubblicità
su patinate riviste... pregiudizi anti-major? paraocchi? sicuramente.
chi non ne ha? punk o non punk le multinazionali della musica fan cagare.
Sbagliatissimo. Caro Roboto qui mi ragioni per luoghi comuni. Anche
io provengo dal punk diy, e tuttora me ne sento parte, ma non faccio fatica
a riconoscere che moltissimi dischi diy mi fanno cagare e moltissimi dischi
major mi piacciono, dai suoni alla grafica alle persone che li suonano.
Suoni: i primi due album dei Green Day, a parità di qualità del songwriting,
non suonano forse piatti e poveri rispetto alla potenza di "Dookie"? Io
se permetti preferisco i suoni di "Dookie".
Grafica: ho visto più grafiche penose di dischi e manifestini diy che
rigori regalati alla Juve.
Non è un caso che tutte le ultime tendenze grafiche della scena indipendente
si rifacciano nettamente ad una pulizia e ad un rigore tipico dei dischi
major di ieri e di oggi (vedi tutta la pletora di uscite emo-rock o l'influenza
delle vecchie copertine della Blue Note o jazz in generale, per citare
solo due esempi).
Nel caso particolare, la grafica dell'ultimo ATDI è anni luce superiore
a quella scarsissima dei loro dischi precedenti, e questo lasciami dire
che è incontestabile. Ma li hai mai visti "Vaya" e "In-Casino-Out"?
Inoltre, i disegni sono di Damon Locks (ex Trenchmouth) e l'assemblaggio
di Jason Farrell (Bluetip) , due icone dell'arte grafica indie incensati
da ogni parte (e a ragione) per le loro precedenti produzioni. Cos'è,
adesso che hanno lavorato per un disco major sono improvvisamente diventati
degli scarsoni?
Produzione: sarà troppo pulita, ok, ma anche il mito del punk diy come
cosa prima di tutto grezza mi sembra ababstanza vecchio e superato. Troppo
costruita che vuol dire? I pezzi stessi sono più elaborati delle loro
cose vecchie, ma questo perché loro stessi l'hanno deciso. Non si sono
portati dietro due tastiere e venti effetti già nel secondo tour solo
perché avevano firmato con Grand Royal, ma perché gli andava così e stavano
crescendo in quella direzione. E suonavano già dal vivo diversi pezzi
del nuovo album.
Che poi si parli più delle pettinature che della musica, questo è vero
ed è sconfortante. Ma se il disco è bello, bello rimane, e delle pettinature
(che hanno sempre avuto) non me ne frega un cazzo.
Le multinazionali della musica fanno cagare? Fanno sicuramente più cagare
quelle delle armi, del cibo, delle automobili, della medicina. E le grosse
indies con sedi in diversi continenti (dunque multinazionali), tipo Southern
per esempio, fanno cagare pure loro?
Alla fine di tutte le discussioni, io ascolto musica per me stesso, per
quello che mi dà. Quando mi alzo la mattina, cerco un disco bello, non
un disco autoprodotto, non un disco fatto da miei amici, non un disco
che mi sia costato meno di 15mila lire, non un disco con una bella grafica.
Se poi il disco che scelgo è anche tutte queste cose, meglio.
(Ted Renn) Qui non è assolutamente in discussione il fatto che gli
E.F. si siano venduti e si apprestino a diventare i Motley Crue del XXI
secolo. Si sta discutendo, cercando di arrivare da qualche parte, se fare
certe scelte può essere produttivo o dannoso per un certo ambito o se
invece da un certo ambito ti chiami implicitamente fuori e che effetto
abbia per un pubblico "mainstream" vedere due gruppi così diversi (ma
lo saranno poi veramente?) e un sacco di altre interessanti implicazioni.
Ovvio che non mi chiamo fuori da un certo ambito solo per aver suonato
al Vidia con gli ATDI a 30mila lire. Anzi, mi chiamo assolutamente dentro,
sul quel palco un giorno E su quello del csa scrauso il giorno dopo, magari
suonando gratis perché la sera prima mi hanno dato due milioni.
Oppure sul palco di un csa ricco un giorno E su quello di un localino
di amici il giorno dopo, magari suonando gratis perché la sera prima mi
hanno dato due milioni (per inciso: ci hanno dato 500mila lire ed abbiamo
venduto 8 copie del cd).
Mi chiamo fuori invece da tutto quello che è stagnante, nostalgico, inquadrato,
codificato. E l'ambito punk/hc/diy purtroppo sempre più spesso lo è.
"C'è qualcosa che non funziona o sono io che non funziono?" (Bellicosi).
(Andrea Pilia) nel momento in cui la consapevolezza delle profonde
differenze tra le situazioni autogestite e i locali viene a mancare (e
un gruppo del giro dell' autoproduzione che suona in un concerto a trenta
carte puo' perlomeno creare confusione su questo punto) la partita e'
gia' persa!
Quale è la partita? Non è forse già stata persa ben prima del nostro
concerto con gli ATDI a trenta carte?
Non è forse già stata persa da un bel po', quando la gente coinvolta è
la metà di quattro anni fa, fanzine non ne escono praticamente più, csa
che fanno concerti punk/hc/indie/diy regolarmente ce ne saranno cinque
o sei, i concerti sono divisi per genere musicale, tutto quello che è
nuovo o non conosciamo o non possiamo inquadrare ci fa paura?
Siamo ben coscienti di tutte le differenze tra situazioni autogestite
e locali, non per niente suoniamo e continueremo sempre a suonare in certe
situazioni, che sono quelle dove siamo nati e dove viviamo più a nostro
agio.
A Torino la mia casa è El Paso, a Udine il Csa, a Fasano la Masseria Maizza.
E continueranno ad esserlo. Ma forse non è il caso di limitarsi a voler
suonare SOLO in quelle situazioni.
Ha ragione Ted Renn, la situazioone è fluida, le linee sfocate, forma
e contenuto disallineati. Cos'è il giro dell'autoproduzione?
Preferisco essere fischiato da mille persone che non mi conoscevano fino
a un'ora prima che applaudito per inerzia da cinquanta che mi conoscono
da una vita.
Preferisco l'ignoto al noto, i dubbi alle certezze, le domande alle risposte.
Andrea (1/5 di Encore Fou)
PS - L'idromassaggio in casa ce l'ho sul serio, comunque. Ma è
un'altra storia ancora...
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