Le pubblicazioni di storia locale di

 

   

Cento anni di storia racchiusi in questo libro che l'autore, alla sua opera prima, dedica al suo paese natale. Consultando gli Archivi di Stato di Napoli, Avellino, Foggia e Lucera, Giovanni Saitto ha avuto modo di rintracciare quei documenti necessari a ricostruire la storia di questa cittadina, fondata nel 1759 da Placido Imperiale, principe di Sant'Angelo, appartenente alla nobile famiglia genovese degli Imperiale. La ricostruzione storica s'inizia dalle origini di Poggio Imperiale e termina nel 1860, anno in cui il Regno delle Due Sicilie veniva annesso al neonato Regno d'Italia.

 Questo bel volume traccia un quadro completo di Poggio Imperiale, un affresco che illustra i momenti più importanti della vita di questa piccolo paese posto alle propaggini del Gargano. Un «saggio enciclopedico» che illustra tutti gli aspetti storici e sociali di «Tarranov»: dal Territorio alle Tradizioni; dalla Storia ai Costumi; dal Dialetto ai Versi che alcuni figli di questa terra hanno voluto dedicare al loro paese natio.  Tutto quello che si vuol sapere e conoscere di questo paese, lo si trova nelle pagine di questo libro.

 

 

 

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fenomeno del brigantaggio nelle regioni meridionali fu una delle prime emergenze con cui fu costretto a misurarsi il da poco costituito Regno d'Italia. Questo volume rilegge una pagina non trascurabile della storia politica e sociale della Capitanata all'indomani dell'unità d'Italia, delineando con passione, personaggi e luoghi e prestando particolare attenzione agli avvenimenti del circondario di Lesina, Poggio Imperiale ed Apricena che, insieme a San Marco in Lamis e a San Giovanni Rotondo, costituirono alcuni dei più pericolosi focolai di opposizione e di ribellione contro il nuovo governo.

 

Il brigantaggio post-unitario nelle regioni del Mezzogiorno fa ancora udire i suoi echi. Molti inneggiano alle gesta di quei criminali senza scrupoli che la Giustizia ha ridotto all' impotenza. Ma c'è stato un momento in cui il potere politico soccombente ha fatto leva su questi delinquenti comuni? La lotta al brigantaggio è stata una «guerra di polizia»? Ovvero una «guerra di pulizia»? A queste domande il libro, frutto di una complessa ricerca scientifica, cerca di dare delle risposte il più possibile esaurienti. Questo lavoro getta una luce nuova sugli eventi vissuti dalle genti di Capitanata e ci offre uno spaccato inedito della nostra storia sociale e politica. Ci narra delle angherie subite dai nostri padri in quel tormentato periodo della storia d'Italia. È uno stimolo rileggere la Storia ponendo l'accento sulle problematiche sociali del periodo preso in esame. Solo così potremmo giudicare con sufficiente obiettività quegli anni bui e di rivolgimenti. Giovanni Saitto dà il suo contributo soffermandosi maggiormente sulla Capitanata, che del brigantaggio fu tragico scenario di guerra. (glz)

 

«Memorie di un soldato» descrive le vicende di un giovane ed umile geniere «terranovese» ventenne, Mauro Martino, impegnato con il suo reparto in operazioni di guerriglia a Reggio Calabria. E proprio dal capoluogo calabrese che ha inizio la sua drammatica avventura. È l'alba del 3 settembre 1943; gli Alleati, sbarcando sulle coste della Calabria, disorientano gli incerti vertici militari italiani, per cui una moltitudine di nostri soldati, rimasti senza alcuna guida, si sbanda. Il Martino, nei suoi ricordi, descritti con innata semplicità e schietta consapevolezza, ricostruisce, all'indomani dell'invasione anglo-americana, le tragiche traversie sopportate nel lungo e faticoso cammino percorso per raggiungere Taranto prima e Martina Franca dopo, dove si ritrova con la sorella Maria. In questo diario traspaiono nell'insieme le paure, i timori, gli stenti e le ansie dei protagonisti, in tutte le loro forme, proprie della realtà che le ha contraddistinte: la dura e crudele realtà della guerra. Un libro che si deve apprezzare, per i suoi contenuti e gli alti valori, e consegnare alle future generazioni per tramandare le sofferenze e la desolazione di un lustro che resterà indelebile nella storia del mondo intero.

 

 Il 9 novembre 1911, durante una ricognizione che impegnava le truppe italiane nell'oasi libica di Sciara-Sciat, nei pressi di Tripoli, cadeva valorosamente il soldato terranovese Nicola De Maria. Nicola era nato a Poggio Imperiale il 3 luglio 1888 ed il 25 settembre del 1911, dopo che aveva già prestato il servizio di leva, veniva richiamato alle armi per lo scoppio della guerra italo-turca. Destinato al 18° Reggimento Fanteria di Chieti, la sera del 1° novembre 1911 si imbarcava a Napoli alla volta di Tripoli, che raggiungeva il 4 successivo. Cinque giorni dopo, lo scontro con le truppe arabe dove cadde da spartano, trafitto al cuore da una pallottola nemica. È stato, Nicola De Maria, il primo terranovese a donare la sua giovane età alla Patria; ed è stato, anche, il primo compaesano a morire per i Sacri Ideali fuori dai confini italici. In occasione del primo anniversario del tragico evento, l'8 dicembre 1912 la cittadinanza di Poggio Imperiale ha commemorato il prode, designato dal fato ad accrescere le foglie d'alloro che ornano la corona italiana, con lo scoprimento di una lapide marmorea, il cui epitaffio consegna alle future generazioni l'eroico gesto del nostro compaesano caduto in difesa del patrio suolo. Per eternarne la memoria, le Edizioni del Poggio, patrocinatori delle vicende di storia patria, hanno voluto onorare Nicola De Maria ripubblicando l'opuscolo del 1913, nel quale sono ricordati gli ultimi febbrili giorni che il giovane soldato terranovese trascorse prima del mortale incidente, per rievocare e diffondere il suo sublime sacrificio, ancora oggi ignoto alla maggior parte dei suoi concittadini.

Questo lavoro di Gianni, a differenza delle altre pubblicazioni, non è la solita opera storica cui l'autore ci ha abituato, ma l' occasione concreta e stupenda per narrare in modo diverso un secolo di storia Terranovese. Le immagini, a volte divertenti, a volte tristi, ci riportano ad una Poggio Imperiale che ognuno di noi ha ancora nel cuore: quella di una comunità legata da vincoli di stima, affetto, amicizia: VALORI in cui ognuno di noi ancora crede. Il mondo odierno, così carico di problemi, ci ha allontanati l'uno dall'altro. Si corre dalla mattina alla sera, si pensa alle cose fondamentali, si misura il tempo come non mai. I problemi legati alla mancanza di un lavoro, la diffidenza e una buona dose di egoismo, ci hanno fatto chiudere in noi stessi, al punto che stiamo bene solo fra le pareti domestiche, isolati da tutti e da tutto. Sembrano tramontati i tempi in cui si viveva a porte aperte. Siamo diventati tutti più forti, più ricchi, nulla ci manca, ma abbiamo perso la voglia di fare, di dare all'altro senza chiedere nulla in cambio. I buoni sentimenti di un tempo hanno preso strade diverse. Eppure in questo nostro tempo così caotico, così carico di aspetti negativi, segnali come questi che il libro di Gianni vuole lanciare, ci fanno capire che l'amicizia è la cosa più bella cui possiamo tendere e dobbiamo dare merito a chi ancora crede negli altri e coltivi buoni sentimenti. Compito di noi, non più giovanotti, è senz' altro quello di far capire ai giovani e agli adolescenti che l'amicizia è la cosa più bella su cui poter puntare. Io posso solo sperare che, nella nostra comunità, l'amicizia torni ad avere un posto preminente. Stare insieme, parlarsi, darsi una mano, può solo far bene prima di tutto a noi stessi e poi agli altri. Dobbiamo riprovare ad essere migliori ed accettare le persone per quello che sono. Essere d'esempio per i nostri figli affinché possano, con i nostri insegnamenti, ereditare una comunità migliore di quella che lasceremo. In questo tempo in cui l'idea di Patria è stata posta sott'accusa, Gianni decanta - forse senza volerlo - in modo fermo e appassionato il concetto di unione e la gioia della comune appartenenza a questa nostra giovane comunità. Io non posso che ringraziarti, Gianni, oltre che come editore, come tuo concittadino. Credo che nel preparare questo lavoro avrai senz'altro fatta tua la massima dello scrittore James Joyce quando diceva «Mentre tu hai una cosa, questa può esserti tolta. Ma quando tu la dai, ecco, l'hai data. Nessun ladro te la può rubare. E allora è tua per sempre.» E tu ci hai voluto regalare queste immagini bellissime che ora sono tue per sempre. Voglio terminare questa nota con una citazione: «Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro.» (Seneca) (gt)

 

 

 

 

 

 

 

 

Hanno scritto i giornali di questi libri

 

NOVELLE E LEGGENDE DI CAPITANATA

di LEONARDA CRISETTI

 Il fascino delle novelle e delle saghe di una leggendaria provincia pugliese, la Capitanata, rivive in questo straordinario volume proposto al lettore italiano. L'elegante veste grafica si sposa armonicamente con i racconti dei vari paesi del foggiano: storie ed aneddoti che hanno caratterizzato aspetti e momenti remoti di vita quotidiana della gente daunia. Questo libro, per la sua valenza letteraria e per gli alti contenuti etici ed etnografici, si propone come valido ausilio per rievocare la memoria nonché le tradizioni dell'intera Capitanata.

Tra le manifestazioni culturali dell’estate 2000 sono sicuramente degne di nota le serate di presentazione del libro «Novelle e leggende della Capitanata», antologia curata da  Giovanni Saitto, Edizioni del Poggio. La prima ha avuto luogo presso l’Auditorium della Scuola Elementare di Carpino, il 3 agosto 2000. Hanno preso parte alla manifestazione il Sindaco, dott. Nicola Maria Trombetta, il dott. Michele Ortore, presidente dell’associazione culturale «Carpino Folk Festival», il prof. Franco Marasca, delle Edizioni del Rosone, che ha tracciato un bilancio dell’editoria foggiana, e il dott. Gaetano Lo Zito, presidente della sede di Apricena dell’Archeoclub d’Italia. Sono intervenute molte personalità della cultura garganica tra le quali, il  prof. Filippo Fiorentino, la signora Silvana D’Addetta, figlia di Giuseppe, cantore e poeta della storia della Montagna del Sole, gli autori delle novelle e la pittrice Primiana Nista, che ha curato esemplarmente le illustrazioni e la grafica del libro. Ha condotto la serata, con piglio professionale, il curatore del volume Giovanni Saitto. L’antologia presentata comprende racconti, leggende, tradizioni locali sconosciute e altamente suggestive,  testi  narrativi ormai introvabili sul mercato editoriale, testi che rinviano ad autorevoli personaggi garganici del passato, decisamente da non affidare all’oblio. Uno di questi autori è Giuseppe D’Addetta. Fin dagli anni Cinquanta - come ben ricorda la prof. Teresa Maria Rauzino cui è stato affidato il compito di relazionare sull’opera - questo personaggio intuì che di lì a cinquant’anni i popoli del Gargano e della Daunia avrebbero avuto qualcosa di importante da comunicare a chi avesse avuto la curiosità di conoscerli. Oltre al mare e a paesaggi suggestivi, una tradizione folklorica ed etnografica intatta e sorprendentemente attuale, era ancora da valorizzare. Essa attendeva di essere conosciuta da chi, mosso dal desiderio di conoscere ciò che un tempo, in un’altra vita, siamo stati, si fosse spinto per le balze più scoscese della Montagna del sole. Proprio da autori come il D’Addetta prende le mosse la raccolta di Saitto, per proseguire l’ideale viaggio alla scoperta delle nostre antiche tradizioni, alla ricerca di luoghi e temi della memoria da far rivivere e da tramandare alle giovani generazioni.  L’altro punto di forza della raccolta è costituito dai testi prodotti dalla creatività di giovani narratori, i quali, partendo da uno spunto ambientale, da un aneddoto, o da una tradizione storica, si sono cimentati nell’invenzione narrativa, creando dei nuovi suggestivi racconti, che resteranno sicuramente impressi  in coloro che si accostano alla lettura. L’antologia presenta pertanto materiale edito, inedito e nuovo. Alla prof.ssa Teresa Maria Rauzino, del Centro Studi «Giuseppe Martella» di Peschici, va ascritto il merito di aver evidenziato personaggi, temi e luoghi della memoria, indizi piccanti e coloriti, frutto di un sapiente laboratorio testuale. Un’analisi accorta altresì a sottolineare gli agganci storico-culturali che conferiscono alla raccolta antologica un certo spessore culturale, arricchendola. Grazie all’abilità politica di Federico II e alla sua larghezza di vedute, nel Sud e nell’area garganica è stata resa possibile la convivenza di culture diverse: endogene, tedesche, arabe, cattoliche e musulmane, affrontando sin dal Medioevo problemi relativi alla multiculturalità. La lettura effettuata dalla Rauzino ha privilegiato il tema dell’amore, il quale trova riscontro nelle diverse concezioni dell’amore succedute nel tempo: amore «cortese»,  amore angelico, amore sensuale. L’amore, comunque, era spesso «inappagato», respinto, amore disperato, giacché nella cornice culturale e religiosa di stampo medievale all’uomo non era dovuta la felicità: egli era pertanto destinato a soffrire anche ... le pene dell’amore. Naturalmente sono possibili altri percorsi, quelli che ciascun lettore sceglierà leggendo il libro.

da: Il Gargano nuovo, N° 9 del settembre 2000

 

 

«Novelle e leggende di Capitanata»

Un nuovo libro offre uno spaccato inedito del Gargano e della Capitanata e va ad arricchire il patrimonio culturale della nostra provincia

Sempre vive e di buon livello le manifestazioni di carattere culturale, folcloristico, musicale ed artistico che hanno caratterizzato l’estate, ormai lasciata alle spalle, nei numerosi centri garganici. Nel corso della V edizione del Carpino Folk Festival, una serata di particolare rilievo è stata dedicata alla presentazione del nuovo ed interessante volume di Giovanni Saitto (Edizioni del Poggio).  Una preziosa antologia scritta «a più mani», nella quale - come si legge nella presentazione del dr. Gaetano Lo Zito - i singoli racconti «sono ben miscelati e organicamente collocati, per cui nell’insieme appare come un’opera unica, scritta da un solo autore, pur restando la diversità linguistica e stilistica di ciascuno dei racconti».  Il lavoro si apre con un gustoso viaggio nel Gargano: un itinerario che, pur toccando le più famose e rinomate mete vacanziere, sottolinea la cultura, le peculiarità, le diversità delle città e dei borghi. Il racconto introduttivo, dello studioso garganico Giuseppe D’Addetta, offre uno spaccato del Gargano e della Capitanata, inedita ai più: quello di due contesti sociali indissolubilmente legati al mondo classico, al Medioevo Imperiale ed alla sua massima espressione, Federico II, non tralasciando i tempi più recenti. Le singole novelle o i vari racconti seguono il percorso turistico intrapreso nel viaggio introduttivo, quasi a voler sottolineare anche la valenza culturale e le tradizioni di cui la Capitanata è molto ricca. A Lucera e Foggia, a Vieste e Carpino, a Rodi ed Ischitella, a Peschici e Manfredonia, a San Marco e San Giovanni Rotondo, a Serracapriola, Apricena e Bovino sono ambientati i racconti e le novelle firmati da autori già noti per le ricerche storiche locali, come Gifuni, Petrucci, D’Addetta, Pitta o da altri autori quali, Zizzi, Pinnelli, Fini, Tortorella, Gambatesa, Milone, Loiodice, Carbone, Leone, Iosa, Savino, Cammerino, Nardelli, Amoroso e Giovanni Saitto, curatore dell’opera e coordinatore della serata. Ben cinque racconti, infine, recano la firma di Silvana Del Carretto, che spazia col suo «novellar leggero» da Serracapriola a San Marco in Lamis e a Manfredonia, dove è «romanzescamente» ambientato il famoso «sacco turchesco» del 16 agosto 1620, tra «monache e sultani, eunuchi e odalische». In una bella veste tipografica, arricchita dalle illustrazioni di Primiana Nista, il libro si inserisce nel «filone degli studi di storia locale», con l’obiettivo primario di salvare dall’oblio novelle e favole che quasi sempre «hanno un fondamento di verità, sia essa morale che storica». GIR

da: COME ... parla la Capitanata, N° 11 del 16/9/2000

 

 

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