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Arrivò il giorno della gara e tutti i nobili concorrenti giunsero al palazzo del re. Il duca Ghepardone riconobbe la turborapa nel piatto preparato dal conte Bavastro sulla tavolata della giuria. L'aveva già vista in un vecchio almanacco della sua biblioteca "I migliori bocconi di questo e quell'altro mondo" in cui ne venivano cantate le lodi. La speciale verdura avrebbe dato la vittoria sicura al conte Bavastro!

Scesa la notte il duca Ghepardone si intrufolò nella dispensa, prese la turborapa e la nascose sotto la sella del suo cavallo.

Quando la mattina Bardo andò nella stalla per dare il fieno ai cavalli, vide il suo destriero Manulele con il muso puntato verso la stalla a fianco, e pensò: "Solo la turborapa può essere la causa di tanta attenzione". Trovò infatti la rapa e la scambiò con un'altra. Fece però un buco e ci fece colare dentro dell'amarissimo succo di corbezzolo.

La turborapa incantò tutta la giuria, primo fra tutti il re che nominò il conte Bavastro cuoco del secolo. Questi, memore del suo debito, chiamò a palazzo il Mago Mirimao e il limono diventò presto una bellissima libreria. 

Chi la vuole vedere, sa dove trovarla! 

Fecero una grande festa, mangiando cinghiale salmistrato con sventagliata di turborapa e tutti vissero felici e contenti.

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Il conte Bavastro e la gara di San Daniele - pagina 3 

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Count Bavastro