Agamennone ,tragedia di donne.
Agamennone; tragedia di donne è un punto, il punto di un percorso artistico che in quanto tale ha in se stesso la propria ragione di esistere. Ed è una ragione profonda perché si materia dei sentieri misteriosi dell'arte e verso di essi si rivolge per rendere manifesto ciò che nell'uomo è apparentemente sopito. Ma perché a ciò si possa arrivare non è possibile concepire il teatro come qualcosa che miri ad una formazione asetticamente pedagogica: esso non può ridursi ad una semplice dottrina del fare, del "recitare", dell'essere "attori", dell'interpretare artificiosamente un ruolo secondo regole assolutamente vuote e astratte. Il percorso che ha portato all'Agamennone, tragedia dl donne è innanzitutto un percorso di ricerca pura. Ma ricerca intorno a cosa? Intorno al teatro inteso come sistema, come composizione, come concepimento artistico.
Da ciò un'idea di teatro che ogni volta si concreta, che ogni volta prende corpo, che non è mai impostata nè tantomeno contenuta e prestabilita in un metodo, ma che è anzi il frutto di un motivo iniziale proposto e poi sviluppato dialetticamente, prima attraverso l'istinto e poi attraverso l'invenzione del corpo e della mente che, nel tempo, diviene metodo. Così, se da un lato si tende a creare procedimenti sistematici, dall'altro si ricerca quel disordine vitale che li possa e li debba mettere in discussione. In questa ottica, in questa visione del teatro, L'Officina Accademia Teatro ha rivolto lo sguardo verso i principi fondanti della nostra cultura: il Mito inteso come sistema di conoscenza del senso della vita e della rassegnata vendetta, cercando di far emergere e ritrovare quelle costanti che ormai sono parte dei nostri meccanismi interiori ma di cui ormai non riusciamo a ritrovare le origini.
E', paradossalmente, l'opera che ha preso corpo nella scrittura dell'Agamennone, tragedia dl donne cerca di farsi dimenticare in quanto opera per tentare di far posto alla sua essenza, per cercare di insinuarsi nel meandro della memoria collettiva o individuale che sia.
Ecco nascere l'esigenza di un lavoro continuo degli attori e sugli attori per l'acquisizione e la consapevolezza dell'intelligenza fisica, perché le azioni diventino il frutto di un convincimento interiore, di una necessità che marchi un esercizio, un'improvvisazione, una scena. Un lavoro continuo ed incessante perché il teatro possa diventare il luogo della comunicazione franca e assoluta, così da trasformare il vissuto di ciascuno, fatto di umiliazione e dì ottimismo, di colpa o di bisogno, nel serbatoio da cui attingere per lanciarsi al di là di se stessi e giungere ad un ipotetico, remoto quanto immaginario spettatore
Cercare con gli attori quello che noi cerchiamo: un coinvolgimento prima di tutto spirituale con il quale cimentarsi in domande senza riposta.
