L’Arte Terapia nasce e si afferma
negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni alla fine degli anni
’40. I presupposti teorici a cui l’Arte terapia fa riferimento
sono da ricercarsi nella psicoanalisi, nella teoria delle relazioni
oggettuali e nell’arte. L’integrazione dei principi teorici
della psicoanalisi e dell’arte, hanno determinato lo sviluppo
dell’arte terapia ed il costituirsi di una sua specifica identità.
L’arte terapia si configura
quindi come una psicoterapia in cui il processo creativo e l’uso
di modalità espressive promuovono l’integrazione emozionale del
soggetto e ne facilitano lo sviluppo affettivo, cognitivo e
psicosociale.
Il mezzo artistico e/o
espressivo diviene il veicolo, il mezzo per parlare di sé e
rivelarsi, ed asserire la propria esistenza nel mondo.
In questo contesto, il processo
artistico costituisce la modalità attraverso cui diviene possibile
costruire una relazione che permette di affrontare disarmonie,
blocchi, disagi e traumi. Il setting di arte terapia offre, infatti,
uno spazio protetto e rassicurante, atto a contenere, sostenere e
facilitare i processi di comunicazione (verbale e non), di gioco e
di elaborazione dei vissuti emotivi. Gli stessi materiali, gli
oggetti e le immagini prodotte diventano, in questo luogo, i
protagonisti del processo creativo e delle interazioni tra paziente
e il terapeuta. La comunicazione, infatti, viene mediata dal e
attraverso l’oggetto artistico che diviene il veicolo attraverso
cui il soggetto può parlare di sé, contattare il suo vissuto e le
sue fantasie.
A questo proposito, Paola
Luzzatto parla di comunicazione triangolare: paziente, immagine,
terapeuta le cui dimensioni si definiscono in base del ruolo che il
paziente ed il terapeuta assumono sia tra di loro che rispetto
all’immagine creata (Luzzatto, 1998, 61-62).
Sulla base delle terorizzazioni di
Malan,
Luzzatto individua tre dimensioni comunicative all’interno del
setting di arteterapia.
La prima dimensione è
chiamata dimensione
espressivo-creativa. A questo livello la comunicazione si
instaura tra paziente e immagine.
Il ruolo del terapeuta è di
facilitare la produzione di immagine ovvero di aiutare il paziente
ad esprimere il suo mondo interiore attraverso l’elaborazione di
un’immagine. La dimensione espressiva può essere stimolata in
diversi modi: l’uso di materiali artistici, tematiche guidate per
stimolare la fantasia, visualizzazione dello stato d’animo,
ricordi, fantasie ecc. E importante che il terapeuta scopra e
rispetti la modalità che meglio funziona con quel particolare il
paziente e/o un gruppo ed essere flessibile nello scegliere tra
l’espressione spontanea o i temi su cui lavorare (Luzzatto, 1998,
63).
La seconda dimensione è detta
Dimensione
simbolico-cognitiva. La comunicazione tra paziente e
terapeuta in questa dimensione avviene attraverso
l’immagine. L’immagine in questo caso ha valore simbolico.
Il terapeuta in questo contesto assume il ruolo di alleato
terapeutico: riceve e contiene l’immagine e successivamente lavora
con il paziente sul materiale visivo. A questo livello il lavoro può
essere di tipo cognitivo e consapevole o simbolico ed inconscio,
spesso però vengono portati avanti contemporaneamente nel senso che
si può passare da un livello ad un altro. Infatti, “l’immagine
può portare ad una elaborazione verbale, che a sua volta può
stimolare altre immagini: è come un circolo, o meglio una spirale
terapeutica” (Luzzatto, 1998, 64)le cui tecniche sono diverse.
Ci si può muovere
dentro l’immagine per far rivivere l’aspetto emotivo. Stare
dentro all’immagine significa stare con
l’immagine, nel senso che il terapeuta dovrà essere in grado
di parlare e mostrare al paziente che si ricorda dell’immagine e
che rispetta quell’espressione del paziente creando, in questo
modo, un contenitore per quell’immagine.
Si può entrare nell’immagine in diversi modi. Lo si può fare in modo visivo. Il commento visivo dell’immagine può essere rassicurante per
alcuni pazienti perchè significa non entrare in spiegazioni
psicologiche. Hai usato il
rosso ed il nero, ti piacciono... sei uscito dal foglio.
Comunicare da punto di vista
dell’estetica (modalità visiva) non significa darne un giudizio
estetico, ma un giudizio neutrale “guardiamo
quest’immagine come ti sei trovata ad usare i pennelli, è stato
facile, è forte, è morbida...cosa hai fatto prima... dopo”;
questo è un modo di vedere gradualmente il processo.
In altre parole, bisogna
partire dal concreto: quello che ha fatto e come lo ha fatto
piuttosto che interpretare
E come essere due bambini che
distesi sul prato guardano le nuvole e si dicono cosa vedono nelle
forme assunte dalle nuvole quasi un modo surreale di vedere le cose.
La seconda tecnica usata per
attivare la spirale terapeutica è quella di lavorare intorno
all’immagine eliminando, aggiungendo o tagliando. Eliminare un
elemento serve ad elaborare emozioni e pensieri creati
dall’immagine.
Nell’aggiungere un elemento, invece, si fa una fantasia su come sarebbe se ci fosse... come si sentirebbe se… Tagliare è
utile, infine, perchè crea un nuovo spazio tra il come sei e il come sarai quando..., ovvero si crea uno spazio
simbolico in cui è possibile vedere
le cose da fare per essere. La differenza tra stare dentro
l’immagine e stare intorno è che nel primo caso l’immagine
rimane così com’é, mentre nel secondo si modifica.
La terza tecnica è di stare
al di fuori dell’immagine. Dopo l’emergere dei ricordi o
delle emozioni si entra in uno spazio in cui la comunicazione è ad
un livello verbale. Il lavoro va al di là dell’immagine. Spesso
questo modo di fare può portare all’emergere di un’altra
immagine.
Muoversi dentro, fuori ed
intorno all’immagine è
un movimento circolare e non segue una scaletta, sarà compito del
terapeuta intuire su quale dimensione è più consono muoversi con
quel determinato paziente e in quel determinato momento.
L’ultima dimensione è la
Dimensione interattivo-analitica (o dinamica). In questa
dimensione le immagini costituiscono come lo stimolo, lo sfondo,
mentre la parte centrale è la relazione che si instaura tra
paziente e terapeuta.. La comunicazione tra i due è, infatti,
diretta. Questa è la dimensione tipicamente usata nella terapia
psicodinamica e può “comprendere, oltre al rapporto di realtà,
anche proiezione di rapporti primitivi” (Luzzatto, 1998, 64). Il
ruolo del terapeuta è di comprendere le proiezioni del paziente ed
eventualmente risolverle quando bloccano il processo terapeutico. Il
terapeuta si focalizza, quindi, sull’aiuto a riconoscere le
dinamiche relative alla problematica puntando al cambiamento.
In generale, l’arte terapeuta può
favorire una dimensione piuttosto che un’altra o lavorare su più
dimensioni. Ciò sarà determinato dal tipo di paziente e dal tipo
di lavoro che si sta svolgendo con lui, come anche rispetto al
momento peculiare che quel paziente sta vivendo nel qui ed ora della
seduta.
Inoltre, l’analisi del
controtransfert sia verso l’immagine che verso il paziente. gli
consentirà di indirizzare meglio i suoi interventi.
In questa dimensione non meno
importante è il transfert del paziente che come per l’arteterapeuta
potrà essere diretto sia verso l’immagine che il terapeuta.
Modalità
di applicazione
L’arte terapia trova applicazione in
diversi campi di trattamento sia come terapia individuale che come
terapia di gruppo. Nel caso specifico di gruppi, le modadiltà di
svolgimento variano in relazione ai particolari contesti
istituzionali ed alle loro esigenze, ed ai soggetti in trattamento.
Si possono individuare, infatti, tre
modalità di applicazione:
1.
open studio in cui
il processo artistico è considerato un fattore curativo e la
spontaneità è la chiave del processo. Il terapeuta si relazione ad
ognuno dei membri individualmente piuttosto che in gruppo ed il suo
compito fondamentale è quello di facilitare la produzione di
immagini. E’ un gruppo aperto nel senso che ogni membro ha libero
accesso allo studio e non ci sono vincoli particolari di frequenza.
2.
gruppo analitico è
un gruppo chiuso nato dall’influenza dei gruppi di terapia
verbale. La funzione del terapeuta, in questo caso, non è direttiva
rispetto al contenuto delle immagini e lavora con i temi inconsci
che emergono dal gruppi. In questo contesto la relazione rimane
centrale mentre l’immagine fa da stimolo.
3.
Gruppo a tema che può essere proposto dal terapeuta o
emergere dalla discussione iniziale del gruppo. L’intero gruppo
partecipa con tutte le interazioni verbali e non al processo in cui
il conduttore mette a fuoco le modalità di interazione tre i
partecipanti. Il lavoro viene effettuato prevalentemente sul livello
simbolico delle immagini.
La scelta di una modalità piuttosto
che l’altra è dettata dalle peculiarità degli utenti e dalle
particolari esigenze dell’istituzione.
In campo prettamente psichiatrico il
lavoro con le immagini diviene il mezzi privilegiato attraverso cui
il recupero della comunicazione si sviluppa su un piano di analogia
con il pensiero prelogico. Il linguaggio diviene, dunque,
metaforico: sono le immagini a parlare raccontando il loro mondo.
E’un parlar di sé parlando
d’altro che offre la possibilità di aprire nuovi percorsi di
comunicazione da dentro a
fuori attraverso un linguaggio fatto di simboli ed immagini.
In quest’ambito l’arte terapia
permette di intervenire sugli stadi primari dello sviluppo
favorendone la crescita o lo sviluppo. La relazione terapeutica si
propone, infatti, di offrire ai pazienti un ambiente protetto e
sicuro dove poter esplorare e riconoscere il sé dall’altro,
l’esterno dall’interno, i propri confini e costruire
gradualmente la propria immagine.
Il lavoro dell’arte terapeuta è di
intervenire a livello simbolico e metaforico attraverso le
rappresentazioni visive al fine di superare le resistenze e
stimolare l’espressione, l’organizzazione e l’integrazione dei
contenuti latenti ed inconsci. Egli, oltre ad offrire
incoraggiamento, sostegno e rinforzo positivo, ha anche la funzione
di rispecchiare cogliere ed elaborare i contenuti simbolici del
processo utilizzando il materiale artistico e le rappresentazioni
simboliche prodotte dal soggetto come mezzo per la comprensione,
l’analisi e la cura dei disturbi psichici.
Nel fare ciò l’arte terapeuta si
avvale della propria esperienza e consapevolezza delle relazioni
indotte dal soggetto per stabilire un’alleanza terapeutica creativa,
attraverso la quale il soggetto possa rielaborare il proprio vissuto
relazionale interno.
Secondo
l’autore si possono individuare due triangoli nella
comunicazione. Il primo è chiamato triangolo degli affetti in
cui sono presenti difesa ansia e impulso. In questo senso
l’ansia può generare una difesa che è legata ad un impulso.
La sequenza può essere diversa, quello che è importante è
individuare il bisogno sottostante. Il secondo è il triangolo
dei rapporti: rapporto con il setting terapeutico, rapporto con
i passato recente, rapporti di base (infanzia). Il terapeuta
deve saper individuare i legami che intercorrono tra il passato
recente, ad esempio, e il setting e successivamente con i
rapporti di base.
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