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Scienze della Mente, Filosofia, Psicoterapia e Creatività
Mind Sciences, Philosophy, Psychotherapy and Creativeness 

  Numero 3, anno II, gennaio 2005 
"ARTICOLI E RECENSIONI"

"Che cos'è l'arte-terapia?"

Articolo di Tonia Basile

 

 

 

L’Arte Terapia nasce e si afferma negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni alla fine degli anni ’40. I presupposti teorici a cui l’Arte terapia fa riferimento sono da ricercarsi nella psicoanalisi, nella teoria delle relazioni oggettuali e nell’arte. L’integrazione dei principi teorici della psicoanalisi e dell’arte, hanno determinato lo sviluppo dell’arte terapia ed il costituirsi di una sua specifica identità. 

L’arte terapia si configura quindi come una psicoterapia in cui il processo creativo e l’uso di modalità espressive promuovono l’integrazione emozionale del soggetto e ne facilitano lo sviluppo affettivo, cognitivo e psicosociale.

Il mezzo artistico e/o espressivo diviene il veicolo, il mezzo per parlare di sé e rivelarsi, ed asserire la propria esistenza nel mondo.

In questo contesto, il processo artistico costituisce la modalità attraverso cui diviene possibile costruire una relazione che permette di affrontare disarmonie, blocchi, disagi e traumi. Il setting di arte terapia offre, infatti, uno spazio protetto e rassicurante, atto a contenere, sostenere e facilitare i processi di comunicazione (verbale e non), di gioco e di elaborazione dei vissuti emotivi. Gli stessi materiali, gli oggetti e le immagini prodotte diventano, in questo luogo, i protagonisti del processo creativo e delle interazioni tra paziente e il terapeuta. La comunicazione, infatti, viene mediata dal e attraverso l’oggetto artistico che diviene il veicolo attraverso cui il soggetto può parlare di sé, contattare il suo vissuto e le sue fantasie.

A questo proposito, Paola Luzzatto parla di comunicazione triangolare: paziente, immagine, terapeuta le cui dimensioni si definiscono in base del ruolo che il paziente ed il terapeuta assumono sia tra di loro che rispetto all’immagine creata (Luzzatto, 1998, 61-62).

Sulla base delle terorizzazioni di Malan[1], Luzzatto individua tre dimensioni comunicative all’interno del setting di arteterapia.

La prima dimensione è chiamata dimensione espressivo-creativa. A questo livello la comunicazione si instaura tra paziente e immagine.

Il ruolo del terapeuta è di facilitare la produzione di immagine ovvero di aiutare il paziente ad esprimere il suo mondo interiore attraverso l’elaborazione di un’immagine. La dimensione espressiva può essere stimolata in diversi modi: l’uso di materiali artistici, tematiche guidate per stimolare la fantasia, visualizzazione dello stato d’animo, ricordi, fantasie ecc. E importante che il terapeuta scopra e rispetti la modalità che meglio funziona con quel particolare il paziente e/o un gruppo ed essere flessibile nello scegliere tra l’espressione spontanea o i temi su cui lavorare (Luzzatto, 1998, 63).

La seconda dimensione è detta Dimensione simbolico-cognitiva. La comunicazione tra paziente e terapeuta in questa dimensione avviene attraverso l’immagine. L’immagine in questo caso ha valore simbolico. Il terapeuta in questo contesto assume il ruolo di alleato terapeutico: riceve e contiene l’immagine e successivamente lavora con il paziente sul materiale visivo. A questo livello il lavoro può essere di tipo cognitivo e consapevole o simbolico ed inconscio, spesso però vengono portati avanti contemporaneamente nel senso che si può passare da un livello ad un altro. Infatti, “l’immagine può portare ad una elaborazione verbale, che a sua volta può stimolare altre immagini: è come un circolo, o meglio una spirale terapeutica” (Luzzatto, 1998, 64)le cui tecniche sono diverse.

 Ci si può muovere dentro l’immagine per far rivivere l’aspetto emotivo. Stare dentro all’immagine significa stare con l’immagine, nel senso che il terapeuta dovrà essere in grado di parlare e mostrare al paziente che si ricorda dell’immagine e che rispetta quell’espressione del paziente creando, in questo modo, un contenitore per quell’immagine.

Si può entrare nell’immagine in diversi modi. Lo si può fare in modo visivo. Il commento visivo dell’immagine può essere rassicurante per alcuni pazienti perchè significa non entrare in spiegazioni psicologiche. Hai usato il rosso ed il nero, ti piacciono... sei uscito dal foglio.

Comunicare da punto di vista dell’estetica (modalità visiva) non significa darne un giudizio estetico, ma un giudizio neutrale “guardiamo quest’immagine come ti sei trovata ad usare i pennelli, è stato facile, è forte, è morbida...cosa hai fatto prima... dopo”; questo è un modo di vedere gradualmente il processo.

In altre parole, bisogna partire dal concreto: quello che ha fatto e come lo ha fatto piuttosto che interpretare

E come essere due bambini che distesi sul prato guardano le nuvole e si dicono cosa vedono nelle forme assunte dalle nuvole quasi un modo surreale di vedere le cose.

La seconda tecnica usata per attivare la spirale terapeutica è quella di lavorare intorno all’immagine eliminando, aggiungendo o tagliando. Eliminare un elemento serve ad elaborare emozioni e pensieri creati dall’immagine. Nell’aggiungere un elemento, invece, si fa una fantasia su come sarebbe se ci fosse... come si sentirebbe se… Tagliare è utile, infine, perchè crea un nuovo spazio tra il come sei e il come sarai quando..., ovvero si crea uno spazio simbolico in cui è possibile vedere le cose da fare per essere. La differenza tra stare dentro l’immagine e stare intorno è che nel primo caso l’immagine rimane così com’é, mentre nel secondo si modifica.

La terza tecnica è di stare al di fuori dell’immagine. Dopo l’emergere dei ricordi o delle emozioni si entra in uno spazio in cui la comunicazione è ad un livello verbale. Il lavoro va al di là dell’immagine. Spesso questo modo di fare può portare all’emergere di un’altra immagine.

Muoversi dentro, fuori ed intorno all’immagine  è un movimento circolare e non segue una scaletta, sarà compito del terapeuta intuire su quale dimensione è più consono muoversi con quel determinato paziente e in quel determinato momento.

L’ultima dimensione è la Dimensione interattivo-analitica (o dinamica). In questa dimensione le immagini costituiscono come lo stimolo, lo sfondo, mentre la parte centrale è la relazione che si instaura tra paziente e terapeuta.. La comunicazione tra i due è, infatti, diretta. Questa è la dimensione tipicamente usata nella terapia psicodinamica e può “comprendere, oltre al rapporto di realtà, anche proiezione di rapporti primitivi” (Luzzatto, 1998, 64). Il ruolo del terapeuta è di comprendere le proiezioni del paziente ed eventualmente risolverle quando bloccano il processo terapeutico. Il terapeuta si focalizza, quindi, sull’aiuto a riconoscere le dinamiche relative alla problematica puntando al cambiamento.

In generale, l’arte terapeuta può favorire una dimensione piuttosto che un’altra o lavorare su più dimensioni. Ciò sarà determinato dal tipo di paziente e dal tipo di lavoro che si sta svolgendo con lui, come anche rispetto al momento peculiare che quel paziente sta vivendo nel qui ed ora della seduta.

Inoltre, l’analisi del controtransfert sia verso l’immagine che verso il paziente. gli consentirà di indirizzare meglio i suoi interventi.

In questa dimensione non meno importante è il transfert del paziente che come per l’arteterapeuta potrà essere diretto sia verso l’immagine che il terapeuta.

 

 

Modalità di applicazione

L’arte terapia trova applicazione in diversi campi di trattamento sia come terapia individuale che come terapia di gruppo. Nel caso specifico di gruppi, le modadiltà di svolgimento variano in relazione ai particolari contesti istituzionali ed alle loro esigenze, ed ai soggetti in trattamento.

Si possono individuare, infatti, tre modalità di applicazione:

1.      open studio in cui il processo artistico è considerato un fattore curativo e la spontaneità è la chiave del processo. Il terapeuta si relazione ad ognuno dei membri individualmente piuttosto che in gruppo ed il suo compito fondamentale è quello di facilitare la produzione di immagini. E’ un gruppo aperto nel senso che ogni membro ha libero accesso allo studio e non ci sono vincoli particolari di frequenza.

2.      gruppo analitico è un gruppo chiuso nato dall’influenza dei gruppi di terapia verbale. La funzione del terapeuta, in questo caso, non è direttiva rispetto al contenuto delle immagini e lavora con i temi inconsci che emergono dal gruppi. In questo contesto la relazione rimane centrale mentre l’immagine fa da stimolo.

3.      Gruppo a tema che può essere proposto dal terapeuta o emergere dalla discussione iniziale del gruppo. L’intero gruppo partecipa con tutte le interazioni verbali e non al processo in cui il conduttore mette a fuoco le modalità di interazione tre i partecipanti. Il lavoro viene effettuato prevalentemente sul livello simbolico delle immagini.

La scelta di una modalità piuttosto che l’altra è dettata dalle peculiarità degli utenti e dalle particolari esigenze dell’istituzione.

In campo prettamente psichiatrico il lavoro con le immagini diviene il mezzi privilegiato attraverso cui il recupero della comunicazione si sviluppa su un piano di analogia con il pensiero prelogico. Il linguaggio diviene, dunque, metaforico: sono le immagini a parlare raccontando il loro mondo. E’un parlar di sé parlando d’altro che offre la possibilità di aprire nuovi percorsi di comunicazione da dentro a fuori attraverso un linguaggio fatto di simboli ed immagini.

In quest’ambito l’arte terapia permette di intervenire sugli stadi primari dello sviluppo favorendone la crescita o lo sviluppo. La relazione terapeutica si propone, infatti, di offrire ai pazienti un ambiente protetto e sicuro dove poter esplorare e riconoscere il sé dall’altro, l’esterno dall’interno, i propri confini e costruire gradualmente la propria immagine.

Il lavoro dell’arte terapeuta è di intervenire a livello simbolico e metaforico attraverso le rappresentazioni visive al fine di superare le resistenze e stimolare l’espressione, l’organizzazione e l’integrazione dei contenuti latenti ed inconsci. Egli, oltre ad offrire incoraggiamento, sostegno e rinforzo positivo, ha anche la funzione di rispecchiare cogliere ed elaborare i contenuti simbolici del processo utilizzando il materiale artistico e le rappresentazioni simboliche prodotte dal soggetto come mezzo per la comprensione, l’analisi e la cura dei disturbi psichici.

Nel fare ciò l’arte terapeuta si avvale della propria esperienza e consapevolezza delle relazioni indotte dal soggetto per stabilire un’alleanza terapeutica creativa, attraverso la quale il soggetto possa rielaborare il proprio vissuto relazionale interno.

 



[1] Secondo l’autore si possono individuare due triangoli nella comunicazione. Il primo è chiamato triangolo degli affetti in cui sono presenti difesa ansia e impulso. In questo senso l’ansia può generare una difesa che è legata ad un impulso. La sequenza può essere diversa, quello che è importante è individuare il bisogno sottostante. Il secondo è il triangolo dei rapporti: rapporto con il setting terapeutico, rapporto con i passato recente, rapporti di base (infanzia). Il terapeuta deve saper individuare i legami che intercorrono tra il passato recente, ad esempio, e il setting e successivamente con i rapporti di base.

 

 

   

 

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