I.1
- Fino alla rivoluzione:
Risale
al 1641 la creazione di un ospedale nell'area di Charenton da parte
di Sébastien LEBLANC, "Sieur de saint-Jean", consigliere
del Re e 'controleur povincial des guerres'. Egli affidò il
servizio ospedaliero ai religiosi della Carità dell'ordine di San
Giovanni di Dio, ordine che sembra aver occupato un posto importante
lungo il XVII secolo nelle cure e nelle opere di beneficienza
destinate agli alienati.
Jean
Philippe Gaussens nella sua 'memoire' ricorda che:
"L'apertura
dell'ospedale di Charenton si situa dunque nel contesto
generale del <<Grande Internamento>> dell'età classica,
così come viene definito da Michel Foucault, atteggiamento di
politica di risanamento poliziesco che assume una forma
istituzionale con il decreto di fondazione dell'ospedale generale da
parte di Luigi XIV nel 1656".
Si
cerca di mettere ordine nel disordine che induce la miseria mediante
la creazione di luoghi di segregazione in cui vengono anche
reclusi degli alienati. Sempre secondo J. P. Gaussens:
"Nel
settembre 1660, un atto del parlamento di Parigi ordinò che gli
alienati fossero accolti all'"Hotel Dieu" per esservi
trattati in locali specializzati. Secondo certi autori, gli alienati
così ricoverati venivano rapidamente trasferiti, i più fortunati
alle 'Petites maisons' nella 'rue de Sévres' ed a Charenton, quanto
ai poveri, per quanto riguarda gli uomini erano indirizzati a
Bicetre, le donne a la Salpetriere. (...) questo atto del parlamento
di Parigi è la prima traccia legislativa mirante
all'ospedalizzazione specializzata dei malati di mente".
Charenton
riceveva alienati e detenuti inviati per ordine del re, anche se nel
1790 il numero di questi ultimi si era notevolmente ridotto,
cercando i Frati della Carità, per quanto in loro potere, di
separare queste due categorie di ospiti. Si seguiva la procedura di
internamento su 'ordine di giustizia' oppure 'su odine del re',
cioé per 'lettre de cachet'. Gli alienati prendevano posto tra i
differenti tipi di devianti: 'sperperatori, libertini e persino spie
o giansenisti' (1) e dovevano essere repressi ed isolati. Tali
istituzioni, allorquando erano private come lo era Charenton
all'epoca, possedevano dei beni dovuti alle rendite dei terreni in
campagna, degli affitti in città, alla circolazione delle donazioni
e dei lasciti che esse raccoglievano.
Così
a Charenton il reclutamento dei malati proveniva soprattutto dalla
media borghesia e dalla piccola aristocrazia, essendo la retta da
pagare piuttosto alta. Da ciò deriva che la vita all'interno poteva
essere relativamente gradevole: la biblioteca della Carità era ben
provvista, abbonata alle gazzette; si poteva giocare a diversi
giochi di società (scacchi, dama, biliardo...) e passeggiare nei
giardini. A livello delle cure, si utilizzava il salasso, i bagni e
tutta la farmacopea dell'epoca, così come le preghiere a fini
terapeutici nella prospettiva della redenzione delle anime malate.
Si suddividevano gli alienati in diverse categorie secondo la
gravità della loro malattia: la 'force', la semi-libertà e la
libertà.
Le
testimonianza e gli archivi che si sono conservati su quest'epoca
sono assai scarsi e sono essenzialmente costituiti dagli 'atti
capitolari' o verbali delle riunioni del capitolo della
comunità medico-religiosa dell'ospedale. Vi si aggiunge il 'memoire
historique et statistique de la Maison de Charenton' di Esquirol del
1835 (2). Tutti qusti documenti sembrano concorrere a mostrare che
in questa fine del XVIII secolo, Charenton era considerato come un
esempio di successo nelle cure agli alienati. In un articolo de 'L'Information
psychiatrique', P. Sevestre (3) cita un rapporto di Tenon e menziona
che:
"Luigi
XVI il quale era a conoscenza che a Charenton ci fossero delle
condizioni molto favorevoli ai malati, fece redigere a Colombier,
Medico dell'ospedale, Ispettore generale degli Ospedali e delle
prigioni del regno, una direttiva, pubblicata nel 1785 dalla
stamperia Reale di Parigi, su 'la maniera di governare gli alienati
e di lavorare per la loro guarigione negli asili che sono loro
destinati'".
I.2 -
La rivoluzione:
il
1789 segna l'inizio della tempesta rivoluzionaria e con essa, la
condanna dell'arbitrio che si suppone regnare nei manicomi. Si
aboliscono le 'lettres de cachet' per decreto del 27 marzo 1790, il
Comitato d'inchiesta visita Charenton e conclude a favore
dell'ospedale. Ma il 18 aprile 1792 gli ordini religiosi vengono
soppressi e Charenton è chiuso il 12 messidoro anno III (30 luglio
1795). I suoi beni vengono allora annessi ai 'Domaines Nationaux'. I
folli vengono dispersi, alcuni vanno allo "Hotel Dieu", e
quando ci si rende conto che questo ospedale non è attrezzato per
trattare gli alienati in così grande numero e che le loro
condizioni di vita erano particolarmente terribili, si apre la
"Maison Nationale de Charenton" con atto del 27 Pratile
anno V del Direttorio (15 giugno 1797). Essa viene sottoposta alla
tutela diretta del Ministero dell'Interno.
Bisogna
a questo punto parlare del notevole lavoro di Gladys Swain e di Marcel Gauchet (11) i quali
hanno riflettuto in maniera molto rigorosa su questo momento della
riapertura di Charenton, momento in cui esiste l'idea della
curabilità della follia, per cui esiste di conseguenza l'idea del
suo trattamento e del suo trattamento medico. I metodi di cura
allora applicati all'hotel Dieu erano esclusivamente fisici:
contenzione, salassi, bagni, ed è ciò che sarà respinto da
Philippe Pinel (4) il quale, nel suo trattamento degli alienati, si
distingue dalla pratica medica dei suoi contemporanei.
Egli
sostiene che ha appreso da coloro che si occupano dei folli, come il
sorvegliante Pussin a Bicetre, ben più di quanto non abbia fatto da
tutti i suoi colleghi. Egli da ciò introduce la nozione di un
sapere pratico sull'alienazione mentale tanto importante quanto
quello teorico. Swain e Gauchet avanzano l'ipotesi che i progetti di
Pinel di riconvertire la Salpetriere in luogo "consacrato alla
guarigione degli alienati" così come la creazione della
clinica privata di rue Buffon (di fronte alla Salpetriere) che egli
affiderà al suo allievo Esquirol, fossero destinati a entrare in
concorrenza col "monopolio relativo di cui aveva goduto un
tempo Charenton". Per questi due autori, mentre la riapertura
di Charenton, che tuttavia corrisponde al desiderio di porre fine
all'internamento degli alienati dentro luoghi come l'hotel Dieu,
procede "secondo l'intenzione di adattare per conservare",
la Salpetriere sarà al contrario l'espressione "di una
volontà radicale di innovazione".
Effettivamente,
a partire dal 1797, si comincia la ricostruzione della "Maison
nationale de Charenton" con l'aggiunta di più edifici, dovuta
all'incremento della popolazione internata. ma quando un decreto del
Ministero dell'Interno, del 17 giugno 1802, previde l'accoglienza
degli alienati indigenti (uomini e donne), tali decisioni furono
modificate nel 1806, indirizzando come prima gli indigenti maschi a
Bicetre e le femmine alla Salpetriere. Si trova allora ristabilito
il reclutamento selettivo della clientela ospedalizzata.
Tale
periodo sarà contraddistinto soprattutto dall'assenza totale di un
regolamento interno all'ospedale, cosa che permetterà al direttore,
l'Abate de Coulmiers di esercitare un potere dispotico tanto sul
piano gestionale che medico (5), mentre già all'epoca il potere
medico si mette in piedi nel territorio della follia e viene
riconosciuto legittimo dalle autorità.
Lasciamo
ad Esquirol di farci conoscere il suo pensiero a tale proposito nel
suo "Memoire historique et statistique sur la Maison Royale de
Charenton".
"Il
Ministro dell'Interno nel ristabilire la 'maison de Charenton'
commise una grave colpa accontentandosi di nominare i principali
capi dell'Ospedale (...) senza fornire alcun regolamento né alcuna
modalità di contabilità, senza definire le attribuzioni dei
diversi funzionari, ed infine senza stabilire una sorveglianza
regolare. Ne risulta che il Sig. de Coulmiers fu un amministratore
assoluto".
Il
Sig. de Coulmiers preconizza ad es. il regime delle docce, quello
del 'bagno a sorpresa', l'uso del mezzo di contenzione come i 'gilets
de force', i 'mannequins d'osiers', ecc. per calmare gli
agitati.
Non
tiene alcun registro ufficiale dei malati poiché la follia ha una
cattiva stampa, ed il suo discredito può ricadere sui parenti degli
alienati e perciò c'è il rischio che le stesse famiglie si
riprendano gli ospiti, principale fonte delle rendite. Egli
utilizzerà anche l'intera gamma dei comportamenti patologici dei
malati per delle rappresentazioni teatrali pseudo-terapeutiche che
attireranno tutta Parigi negli anni intorno al 1800. Accoglierà il
SIG. DE SADE fino al 2 dicembre 1814, data della morte del
"Divino marchese" e ne farà l'organizzatore di tali
feste. La "detenzione" di Sade è proprio la prova del
carattere abusivo degli internamenti praticati in questo periodo,
dipendendo senz'altro da sanzioni politiche, morali o familiari
anziché da alienazione mentale. Infine, il Sig. de Coulmiers vivrà
innumerevoli conflitti con Royer Collard, nominato medico 'chef' nel
1806 ed imposto dall'Accademia di Medicina.
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