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1) I paradossi di Zenone:

1a) Achille e la tartaruga;

1b) Il paradosso della freccia;

1c) Il paradosso delle masse in movimento.

2) ...............................

 

1)  I paradossi di Zenone   vai all'indice della presentazione   

Celebri sono anche i paradossi di un altro filosofo dell'antica Grecia (V secolo avanti Cristo): Zenone di Elea, scolaro di Parmenide. 

Quest'ultimo filosofo, che opponeva la verità (basata sulla ragione) all'opinione (basata sui sensi), affermava che l'essere vero doveva avere una serie di attributi, tra i quali: essere ingenerato, imperituro, eterno, immutabile, immobile, unico. La molteplicità e il movimento erano dunque solo apparenza.

Gli avversari di Parmenide affermavano che, sostenendo queste tesi, ci si trovava imbrogliati in molte e ridicole contraddizioni. 

Zenone rispondeva polemicamente che se si ammetteva, con gli avversari di Parmedine, che la realtà era molteplice e mutevole si incontravano contraddizioni anche peggiori.

I suoi paradossi sono perciò pensati per ridurre all'assurdo le dottrine che ammettono la molteplicità e il mutamento. E solitamente si fa risalire a essi la nascita della dialettica intesa come capacità di smontare un ragionamento "dall'interno", mostrando le conseguenze assurde, non accettabili, che deriverebbero dall'accettazione di determinate tesi (che risultano pertanto invalidate).

Gli argomenti in assoluto più famosi di Zenone sono quelli contro la realtà del movimento, in particolare quello di Achille e la tartaruga

Immaginiamo una gara tra i due, in cui venga assegnato alla povera tartaruga un certo vantaggio (che nessuno avrebbe cuore di negarle!). 

Ora - seguendo il ragionamento di Zenone - Achille non potrà mai raggiungere la tartaruga, per quanto possa essere piccolo il vantaggio assegnatole.

Prima di poter raggiungere la tartaruga, Achille dovrà infatti raggiungere la posizione occupata precedentemente dalla tartaruga, che nel frattempo si sarà però spostata di un certo intervallo (sia pure piccolissimo) di spazio; e questo stesso stesso ragionamento si può ripetere all'infinito, così che la distanza tra i due non si ridurrà mai a zero, pur diventando sempre più piccola.  

Qual è l'importanza di questo paradosso? Prima di tutto quella di farci comprendere la forza dirompente del paradosso come stimolo e limite del pensiero:

Al di là del significato preciso che i paradossi zenoniani rivestono nell'ambito dell'Eleatismo, essi, attraverso i secoli, hanno avuto la meritoria funzione di richiamare l'attenzione del pensiero filosofico-scientifico su tutta una serie di questioni: come ad esempio il problema dell'infinito, della divisibilità, del moto, del rapporto tra fisica e matematica, ecc. E quelli che potrebbero sembrare, e di fatto apparirono, "pseudoragionamenti" o "inutili rompicapo" si configurano ancora oggi come ardui problemi di logica e filosofia della scienza (Abbagnano-Fornero, Protagonisti e testi della filosofia).

In particolare, la forza logica dell'argomento visto sta nella tesi che - posta l'infinita divisibilità dello spazio - il movimento di un corpo dato non raggiungerà mai la sua meta poiché, dovendo superare gli infiniti punti di cui consta qualsiasi distanza, dovrà impiegare un tempo infinito. E tutto ciò porta ad ammettere una sfasatura tra piano logico-matematico e piano fisico-reale. 

I tentativi di risolvere questo paradosso sono stati numerosi: alcuni studiosi lo considerano ormai risolto (sia pure nell'ambito del calcolo infinitesimale, ossia su base matematica avanzata), altri lo considerano invece  inconfutato e inconfutabile. 

 

Tirando le somme, si deve quanto meno ammettere che Zenone riuscì a individuare un'autentica difficoltà del pensiero umano. 

E altre ne individuò con (per citare solo i più famosi):

  • il paradosso della freccia 

La freccia che appare in movimento è in realtà immobile, poiché in ogni istante essa occupa solo uno spazio determinato, pari alla sua lunghezza; e poiché il tempo in cui essa si muove è fatto di infiniti istanti, per ognuno di questi istanti, e per tutti, la freccia sarà immobile 

  • il paradosso delle masse in movimento 

Un punto mobile va ad una certa velocità e simultaneamente al doppio di essa, a seconda che sia rapportato a un punto immobile oppure a un punto che si muove in senso contrario alla stessa velocità, generando in tal modo l'assurdo logico che "la metà del tempo è uguale al doppio".

Per chiarire questo argomento si può fare l'esempio moderno dei treni. 

Supponiamo tre treni disposti su binari paralleli, di cui i primi due corrano in direzioni opposte con una velocità uguale a 100 km orari, e il terzo sia immobile. Ora la velocità del treno posto al centro apparirà di 100 km orari nei confronti del treno che è immobile e di 200 km orari nei confronti del treno che si muove in senso opposto. 

Si è detto talora che Zenone ha inconsapevolmente anticipato la teoria della relatività, con tale argomento. Ovviamente con questa radicale differenza: che ciò che per Einstein è realtà (=la relatività del movimento) per Zenone è un assurdo logico, che testimonia l'impensabilità razionale del nostro mondo.

(Abbagnano-Fornero, Protagonisti e testi della filosofia).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questo mondo capriccioso nulla è più capriccioso che la fama presso i posteri. 

Una delle più notevoli vittime della mancanza di senno della posterità è Zenone di Elea. Malgrado che abbia inventato quattro argomentazioni, tutte smisuratamente sottili e profonde, la stupidità dei filosofi venuti dopo di lui proclamò che Zenone era null'altro che un ingegnoso giocoliere e le sue argomentazioni erano tutte sofismi.

Bertrand Russell, Principi della matematica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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