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1969: il maggio sportivo 36,1 kb

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2 1970: la speranza 5,85 kb

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3 1971: l'anno della televisione 6,17 kb

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4 1972: l'anno dei tredici 8,79 kb

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Pubblichiamo, in più puntate, la storia dei ragazzi e ragazze di Tursi che hanno fatto le corse, e non hanno vinto mai. Testi a cura di Salvatore Martire da Tursi, docente di Matematica alle Scuole Medie.

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                        

 

Giochi story - sette anni di giochi della gioventù 1969 / 1975

    
   

QUARTA PUNTATA:  1972…. l'anno dei tredici.

I giochi continuano nel 1972. Sogni di una notte di mezza estate per tutti quei ragazzi che sognano di vedere Roma, la città eterna è così lontana.

(del resto non devo scrivere un libro, come il Manzoni, ma devo mettere su carta dei ricordi belli, vissuti circa trent'anni fa.) Quell'anno andò tutto bene. Vincemmo gare di atletica, di ciclismo e … partite di basket, cioè scalammo la montagna.

I  duemila metri sono vinti come al solito da Sergio De Santis, che da secondo stavolta fa il primo posto con 6'24". Il ciclista Santamaria vince, ed un ragazzo di Grassano arriva secondo. Tutti e tre verranno a Roma alle finali nazionali dei giochi della gioventù. Un sabato di fine maggio. Partenza col solito pulmino del signor Farina, che sigarette alla mano ci raccomanda di portare vittoria, altrimenti ci lascia a piedi in quel di Matera. Vincenzo Di Giura, vice-sindaco  di Tursi, sfodera la sua bella macchina Lancia Fulvia e ci andiamo noi, io e i due giocatori più grandi, La Salandra e Nigro.

Arriviamo a Matera e andiamo a giocare in un campo all'aperto dentro l'Istituto Tecnico per Geometri. Giochiamo la prima partita con una squadretta di Matera, vinciamo ed aspettiamo di giocare la seconda partita. Intanto Peppe Farina, autista ufficiale della nostra compagnia, ha fumato soltanto due sigarette, segno che la partita era  facile.

Seconda partita: giochiamo contro il Montescaglioso. Oggi,  ultimo sabato di maggio, vogliamo vincere per poter accedere alla finale di domani mattina, domenica. La partita è difficile. Qualcuno contesta l'età di un giocatore, il Nigro che ha una capigliatura molto riccia e folta sembra più grande della sua età. Ma la partita va avanti e noi siamo sempre in vantaggio. Tonino Ferrara prende i rimbalzi, dà la palla a La Salandra,  La Salandra fa due palleggi incrociati e passa al Barbetta, che segna a canestro. Oppure Nigro prende il rimbalzo e direttamente scaraventa il pallone in avanti, Barbetta aggancia, poi tre passi e "op op"  manda il pallone ad accarezzare la retina. Insomma per non farla lunga, vinciamo la partita, raccogliamo i ferri del mestiere: pantaloni di tuta, giubbotti, un asciugamano collettivo ed una bottiglietta di aranciata che Vincenzo La Salandra aveva portato direttamente  da casa. Siamo tutti contenti e concentrati per il giorno dopo, la finale a quattro. L’autista ha fumato tre sigarette soltanto. La partita non è stata difficile. I ragazzi rientrano negli spogliatoi e qui c'è la sorpresa. E' sparito tutto. Le borse con i pantaloni, la camicia nuova di Aldo Farina, la maglietta bella comprata al mercato da Tonino Nigro. La gioia dei ragazzi si trasforma in una brutta delusione, poiché non possono cambiarsi. Qualcuno ha addosso solamente la maglietta e il pantaloncino, oltre alle scarpette. Ma come si fa a tornare a casa. Sono le venti quando ci si mette in pullman. Gino Ragazzo, che aveva accompagnato lo squadrone di pallavolo, ci vede tutti tristi e sconsolati. "Avete perso?", ci chiede. Avete una faccia da funerale. No, diciamo noi, abbiamo vinto e poi  ci hanno fregato le borse con gli slip, i calzini le scarpe comprate al negozio di Vinci & Figli, la camicia che la mamma ci aveva stirato e i pantaloni nuovissimi, che Vincenzo La Salandra, manco a Pasqua li aveva indossati (li metterò a Matera diceva). Pasquale De Luca  aveva portato  l'orologio che il padre gli aveva regalato per la cresima e anche questo sparito chissà dove.

 

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