QUARTA
PUNTATA:
1972…. l'anno dei tredici.
(del resto non devo scrivere un libro, come il Manzoni, ma
devo mettere su carta dei ricordi belli, vissuti circa trent'anni fa.)
Quell'anno andò tutto bene. Vincemmo gare di atletica, di ciclismo e …
partite di basket, cioè scalammo la montagna.
I duemila
metri sono vinti come al solito da Sergio
De Santis, che da secondo stavolta
fa il primo posto con 6'24". Il ciclista Santamaria vince, ed un ragazzo
di Grassano arriva secondo. Tutti e tre verranno a Roma alle finali nazionali
dei giochi della gioventù. Un sabato di fine maggio. Partenza col solito
pulmino del signor Farina, che sigarette alla mano ci raccomanda di portare
vittoria, altrimenti ci lascia a piedi in quel di Matera. Vincenzo Di Giura,
vice-sindaco di Tursi, sfodera la
sua bella macchina Lancia Fulvia e ci andiamo noi, io e i due giocatori più
grandi, La Salandra e Nigro.
Arriviamo a Matera e andiamo a giocare in un campo
all'aperto dentro l'Istituto Tecnico per Geometri. Giochiamo la prima partita
con una squadretta di Matera, vinciamo ed aspettiamo di giocare la seconda
partita. Intanto Peppe Farina, autista ufficiale della nostra compagnia, ha
fumato soltanto due sigarette, segno che la partita era
facile.
Seconda partita: giochiamo contro il Montescaglioso. Oggi,
ultimo sabato di maggio, vogliamo vincere per poter accedere alla
finale di domani mattina, domenica. La partita è difficile. Qualcuno contesta
l'età di un giocatore, il Nigro che ha una capigliatura molto riccia e folta
sembra più grande della sua età. Ma la partita va avanti e noi siamo sempre
in vantaggio. Tonino Ferrara prende i rimbalzi, dà la palla a La Salandra,
La Salandra fa due palleggi incrociati e passa al Barbetta, che segna a
canestro. Oppure Nigro prende il rimbalzo e direttamente scaraventa il pallone
in avanti, Barbetta aggancia, poi tre passi e "op op"
manda il pallone ad accarezzare la retina. Insomma per non farla lunga,
vinciamo la partita, raccogliamo i ferri del mestiere: pantaloni di tuta,
giubbotti, un asciugamano collettivo ed una bottiglietta di aranciata che
Vincenzo La Salandra aveva portato direttamente
da casa. Siamo tutti contenti e concentrati per il giorno dopo, la
finale a quattro. L’autista ha fumato tre sigarette soltanto. La partita non
è stata difficile. I ragazzi rientrano negli spogliatoi e qui c'è la
sorpresa. E' sparito tutto. Le borse con i pantaloni, la camicia nuova di Aldo
Farina, la maglietta bella comprata al mercato da Tonino Nigro. La gioia dei
ragazzi si trasforma in una brutta delusione, poiché non possono cambiarsi.
Qualcuno ha addosso solamente la maglietta e il pantaloncino, oltre alle
scarpette. Ma come si fa a tornare a casa. Sono le venti quando ci si mette in
pullman. Gino Ragazzo, che aveva accompagnato lo squadrone di pallavolo, ci
vede tutti tristi e sconsolati. "Avete perso?", ci chiede. Avete una
faccia da funerale. No, diciamo noi, abbiamo vinto e poi
ci hanno fregato le borse con gli slip, i calzini le scarpe comprate al
negozio di Vinci & Figli, la camicia che la mamma ci aveva stirato e i
pantaloni nuovissimi, che Vincenzo La Salandra, manco a Pasqua li aveva indossati
(li metterò a Matera diceva). Pasquale De Luca
aveva portato l'orologio
che il padre gli aveva regalato per la cresima e anche questo sparito chissà
dove.
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