Introduzione
Gioielli di Sardegna
Per gioiello tradizionale si intende quel gioiello che costituisce una parte integrante dei costumi tipici delle diverse sub-regioni dell'isola.
Possiamo accennare una prima suddivisione in cinque tipologie:
Uno stesso tipo di gioiello può essere riprodotto in diverse fogge e materiali, così come può variare il tipo di lavorazione soprattutto in considerazione della zona di provenienza, in base alla quale cambiano anche i nomi utilizzati per designarli.
Collane, orecchini, anelli e spille appartengono al primo gruppo, quello dei gioielli destinati a ornare il costume tradizionale o la persona. Le spille ad esempio, vengono realizzate quasi esclusivamente in oro e filigrana, ed hanno uno scopo pratico - oltre che ornamentale - come quando vengono usate per trattenere lo scialle sul capo.
In questo caso risultano molto semplici e stilizzate, ridotte ad uno spillone con grossa testa in corallo o madreperla.
I gioielli di pratica utilità invece sono quelli indispensabili nella vita di tutti i giorni come ad esempio i gemelli o i bottoni usati per chiudere polsini e colli delle camicie, sia maschili che femminili, ma anche tutti i vari tipi di ganci e gancere, usati per reggere un copricapo, allacciare un corpetto o chiudere la gonna attorno ai fianchi.
Il motivo ornamentale più frequente e il cuore: simbolo della vita esso é sinonimo di possesso e proprietà. Non a caso viene spesso riportato anche sugli anelli di fidanzamento o matrimoniali nei quali vengono incastonate anche delle piccole gemme rosse o granelli di corallo.
Infine le catene, realizzate con materiali nobili tra i quali predomina comunque l'argento, sono tipiche solo di certi costumi e vengono usate solo in particolari occasioni come il matrimonio Selargino.
I gioielli da toeletta sono quelli che oggi assumono prevalentemente un valore ornamentale ma che un tempo avevano una funzione di vera utilità. Citiamo ad esempio s'Isprugadentes (o spuligadentes) e la nuschera.
Il primo era destinato alla pulizia di denti, unghie e orecchie; la seconda invece, di forma generalmente cilindrica e allungata, era destinata a contenere profumi. I due gioielli, sempre attaccati ad una catenella, venivano portati quasi sempre assieme.
I gioielli religiosi realizzati in lamina d'argento o d'oro, corallo e madreperla, erano destinati a ornare chiese e cappelle private e spesso venivano donati da fedeli riconoscenti quali ex voto.
I pił comuni sono senz'altro i rosari, ma non mancano diademi, reliquiari, ostensori e calici, oltre alle varie croci o pendenti a tema sacro.
Infine le credenze superstiziose - sempre molto radicate un po' ovunque in Sardegna - hanno portato alla creazione di amuleti e talismani ricavati dall'argento, impreziosito dal corallo rosso, da pietre dure, in particolare l'ossidiana proveniente dal Monte Arci, e da conchiglie e "occhi di Santa Lucia".
A ognuno di questi amuleti veniva attribuito un valore magico e protettivo contro malocchio e sfortuna.
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