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Il Castello Salvaterra

 

Nel 1355 i reali d’Arborea ebbero il definitivo sopravvento sul casato della Gherardesca con la decapitazione di Gherardo e Corradino. Ma in quel tempo, il Castello esisteva già? Oppure furono proprio i giudici d’Arborea a costruirlo? Il fatto che all’epoca della dominazione pisana esistesse una ‘Via del Castello’ fa propendere per la prima ipotesi.

Quello che si sa di certo è che l’antico maniero, dopo molti secoli, produsse milioni di bottiglie di Champagne.

La singolare avventura imprenditoriale inizia attorno al 1892 quando l’ingegnere Edoardo Sanna acquista il Castello per farne una fabbrica di vetro che offre lavoro a un centinaio di persone.

La ricerca storiografica di questi elementi è stata possibile anche grazie al contributo di un archeologo toscano, Mario Galasso, che per molto tempo si è occupato di archeologia subacquea e di storia della vetreria nelle varie epoche.

Dunque il pioniere Sanna inizia la produzione con due forni, otto operai e 240 mila pezzi all’anno, ma ben presto i forni diventano tre e gli operai molti di più fino ad arrivare a una produzione di due milioni di pezzi all’anno. La maggior parte delle bottiglie prende la via del mare verso la Francia per essere riempite di buon vino Champagne.

Il Sanna, che faceva parte di una società massonica, era stato vicedirettore della miniera di Monteponi per poi diventare direttore della miniera di Ingurtosu. Dunque non aveva problemi economici e non aveva neppure esperienza nell’arte vetraria. Forse per questo la sua esperienza dura soltanto otto anni.

Nel Castello Salvaterra però l’attività prosegue con altri imprenditori fino all’alba del nuovo secolo. Alcune testimonianze verbali assicurano che la fabbrica continuò a produrre per altri trent’anni.

 

Arte Sacra

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Monumento a Quintino Sella dello scultore Giuseppe Sartorio - 1885

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