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L'ARTE di SCRIVERE
Sito di arte e letteratura di La Torre Maria Cristina
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Critiche e recensioni
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CRITICHE E RECENSIONI LETTERARIE
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-Poesia "Il mio vivere"
Il mio vivere
Il mio vivere si nasconde
tra le ombre dei passanti
senza identità e senza storia.
Il mio vivere si nasconde
tra le arcaiche pieghe
delle architetture barocche
di un Italia profana e sacra.
Il mio vivere
vegeta tra questi boschi verdi
che ogni estate
bruciano di dolore.
Il mio vivere dentro
è un coinvolgimento
totale dell’umana
sofferenza collettiva.
*Premiata al 3° Posto sezione adulti — Poesia — con Targa + Diploma di partecipazione + critica sulla poesia. Al Concorso “Il nodo” indetto da corpo Naz.Giovani esploratori/trici italiani, provincia di Taranto (Talsano). 04/06/2005
Giudizio della critica
“Con una serie di anafore incalzanti la lirica affronta il tema della pena e della fatica del vivere, tanto caro alla sensibilità di poeti e scrittori come Montale e Pavese, il linguaggio eletto, allusivo e metaforico, tradisce una visione pessimistica della vita di un animo sensibile e partecipe dell’umana sofferenza collettiva”.
(commissione del concorso)
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Recensione mia poesia su convivio n. 25
Maria Cristina La Torre Alla stazione
(Convivio n. 21, pag. 39)2006
Maria Cristina La Torre focalizza la sua attenzione su una
realtà che è spesso dinanzi ai nostri occhi, ma, forse, non valutiamo con la medesima cura: il barbone che va per l’elemosina.Trattasi di persona trasandata abbandonata, che nel suo stato di disagio esistenziale, non trova altro rimedio che abbandonarsi riducendosi in uno stato pietoso. L’autrice cerca d’intuire il dramma di questo personaggio che, lungo il marciapiede della stazione ferroviaria, si trascina ostentando un volto rugoso, seminascosto da una barba incolta, con in dosso stracci, insomma la raffigurazione della massima indigenza. È il vagabondo che s’intrattiene fra la gente in arrivo ed in partenza che, però, non si cura di lui, anzi cerca di sfuggirlo. Questo rudere umano è ignaro che Maria Cristina La Torre lo stia osservando dal finestrino di un treno in partenza. Lo vede muoversi: “Come un fantasma” mentre istintivamente la sua mano si tende nel gesto inequivocabile del “chiedere qualcosa”. L’autrice, in partenza, lo osserva, attentamente attraverso il finestrino del treno. Guarda la sua andatura malferma e traballante, ne sente pietà, ma il treno puntualmente parte...
"La sua figura si allontana / fino a scomparire all’orizzonte”. Composizione che bene focalizza questa realtà.
di Pacifico Topa
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