Amore solitario a tre testine di Templar

 

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La Serata era cominciata bene proseguita discretamente e finita come sempre,
non che si fosse illusa, ma la speranza è sempre l'ultima a morire. Lui, l'
ennesimo bellone, questa volta architetto e designer, l'aveva invitata per
una cenetta romantica a lume di candela, i manicaretti erano stati cucinati
e serviti dalla tata filippina che scoccate le nove aveva guadagnato l'
uscita dispensando grassi sorrisi e saluti con accenti inventati di sana
pianta.



L'appartamento era un vero splendore, roba da rivista di arredamento, in
fondo era il minimo visto il lavoro che svolgeva. Tappeti, e finiture di
pregio, suppellettili inutili ma irresistibilmente belli da vedere e qualche
quadro moderno rigorosamente d'autore. Cento metri calpestabili di raffinato
design italiano.



 Finito il buon pasto erano scivolati sul divano di pelle e, sempre
scivolando, erano finiti, come il più consumato dei copioni, nella spaziosa
camera da letto, dove l'enorme letto rotondo invitava a dolci effusioni tra
i suoi avveniristici cuscini dai colori caldi. Tutto poteva essere durato
tra la mezz'ora e i tre quarti d'ora, si stupiva sempre di come un
personaggio simile, colto e di buon gusto, fosse un totale ignorante
sessuale, ottenuta la sua facile gratificazione, le aveva promesso un altro
"giro" dopo qualche minuto di relax.



Crollato in catalessi come uno scoglio caduto nella fossa delle Marianne, un
sonno di marmo dal quale non si risvegliò ne quando lei accese la
televisione per guardarsi uno dei "bellissimi" di rete quattro, ne quando
tutt'altro che furtivamente, ma facendo intenzionalmente più rumore
possibile, si andò a preparare un rilassante bagno a base di oli essenziali
nella vasca angolare di ossidiana nera del suo dannatissimo e sontuoso
bagno.



Mentre l'acqua scrosciava riempiendo l'enorme vasca, si perse un attimo a
guardarsi in giro, cercando di farsi un'idea migliore del suo nuovo e già
obsoleto amante, le pareti erano tutte di mosaico bianco e nero, i sanitari
sembravano usciti da una puntata di Startreck e galleggiavano a mezz'aria,
sostenuti da invisibili sostegni nel muro.



Tutto in ordine, sicuramente per merito della mini donna di servizio con gli
occhi a mandorla. Appoggiò un piede sulla tazza del water passando con gesto
felino e sensuale le mani sulle gambe, quasi a mimare un invisibile
spogliarello a favore di mister nessuno. Sentì appena la ricrescita dei
peli, per un secondo si sentì assalire dal dubbio che il poco interesse del
suo pigro stallone fosse dovuto a quello, ma lo scacciò subito, non gliele
aveva quasi toccate le gambe. In un angolo della sua mente lo immaginava
appoggiato allo stipite della porta mentre la osservava, ridestato dallo
scroscio dell'acqua, ma voltatasi, il nulla.



Il suo sguardo fu tutt'un tratto colpito da un oggettino, quasi fuori posto,
sulla mensola di marmo, liscio al tatto, quasi setoso, dalle forme sinuose
con un pulsante nel mezzo e una testa più grossa e triangolare, leggermente
curva, lo prese in mano, soppesandolo e apprezzandone la perfetta
equilibratura, sei era sempre domandata come sarebbe stato depilarsi con uno
di quegli affari, se l'era cercata, l'indomani mattina si sarebbe trovato i
suoi peli nel suo fottuto ed ergonomico rasoio high tech.



Premette il pulsante e iniziò a passarselo sulle cosce, scorreva come il
velluto, merito della tecnologia o della sua pelle? Vibrando, massaggiava,
rimuovendo delicatamente i peli superflui dalle sue gambe. Più lo muoveva e
più una lenta, ma inesorabile, eccitazione, iniziava a scorrerle nelle vene.
Non resistette alla tentazione, iniziò a passarlo anche sul suo pube, il
pelo corto e scuro scompariva, fagocitato dalle velocissime lamette, non era
necessario che premesse molto, anche se ogni tanto un pelo più insofferente
degli altri, non collaborava procurandole come una puntura, certo niente a
che vedere con la ceretta; ma lei premeva, ne sentiva il bisogno.



La mente ormai era ovattata, come l'atmosfera che si stava creando in quel
bagno bianco e nero, prese due salviette e le mise sull'asse del water, si
ripeteva dentro di se di essere pazza, ma preso il rasoio lo appoggiò sui
tue asciugamani di spugna bianca e ci si appoggiò delicatamente sopra, la
curva del suo sesso combaciava perfettamente con l'incavo di quello
stupefacente oggetto, iniziò a cavalcarlo pianissimo, ondeggiando con la
testa reclinata e gli occhi semichiusi. Nello specchio appannato, poteva
vedere la sua immagine riapparire tra le gocce di condensa che scivolavano
giù.



Ormai era amore, i suoi lenti movimenti, avanti e indietro si trasformavano
in onde concentriche di piacere come quelle che si formano negli stagni
quando ci butti un sassolino dentro, il resto non esisteva più. L'orgasmo
arrivò di li a poco, proprio mentre l'indicatore della batteria iniziava a
virare sul rosso, si alzò e fece quasi per asciugarlo dai suoi umori, ma poi
ci ripensò, lo rimise dove lo aveva trovato così com'era, chissà se il
bisonte si sarebbe accorto di qualcosa l'indomani mattina.

La vasca la aspettava calda e invitante, vi si lasciò scivolare dentro,
finalmente ristorata, facendosi coccolare dalle bolle di sapone e
addormentandosi dolcemente in quel brodo primordiale

 

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By Simon Templar

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