il curiosario

Storia dell'acconciatura Capelli e psicologia Tintura e insidie Capelli in salute Se la tariffa è esosa  

estetica... ma non solo

CAPELLI & PSICHE
Sul lettino del coiffeur
Una piega sbagliata. Un colore spento. Un inizio di alopecia... E si perde la fiducia in se stessi. Lo dimostra una ricerca Usa. Ma ora una soluzione c'è. Tra scienza e cosmesi
di Letizia Gabaglio
(articolo liberamente tratto da L'Espresso © del 22/marzo/2001)

    Una ciocca ribelle, un taglio sbagliato, un colore che spara, una messa in piega troppo rigida. Basta poco per uscire dal parrucchiere scontenti, e per perdere poi la fiducia in se stessi. L'affermazione non è il frutto di un'indagine svolta fra i clienti dei saloni di bellezza, ma addirittura di alcuni ricercatori della Yale University, che hanno studiato il rapporto fra psicologia e pettinatura. E hanno scoperto che avere una testa fuori posto crea più di un problema. Le persone spettinate o convinte di avere capelli in disordine si sentono meno capaci, sono imbarazzate e meno socievoli. E questo vale soprattutto per gli uomini. «È più facile pensare che gli uomini non siano interessati al loro aspetto fisico. Ma l'estetica non è una cosa che interessa solo le donne», dice Marianne La France, la psicologa della Yale University che ha condotto la ricerca, sponsorizzata dalla Procter&Gamble, multinazionale che fabbrica prodotti per i capelli. Risultati che hanno ben presenti le aziende che guidano il mercato mondiale della cosmesi del capello: l'Oréal e Wella. Che dedicano scuole e corsi di aggiornamento ai parrucchieri che decidono di utilizzare i loro prodotti, non solo per garantirne un uso corretto, ma per insegnare l'approccio al cliente. Meglio perdere un po' di tempo prima della messa in piega per ascoltare chi vuole una capigliatura nuova piuttosto che sentirne le lamentele dopo. E se una messa in piega sbagliata può mettere di cattivo umore, figuriamoci l'effetto nefasto che possono fare capelli sfibrati, rovinati, bianchi o radi. E se è curioso scoprire la relazione fra un'acconciatura riuscita e il proprio stato d'animo, tanto più risulta evidente il legame strettissimo fra psiche e caduta dei capelli. Paura d'invecchiare precocemente, stress, complesso di castrazione, e per le donne difficoltà ad accettare la propria femminilità. Già perché, seppur in misura minore, anche le donne soffrono di questo disturbo. A colpire di più è la calvizie androgenetica: un diradamento dei capelli sulle tempie accompagnato dalla cosiddetta chierica nel caso dell'uomo, perdita della capigliatura nella zona frontale e parietale per la donna. A causa di una progressiva atrofizzazione del follicolo, a ogni ciclo i capelli risultano sempre più sottili e meno colorati, dando l'impressione che il loro numero sia diminuito. La predisposizione è determinata sia dagli ormoni che dai fattori genetici: un uomo il cui padre e nonno materno siano calvi, ha poche possibilità di evitare la caduta dei capelli. A livello molecolare, sono alcuni ormoni (il testosterone maschile e il Dhea per la donna) che entrando nella cellula del follicolo danno origine a una sostanza (chiamata Dht) che riesce a penetrare nel nucleo e, interferendo con il Dna della cellula, inibiscono il follicolo causandone il rimpicciolimento e l'incapacità di far nascere un capello sano, sino alla completa atrofizzazione. Il sistema immunitario individua il follicolo danneggiato e, come fosse un corpo estraneo, cerca di eliminarlo. A questo punto iniziano una serie di complicazioni, come prurito, rossore, infiammazioni, che aggravano la situazione. Rimediare si può fino a che il follicolo non è completamente atrofizzato, cercando di stimolarlo a produrre a ogni ciclo un capello sempre più robusto e pigmentato. Ma occorre pazienza, costanza e determinazione. Talvolta si corre in farmacia e si acquistano soluzioni più o meno miracolose. «La legge è molto chiara: i cosmetici (che si acquistano senza ricetta medica) possono contenere solo determinate sostanze e devono avere funzioni limitate, assicurando una buona manutenzione dei capelli senza modificarne lo stato di fatto», afferma Fulvio Allegra, dermatologo, direttore del Centro Tricologico dell'Università di Parma. Quindi sembra proprio che per contrastare la caduta dei capelli i cosmetici non bastino. E ancora: «I numerosi cosmetici presenti sul mercato sono in realtà prodotti che mirano a migliorare il nutrimento del bulbo pilifero grazie a un aumento dell'irrorazione sanguigna. In generale, le lozioni cosmetiche contengono mucopolisaccaridi, proteine, derivati vitaminici e minerali, oltre a numerosi estratti vegetali che svolgono un'azione lenitiva e antinfiammatoria», conferma Giorgio Sarchi, dermatologo presso l'Ospedale San Raffaele di Milano. A cui fa eco Andrea Marliani, presidente della Società Italiana di Tricologia: «Molti dei prodotti pubblicizzati sono a base di derivati dell'acido nicotinico, il cui unico effetto dimostrato scientificamente è quello di far arrossare la cute». Qualche esempio? «Uno dei componenti di moda è la crescina, un composto di panthenolo (forma alcolica della vitamina B5 che dona elasticità al capello grazie alla sua capacità di trattenere l'acqua) e amminoacidi che la cute non assorbe. È chiaro, quindi, che non può avere il magico effetto di far ricrescere i capelli», afferma Antonella Tosti, dermatologa, direttore del Centro Tricologico dell'Ospedale S. Orsola di Bologna. Ma, allora, cosa fare? Una speranza viene da due farmaci: minoxidil e finasteride. Il primo è una lozione che stimola, allunga e attiva la fase anagena del capello, quella di crescita. «Questo medicinale è usato da tempo come ipertensivo orale per il suo effetto vasodilatatore», spiega Pietro Puddu, direttore scientifico dell'Istituto Dermatologico dell'Immacolata di Roma: «Poi nel 1960 si scoprì che induceva ipertricosi e si è iniziato ad usarlo contro l'alopecia androgenetica». Purtroppo però il miglioramento estetico della calvizie non va oltre il 10 per cento. Ma molto dipende dall'età, l'area trattata e la durata dell'alopecia. «Gli effetti collaterali del minoxidil sono minimi, però il farmaco non funziona su tutti i soggetti», spiega Allegra: «Il finasteride è più efficace, ma maggiori sono le controindicazioni: si è osservato un lieve calo del desiderio sessuale, del volume spermatico e della libido; ma sono effetti reversibili». Un milligrammo al giorno di finasteride è la terapia più famosa al mondo per la cura della calvizie androgenetica. Le pastiglie inibiscono l'enzima 5-alfa-reduttasi che, non potendosi unire al testosterone presente nei follicoli piliferi, impedisce una formazione eccessiva di Dht (diidrotestosterone), nocivo per il capello. In questo caso i risultati sono più rassicuranti: ricrescita dei capelli nel 50 per cento dei pazienti e arresto della caduta nel 49. Ma attenzione a non illudersi: «Nessun trattamento può far ricrescere i capelli se il follicolo è completamente atrofizzato», avverte Marliani. La prova: «Se un calvo viene castrato, e non produce più ormoni, purtroppo non gli ricrescono i capelli!».
di Letizia Gabaglio in collaborazione con Giancarlo Sturlone
L'Espresso - 22.03.2001


Look Center Luna
Home page
E-mail

Copyright © since 2001 - All Rights Reserved ™
All pages at this website are Copyright © 2001-2002 by their respective authors.
All rights are reserved and republication or redissemination of the contents of the materials at this site are expressly prohibited.