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Se il parrucchiere vi «rapa» il portafogli
 
Due milioni e mezzo per un'acconciatura. E' il conto presentato da un parrucchiere di grido di Roma qualche settimana fa a una signora. Tramortita dal costo, si è rifiutata di pagare e si è rivolta all'Unione nazionale consumatori. Risultato: visto che il parrucchiere non aveva esposto nel negozio le tariffe e neppure le aveva comunicate, alla fine la signora ha speso solo (si fa per dire) 500mila lire. Per fortuna, conti così sono rari, ma quali sono i nostri diritti quando entriamo in un salone per acconciature?
L'articolo 180 del Regolamento del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza, impone che il parrucchiere esponga nel negozio tutte le tariffe per i vari servizi. Se non c'è, vale il prezzo corrente medio. Attenti però, le tariffe esposte, spiega Franco Scarpanti, capo categoria acconciatori dell'Unione artigiani di Milano, sono quelle di base (Iva compresa) e tengono conto solo della posizione e della categoria del negozio. Ma poi ci sono i cosiddetti servizi accessori. Un conto, spiega sempre Scarpanti, è usare uno shampoo da 25mila lire al litro e un altro da 80mila. Non solo: per uno shampoo e piega si possono anche usare la schiuma (altre 2mila lire), le creme conditioner (da 2 a 4mila lire in più) e la lozione che può andare dalle 4 fino a 20mila lire. Tutto lecito? Sì, perchè le tariffe sono libere, ma bisogna che tutti i costi siano comunicati prima al cliente.
E che dire delle tinture? Oggi i prodotti usati dagli acconciatori per colorare i capelli sono molto più affidabili rispetto al passato. Però, consiglia Donata Monti dell'Adiconsum, vale sempre la pena prima di ricorrere a un nuovo tipo di colorazione fare una prova testando sul braccio o dietro le orecchie la nuova tintura per vedere se si è allergici. Una cosa che un buon parrucchiere dovrebbe proporre sempre ai nuovi clienti. State in guardia, invece, avverte Biagio Iannello, presidente regionale della Federacconciatori, da chi, lavorando in nero, vi colora i capelli in cantina o in casa. Non sempre i prodotti usati sono all'altezza di quelli che si trovano dagli acconciatori professionisti.
Può capitare che il colore desiderato non sia quello giusto o che gli acidi della tintura vi rovinino il vestito. Che cosa fare? In molti casi, i parrucchieri sono assicurati contro tutte queste evenienze. Due anni fa, a una signora che dopo una colorazione perse tutti i capelli, furono risarciti 40 milioni. Il diritto di rivalsa è sempre possibile. L'importante è contestare (magari con una raccomandata) il difetto entro otto giorni al parrucchiere. In caso di risposta negativa, non vi resta che percorrere la via legale, utilizzando il giudice di pace se la richiesta di risarcimento non supera i 5 milioni. In qualsiasi caso è fondamentale avere lo scontrino o la ricevuta fiscale che, comunque, i parrucchieri hanno sempre l'obbligo di rilasciare.
I piccoli errori. Non sempre però, si deve arrivare a questi estremi. Se il colore non è quello desiderato, spiega Scarpanti, lo si può immediatamente rifare, tranne il nero. Più difficile, invece, riparare a un taglio malfatto. In questo caso, però, un parrucchiere serio, conclude Iannello, cerca di rimediare non facendo pagare la prestazione o offrendosi di rifarla. Si spera, meglio...

Articolo tratto da Il Giorno on line


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