" L'angoldellposta "

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Riflessioni ad un trentennio di "Palme"

Correndo sognando e .... lottando

L'atletica sta morendo aiutamola a morire.... di A. S.

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FEDERAZIONE NAZIONALE SICILIANA DELL'ATLETICA LEGGERA.Meglio soli che bene accompagnati

Siamo tutti d'accordo, una profonda crisi investe ormai da alcuni anni lo sport, senza ovviamente risparmiare l'atletica leggera. Anzi, proprio gli sport come il nostro, in cui è determinante un impegno più che quotidiano, in cui è fondamentale faticare e dare il massimo anche se si è dotati di un talento superiore, sono i più penalizzati. Perché "i giovani di oggi" non hanno più voglia di sacrifici, sono la generazione di "baleno e lavoro meno" hanno genitori della serie "a mio figlio non deve mancare niente".E così proprio i genitori hanno fatto in modo da far mancare ai propri figli una cosa molto importante: la capacità di sacrificarsi, di soffrire per raggiungere un obiettivo, e spesso, che è ancor peggio, sono proprio gli obiettivi a mancare.Così, se negli anni 80 per disputare a Palermo ai campionati provinciali i 1500 metri si dovevano correre due serie, adesso i campionati provinciali neanche si disputano più per evitare di assistere a uno spettacolo deprimente con atleti che, nella loro gara, arrivano primi ma anche ultimi.Ma se l'atletica agonizza, qualcuno, invece di aiutarla a risollevarsi, infierisce su di essa.Venerdì 18 aprile nel corso di un incontro regionale per allievi e cadetti, ho vissuto una specie di incubo dal quale non riuscivo a risvegliarmi.A dare il via alle gare di corsa c'era uno starter che riusciva a sparare prima ancora di finire di dire pronti! Mi sono avvicinato e gli ho chiesto di mettere tra il pronti e lo sparo almeno il tempo necessario agli atleti per mettersi nella corretta posizione di partenza, mi ha risposto (in dialetto strettissimo) che lo faceva per evitare di squalificare qualcuno per doppia falsa partenza… Non ho avuto il coraggio di protestare più di tanto contro questo corpulento signore che pochi minuti prima, dopo che la pistola aveva ripetutamente fatto cilecca, l'aveva scaraventata violentemente al suolo imprecando.Quando è venuta la volta dei 3000 metri femminili, inspiegabilmente, 15 minuti dopo l'orario fissato per la gara, nessun giudice si era ancora fatto vivo alla partenza. Decido così di andare a chiedere spiegazioni al giudice d'appello che come risposta mi chiede: ma perché c'è la gara dei 3000 femminili? Dopodiché sono passati altri 10 minuti per rimettere in moto "la macchina organizzativa". Tutto ciò mentre le ragazze aspettavano inconsapevoli alla partenza.Intanto il salto in lungo si svolgeva con il pubblico a ridosso della pedana e della buca senza che nessuno se ne preoccupasse più di tanto.Infine il lancio del giavellotto maschile,  dopo un'attesa di un'ora viene ulteriormente rinviato di trenta minuti perché un giudice decide di non fare gareggiare maschi e femmine insieme, come sarebbe dovuto accadere da programma, perché secondo lui il regolamento non lo consente. Chiedo chiarimenti ad un altro giudice che mi conferma invece che il regolamento lo consentirebbe. Ritorno da giudice d'appello che mi dà l'impressione di non sapere neanche di cosa sto parlando. Riesco solo a manifestare il mio dissenso ma non a cambiare il corso delle cose, passando, peraltro da rompiscatole, da quello che fa di tutto per turbare il quieto scorrere di quest'atletica che non funziona, ma che così com'è, non disturba nessuno… a patto di stare tutti zitti. Così il mio incubo si conclude con oltre un'ora e trenta di ritardo sul programma orario.La cosa che mi avvilisce di più è che i tecnici, i dirigenti che come me si sentono penalizzati da quest'andazzo, non riescono a fare di meglio che discutere tra loro, come si fa al bar dello sport quando si commenta la partita della propria squadra. Lamentele che si perdono nel vento, buoni propositi che si sciolgono nella mediocrità, nell'incapacità di prendere una posizione netta per paura di dispiacere all'amico. Ma l'amico è colui col quale si può, e si deve, sempre parlare sinceramente, nel bene ma soprattutto nel male. E nell'atletica siciliana di amici ne sono rimasti pochi ormai, non comunque quelli veri, e aumentano sempre più "gli  amici degli amici" che appartengono a ben altra cultura che a quella dello sport…              Aldo Siracusa

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    FEDERAZIONE NAZIONALE SICILIANA DELL'ATLETICA LEGGERA.

    Meglio soli che bene accompagnati

     

     

    Il 14 luglio scorso, in occasione del Meeting Santa Rosalia, non è stato possibile organizzare un tentativo di minimo sui 5000mt femminili per i Mondiali di Parigi, perché la FIDAL nazionale non ritiene sufficientemente attendibili i risultati conseguiti in Sicilia.

    Evidentemente, stiamo pagando una gestione del regolamento che troppo spesso, nell'isola, è stata arbitraria. La situazione è ancora più grave, se pensiamo che a condurre questo gioco perverso, sono proprio gli organi della federazione nazionale e regionale, i quali dovrebbero garantire invece la regolarità.

    Questa condotta, indubbiamente, fa male all'atletica stessa, mortificando anche l'attendibilità di quei giudici che prestano la loro opera in modo integerrimo, e che nulla hanno da spartire con quelli che, per non dispiacere ai baroni, si prestano a queste irregolarità.

    Purtroppo tutto ciò affonda le radici, manco a dirlo, in un terreno d'ignoranza abissale, in un mondo di regole che si conoscono perché sono state citate da qualcuno che riteniamo (a torto? a ragione?) più preparato di noi. C'è quasi una situazione di "tradizione orale del regolamento" , che lascia spazio alle interpretazioni più bislacche e ad una "manovrabilità" notevole.

    La Sicilia, dunque, anche nell'atletica, si conferma zona franca per quanto riguarda l'interpretazione e l'applicazione delle regole, che possono essere reinventate secondo le esigenze del momento. Tutto questo ci sta portando alla deriva, e la FIDAL nazionale invece di aiutare le forze positive, che indubbiamente ci sono, ci abbandona tutti al naufragio, insomma, fate come volete, basta che non interferiate con l'atletica vera. Al più, se volete che i vostri minimi siano validi per un'Olimpiade o un Campionato Mondiale, fatevi una vostra federazione e gestitela come meglio credete.

    Già mi figuro il giorno in cui il più furbo di tutti irromperà nella sede della Fidal Regionale Sicilia, per issare la bandiera della FSDAL Federazione Siciliana dell'Atletica Leggera COMITATO NAZIONALE.

    Non è la violazione delle regole, ma il rispetto di esse, che ci garantisce di curare il nostro interesse personale. La trasgressione degli ultimi anni, ci sta tornando contro come un boomerang. L'aspetto raccapricciante è che i responsabili incolpano di ciò chi li accusa, come se il reato fosse accusare, e non la colpa stessa.

    Dobbiamo impegnarci tutti in prima persona per invertire questa tendenza che ci sta portando all'isolamento (come se non bastasse quello geografico). Dobbiamo comprendere che la colpa non sta nella denuncia ma, nel silenzio, nell'accondiscendenza, nell'accettazione passiva di questo modo di fare nella speranza d'avere, prima o poi, la nostra fetta di torta.

    Dobbiamo mobilitarci per far sì che possiamo camminare a testa alta, senza temere il ritorno d'alcun boomerang…

     

     

            Aldo Siragusa