I monumenti funerari devono essere
considerati, in rapporto allo stile e alle testimonianze, soprattutto come
mezzo di autorappresentazione, per cui il cambiamento nella tipologia monumentale
sottintende di volta in volta un cambiamento nel comportamento tanto del
proprietario quanto del visitatore o dell'osservatore. A questo proposito
è possibile riconoscere quattro diversi
periodi:
I) Nella prima fase (età
mediorepubblicana) si nota un forte controllo da parte delle
autorità che dura fino al
II sec. a.C.. I monumenti più grandi e più appariscenti
potevano essere costruiti soltanto con l'approvazione del senato, ovvero
a condizione che la comunità riconoscesse come eminenti la persona
e le opere del defunto.
II) Con il II sec. e soprattutto poi
nel I sec. a.C. la struttura dei monumenti funerari è contrassegnata
sempre più dalla vivace gara di prestigio
insturatasi tra le singole famiglie che dipende dalla condizione
dell'aristocrazia in questo periodo. I monumenti nelle necropoli rappresentano
soltanto un'ulteriore componente dell'autorappresentazione
di questo ceto, che si disputava con ogni mezzo il potere a Roma.
III) Un cambiamento profondo accompagna
il periodo augusteo e il I sec. d.C.. La competizione tra i membri dell'aristocrazia perde
il significato e appare subito evidente che a farne le spese
è l'aspetto esterno dei monumenti funerari. Nel corso del I sec. d.C.,
nell'arredo delle tombe acquista importanza una
maggiore intimità familiare.
IV) Nella quarta fase, ovvero dal III
al V sec., solo pochi componenti privilegiati dei vertici della
società si fanno costruire grandi mausolei. Questi monumenti assomigliano piuttosto a grandi
sale per le feste nelle quali si ricordano in modo adeguato i defunti.
L'esibizione, che spesso diventa addirittura ostentazione, delle qualità
del proprietario, così come accade nei monumenti della prima età
imperiale, adesso ha ceduto definitivamente il passo a un'altra forma di
comunicazione.
H. Von Hesberg, "Monumenta", Ed. Longanesi&C., Milano, 1994.