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Analisi storica del Tipo

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Archetipo: ipotesi primaria
CERVETERI - Tomba a tumulo (VII-I sec. a.C.).
Le tombe a tumulo si collocavano in una tradizione che risaliva molto indietro nel tempo, poiché il tumulo come motivo architettonico elementare apparve assai presto in quasi tutte le zone del bacino del Mediterraneo. Il margine era delimitato da pietre (cippi) che dovevano coronare il podio, con una disposizione che ritroveremo come una merlatura nelle forme più sviluppate di esso. Disposizione che potrebbe avere carattere e significato di una corona di altari per offerte funebri. Nel terreno delimitato si disponevano piante oppure il tutto veniva sostituito da un consistente ammasso di pietre. A quanto pare le tombe a tumulo si diffusero nuovamente a Roma e in Italia nel I secolo a.C., ma rimane il dubbio se esse si riallacciassero direttamente a modelli ben precisi. I Romani ebbero modo di vedere esempi di tumuli in Oriente, Africa settentrionale e nella stessa Italia le necropoli etrusche offrivano una gran quantità di materiale rappresentativo soprattutto d'epoca arcaica.

H. Von Hesberg, "Monumenta", Ed. Longanesi&C., Milano, 1994.
L. Crema, "L'architettura romana", in Enciclopedia classica, vol. XII, sez. III, Torino, 1959.
 
Tomba a tumulo, esempio di architettura funeraria monumentale









Archetipo: ipotesi secondaria

ROMA
- Museo dei Conservatori.

Il faro di Alessandria era costituito da una parte inferiore a sezione quadrata, da una intermedia a pianta ottagonale e da una superiore, di dimensioni ridotte, la vera e propria lanterna, a sezione circolare. Il motivo della scelta dell'imitazione di un faro per un sepolcro indubbiamente non è casuale, ma ben ricercato. Se infatti al sepolcro si intendeva dare il carattere di richiamo alla memoria del defunto attraverso il monumento che sovrastava o che incorporava la sua tomba, la scelta di un monumento a forma di faro, che spiccava da lontano con la sua ardita mole, doveva rispondere in pieno ai requisiti richiesti. La derivazione da un faro delle strutture di un edificio sepolcrale non è però assolutamente una novità; già nell'antichità infatti il faro di Alessandria era stato imitato per un mausoleo (torre-faro sepolcrale Taposiris Magna tra il Mediterraneo e il Lago Mareotide).

S. Stucchi, "Fari, campanili e mausolei", in Aquileia nostra, a. XXX, 1959, coll.15-32.

Mosaico con una riproduzione del faro di Alessandria
(331 a.C.).









Archetipo: ipotesi secondaria
PALMIRA -
Se è innegabile la parentela tra i campanili e le torri delle mura, parentela determinata però esclusivamente dalla sezione circolare, una maggiore affinità vi è tra i campanili e il faro della Colonna Traiana. Detto ciò e considerando l'ipotesi che vede una certa familiarità tra sepolcro e faro, si può attribuire, con una sorta di proprietà transitiva, la stessa affinità tra sepolcro e torri delle mura di fortificazione. La pianta quadrata, infatti, e le pareti esterne senza finestre della tomba a torre di Giamblico (Palmira) ricordavano solo alla lontana le torri delle fortificazioni delle città.
   
S. Stucchi, "Fari, campanili e mausolei", in Aquileia nostra, a. XXX, 1959, coll.15-32.
H. Von Hesberg, "Monumenta", Ed. Longanesi&C., Milano, 1994. 


Tomba a torre di Giamblico
(fine I sec. a.C.).



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