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Aristotele
Tommaso
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FILOSOFIA. Il termine forma., che per gli atomisti indicava la fìgura o estensione dell'atomo (oXfilza), acquista particolare significato con Platone per il quale la forma l@éa) è l'essere vero, l'essenza delle cose, realtà che trascende i fenomeni sensibili. Il concetto di f. si approfondi8ce con Aristotele: attraverso la critica del dualisino platonico, egli cala nella realtà sensibile le platoniche f. separate, che, divenute immanenti al molteplice empirico, lo riducono a unità e lo rendono intelligibile. La f., che è la sostanza secondo ragione (o@at'a ua-rà zòv 2óyov), principio d'intelligibilità, diviene così anche il principio dal quale sgorgano tutte le proprietà di ogni singolo essere. Solo la stretta unità di f. e materia costituisce per Aristotele la realtà concreta, sinolo, che riceve il suo essere in atto dalla prima e la sua determinazione spazio-temporale dalla seconda; in tal modo la distinzione tra materia e f. si congiunge con altri due binomi fondamentali della metafisica aristotelica: potenza e atto, causa materiale e causa formale; quest'ultima può essere intesa come principio intrinseco, entelechia, che si unisce alla materia per ridurne in atto la potenzialità; oppure come principio estrinseco, quale esemplare archetipo di tutta la realtà. Questo secondo aspetto più spiccatamente platonico della f. (o causa formale) è quello che domina nella patristica e nella scolastica svoltasi sotto l'influenza del pensiero platonico-agostiniano: le E, principi eterni della realtà, che Platone aveva immaginate nell'iperuranio, e Plotino nel voiug, sono dai teologi cristiani unificate nel Verbo come pensieri divini, paradigmi secondo i quali si è svolta l'opera di creazione. E parallelamente l'anima non è concepita come f. della materia corporea (Aristotele), ma come principio inunortale a questa dualisticamente contrapposto (Platone). Nella filosofia medievale il concetto di f. assunse rilievo con il ritorno dell'aristotelismo: se tutta la cultura scolastica, dalla seconda metà del i30 sec., accettava le fondamentali strutture della metafisica aristotelica, e tra queste il concetto di f., diverse ne furono le correzioni (in senso piatonico-agostiniano) soprattutto per la dottrina dell'anima umana, delle sostanze separate, della potenzialità della materia; è la scuola francescana, più legata all'agostinismo, a essere la più cauta nell'accoglimento dell'aristotelismo. Vaste le conseguenze dell'accoglimento della dottrina aristotelica della f. nella speculazione teologica, che venne modificando e definendo, attraverso la terminologia aristotelica, piùtradizionali dottrine e formulazioni dogmatiche. La posizione di Tommaso d'Aquino è di particolare rilievo per una ripresa del concetto aristotelico di f. nella maniera più corrente per quanto potevano permettere le implicazioni teologico-religiose. Egli concepisce l'anima come f. del corpo, che costituisce con questo un tutto inscindibìle (la resurrezione dei corpi viene così a completare lo stato temporancamente incompleto in cui l'anima vive dopo la morte dell'individuo). Correggendo secondo preoccupazioni teologiche l'aristotelismo, Tommaso accentua la divisione tra f. spirituale, che può avere un'esistenza indipendente dalla materia (pur restando sostanza incompleta come l'anima umana dopo la morte), e f. materiale, che esiste solo in ragione del sinolo. Nella filosofia moderna è stata ampiamente criticata a partire dal Rinascimento soprattutto dai fisici la dottrina aristotelica delle f. sostanziali: concepite come realtà immutabili, sostanze inalterabili al di là delle qualità, esse costituiscono un principio inspiegabile e ingombrante per la nuova fisica sperimentale che, interpretando i processi di mutamento come un diverso aggregarsi di parti materiali e risolvendo le qualità in percezioni del soggetto, finì col negare la sostanza che era il presupposto fondamento delle qualità oggettivamente concepite. Resta invece operante l'idea di f. come principio intelligibile unificatone del molteplice empirico. In Leibniz il concetto di f. o entelechia, principio individuale e irripetibile, è il fondamento della teoria delle rnonadi. Un ulteriore sviluppo subisce l'idea di f. con Xant: liberata dal presupposto oggettivistico e naturalistico per cui essa costituiva un principio sussistente nella realtà extracoscienziale, la f. è l'attività con la quale il soggetto, sintetizzando la materia, o contenuto, della conoscenza, l'organizza in un oggetto, gli dà universalità e necessità. Così la f. si chiarisce come l'attività pensante. Per I-Iegel il contenuto dell'arte è il pensiero, che assume la forma dell'iminagine. li contenuto, per essere adatto ad una forma concreta, deve essere costituito da una determinata spiritualità, da un determinato sentirsi dello spirito: esso deve essere, insonuna, in se stesso vero e concreto. " La compiutezza dell'idea come contenuto afferma Hegel appare perciò altrettanto come la compiutezza della forma, e le insufficienze della forma si mostrano a loro volta come insufficienze del reale"

 

 

FORMA. Nella filosofia aristotelica e scola- stica, Principio sostanziale che caratterizza

l'essere determinandone la natura specifica (in opposizione alla materia, che è l'essere nella sua indeterminatezza).

Nella tradizione aristotelica la forma è, in unione con la materia, la condizione co_ stitutiva di ogni individuo reale. Per A,i- stotele materia e forma sono inscindibili e la seconda rappresenta l'atto, la realizzazio- ne della materia, intesa Come potenza o Possibilità: così l'anima è la forma dei corpo. Nella correzione scolastica dell'aristo- telismo si parla anche di forme " separate " e di forme " sussistenti ", intendendo con tali espressioni le forme che esisterebbero senza unione con la niateria (come le idee della mente di Dio, le creature angeliche, ecc.). La discussione intorno al concetto aristote- lico di forma è continuata fino agli inizi della filosofia moderna. Ancora per Kant c'è la rnateria, o contenuto delle nostre rappresen- tazioni, e c'è la forma, cioè l'elemento uni- versale che unifica e coordina la varietà dei contenuti rappresentativi. Quando ' d'altra parte, il neoidealismo italiano parla di " for- me dello spirito " (Croce), intende la parola " forma * nel senso del vario " modo di ma- nifestarsi " dell'unica realtà che è lo Spirito. Nell'ambito clella terminologia strettamente logica la forma indica la struttura invariante dei discorso in rapporto alla varietà dei rife- rimenti possibili. Parlare " in forma " signifì- ca scolasticamente esprimersi rispettando ri- gorosamente le regole dell'infe,enz,,, , in generale collocando al Posto dovuto le pro- messe e le conclusioni. Infine anche nella lo- gica moderna la parola forma indica

me delle relazioni generali che costituiscono l'oggetto specifico della logica, in quanto scienza di forme, e non di contenuti.

Nel campo dell'estetica è nota l'antichissima distinzione di forma e contenuto nell'opera d'arte. La forma indica in questo caso l'in- siemc delle scelte stilistiche attraverso cui si è,realizzata la rappresentazione estetica. La

d mostrazione dell'astrz,-ttezza di tale distin- zion è uno -dei più celebri motivi dell'este- tica crociana.

 

e Forme a priori della sensibilità, espressio- ne usata da Kant Per indicare lo p,,i, , il tempo, in quanto modi costitutivi dei @og- getto e condizioni della possibilità delle in- tuizioni sensibili.

• Psicologia della forma, v. GESTALT. • Forme del sillogismo, tipi di argomenti derivanti dal sillogismo. (Si tratta di sillo- gismi incompleti o conipositi@ fra i quali vanno ricordati l'epicherema, l'entimema, il

sorite, il polisillogismo, il sillegismo ipote-

tico, il sillogismo disgiulitivo e il dilemma.)

FORMALE. Per Aristotele, causa formale è l'elemento intrinseco costitutivo di ogni in-

dividuo reale, in unione con la materia o causa materiale, che le si oppone e al tem- po stesso la presuppone.

 

o Realtà formale, nel linguaggio di Carte- sio, realtà in atto, come si ricava dal se- guente passo della Terza Meditazione: " Ora, perché un'idea contenga una tale realtà og- gettiva più di un'altra, essa deve senza dubbio averla da qualche causa, nella quale si trovi almeno altrettanta realtà formale quanta è la realtà oggettiva contenuta nel- l'idea ".

FORMALISMO. Carattere di qualunque concezione che dia in qualche modo un ri- lievo prevalente alla forma rispetto al con- tenuto.

La dottrina kantiana dell'intelletto che co- struisce con le sue forme la natura intel- ligibile può essere qualificata come forma- lismo kantiano. La tendenza begeliana a comprimere la ricchezza del molteplice sto- rico-naturale entro lo schema della forma dialettica autorizza a parlare di un forma- lismo hegeliano. Si qualificano come for- malismi morali tutte quelle concezioni eti- che nelle quali, come accade in Kant, il prin- cipio che motiva le scelte della volontà agi- sce non per il suo contenuto, ma solo per la sua forma. La concezione della logica, o del diritto, come pura costruzione mentale rego- lata da norme interne di coerenza e del tutto indipendente da ogni riferimento alla realtà viene qualificata, rispettivamente, come lor- malismo logico e formalismo giuridico. Il termine ha, non di rado, un'irnplicazione cri- tica e limitativa.

e Indirizzo della matematica moderna ela- borato da H@ilbert al fine di dare alla mate- matica stessa una garanzia <li legittirnità logi- ca e cioè di dimostrare in primo luogo la non contraddittorietà delle teorie matematiche. L'esigenza fondamentale dell'indirizzo for- malista può venir realizzata soltanto espli- citando con assoluta esattezza le basi as- siomaiiche della teoria in questione. Perciò è innanzitutto necessario forrnalizzare la teo- ria, cioè trasformarla in un complesso di se- gui e di regole perfettamente definiti; occorre inoltre prescindere completamente dai signi- ficati di questi simboli per non introdurre inavvertitamente concetti e metodi che pos- sono portate a una contraddizione.

 

 

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