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I GIORNI DI SHERAZAD 1999

I giorni di Sherazad

In qualche suo modo misterioso, nonostante la concorrenza dei nuovi media o invece proprio grazie alla sua capacità di permearli, il cinema ha ancora la forza di scandire e di interpretare l'aria del tempo in cui viviamo.

Il Laboratorio Immagine Donna, come sempre dalla parte della spettatrice attenta e curiosa di nuove immagini, di film in cui riconoscersi, vi propone I giorni di Sherazad.

Che significa? Uno spazio fuori/legge, libero di proporre, di inventare, non più obbligato, costretto alle regole di mercato, palinsesto o contenitore o sala cinematografica. Un luogo invece di affermazione di sé e della propria storia per le donne che fanno e amano il cinema e per gli uomini che amano le donne e il rischio. Fuori dai giochi di ruolo ma libere/i di giocarli, dentro le convenzioni ma convinte/i che siano delle maschere, che non contano poi troppo.

E allora che cosa conta? Il piacere, l'occasione di stare insieme e di confrontare le proprie storie, diverse e tante, quante sono le identità e le culture di fine secolo. Soprattutto la ricchezza delle storie che diventano film e possono circolare, offrire varietà al panorama di un'offerta limitata e spesso a senso e sesso unico.

Ricordo che agli inizi della nostra avventura cinematografica presentammo un film girato in Grecia che si chiamava Jour de Babo e raccontava di un antichissima festa dionisiaca, una specie di 8 marzo ante litteram in cui le donne del villaggio si prendevano i loro spazi e uscivano, si divertivano, raccontavano storie, quelle che si tramandavano da secoli e quelle che inventavano al momento.

Quando penso a quello che facciamo, mi viene sempre in mente quel film e credo che I giorni di Sherazad, tra l'Oriente delle Mille e una notte e l'Occidente del Decamerone, è in quella linea di continuità. Solo che allora l'avventura di allora non aveva testimoni, non aveva neppure foto, solo racconti accanto al fuoco. Quelle storie però erano potenti, potevano salvare la vita come nel caso di Sherazad.

La differenza per un Festival di cinema è che il programma che offriamo è centrato proprio su quel che si vede, sulle immagini, sulla presenza e la continuità che creano, sul discorso che impongono, sull'interpretazione che richiedono.

Sono quelle delle registe degli inizi, allora anche attrici e produttrici, come Francesca Bertini (Il nodo), raccontano drammi di ieri ma anche di oggi, come Carla Apuzzo (Rose e pistole), hanno vinto premi prestigiosi come Ula Stöckl (Nove vite ha la gatta) mettendo in scena i primi fermenti del Sessantotto e l'impatto sulla coppia. Dalla Spagna, la Nueva ola delle registe, un cinema che nell'anno di Almodovar, marca una rinascita piena di impegno, di invenzioni e di realtà. Scoperte e sorprese da un paese vicino e però cinematograficamente impermeabile, salve poche eccezioni come del resto accade per gli altri paesi europei.

Proprio in ambito europeo nasce il convegno X-Films che affronta il nodo difficile del rapporto tra immagini e violenza. Per l'Europa la sfida di trovare le immagini giuste, quelle che fanno capire, pensare e magari anche aiutano a combattere violenza ed emarginazione. Dall'Italia l'ottimo lavoro di Cinzia Torrini ed Elisabetta Lodoli ma anche film dal Canada, dalla Francia, dalla Germania, dall'Inghilterra che si confrontano con le situazioni estreme senza retorica e senza paura.

Nel titolo del Festival sono duegli elementi chiave. Anzitutto i giorni, stabilire un altro tipo di continuità, centrata su bisogni e desideri, sulla voglia di comunicarli, che è poi quella del cinema, alle altre donne, certo, ma anche agli uomini. Perché quella dello schermo è l'avventura più solitaria e più partecipata che esista.

Poi, naturalmente, c'è Sherazad. E' il racconto di fine millennio, il mistero del ritorno degli integralismi, il canto di una donna che non può morire finché crea, finché riesce a tener testa ai poteri palesi ma anche occulti che le si oppongono. Il canto che svela quello che è sotto gli occhi di tutti ma che molti non riescono o non vogliono vedere. Storie di violenza su cui riflettere insieme.

Per Sherazad, per noi, Pratibha Parmar, tra India e Inghilterra, mostrerà le sue storie di bambole e icone contemporanee, sospese tra quello che le donne sono costrette a subire in tanti luoghi del mondo, ogni genere di violenza, e il mondo fantastico, assolutamente libero, avventuroso, spiazzante, che sanno inventare. Una Sherazad pop, che danza al suono del sitar, una Sherazad che diventa sirena ed è invincibile.

(Jodie di Pratibha Parmar)

I film del festival "I giorni di Sherazad"

Rose e pistole

Regia Carla Apuzzo, soggetto e sceneggiatura Carla Apuzzo, Salvatore Piscicelli, Marco Vajani, montaggio Salvatore Piscicelli, fotografia Paolo Ferrari, musica Eugenio Colombo, interpreti Anna Ammirati (Rosa), Duccio Giordano (Angelo), Luigi Petrucci (Miranda), Cristina Donadio (Rosa grande), Lello Serao (Pappalardo), Mauro Gioia (maniaco), Gianni Dal Maso (Bosnia), Marcella Vitiello (Nikita).

Italia, 1999, 35mm, col, 90'

Prima regia di Carla Apuzzo, fedele alle qualità che le conoscevamo come sceneggiatrice: dentro le cose del Sud e della tradizione, ma anche della contemporaneità e dell'erotismo. Sorprendente per una Napoli nuova e sincopata sui ritmi jazz, dell'archeologia industriale tra Bagnoli e i Campi Flegrei in un gioco di contrasti e rovesciamenti, attorno ad un tema classico del noir: lui e lei inseguiti dal killer pagato per farli fuori. Più di una commedia nera, più di un thriller, Rose e pistole entra con un miracolo di equilibrio, tra distanza e identificazione, nella vita dei ventenni misteriosi delle 'generazione X'.

 

Immacolata e Concetta

Regia Salvatore Piscicelli sceneggiatura Salvatore Piscicelli e Carla Apuzzo. Fotografia Emilio Bestetti, suono in presa diretta Remo Ugolinetti, montaggio Roberto Schiavone, interpreti Ida Di Benedetto (Immacolata), Marcella Michelangeli (Concetta), Tommaso Bianco (Ciro Pappalardo), Lucio Allocca (Pasquale), Lucia Ragno (amica di Immacolata), Biancamaria Mastrominco (la bambina). Italia 1979, 35 mm., col, 90'

Finivano gli anni Settanta, imperversava Fassbinder e con lui rivivevano trasfigurati gli splendori del grande melodramma americano. Molti, fra i critici, formularono l'accostamento con il maestro, fatale per quanto lusinghiero, per il giovane autore e l' altrettanto giovane sceneggiatrice. A distanza di venti anni il film, che nel frattempo è diventato una specie di leggenda per la pratica impossibilità di rivederlo, si rivela un episodio particolarissimo della nostra cinematografia, ben fuori dall'onda fassbinderiana e segnato invece da una fortissima originalità mediterranea. Dove mediterraneo significa cultura alta e bassa, sceneggiata e dramma classico, reportage sociale e passioni al calor bianco che abitano lo schermo dalla prima all'ultima scena. Due splendide attrici danno vita ad una storia di amore e morte. Ida di Benedetto sensuale e solare come una divinità del Sud, Marcella Michelangeli, silhouette di una fierezza antica, dolente e a tratti solenne. Ricercatissimi colori e suoni.

 

Più leggero non basta

Regia Elisabetta Lodoli, sceneggiatura Sandro Petraglia, Domenico Starnone, Federico Starnone, fotografia Roberto Forza, montaggio Claudio Di Mauro, interpreti Giovanna Mezzogiorno (Elena), Stefano Accorsi (Marco), Lorenza Indovina (Claudia), Cecilia Sacchi (madre di Elena), Fulvio Falzarano, Marcello Tomassetti (Presidente Anaman), Tatiana Winteler (segretaria Anaman).

Italia, 1998, col., 90', video.

I due volti nuovi del cinema italiano: Stefano Accorsi (I piccoli maestri, Radio Freccia) e Giovanna Mezzogiorno ( Il viaggio della sposa, Del perduto amore) insieme per una prova impegnativa e ben riuscita, raccontare il rapporto di un obiettore di coscienza con la giovane distrofica in carrozzella della quale egli deve occuparsi. Un film di giovani anche perché la storia, autentica, è tratta dal libro che Federico Starnone ha scritto sulla propria esperienza di servizio civile: dieci mesi lunghissimi e velocissimi contemporaneamente, trasformati nella scoperta inattesa di un modo diverso ma tutt'altro che 'arreso' di stare al mondo.

A vendre (In vendita)

Regia Laetitia Masson, sceneggiatura Laetitia Masson fotografia Antoine Heberle, montaggio Aile Auguste, musiche Siegfried, interpreti Sergio Castellitto (Luigi Primo), Sandrine Kiberlain (France Robert), Jean François Stévenin (Lindien), Chiara Mastroianni (Mireille), Mireille Perrier (ex moglie di Luigi), Aurore Clément (sorella di Lindien). Francia, 1998, 35mm, col, 117'

In chiesa si attende un matrimonio ma la promessa sposa non arriverà mai. E' scappata con una borsa contenente cinquecentomila franchi. La fanno cercare da un investigatore che troverà tutto meno quello che gli hanno chiesto di trovare. I protagonisti sono un uomo e una donna in fuga, cercano il loro posto nel mondo. Tentano di risolvere la difficile equazione tra le regole , il destino e i loro desideri. Sono più vicini agli atti di una violenza radicale che alle piccole violenze quotidiane. Generalmente la gente fa il contrario: aggiustano la loro vita. Sopportano delle cose terribili. Sopravvivono alle rotture... I miei personaggi vogliono vivere in un'altra dimensione. E' lì che diventano straordinari. A loro rischio e pericolo. (Laetitia Masson )

 

La venere di Willendorf

Regia Elisabetta Lodoli, sceneggiatura Heidrun Schleef e Elisabetta Lodoli, fotografia Cesare Accetta, Musica Savio Riccardi, montaggio Anna Napoli interpreti Iaia Forte(Ida), Luisa Pasello (Elena), Emilio Bonucci (Enrico), Ilaria Occhini (Luisa), Emanuela Macchniz (Alice), Paolo Bonanni (Freddy). Italia 1994, 35 mm, col, 93'

La più antica rappresentazione di una forma umana risale al periodo paleolitico, venti o trentamila anni avanti Cristo. E' stata ritrovata in un villaggio sulle rive del Danubio: è una donna obesa con grosse mammelle e un enorme addome, l'hanno chiamata la Venere di Willendorf .

Nelle società in cui il cibo era scarso, la grassezza era attributo divino. Oggi, nelle società opulente, la bulimia è il sintomo di un disturbo grave che può mediare il rapporto con il mondo e inibire la felicità. L'incontro casuale tra due cugine che hanno trascorso insieme l'adolescenza fa riaffiorare, in un confronto serrato, le ragioni, le cause e gli effetti di un comportamento non soltanto pericoloso la salute ma socialmente censurato e vissuto in piena clandestinità.

Il nodo

Regia Gaston Ravel, soggetto e sceneggiatura Gaston Ravel, fotografia Otello Martelli, interpreti Francesca Bertini (la marchesa), Carlo Gualandri (il pittore), Giorgio Bonalti (il marchese), Rosetta D'Aprile (la modella), Isabella de Lizaso. Italia 1921, b/n, metri 1598

 

La sezionedegli Incontri Internazionali di Cinema e Donne dedicata alle riscoperte che prende il nome dalla grande maestra e pioniera Germaine Dulac, presenta quest'anno un prezioso restauro di un film del 1921. Si tratta del misterioso quanto magnificato Il nodo, conosciuto anche come Oltre la legge o Più che la legge, interpretato e prodotto dalla grandissima Francesca Bertini. Il film è stato restaurato nei laboratori di Cinecittà. Ricostruendo la colorazione tipica dei film muti, strettamente legata al senso delle scene (blu o viola per la notte, rosa per i momenti sentimentali, ecc.) grazie alle indicazioni per i colori annotate a mano sul bordo del negativo fortunosamente impresse all'epoca sul bordo del positivo e arrivate sino alla copia infiammabile del film, entrata in Cineteca nel 1953.

La vicenda ideata e diretta da Gaston Ravel presenta almeno due forti elementi innovativi rispetto alla vicenda bohemienne della gran dama che si innamora dell'artista. Anzitutto la marchesa fugge assieme al pittore da un marito non soltanto infedele ma soprattutto violento che abusa di lei. C'è poi la vicenda di una giovane modella che, per coprire la fuga dei due amanti, trova la morte in un incendio. Nello scioglimento della vicenda, quando il marchese giungerà a sparare per riprendersi la moglie, sarà fermato con una coincidenza soprannaturale, di quelle che più tardi si ritroveranno nei film surrealisti, da un intervento della modella 'immortalata' e appunto resa capace di agire dopo la morte, in un quadro. Realismo sociale e libertà ideativa in un mix di estremo interesse.

 

Frauen in Schwarz

Regia Helga Reidermeister e Zoran Solomun, sceneggiatura Helga Reidemeister e Zoran Solomun, musica Biljana Vasiljevic, Milimir Draskovic. Germania 1997, col, 87' video

Da quando le madri di Plaza de Majo inscenarono le loro manifestazioni disperate opponendo soltanto la fragile presenza dei loro corpi ad un regime armato e violento la simbologia e la pratica delle donne 'in nero' si è diffusa in molte parti del mondo. Significa lotta alle dittature, rifiuto della violenza, ricerca di coloro che scompaiono, tentativo di dare voce all'opposizione che difende i più deboli. Il film di Helga Reidemeister è pregevole perché nel documentare l'attività delle 'donne in nero' di Belgrado, ci rivela alcuni elementi importantissimi degli ultimi tragici avvenimenti in cui anche il nostro paese è stato coinvolto. Dunque, in Serbia, prima della guerra c'era un'opposizione che si batteva contro Milosevic, che rifiutava la divisione etnica, che sosteneva in piazza veri e propri scontri. Perché l'Occidente non ha appoggiato quell'opposizione? Perché le 'donne in nero' sono rimaste sole? Un documentario che, nato allo scopo di informare e mettere in contatto, si è trasformato in pochissimo tempo in un importante documento storico / politico.

Oskar und Leni

Regia Petra Katharina Wagner, sceneggiatura Petra Katharina Wagner, montaggio, Erik Stappenbeck, musica Simon Jeffes, interpreti Christian Redl (Oskar), Anna Thalbach(Leni), Elisabeth Trissenaar (Ela Grothe), Reiner Heise (Heinz),Nadja Engel (Tanja, amica di Leni), Wookie Meyer (Maria, sorella di Leni), Thomas Gerber ("Julia"), Joachim P. Assböck("Romeo"), Gilbert Mieroph ("Mercuzio"), Arianne Borbach (commissaria di polizia). Germania 1998, 35mm, col, 90'

Il 1998 è stato al cinema l'anno di Shakespeare e proprio dei versi di Shakespeare, recitati in metropolitana, permettono a due più che improbabili amanti di incontrarsi. Lui è uscito da poco di prigione ed è tornato a vivere nel teatro dove è nato e cresciuto: è figlio d'arte, ma anche campione di nuoto. La vita gli ha giocato un tiro malvagio. E' sfuggito alla morte durante la rapina che ha compiuto, ma un proiettile gli si è fermato in testa, come memoria indelebile e squilibrante di quello che è accaduto. Lei è operaia pasticciera e non disdegna qualche incontro mercenario .

Come Romeo e Giulietta sono sicuramente inusitati. Forse, però, hanno qualche possibilità in più rispetto agli sfortunati amanti di Verona: infatti lui sa dove è un tesoro.

 

Neun Leben hat die Katze (Nove vite ha la gatta)

Regia Ula Stöckl, sceneggiatura Ula Stöckl, musica Bob Degen, Manfred Eicher, Fred Braceful, montaggio Wolfgang Schacht, interpreti Liane Hielscher (Katharina), Marie Philipphine, Kristine Deloup (anne), Jürgen Arndt (Stefan), Antje Ellermann (Kirke), Alexander Kaempfe (Sascha), Hartmut Kirste (Manfred). Germania 1968, 35 mm, col, 90'

Vi ricordate il 1968? Dicono che tutto sia cominciato da lì: la scuola di massa, la società permissiva, il terrorismo, la crisi delle ideologie, Internet, i sacchetti di plastica, l'ecologia, il buco dell'ozono, ecc. Ma cosa facevano le donne nel 1968? Ce lo racconta questo bel film di Ula Stöckl, in copia restaurata. Cinque donne e le loro vicende: c'è chi ama, chi si separa, chi uccide e chi cerca l'indipendenza nel lavoro. Ci sono i discorsi e le chiacchiere. Si parla della felicità e dell'infelicità. Ci sono fiori, fiori, fiori e floreale è anche la costruzione concettuale del carattere femminile da parte degli uomini. Ci sono la critica e la caricatura, c' è l' autobiografia e c' è l' Europa con i suoi poli opposti e corrispondenti di Francia e Germania prima che tutto esplodesse.

 

Warrior Marks

Sceneggiatura Alice Walker, fotografia Nancy Sciesari, musica Peter Spencer, montaggio Anna Liebchener. Regno Unito 1993, 16mm, col, 52'

Ispirato al best seller mondiale Possessing the Secret of Joy di Alice Walker e sceneggiato assieme alla scrittrice afroamericana, questo film scioccante e bellissimo affronta la tragedia delle mutilazioni sesssuali che dall'Africa si sono spostate anche in Europa e in America, con l'emigrazione.

Warrior Marks fa parlare donne che hanno subito le mutilazioni, che le hanno praticate, madri e figlie che hanno lottato, sono state perseguitate e sono fuggite ai loro persecutori. A chi sostiene che si tratti di un elemento culturale e quindi da rispettare Pratibha Parmar risponde: "Anche la tratta degli schiavi è stata praticata per secoli ma non era una tradizione culturale, era un'ingiustizia."

 

Memsahib Rita

Regia Pratibha Parmar, sceneggiatura Kumani Salgado, fotografia Jeff Baynes, musica Peter Spencer, Najma Akhtar. Montaggio Anna Liebschner, interpreti Nisha Knayar, Jayne Boniface.

Regno Unito 1994, 16 mm, col, 20'

E' un thriller, un film noir. Racconta la storia di una ragazza appartenente alla comunità indiana che vive in Inghilterra e che è vittima della violenza razziale. L'anniversario della morte della madre provoca in Shampi una infinita tristezza e la rende nostalgica degli abiti, degli oggetti, dei colori della cultura materna.

Come nel più classico dei racconti dell'orrore, appare un golem che salva dai violenti la fanciulla

ma l'essere che appare per le strade di Londra è una diva del cinema indiano, una onnipotente madre cinematografica magicamente evocata. Il film pone tutti i problemi della doppia identità culturale e della segregazione razziale.

 

Sari Red

Regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio Pratibha Parmar Gran Bretagna 1988, col, 11' video

Undici minuti di poesia visiva composta da Pratibha Parmar in ricordo di una ragazza indiana vittima della brutalità di tre giovani razzisti bianchi in una strada di Londra nel 1985.

 

 

Righteous Babes

Regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio Pratibha Parmar. Gran Bretagna 1998, col, 50' video

Appassionatamente il punto della situazione sul femminismo degli anni '90 attraverso le più provocatorie, amate, odiate rappresentanti. Il femminismo del "centro" e non quello del "margine", soprattutto le rock star: Tori Amos, Sinead O'Connor, Chrissie Hynde, Ani DiFranco, Skin Saffron, Shirley Manson, Kenickie, Madonna, Courtney Love, Queen Latifia, Neneh Cherry. Non mancano neanche le Spice Girls. Dicono la loro Camille Paglia, Andrea Dworkin, Gloria Steinem e Natasha Walters.

Wavelengths

Regia,sceneggiatura,fotografia,montaggio Pratibha Parmar. Gran Bretagna 1997, col, 15' video

Nella sua ricerca di contatti umani e amore Mona (Indra Ove) decide di provare il cybersex. Si tratta sicuramente di "sesso sicuro". Ma emozionalmente e fisicamente è davvero appagante come dicono?

Retrato de mujer con hombre al fondo

Regia Manane Rodriguez, sceneggiatura Manane Rodríguez e Xavier Bermúndez, con la collaborazione di Antonio Larreta, fotografia Juan Carlos Gómez, montaggio Martin Eller, interpreti Paulina Gálvez (Cristina de León), Bruno Squarcia (Diego), Myriam Mézières, Pedro Miguel Martínez (Joaquin), Ginés García Millán (Andrés), Margarita Musto (Marche), Cristina Collado (Ana), Iván Corbacho (Carlos), Rafael Aladro (Joaquin Jr.), Angélica Revert (Luz), Carmen Balague (Cliente). Spagna 1997, 35 mm, col, 102'

 

Letteralmente il titolo vuol dire Ritratto di donna con uomo sullo sfondo In realà di uomini nel film ce ne sono molti e in primo piano. Sono gli uomini che incontra Cristina, avvocato in carriera, specializzata in cause civili nelle quali si batte perché le donne ottengano il miglior trattamento possibile in separazioni, divorzi, affidamenti. Sono anche gli uomini di cui Cristina si innamora o si vorrebbe innamorare perché tutto con loro è controverso e difficile. C'é il rischio della solitudine, ma anche quello della dipendenza affettiva . La maturità consiste forse nell'accettazione ironica delle contraddizioni e nel trovare al proprio interno l'equlibrio giusto tra la forza e la debolezza.

 

Em dic Sara

Regia Dolors Payàs, sceneggiatura Dolors Payàs, fotografia Andreu Rebés, Musica Javier Navarrete,interpreti Elvira Mínguez, François Eric Gendron, Elena Castells, Geannine Mestre, Chete Lera, Eulàlia Ràmon, Vicky Peña, Pepa López. Spagna 1998, 35 mm, col, 96'

Uno sguardo assai lucido sul più scottante dei problemi contemporanei: come individuare, prevenire la violenza sessuale e reagire a questa. Sara è una donna di oggi con la sua rete di rapporti non precisamente corrispondente a quelli della famiglia tradizionale. Tutto sommato, però, è ricca di affetti, soddisfatta del suo lavoro di insegnante universitaria e della figlia adolescente. Certo nulla è dato per scontato né la sessualità, né la maternità. Ogni volta l'equilibrio deve essere ristabilito e per Sara è necessario ridiscutere le scelte con gli uomini e soprattutto con la giovane donna che le cresce accanto. Quando però un bravo ragazzo del quartiere inizia a minacciare la figlia. Sara dovrà affrontare da sola un pericolo che tutti, lei compresa, hanno sottovalutato

Orvuse on oanwe

Regia Christina Zurbrügg, sceneggiatura Martin Auer,basata su un'idea di Christina Zurbrügg, montaggio Zuzana Brejcha, musica Reinhard Ziegerhofer interpreti Poldi Debeljak, Trude Mally, Luise Wagner, Anny Demuth, Pepi Matauschek, Christina Zurbrügg: Austria 1999, col, 97' video

Cosa sapete della musica popolare viennese? Facile supporre: poco! Una filmaker attrice e autrice ce la racconta mettendo in scena tre cantanti di Wienerlied. Trudi Mally, Poldi Debeljak e Luise Wagner sono le ultime artiste capaci di esibirsi nella quasi dimenticata arte del gorgheggio viennese una versione urbana dello yodell alpino. Quando non canteranno più questo tipo di musica sparirà per sempre.

 

Dream On

Regia Ellin Hare e Lorna Powell, sceneggiatura Kitty Fitzgerald, fotografia Peter Roberts, montaggio Ellin Hare e Lorna Powell, musica Bridget Enever e Graham Raine, interpreti Maureen Harold, Amber Styles, Ana Maria Cascoigne, Pat Leavy, Ray Stubbs, Brian Hogg.

Gran Bretagna 1991, 35 mm., col, 115'

Il Nord Est dell'Inghilterra e la disgregazione della cviltà industriale. La vita di tre donne che si arrabattano sotto il peso di un quotidiano impervio. Eppure non è un film triste o disperato, anzi. Esigente e radicale, questo sì ma pieno di humor e di trovate eccellenti. Perché si svolge principalmente in un pub dove lo sport preferito è il tiro con le freccette. Perché esiste una protagonista straordinaria: una sessantenne in moto, giubbotto di cuoio e tanta attitudine alla vita e all'amore, che da dietro il bancone muove le fila delle altre esistenze suggerendo le mosse giuste per resistere a violenza e miseria.

Des marelles et des petites filles

Regia Marquise Lepage, sceneggiatura Marquise Lepage e Marcel Simard, fotografia François Vincelette, montaggio Natacha Dufaux. Canada, 1999, 16mm, col, 80'.

Di una delle autrici più note della cinematografia franco-canadese un documentario sulla disparità che, nei paesi ricchi del Nord, come in quelli poveri del Sud, colpisce le bambine e le ragazze. Infanzia e adolescenza non sono facili, al femminile, sotto nessuna latitudine.

Hola estás sola?

Regia Icíar Bollaín, sceneggiatura Icíar Bollaín e Julio Llamazares, fotografia Teo Delgado, musica Pascal Gaigne, montaggio Angel Hernández Zoido, interpreti José Sancho (Carmelo), Lisette Mejia (Patrizia), Luis Tosar (Damiano), Marilin Torres (Milady), Chete Lera (Alfonso).Spagna 1995, 35 mm, col, 90'

Primo lungometraggio dell'attrice Icíar Bollaín e immediato, grande successo, di pubblico e critica. Le protagoniste sono due ragazze di venti anni, Trini e Niña, che hanno in comune lo stesso modo spavaldo di vedere le cose, un'infanzia priva di affetto e una famiglia disastrata. Sono diverse nel modo in cui reagiscono al naufragio della famiglia: Trini finisce per idealizzarla, al contrario Niña la rifiuta. Partono da Valladolid alla conquista della ricchezza e della felicità. Lavorano per un po' come animatrici in un albergo della costa, arrivano a Madrid dove si uniscono ad Olav, un russo che non parla spagnolo e Niña ritrova sua madre. In questo viaggio, che è anche interiore, le due ragazze condividono tutto: le emozioni, la felicità, la tristezza ma anche l'uomo , il denaro, la casa.

 

Flores de otro mundo

Regia Icíar Bollaín, sceneggiatura Icíar Bollaín e Julio Llamazares, musica Pascal Gaigne, montaggio Angel Hernández, interpreti José Sancho (Carmelo), Lissete Mejia (Patrizia), Luis Tosar (Damiano), Marilin Torres (Milady), Chete Lera (Alfonso),.Spagna 1999, 35 mm, col, 100'

Un paesino del Sud della Spagna, senza donne e quindi senza futuro, gioca l'ultima carta per convincere gli uomini a restare: una gran festa rurale aperta a ragazze nubili e donne sole. Mandano anche un autobus per invitare le future nuove cittadine. A bordo di questa carovana della speranza donne che cercano una casa, una possibilità di girare il mondo, un permesso di soggiorno...ma anche l'amore. Ispirato a una storia vera il film è il secondo lungometraggio di Icíar Bollaín, una delle più brillanti attrici del cinema spagnolo contemporaneo.

 

The Fault

Regia e sceneggiatura Emily Atef, musica Mike Mason, montaggio Tanya Trohouilla e Danbi Jacobs, interpreti Isabel Brook (Julia), Emily Atef (Lisa), Erik Grisel (un uomo), Jonathane Kamdem (il ragazzo), Patrick Gaudin (il padre), Claire Gaudin (Giulia giovane), Alexandre Ugrinsky (uomo vecchio). Gran Bretagna 1999, col, 20' video

In venti minuti un thriller in piena regola. Nell'idilliaco paesaggio della Francia Orientale accade un terribile incidente. Una giovane donna, involontariamente, uccide un uomo ma è certa di non poter provare la propria innocenza. Assieme ad un 'amica dovrà risolvere la terribile situazione. Antichi sensi di colpa riaffiorano, nell'infanzia la loro origine e lo spunto per il loro superamento.

 

The Night has come

Regia Svetlana Filippova, sceneggiatura S: Filippova e M: Magambetov, montaggio S.Filippova

Russia, 1998, 35 mm., animazione, 6'

La notte è una sola per tutti gli abitanti della città ma è differente per ciascuno: per il bambino nella stanza buia, per l'uomo che vive nell'appartamento accanto, per il gatto affacciato all'abbaino.

 

Paldiski, the lost city

Regia e sceneggiatura Sabine Hackenberg Germania 1999, 35 mm, col, 52'

La condizione surreale di coloro che abitano la città fantasma di Paldiski, cinquanta chilometri ad ovest di Tallin, la capitale dell'Estonia. Qui nel 1964 l'Armata Rossa aveva costruito un'avveniristica base per i sottomarini che ospitava migliaia di addetti con le loro famiglie. Ora l'Unione Sovietica non esiste più e neanche l'Armata Rossa. L'Estonia è una nazione sovrana e indipendente ma a Paldiski abitano ancora e soprattutto russi.

 

Il respiro dello sguardo

di Ester Carla De Miro D'Ayeta

Italia 1999, video, col, 78'

Costituisce, assieme al libro Margarethe von Trotta: l'identità divisa (Editrice Le Mani Genova, 1999) al quale è indissolubilmente legato, la più completa indagine sulla regista tedesca e una testimonianza, lucida e appassionata, del valore della sua opera. Firmata da una delle più valide studiose europee dei linguaggi cinematografici.

 

 

SEMINARIO INTERNAZIONALE

X-Films

CONTRO LE VIOLENZE:

NUOVE PRATICHE, NUOVI FILM

Firenze 9 ottobre 1999

 

 

Mattina: Ore 9-13 Palazzo Vecchio Salone de' Dugento

 

Saluto: Leonardo Domenici (Sindaco di Firenze)

Apertura dei lavori: Daniela Lastri (Assessore Pubblica Istruzione,

Pari Opportunità e Culture della Differenze)

Relazioni introduttive: Anna Maria Mori, Claudio Siniscalchi (critici cinematografici)

Proiezione del film di Pratibha Parmar Sari Red e una selezione dal lavoro di Cinzia Torrini.

Interventi:

Simone Siliani (Regione)

Mirna Migliorini (Provincia)

L.Tozzi (Sic. Soc. Comune)

Primiceri (Questura)

Toni / Nisticò (Tribunale)

Gloria Bartoletti (Prefettura)

Nicola Monterisi (Ospedale Mayer)

Faenzi (Istituto Innocenti)

Chiara Neri (Azienda Ospedaliera Careggi)

Mara Leoncini (ASL)

Roberta Luberti (Artemisia)

Marzia Gentilini (Provveditorato agli Studi)

Progetto Donna (Mariangela Molinari)

Biblioteca di pace (Fuad Aziz)

Progetto Artemide (Silvana Mucellin)

Progetto Arcobaleno (Benedetta Barsi)

LEF (Lobby Europeen des Femmes) (Ludovica Tranquilli Reali)

CIP (Collegamento Interventi Prostituzione) (Silvana Taglianini)

Barriere archiotettoniche (Clara Pacifici)

 

 

 

Pomeriggio: Ore 15-19 Auditorium del Consiglio Regionale Via Cavour, 2

 

Saluto: Presidente del Consiglio Regionale Angelo Passaleva

Riflessioni della Professoressa Delia La Rocca (Capo Dipartimento Pari Opportunità)

Apertura dei lavori pomeridiani: Mara Baronti (Presidente Commissione Regionale

pari opportunità donna-uomo).

Comunicazioni e proiezioni di

Paolo Crepet (psicanalista)

Anna Maria Mori (critica cinematografica, saggista)

Angelo Guglielmi (critico letterario)

Dacia Maraini (scrittrice)

Loredana Rotondo (capostruttura Rai)

Anna Solà ( Drac Magic-Barcellona)

Ula Stöckl (regista)

Clara Burckner (Basis-film, Berlino )

Cinzia Torrini (regista)

Carla Apuzzo (regista)

Helga Reidemeister (regista)

Tony De Bromhead (documentarista antropologa visiva)

Nicole Fernandez (Responsabile scuola festival Créteil)

Elisabetta Lodoli (regista)

Emanuela Piovano (regista)

Intervento consuntivo sull'esperienza della Commissione Disagio della Regione

Ospite d'onore la regista anglo indiana Pratibha Parmar

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