Di Marco Mastino |
CIVILTA' NURAGICA AD ORUNE
La
più antica e più grande civiltà della Sardegna si è
sviluppata dall'età del bronzo fino all'età del ferro , comprendendo un
periodo di tempo che va dal 1600 A.C. alla definitiva conquista romana
dell'isola.
"Nell'Orunese sono conosciuti undici nuraghi e sono:
- Il nuraghe di Santa Giulia, così denominato da una cappella prossima ora
distrutta;
- Il nuraghe di Nunnale;
- Il nuraghe della Vergine d'Itria o del Prato;
- Il nuraghe di S. Efisio;
- Il nuraghe di Galile;
- Il nuraghe Curtu;
- Il nuraghe Ederosu;
- Il nuraghe di Serra de mesu;
- Sos nuraches;
- Il nuraghe di Istiti;
- Il nuraghe di Ilaila
I
medesimi sono distrutti nelle più parti, e quasi tutti a ingresso comodo alla
statura ordinaria e in siti elevati. Alcuni sarebbero degni d'esser ben
considerati, e in due o tre, nominatamente in quello di Ilaila, si sono trovate
varie anticaglie che forse ora sono perdute".
La società nuragica era divisa in classi sociali:
La Plebe, costituita da agricoltori, pastori, artigiani e piccoli commercianti.
I sacerdoti, che svolgevano le pratiche del culto, della medicina e della magia.
I nobili, proprietari latifondisti e guerrieri, Classe importante era quella dei
guerrieri che dovevano difendere 1'indipendenza dei sardi contro i mercenari
cartaginesi e i legionari di Roma.
Il capo, il re,o grande patriarca della tribù.
La società nuragica, dunque aveva il suo nucleo fondamentale nella famiglia,
dominata dalla figura del padre: un insieme di famiglie costituiva il CLAN, cioè
il gruppo, diversi gruppi formavano la TRIBU', cioè il popolo.
Anche a causa del territorio, doveva trattarsi di una società soprattutto
pastorale, e proprio in difesa del bestiame e dei campi, quei pastori, che per
necessità erano anche agricoltori, si trasformavano in valenti e temibili
guerrieri.
La religione, Anche la religione dei Nuragici, come quella dei Neolitici e
Protosardi era politeista e naturalistica, tuttavia ci sono state delle novità,
segno dell'avanzata civiltà dei Nuragici.
Adoravano la GRAN MADRE, dea della fertilità e della maternità, raffigurata
con statuine di pietra e il DIO TORO che veniva scolpito sulle pareti delle
Domus.
Ambedue le divinità erano rappresentate anche dai Menhirs cioè "pietre
fitte" (pietre infisse sul terreno).
I riti religiosi si celebravano all'aperto; il santuario più importante dei
protosardi era l'altare (luogo alto).
Il culto dei morti si praticava accanto ai luoghi di sepoltura:
Nel periodo nuragica l'edificio che meglio caratterizza la religione è il pozzo
sacro, dove si venerava l'acqua, la nuova divinità dei sardi.
E di questi edifici, come abbiamo già visto, è ricco il territorio di Orune.
Fra tutti riveste particolare importanza lo splendido tempio a pozzo sacro di
"Su Tempiesu".
Marcello Madau riferisce:
"Oltre duemilacinquecento anni fa, gli architetti nuragici diedero una manifestazione
templare all'acqua e alla terra; costruirono cosi una piccola camera "a
tholos" come casa della vena d'acqua, quattro gradini per arrivarci e
risalire, un atrio con sedili. Il tutto sovrastato da una splendida costruzione
dalla fronte triangolare".
Se i resti del paesino de "Sa costa e sa binza" non si sona trovati,
è perché o hanno subito un'intera distruzione, nel corso dei secoli, per farne
muri di terrazzamento o per altri bisogni della vita pastorale, o perché
ancora, almeno in parte, sono coperti dalle terre dilavate dal pendio delle
valli, come il Tempietto, prima che venisse scoperto per caso.
Orune è citato nell'Opera "La storia dell'astronomia" dell'Istituto
De Agostini.
"Il
culto, in quest'epoca, che corrisponde all'età del ferro, si puntualizza
sull'adorazione delle acque che trova la sua espressione nella costruzione dei
"pozzi sacri" come per esempio ad Orune. Non mancano gli altari,
alcuni dei quali hanno mostrato interessanti orientamenti.
Negli anni settanta, un'astronomo del'università di Cagliari e un archeologo
anno iniziato una serie di ricerche sugli orientamenti astronomici di monumenti
nuragici: nuraghi, pozzi sacri e altari. L'indagine ha cercato di stabilire l'orientamento
delle entrate dei nuraghi.