Di Marco Mastino

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Comitato agrario di Orune

I Re Sabaudi avevano già iniziato nell'Isola una serie di riforme nel campo dell'istruzione, della sanità, dell'economia. Orune, chiuso nel suo isolamento, restava sempre un paese povero, con una economia arretrata, con metodi agro-pastorali antichi come i suoi nuraghi, con un analfabetismo diffuso in tutta la popolazione. Nel 1839, durante il regno di Carlo Alberto, arrivava nel villaggio Don Francesco Angelo Satta Musio. Era un sacerdote benestante che, trovando Orune in uno stato di totale abbandono decise di dedicarsi al miglioramento economico e spirituale della sua parrocchia L'istituzione del "comitato agricolo" nel 1843 e la ricostruzione della nostra chiesa parrocchiale nel 1849. Ai tempi del Viceré Carlo Felice, era stata istituita a Cagliari la "Regia Società Agraria". Rettore Satta, seguendone l'esempio, fondò ad Orune il Comitato Agrario". Ottenne l'autorizzazione 1'8 aprile 1843 dal re Carlo Alberto. L'opera, sotto forma di esperimento, doveva avere la durata di 5 anni. Prima ancora della fondazione di questo Comitato, erano state portate avanti diverse iniziative per il rilancio dell'agricoltura e per il rinnovamento del Paese. Rettore Satta portò a termine le seguenti opere :
- Fece scavare un pozzo davanti alla casa parrocchiale, per rifornire l'acqua al Paese;
- Studiò un progetto per allacciare l'acqua di diverse fontane che si trovavano sparse nel territorio di Orune;
- Curò la costruzione del cimitero fuori del centro abitato;
- Incoraggiò con vari premi il rinnovamento dei metodi di coltivazione e allevamento;
- Istituì la festa della Madonna degli Abbandonati. Era una festa agraria che si celebrava ogni anno nel mese di maggio.
In che cosa consisteva, dunque, l'opera del Comitato Agrario?
L'opera si basava sui seguenti principi:
- La lavorazione del terreno con metodi razionali;
- Lo studio della natura del terreno per poter utilizzare le sementi più adatte;
- L'uso dei concimi perché il terreno non si impoverisse per le continue coltivazioni;
- L'innesto e la potatura delle piante, quali olivastro e pero selvatico;
- L'incremento delle coltivazioni specializzate ;
- La diffusione della coltura del gelso, per 1'allevamento dei bachi da seta;
- La coltivazione delle patate per 1'alimento della popolazione soprattutto durante gli anni di carestia dei cereali;
- L'incremento della coltivazione della vite.
Per incoraggiare gli Orunesi poco intraprendenti, il Parroco fece innestare a sue spese 300 piante di olivastro nel salto comunale; nella tenuta sperimentale di Marreri vennero piantati semi di indaco e di sesamo; dalla prima pianta si poteva ottenere una tintu ra per le stoffe e dalla seconda un tipo di olio sicuramente migliore di quello ottenuto dal lentischio. Creò un campo sperimentale in un suo terreno a Marreri, che in breve tempo divenne una tenuta modello, diretta da un esperto agricoltore fatto arrivare dalla Toscana. I metodi di lavoro erano senz'altro moderni e tutti gli Orunesi di buona volontà potevano istruirsi e quindi apprenderli. Seguendo il programma di rinnovamento proposto dalla Casa Sabauda, il rinnovamento dell'agricoltura doveva andare di pari passo con quello della pastorizia. Rettore Satta, per eliminare i contrasti esistenti tra agricoltori e pastori, avrebbe voluto che il Comitato si impegnasse in un tipo di attività che vedesse l'agricoltore e il pastore lavorare in armonia di interessi. Creò un laboratorio speciale per la filatura e tessitura della lana a della seta e questo lavoro era riservato alle donne guidate da un capo tessitore fatto arrivare dall'Ospizio Carlo Felice di Cagliari. Si lavorava la séta e la lana fornita dall'allevamento specializzato delle pecore "merinos". Un programma come questo ci fa certamente pensare ad un pe
riodo di prosperità, ad una popolazione attiva, ad un ambiente sereno. In effetti le condizioni di Orune erano cambiate radicalmente e, se l'esempio fosse stato seguito in tutta la Sardegna, anche la nostra Isola avrebbe cambiato aspetto. Tutto il lavoro del Comitato venne portato avanti senza contributi governativi. Comunque, in pochi anni la produzione agricola si quadruplicò e l'allevamento del bestiame migliorava sempre più: incrociò la razza bovina isolana con tori siciliani; si importarono capi ovini di razza "merinos" inviati ad Orune per interessamento del Conte Cavour. Vennero introdotte nuove tecniche nella lavorazione del formaggio sardo, perché si piazzasse bene nel mercato nazionale. Fece arrivare ad Orune specialisti svizzeri per la lavorazione della "gruviera . Per l'esportazione del formaggio prese l'iniziativa di far costruire una strada che mettesse in comunicazione Orune col porto di Orosei. Il Comitato si sciolse nel 1849 per la mancata autorizzazione a continuare il programma - il momento era difficile per il Regno di Sardegna.
L'eccezionale esperimento era destinato a finire nel nulla!

l'istruzione ad Orune in questo periodo

Come abbiamo avuto modo di vedere, nel 1820, Carlo Felice, aveva iniziato le sue riforme anche nel campo dell'istruzione, preoccupandosi di diffondere l'istruzione elementare in tutti i villaggi del l'isola. Ad Orune, secondo i dati forniti dall'Angius, anche in questo campo, le cose andavano alquanto male: a distanza di 24 anni (1844) si sarebbero dovuti avere per lo meno 210 giovani alfabetizzati ed invece, nel paese, questi arrivavano a mala pena a 50. Un processo di civilizzazione della popolazione non poteva essere realizzato senza una adeguata istruzione. "Il comitato istituì perciò una scuola domenicale per alunne dai 7 ai 14 anni, aperta poi alle giovani sino ai 18 anni. Il numero delle frequentanti rese necessario estendere le lezioni a tutti i giorni della settimana.
DON GIOVANNI CHESSA, membro del Comitato Agrario. 
Vediamo la sua opera nel campo dell'istruzione:
insegnava il catechismo, a leggere e a scrivere e a far di conto. I testi per questo insegnamento erano forniti dalla biblioteca del parroco. La scuola funzionava grazie allo zelo di queste persone e alle offerte di persone generose. Per tenere le lezioni di economia domestica alle giovani, arrivava da Bitti, la nobildonna Giovanna Satta. Altri sostenitori di quest'opera erano: don Giuseppe Musio di Bitti e la moglie donna Marianna Carta. In seguito fu istituito il corso domenicale ai giovani che intendevano frequentare la scuola di agraria. I testi messi a loro disposizione erano i manuali di agraria esposti sotto forma di catechismo. Il catechismo di allora era fatto in maniera diversa da quelli che noi usiamo oggi. I nostri sono come tutti gli altri libri. Prima invece erano impostati diversamente: c'erano le domande e ad ogni domanda la risposta; le risposte dovevano essere studiate a memoria. In questa scuola, alla fine di ogni anno scolastico, gli alunni dovevano saper rispondere alle domande del loro catechismo e saper da re prova pratica nei laboratori della scuola.
Il risultati furono ottimi, ma il governo del Viceré non li prese nella dovuta considerazione e non mandò gli aiuti necessari. Comunque queste persone continuarono la loro infaticabile ope ra a favore dei giovani di Orune, di questa popolazione che solo in questo modo poteva uscire dal secolare abbandono.