Di Marco Mastino

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ORUNE AI PRIMI DEL 900

La divisione dei terreni comunali era seguita con molto interesse in tutta la provincia e in tutta la Sardegna. Attilio Deffenu riferisce, nella sua corrispondenza al "Giornale d'Italia" le agitazioni della popolazione nel 1913. Si arrivò non senza difficoltà, alla divisione dei terreni comunali in decenne. L'assegnazione delle decenne si svolse nella primavera del 1914. I problemi non mancavano ed erano grossi: la siccità dell'estate causò il malcontento fra i pastori, aggravato dal fatto che non potevano utilizzare molti terreni adatti al pascolo, perché zone da rimboschire. Ottennero una riduzione del canone d'affitto. Intanto scoppiava il primo conflitto mondiale e molti giovani orunesi partirono; quindi la situazione del paese andava sempre più aggravandosi.
EMIGRAZIONE
Siamo alle soglie della prima guerra mondiale, un periodo triste per buona parte dell'Italia e in modo particolare per il Meridione e la Sardegna. Dopo l'unificazione i problemi da risolvere erano tanti, ma le attenzioni del Governo non furono affatto soddisfacenti per la nostra Regione, le cui esigenze non seppe comprendere neppure col Cavour. Il Governo, inoltre, aveva ritenuto opportuno trasformare l'Italia in una "grande potenza" dando vita a quelle imprese coloniali che, spesso si erano risolte in un disastro militare. Per queste imprese aveva sprecato energie e risorse che, utilizzate nelle zone più misere della Nazione, avrebbero sollevato certamente le condizioni economiche di molti paesi. In Sardegna, dato il suo secolare abbandono, serpeggiava il malcontento che si manifestò col fenomeno del banditismo e di numerosi moti popolari. Questo fenomeno assunse proporzioni tali, soprattutto nella Barbagia e nel Nuorese, dove fu necessario l'intervento delle truppe, per reprimere, anziché indagare sulle vere cause che avevano costretto molti a darsi alla macchia. Seguì una lunga e sanguinosa repressione e fra i banditi uccisi o condannati all'ergastolo, figuravano anche diversi Orunesi. La malaria, la siccità, le inondazioni, l'agricoltura primitiva, la produzione insufficiente, rendevano l'economia della nostra terra alquanto vacillante. Ne conseguivano: aumento dei prezzi per i prodotti che venivano importati, disoccupazione, sottoccupazione... ingiustizie. In questo quadro, che è comune a tutta la Sardegna, si collocava la situazione particolare di Orune, dove ritornava alla ribalta la questione del salto di Dolusorre che nel 1909 divenne causa di accesi contrasti. "Questi, come si legge nel testo di Del Piano, erano stati determinati tra l'altro dal comportamento del regio commissario Rau, che amministrava il Comune, il quale con un manifesto datato 18 Ottobre 1909, vietava la coltivazione della zona de "Sa Matta" della quale aveva in precedenza autorizzato la lavorazione e la semina".
Leggiamo nel Del Piano:
"All'enorme estensione della proprietà collettiva corrispondeva ad Orune la mancanza pressoché totale di proprietà individuale; di conseguenza era "negletta per non dire quasi sconosciuta l'agricoltura con enorme prevalenza di quella classe pastorizia che suole di per se stessa essere proclive a rendere più irregolare e turbolenta la vita sociale".

La povera gente continua ad essere "povera" e queste persone coraggiose lasciarono gli affetti più cari, per andare lontano in cerca di fortuna.