Di Marco Mastino

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Il Secondo Conflitto Mondiale

L'esaltazione, il desiderio di potenza, di grandezza, trascinarono l'Italia in una guerra che non era sentita e accettata, in un momento in cui si stavano facendo grandi sacrifici per risollevarsi dalla triste situazione in cui si era venuti a trovare con la prima guerra Mondiale. Volenti o nolenti si riparte in guerra. Chi non è direttamente impegnato nel campo di battaglia, viene richiamato sotto le armi, anche più volte. Si dice che in Sardegna (Orune compreso) venivano richiamati gli uomini nati nel 1898, mentre nella Penisola si arrivava ai nati nel 1908. La Sardegna, sempre maltrattata, è stata quella che ha fatto le spese più grandi in queste occasioni. Orune, quindi, si vede privare di molti suoi figli, che abbandonavano la famiglia e il lavoro, sia che fossero semplicemente richiamati sotto le armi, sia che si trovassero in campo di battaglia e ha pagato il suo tributo in diversi modi: col sangue versato dai suoi figli e con la miseria che la guerra semina assieme alla morte.

IL DOPOGUERRA
La ripresa, dopo un disastroso conflitto, è sempre dura: risollevarsi costa ed è costato anche ad Orune. Nel nostro Paese non sono mancate delle iniziative, soprattutto a favore degli agricoltori e dei pastori, molti dei quali, con la guerra, avevano abbandonato terre, perso o venduto bestiame. Mentre veniva mandata avanti 1'attività della Cooperativa Pastori, fondata dal Dottor Ennio Delogu, sempre su proposta di questi, viene fondata ad Orune un'altra Cooperativa: La Cooperativa Agricola Andrea Chessa
E' intitolata a quest'eroe della prima Guerra Mondiale, scelto fra gli altri, forse perché pastore e agricoltore.
Anno di nascita della Cooperativa: 1945
Non aveva niente a che vedere con la già esistente "Cooperativa Pastori" era una società a responsabilità limitata per la durata di 30 anni; aveva uno statuto proprio. Inizialmente i soci erano una trentina (arrivarono in seguito a 300). Tale cooperativa consisteva nella gestione di un negozio per sementi, materiale agricolo (in seguito si arrivò a vendere tutto).
I fondi erano azioni dei soci; ogni azione non doveva essere inferiore a 500 lire; inizialmente la vendita era limitata ai soci, poi venne estesa a tutti. Era gestita da un Presidente e da un segretario che ricevevano come compenso una parte dei guadagni; il rimanente veniva investito come fondo. A fine anno si faceva un inventario; si tenevano aggiornati i registri
, si facevano assemblee periodiche alle quali potevano partecipare tutti i soci. L'attività di questa Cooperativa continuò fino agli anni 60. Un incendio bruciò la merce del negozio e non se ne parlò più.