Il
Secondo Conflitto Mondiale
L'esaltazione,
il desiderio di potenza, di grandezza, trascinarono l'Italia in una guerra che
non era sentita e accettata, in un momento in cui si stavano facendo grandi
sacrifici per risollevarsi dalla triste situazione in cui si era venuti a
trovare con la prima guerra Mondiale.
Volenti o nolenti si riparte in guerra.
Chi non è
direttamente impegnato nel campo di battaglia, viene richiamato sotto le armi,
anche più volte.
Si dice che
in Sardegna (Orune compreso) venivano richiamati gli uomini nati nel 1898,
mentre nella Penisola si arrivava ai nati nel 1908. La Sardegna, sempre
maltrattata, è stata quella che ha fatto le spese più grandi in queste
occasioni.
Orune,
quindi, si vede privare di molti suoi figli, che abbandonavano la famiglia e il
lavoro, sia che fossero semplicemente richiamati sotto le armi, sia che si
trovassero in campo di battaglia e ha pagato il suo tributo in diversi modi: col
sangue versato dai suoi figli e con la miseria che la guerra semina assieme alla
morte.
IL
DOPOGUERRA
La ripresa, dopo un disastroso conflitto, è sempre
dura: risollevarsi costa ed è costato anche ad Orune.
Nel
nostro Paese non sono mancate delle iniziative, soprattutto a favore degli
agricoltori e dei pastori, molti dei quali, con la guerra, avevano abbandonato
terre, perso o venduto bestiame.
Mentre
veniva mandata avanti 1'attività della Cooperativa Pastori, fondata dal Dottor
Ennio Delogu, sempre su proposta di questi, viene fondata ad Orune un'altra
Cooperativa:
La
Cooperativa Agricola Andrea Chessa
E' intitolata a quest'eroe della prima Guerra Mondiale, scelto fra gli altri,
forse perché pastore e agricoltore.
Anno di nascita della Cooperativa: 1945
Non aveva niente a che vedere con la già esistente "Cooperativa
Pastori" era una società a responsabilità limitata per la durata di 30
anni; aveva uno statuto proprio.
Inizialmente
i soci erano una trentina (arrivarono in seguito a 300).
Tale
cooperativa consisteva nella gestione di un negozio per sementi, materiale
agricolo (in seguito si arrivò a vendere tutto).
I fondi erano azioni dei soci; ogni azione non doveva essere inferiore a 500
lire; inizialmente la vendita era limitata ai soci, poi venne estesa a tutti.
Era gestita da un Presidente e da un segretario che ricevevano come compenso una
parte dei guadagni; il rimanente veniva investito come fondo.
A fine anno
si faceva un inventario; si tenevano aggiornati i registri
, si facevano
assemblee periodiche alle quali potevano partecipare tutti i soci.
L'attività
di questa Cooperativa continuò fino agli anni 60. Un incendio bruciò la merce
del negozio e non se ne parlò più.